Apartheid all'italiana, sei minuti per capire
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Apartheid all'italiana, sei minuti per capire
Lo sfruttamento illegale dei migranti nelle campagne del Meridione è un sistema ben oliato. La denuncia in un breve e incisivo documentario dal titolo "Caponero Capobianco"
Dalle piantagioni di cotone alla coltivazione di pomodori. Cambia il prodotto, cambiano i tempi ma il sistema schiavistico continua a fare la fortuna di imprenditori senza scrupoli. Anche, e ancora, in Italia. Succede in Campania, in Calabria, in Sicilia. Dove migliaia di migranti, gettati nel grande serbatoio di lavoro nero che sostiene i profitti dell'industria agroalimentare, sono costretti a vivere una vita senza diritti. E succede in Puglia, dove, a San Severo in provincia di Foggia, Rossella Anitori e Antonio Laforgia in un bruciante documentario di sei minuti, Caponero Capobianco, hanno elaborato telecamera in spalla il tema dello sfruttamento dei braccianti africani nella grande piana del pomodoro italiano.
Nel video si materializzano persone, di norma invisibili all'occhio delle istituzioni, dei media e dell'opinione pubblica, che non conoscono buste paga e contratti, che non hanno, appunto, diritti. I braccianti vengono reclutati dai loro stessi connazionali, i "capineri", dietro cui si nasconde il "padrone bianco".
Due facce della stessa medaglia, quella di un sistema che dal 2011 la legge riconosce come criminale, ma che nelle campagne italiane è ancora la regola. Caponero Capobianco fa parte delle "Schegge di Za", una serie di documentari brevi prodotti da ZaLab con il sostegno di Open Society Foundations.
Lo scopo di questi documentari è quello di portare all'attenzione di tutti i cittadini le zone d'ombra, le incrinature del nostro sistema democratico.
(fonte: http://babylonpost.globalist.it/Detail_News_Display?ID=43759&typeb=0&Apartheid-all-italiana-sei-minuti-per-capire )
Dalle piantagioni di cotone alla coltivazione di pomodori. Cambia il prodotto, cambiano i tempi ma il sistema schiavistico continua a fare la fortuna di imprenditori senza scrupoli. Anche, e ancora, in Italia. Succede in Campania, in Calabria, in Sicilia. Dove migliaia di migranti, gettati nel grande serbatoio di lavoro nero che sostiene i profitti dell'industria agroalimentare, sono costretti a vivere una vita senza diritti. E succede in Puglia, dove, a San Severo in provincia di Foggia, Rossella Anitori e Antonio Laforgia in un bruciante documentario di sei minuti, Caponero Capobianco, hanno elaborato telecamera in spalla il tema dello sfruttamento dei braccianti africani nella grande piana del pomodoro italiano.
Nel video si materializzano persone, di norma invisibili all'occhio delle istituzioni, dei media e dell'opinione pubblica, che non conoscono buste paga e contratti, che non hanno, appunto, diritti. I braccianti vengono reclutati dai loro stessi connazionali, i "capineri", dietro cui si nasconde il "padrone bianco".
Due facce della stessa medaglia, quella di un sistema che dal 2011 la legge riconosce come criminale, ma che nelle campagne italiane è ancora la regola. Caponero Capobianco fa parte delle "Schegge di Za", una serie di documentari brevi prodotti da ZaLab con il sostegno di Open Society Foundations.
Lo scopo di questi documentari è quello di portare all'attenzione di tutti i cittadini le zone d'ombra, le incrinature del nostro sistema democratico.
(fonte: http://babylonpost.globalist.it/Detail_News_Display?ID=43759&typeb=0&Apartheid-all-italiana-sei-minuti-per-capire )
Guya- La Pasionaria
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