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obiettivo, la crescita

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Messaggio Da Vargas Lun 27 Mag 2013, 09:49

Il discorso è molto serio, Vanni, Cireno, e non ne ignoro né sottovaluto la complessità. Che tuttavia va vista sotto tutti i punti di vista. Ogni volta che ho parlato di limiti dello sviluppo e di insostenibilità della crescita all'occidentale con cittadini del sud del mondo, ho riscontrato fastidio e quasi indignazione: insomma, è il nocciolo del discorso, grazie a questo maledetto capitalismo avete migliorato la vostra vita, morite a cent'anni e non più a quaranta, siete più sani e più belli, leggete, viaggiate, guardate film in 3D, interagite con vostro nipote a seimila chilometri attraverso un'applicazione del cavolo su tablet del diavolo, state superando pregiudizi razziali, sessuali, religiosi, culturali. E adesso, sul più bello, quando tocca a noi, bisogna fermarsi? E chi lo ha deciso? Siete voi che decidete che un Kikuyu vive meglio secondo le stagioni della natura, seguendo il ritmo dei pascoli? Voi pretendete che un amazzonico muoia a trent'anni senza denti e ignorando che cosa accada in Alaska o che cosa abbia diretto l'ultimo regista coreano, ma felice, oh, felice, perché così avevano felicemente vissuto i suoi avi per millenni? Oh, ma sapete, anche i vostri avi ballavano la tarantella felici, senza sapere nulla del rock, del jazz o del blues, ma anzi, nemmeno della musica colta tedesca, e uccidevano le mogli fedifraghe protetti dal delitto d'onore. Anche gli avi dei norvegesi morivano a trent'anni di scorbuto ma felici nelle loro pelli di renna unte di grasso, senza sapere che esisteva l'olivo d'oliva, senza aver mai visto un quadro di Raffaello. Già, ma per ottenere tutto questo abbiamo disboscato, abbiamo distrutto il pianeta, dobbiamo fermarci, prima che sia troppo tardi. Troppo tardi? Potevate pensarci prima, vogliamo anche noi i nostri tv al plasma i nostri tablet i nostri antibiotici, vorrei tanto sapere ieri notte che cosa ha detto quel grande scrittore polacco in un dibattito tenutosi in Nuova Zelanda. Il folclore, sapete, fatevelo voi, adesso.
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Messaggio Da Vargas Lun 27 Mag 2013, 10:02

Ho usato un tono finto indignato a scopo meramente dialettico. So bene che una soluzione dev'essere trovata e che essa non risiede nell'ottusa espansione, ma nemmeno nel suo opposto. Probabilmente la strada giusta è un'accelerazione, anziché rallentamento, della ricerca scientifica, che consenta di moltiplicare i prodotti grazie a nuove tecnologie meno distruttrici. Quel che so è che il terzomondismo è praticato nel primo mondo e non nel cosiddetto terzo, dove i poveri sono troppo concentrati nella ricerca di un modo di uscire dalla povertà per accorgersi di quanto sia bello essere tipici, etnici e alternativi. Con i miei amici africani, andini, caraibici o amazzonici mi sono sempre fatto un sacco di risate perché quando vedevamo qualcuno vestito esageratamente all'africana, all'andina, all'amazzonica o alla caraibica, con quei bracciali etnici, quei tessuti a righe, eccetera, era sempre invariabilmente un europeo. I giovani di quei paesi preferiscono un paio di jeans o di pantaloni di tela e una camicia, senza porsi troppi problemi su a chi o a che cosa debbano somigliare.
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Messaggio Da Vanni Sandro Lun 27 Mag 2013, 11:19

Vargas ha scritto:Il discorso è molto serio, Vanni, Cireno, e non ne ignoro né sottovaluto la complessità. Che tuttavia va vista sotto tutti i punti di vista. Ogni volta che ho parlato di limiti dello sviluppo e di insostenibilità della crescita all'occidentale con cittadini del sud del mondo, ho riscontrato fastidio e quasi indignazione: insomma, è il nocciolo del discorso, grazie a questo maledetto capitalismo avete migliorato la vostra vita, morite a cent'anni e non più a quaranta, siete più sani e più belli, leggete, viaggiate, guardate film in 3D, interagite con vostro nipote a seimila chilometri attraverso un'applicazione del cavolo su tablet del diavolo, state superando pregiudizi razziali, sessuali, religiosi, culturali. E adesso, sul più bello, quando tocca a noi, bisogna fermarsi? E chi lo ha deciso? Siete voi che decidete che un Kikuyu vive meglio secondo le stagioni della natura, seguendo il ritmo dei pascoli? Voi pretendete che un amazzonico muoia a trent'anni senza denti e ignorando che cosa accada in Alaska o che cosa abbia diretto l'ultimo regista coreano, ma felice, oh, felice, perché così avevano felicemente vissuto i suoi avi per millenni? Oh, ma sapete, anche i vostri avi ballavano la tarantella felici, senza sapere nulla del rock, del jazz o del blues, ma anzi, nemmeno della musica colta tedesca, e uccidevano le mogli fedifraghe protetti dal delitto d'onore. Anche gli avi dei norvegesi morivano a trent'anni di scorbuto ma felici nelle loro pelli di renna unte di grasso, senza sapere che esisteva l'olivo d'oliva, senza aver mai visto un quadro di Raffaello. Già, ma per ottenere tutto questo abbiamo disboscato, abbiamo distrutto il pianeta, dobbiamo fermarci, prima che sia troppo tardi. Troppo tardi? Potevate pensarci prima, vogliamo anche noi i nostri tv al plasma i nostri tablet i nostri antibiotici, vorrei tanto sapere ieri notte che cosa ha detto quel grande scrittore polacco in un dibattito tenutosi in Nuova Zelanda. Il folclore, sapete, fatevelo voi, adesso.
Infatti il nocciolo del problema è tutto lì.
E' palese che il pianeta non sia nelle condizioni di garantire a tutti i suoi abitanti il tenore di vita che abbiamo tenuto noi nell'ultimo secolo.
E non è neppure giusto che ci siano queste macroscopiche diversità nella distribuzione delle risorse.

Per garantire un minimo di equità non è sufficente che i diseredetai del Sud del mondo facciano qualche passo in avanti, ma è indispensabile che il nord faccia qualche passo indietro. Perchè redistribuire le risorse significa proprio questo.

L'ho scritto altre volte. In un'ottica di economia globalizzata, noi siamo la grassa borghesia del pianeta e difenderemo con le unghie e con i denti i nostri privilegi. Siamo noi l'ostacolo ad un nuovo ordine mondiale basato su principi socialisti, anche se ipocritamente sbandieramo le nostre bandierine rosse (quando engono toccati i nostri interessi).
Ma il discorso è lungo e stiamo andando decisamente fuori tema.

Comunque al nostro miglioramento della vita corrisponde il peggioramento di quella di altri, perchè la coperta è quella e se copri una parte ne scopri un'altra.
Il paradosso della sinistra di oggi è che dovrebbe rivendicare un diverso stile di vita, più sobrio e senza sprechi. Ma è dura da digerire.
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