10 anni fa, moriva Luigi Pintor
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10 anni fa, moriva Luigi Pintor
Un mese prima di andarsene, Luigi Pintor scrive un editoriale con un incipit fulminante: «La sinistra italiana che conosciamo è morta».
Da quell'aprile del 2003, l'anno della guerra in Iraq, di Berlusconi al comando del paese, sono passati dieci anni e lo scenario politico potrebbe essere contenuto nella sentenza senz'appello di quell'ultimo scritto pintoriano
..meravigliosa quanto coraggiosa descrizione dell'attuale sinistra italiana. Mi permetto di riportarla integralmente
"La sinistra italiana che conosciamo è morta. Non lo ammettiamo perché si apre un vuoto che la vita politica quotidiana non ammette. Possiamo sempre consolarci con elezioni parziali o con una manifestazione rumorosa. Ma la sinistra rappresentativa, quercia rotta e margherita secca e ulivo senza tronco, è fuori scena. Non sono una opposizione e una alternativa e neppure una alternanza, per usare questo gergo. Hanno raggiunto un grado di subalternità e soggezione non solo alle politiche della destra ma al suo punto di vista e alla sua mentalità nel quadro internazionale e interno.
Non credo che lo facciano per opportunismo e che sia imputabile a singoli dirigenti. Dall'89 hanno perso la loro collocazione storica e i loro riferimenti e sono passati dall'altra parte. Con qualche sfumatura. Vogliono tornare al governo senza alcuna probabilità e pensano che questo dipenda dalle relazioni con i gruppi dominanti e con l'opinione maggioritaria moderata e di destra. Considerano il loro terzo di elettorato un intralcio più che l'unica risorsa disponibile.
Si sono gettati alle spalle la guerra con un voto parlamentare consensuale. Non la guerra irachena ma la guerra americana preventiva e permanente. Si fanno dell'Onu un riparo formale e non vedono lo scenario che si è aperto. Ciò vale anche per lo scenario italiano, dove il confronto è solo propagandistico. Non sono mille voci e una sola anima come dice un manifesto, l'anima non c'è da tempo e ora non c'è la faccia e una fisionomia politica credibile. E' una constatazione non una polemica.
Noi facciamo molto affidamento sui movimenti dove una presenza e uno spirito della sinistra si manifestano. Ma non sono anche su scala internazionale una potenza adeguata. Le nostre idee, i nostri comportamenti, le nostre parole, sono retrodatate rispetto alla dinamica delle cose, rispetto all'attualità e alle prospettive.
Non ci vuole una svolta ma un rivolgimento. Molto profondo. C'è un'umanità divisa in due, al di sopra o al di sotto delle istituzioni, divisa in due parti inconciliabili nel modo di sentire e di essere ma non ancora di agire. Niente di manicheo ma bisogna segnare un altro confine e stabilire una estraneità riguardo all'altra parte. Destra e sinistra sono formule superficiali e svanite che non segnano questo confine.
Anche la pace e la convivenza civile, nostre bandiere, non possono essere un'opzione tra le altre, ma un principio assoluto che implica una concezione del mondo e dell'esistenza quotidiana. Non una bandiera e un'idealità ma una pratica di vita. Se la parte di umanità oggi dominante tornasse allo stato di natura con tutte le sue protesi moderne farebbe dell'uccisione e della soggezione di sé e dell'altro la regola e la leva della storia. Noi dobbiamo abolire ogni contiguità con questo versante inconciliabile.
Una internazionale, un'altra parola antica che andrebbe anch'essa abolita ma a cui siamo affezionati. Non un'organizzazione formale ma una miriade di donne e uomini di cui non ha importanza la nazionalità, la razza, la fede, la formazione politica, religiosa. Individui ma non atomi, che si incontrano e riconoscono quasi d'istinto ed entrano in consonanza con naturalezza. Nel nostro microcosmo ci chiamavamo compagni con questa spontaneità ma in un giro circoscritto e geloso. Ora è un'area senza confini. Non deve vincere domani ma operare ogni giorno e invadere il campo. Il suo scopo è reinventare la vita in un'era che ce ne sta privando in forme mai viste."
Da quell'aprile del 2003, l'anno della guerra in Iraq, di Berlusconi al comando del paese, sono passati dieci anni e lo scenario politico potrebbe essere contenuto nella sentenza senz'appello di quell'ultimo scritto pintoriano
..meravigliosa quanto coraggiosa descrizione dell'attuale sinistra italiana. Mi permetto di riportarla integralmente
"La sinistra italiana che conosciamo è morta. Non lo ammettiamo perché si apre un vuoto che la vita politica quotidiana non ammette. Possiamo sempre consolarci con elezioni parziali o con una manifestazione rumorosa. Ma la sinistra rappresentativa, quercia rotta e margherita secca e ulivo senza tronco, è fuori scena. Non sono una opposizione e una alternativa e neppure una alternanza, per usare questo gergo. Hanno raggiunto un grado di subalternità e soggezione non solo alle politiche della destra ma al suo punto di vista e alla sua mentalità nel quadro internazionale e interno.
Non credo che lo facciano per opportunismo e che sia imputabile a singoli dirigenti. Dall'89 hanno perso la loro collocazione storica e i loro riferimenti e sono passati dall'altra parte. Con qualche sfumatura. Vogliono tornare al governo senza alcuna probabilità e pensano che questo dipenda dalle relazioni con i gruppi dominanti e con l'opinione maggioritaria moderata e di destra. Considerano il loro terzo di elettorato un intralcio più che l'unica risorsa disponibile.
Si sono gettati alle spalle la guerra con un voto parlamentare consensuale. Non la guerra irachena ma la guerra americana preventiva e permanente. Si fanno dell'Onu un riparo formale e non vedono lo scenario che si è aperto. Ciò vale anche per lo scenario italiano, dove il confronto è solo propagandistico. Non sono mille voci e una sola anima come dice un manifesto, l'anima non c'è da tempo e ora non c'è la faccia e una fisionomia politica credibile. E' una constatazione non una polemica.
Noi facciamo molto affidamento sui movimenti dove una presenza e uno spirito della sinistra si manifestano. Ma non sono anche su scala internazionale una potenza adeguata. Le nostre idee, i nostri comportamenti, le nostre parole, sono retrodatate rispetto alla dinamica delle cose, rispetto all'attualità e alle prospettive.
Non ci vuole una svolta ma un rivolgimento. Molto profondo. C'è un'umanità divisa in due, al di sopra o al di sotto delle istituzioni, divisa in due parti inconciliabili nel modo di sentire e di essere ma non ancora di agire. Niente di manicheo ma bisogna segnare un altro confine e stabilire una estraneità riguardo all'altra parte. Destra e sinistra sono formule superficiali e svanite che non segnano questo confine.
Anche la pace e la convivenza civile, nostre bandiere, non possono essere un'opzione tra le altre, ma un principio assoluto che implica una concezione del mondo e dell'esistenza quotidiana. Non una bandiera e un'idealità ma una pratica di vita. Se la parte di umanità oggi dominante tornasse allo stato di natura con tutte le sue protesi moderne farebbe dell'uccisione e della soggezione di sé e dell'altro la regola e la leva della storia. Noi dobbiamo abolire ogni contiguità con questo versante inconciliabile.
Una internazionale, un'altra parola antica che andrebbe anch'essa abolita ma a cui siamo affezionati. Non un'organizzazione formale ma una miriade di donne e uomini di cui non ha importanza la nazionalità, la razza, la fede, la formazione politica, religiosa. Individui ma non atomi, che si incontrano e riconoscono quasi d'istinto ed entrano in consonanza con naturalezza. Nel nostro microcosmo ci chiamavamo compagni con questa spontaneità ma in un giro circoscritto e geloso. Ora è un'area senza confini. Non deve vincere domani ma operare ogni giorno e invadere il campo. Il suo scopo è reinventare la vita in un'era che ce ne sta privando in forme mai viste."
Guya- La Pasionaria
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Re: 10 anni fa, moriva Luigi Pintor
Purtroppo.
Pintor è sempre nei miei ricordi.
Pintor è sempre nei miei ricordi.
cireno- Messaggi : 1510
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Re: 10 anni fa, moriva Luigi Pintor
Tutto muore, dopo essere vissuto, e muore per lasciare spazio ad altre esperienze, che altrimenti verrebbero sempre estromesse, tenute fuori da una realtà che finirebbe per imbalsamarsi. Succede nella fisica, figurarsi nella politica, dove tutto diventa più difficile ed opinabile. Spesso perché una idea scientifica muoia davvero, non basta neppure che ne sia dimostrata l'insussistenza. Occorre che muoia l'autore, per dimenticarla, dato che non sempre è facile sostenere la memoria degli altri. Era la ragione per cui Socrate non scriveva, poiché riteneva di non poter sostenere le ragioni delle sue argomentazioni se non fosse stato presente al dibattito. Ma poi si sa, ci pensò Platone a tradire quell'intima esigenza, e i dialoghi di Socrate ormai divenuti di Platone, non son più quella materia, quell'energia in trasformazione che muoveva il dibattito, alla ricerca dell'essenza, ma restano semplici monumenti epistemologici del passato. Il tempo scorre e non può essere percorso all'indietro, scrive Carlo Cercignani nella prefazione a Modelli matematici, fisica e filosofia di Ludwig Boltzmann, e credo che anche per Pintor, quella realtà fosse insuperabile. Oggi, per riflettere sulla sinistra non si può prescindere dalle trasformazioni che stiamo vivendo, e risolverne la complessità non è cosa da poco.
Importanti movimenti sociali si sono sviluppati nel corso dello scorso secolo, che ha visto sviluppi tecnologici immensi che hanno influenzato la nostra esistenza. E le risposte che si sono avute, con le rivoluzioni liberali e quelle comuniste, oggi sono nel vissuto delle generazioni, che come quella di Pintor, ma anche la nostra, ci hanno dovuto fare i conti.
Attorno a questi temi, sto finendo di leggere 23 cose che non ti hanno detto sul capitalismo, di Ha Joon Chang, ma sto trovando interessante anche Alla mia sinistra di Federico Rampini, pieno di quel suo girovagare nel Mondo, alla ricerca di quell'essenza, che poi non trova, ma che lo porta a riflettere sull'essere di sinistra.
Quante cose che non ci hanno mai detto della realtà, ed il quadro che molti autori ne tracciano non sempre è chiaro e riconoscibile, e lo si vede anche in questo estremo tentativo di Pintor, in cui c'è più risentimento che speranza, perché il sogno ha bisogno della vita, e svanisce con la morte.
Importanti movimenti sociali si sono sviluppati nel corso dello scorso secolo, che ha visto sviluppi tecnologici immensi che hanno influenzato la nostra esistenza. E le risposte che si sono avute, con le rivoluzioni liberali e quelle comuniste, oggi sono nel vissuto delle generazioni, che come quella di Pintor, ma anche la nostra, ci hanno dovuto fare i conti.
Attorno a questi temi, sto finendo di leggere 23 cose che non ti hanno detto sul capitalismo, di Ha Joon Chang, ma sto trovando interessante anche Alla mia sinistra di Federico Rampini, pieno di quel suo girovagare nel Mondo, alla ricerca di quell'essenza, che poi non trova, ma che lo porta a riflettere sull'essere di sinistra.
Quante cose che non ci hanno mai detto della realtà, ed il quadro che molti autori ne tracciano non sempre è chiaro e riconoscibile, e lo si vede anche in questo estremo tentativo di Pintor, in cui c'è più risentimento che speranza, perché il sogno ha bisogno della vita, e svanisce con la morte.
einrix- Messaggi : 10607
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Età : 82
Località : Bergamo e Rimini
Re: 10 anni fa, moriva Luigi Pintor
Einrix, io trovo quelle parole di Pintor qua sopra un'analisi perfetta di quello che è la sinistra da sempre. Lui era un uomo di lucidità acuta, e con la Rossanda formava un binomio davvero straordinario. Certo, era un comunista, un marxista convinto che Marx avesse ragione e purtroppo per lui ha dovuto sempre scontrarsi con la realtà che ha sempre visto la sinistra cercare di non essere di sinistra. Per motivi elettorali, certo, ma che tristezza..................
cireno- Messaggi : 1510
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Località : Milano
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