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Amato: i politici ormai si formano su Twitter

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Messaggio Da Shaka_Zulu Mer 08 Mag 2013, 16:39

Un'interessante intervista ad Amato; la metto qui e non in politico perchè mi sembra coinvolgere temi abbastanza ampi.

Amato: la mia storia calpestata
I politici? Ora si formano su Twitter


Nelle settimane in cui il suo nome è stato fatto - e bruciato - prima per il Quirinale poi per Palazzo Chigi, Giuliano Amato ha taciuto. Ora ha qualcosa da dire. «Sono giorni di grande amarezza per me e credo non solo per me. Ho visto il mio curriculum, lo specchio di una vita in cui io ho manifestato capacità, competenze e nulla altro, addotto a esempio di ciò che dobbiamo distruggere. E l'amarezza è anche stata nel constatare quanto questo vento pesante abbia impaurito, in nome del consenso, anche coloro che avrebbero dovuto reagire e dire: "Ciò è inammissibile". Purtroppo su questo pesa anche l'attuale condizione di un ceto politico le cui letture non vanno molto oltre Twitter, e se su Twitter legge 50 commenti negativi su di lei ne desume che il popolo la vede male».



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Shaka_Zulu
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Messaggio Da Condor Gio 09 Mag 2013, 23:31

Molte contraddizioni spulcio tra le risposte di Giuliano Amato, riportate nell'intervista linkata. Contraddizioni manifestate tra il suo modo di essere e di come, in teoria, vorrebbe la società.
Egli ritiene che dobbiamo adoprarci perchè si torni a dare credibilità alla scala sociale (è il caso di affermare: da che pulpito viene la predica).
E ancora: La Costituzione scriveva allora e scrive ancora oggi che i capaci e i meritevoli devono accedere ai gradi più alti dell'istruzione. Io continuo a pensare che ci debba essere uno sventagliamento non inquinato da nepotismi, familismi o massonerie, e però tale da consentire al figlio del tassista, che si sacrifica per far studiare il figlio, di guadagnare più di suo padre, e di non essere trattato come un reprobo se riesce a farlo (ma tu guarda un po').
Potrei continuare col mettere in evidenza le contraddizioni di una persona che, a mio avviso, tutto ha fatto nella vita tranne che proporsi concretamente (con i fatti) per dare credibilità alla scala sociale, partendo dai gradini bassi di quella scala.
D'altra parte non poteva essere diversamente per chi, come molti italiani, ha vissuto e vive nel mondo degli stereotipi. Nel piacere del conservatorismo sfrenato del proprio ego sum qui sum, tralasciando i difetti ed esaltando discutibili quanto impercettibili virtù.
Amato se n'è risentito per essere stato rilegato in un cantuccio (con due siluramenti), senza considerazione alcuna per ciò che egli avrebbe potuto ancora "offire" a questa Italia in continua ricerca della gloria perduta, o meglio ferita da chi l'ha solamente considerata come terra da usurpare, dalle Alpi alla Sicilia, autorizzato dal giuramento di fedeltà alla Repubblica.
Cosa farebbero certi italiani per un po' di visibilità, ancor meglio se corrisposta con un bel gruzzolo di soldi provenienti da altri stenti! Lo constatiamo nel quotidiano, nella vita reale come nel virtuale attraverso gli schermi dei nostri PC.
Un piccolo popolo sofferente di protagonismo; attaccabrighe; incontentabile; sovra-strutturato nell'inconfutabile diritto; fobico per continuo richiamo al triste passato; paranoico e confuso; intollerante.
Forse siamo alla svolta. Il grande popolo si è parzialmente ripreso la scena col dare timida e giusta credibilità alla scala sociale, bandendo il nepotismo confuso di Giuliano Amato.
Certi statisti, umili e maturi, saggiamente intuiscono quando è il tempo di farsi da parte; Amato non rientra nel ventaglio degli statisti, anche se lui ci crede.
E il tempo per maturare gli è anche scaduto.


Ultima modifica di Condor il Ven 10 Mag 2013, 09:08 - modificato 1 volta.
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Messaggio Da einrix Ven 10 Mag 2013, 08:12

Amato non mi piace, ma se qualcuno mi chiedesse se c'è mai stato qualcuno che mi fosse piaciuto in passato, non ne avrei tanti da indicare, dato che sono di gusti difficili. Per come ha trattato la moglie e i figli, anche Einstein non mi è piaciuto, E potrei aggiungere che non mi è piaciuto neppure Enrico Berlinguer, per come è morto. Avrei preferito una morte più semplice, più privata, meno drammatica.

Questo per dire che se si vogliono fare le pulci, non si salvano neppure i santi. Le parole, in fondo, non sono che strumenti convenzionali per comunicare pensieri. E questi agiscono nella sfera della coscienza, in maniere imperscrutabili essendo soggetti alla personalità di chi ne viene a contatto.

Chi pretende di giudicare Amato, ancor prima di giudicare Amato, mette i suoi pensieri sulla scrivania dell'analista, che facendo un re-engineering, può persino risalire alla sua recondita personalità, almeno nei termini in cui la può conoscere chi studia simili problemi.

Ed è interessante vedere anche come Amato interagisca con questa massa di idee che vogliono rappresentare soggettivamente ciò che Amato è stato come politico e primo ministro: con disappunto, non riscontrando corrispondenze tra ciò che lui ha interiorizzato del suo passato, e quello che ne esce da quei rapidi cinguettii. Come se essi e non una storia che si costruisca con i mattoni delle prove, siano la verità. Ed in un certo qual modo anche la storia è soltanto uno dei possibili racconti, per uno scettico che spinga all'iperbole la congettura di un ricordo o del ricordo di una testimonianza, o ancora la prova non provata che un frammento di pensiero, attenga al vissuto e non solo ad un esercizio di memoria.

Di certo so che Amato non fu Craxi, ma ne rappresentò l'altra faccia, forse l'altra anima, o se Craxi era diverso da ciò che appariva, Amato poteva far corrispondere meglio il suo animo ai suoi atti. Tant'è che non fu costretto all'esilio da una qualche condanna, ma da politico eclettico, non solo fece il Primo Ministro del nostro paese, ma in Europa si distinse tra coloro che tracciarono i lineamenti di una Costituzione.

Penso che nei giudizi ci voglia competenza e misura, e che per ciascuno di essi, si debba costruire una argomentazione, così come fa il giudice che non si limiti solo alla condanna, ma che ne spieghi le ragioni nel confronto tra le leggi violate e gli atti compiuti. E' in quella sintesi che si misura sia colpa del Reo che la la giustizia del Giudice.
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