Matrimonio e adozione per le coppie omosessuali?
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Matrimonio e adozione per le coppie omosessuali?
Anche se l'attuale maggioranza parlamentare fa facilmente prevedere che l'argomento non sarà all'ordine del giorno della prossima attività legislativa, credo che la questione meriti di essere affrontata, se non altro diciamo così in preparazione di quando essa diventerà attuale sul piano politico, come mi sembra inevitabile stante anche la tendenza a livello internazionale ad assicurare alle coppie omosessuali diritti pari alle altre.
Per quanto riguarda il matrimonio le cose mi sembrano di facile soluzione, quanto meno a livello teorico, nel senso che – avendo da tempo perso il matrimonio la sua natura di istituto volto a tutelare la famiglia tradizionale quale strumento che assicuri la riproduzione della specie e la crescita della prole, per divenire l'istituzione che garantisce diritti e tutele al rapporto sentimentale tra due persone che si incarni in un progetto di vita comune – non vi è motivo di negare agli omosessuali detta tutela. Pienamente e identicamente alle coppie tradizionali, che istituti tipo PACS et similia altro non sarebbero che “matrimoni di serie B”, in quanto tali intrinsecamente in violazione del principio di eguaglianza.
Viceversa, di più complessa soluzione appare la questione dell'adozione, poichè essa comporta la valutazione degli interessi e dei diritti di terzi (gli adottati, appunto).
È noto, infatti, che da parte di molti (ma la questione è aperta) psicologi si sostiene che l'esistenza di un padre e di una madre, possibilmente biologici, che possibilmente si amino sia necessaria allo sviluppo psicologico dei bambini e ciò viene sul piano giuridico considerato, da parte di chi aderisce a tal punto di vista, un diritto del minore, compromesso nel caso di adottanti dello stesso sesso.
Altra obiezione che viene avanzata sul piano giuridico è il diritto di ciascuno di conoscere la propria origine biologica, che sarebbe compromesso in caso di adozione.
Al riguardo – in prima approssimazione – mi sembra che le suddette obiezioni possano essere superate.
Per quanto riguarda la prima, perchè bisognerebbe vedere (e sinceramente non lo so) se ciò che è necessario al bambino sia un padre e una madre diversi per sesso o per ruolo, giacchè nel secondo caso l'esigenza potrebbe essere soddisfatta (fermo restando che il tribunale che concede l'adozione ha l'obbligo di accertare caso per caso le capacità e le attitudini degli adottanti). Non senza dire che, nel consentire l'adozione da parte del single l'obiezione sembra essere già superata.
Quanto al diritto di conoscere la propria origine biologica, non può non osservarsi che il problema sussiste identicamente per quel che riguarda l'adozione da parte di coppia eterosessuale.
Mi interesseranno le vostre opinioni.
Per quanto riguarda il matrimonio le cose mi sembrano di facile soluzione, quanto meno a livello teorico, nel senso che – avendo da tempo perso il matrimonio la sua natura di istituto volto a tutelare la famiglia tradizionale quale strumento che assicuri la riproduzione della specie e la crescita della prole, per divenire l'istituzione che garantisce diritti e tutele al rapporto sentimentale tra due persone che si incarni in un progetto di vita comune – non vi è motivo di negare agli omosessuali detta tutela. Pienamente e identicamente alle coppie tradizionali, che istituti tipo PACS et similia altro non sarebbero che “matrimoni di serie B”, in quanto tali intrinsecamente in violazione del principio di eguaglianza.
Viceversa, di più complessa soluzione appare la questione dell'adozione, poichè essa comporta la valutazione degli interessi e dei diritti di terzi (gli adottati, appunto).
È noto, infatti, che da parte di molti (ma la questione è aperta) psicologi si sostiene che l'esistenza di un padre e di una madre, possibilmente biologici, che possibilmente si amino sia necessaria allo sviluppo psicologico dei bambini e ciò viene sul piano giuridico considerato, da parte di chi aderisce a tal punto di vista, un diritto del minore, compromesso nel caso di adottanti dello stesso sesso.
Altra obiezione che viene avanzata sul piano giuridico è il diritto di ciascuno di conoscere la propria origine biologica, che sarebbe compromesso in caso di adozione.
Al riguardo – in prima approssimazione – mi sembra che le suddette obiezioni possano essere superate.
Per quanto riguarda la prima, perchè bisognerebbe vedere (e sinceramente non lo so) se ciò che è necessario al bambino sia un padre e una madre diversi per sesso o per ruolo, giacchè nel secondo caso l'esigenza potrebbe essere soddisfatta (fermo restando che il tribunale che concede l'adozione ha l'obbligo di accertare caso per caso le capacità e le attitudini degli adottanti). Non senza dire che, nel consentire l'adozione da parte del single l'obiezione sembra essere già superata.
Quanto al diritto di conoscere la propria origine biologica, non può non osservarsi che il problema sussiste identicamente per quel che riguarda l'adozione da parte di coppia eterosessuale.
Mi interesseranno le vostre opinioni.
Ospite- Ospite
Re: Matrimonio e adozione per le coppie omosessuali?
mah di bambini cresciuti in coppie di stesso genere c'è pieno. Basti pensare a quei bimbi rimasti orfani di uno dei genitori e cresciuti magari con la sola madre insieme alla nonna...
Fino a qualche decennio fa, onorevoli psicologi sostenevano che i figli di divorziati sarebbero stati adulti con problemi seri..
Mi pare che il problema, sia stato ampiamente dimostrato, non sussiste
Sono più che d'accordo alle adozione anche da parte di coppie omosessuali
Guya- La Pasionaria
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Re: Matrimonio e adozione per le coppie omosessuali?
bellissimo (e più che condivisibile) articolo di Maurizio Maggiani
Genova - Questa estate, in due diverse occasioni, ho avuto modo del tutto casualmente di incontrare dei bambini figli di genitori omosessuali. Sono stati brevi incontri inconsapevoli, ovvero ho saputo solo dopo, in un caso dai loro genitori e nell’altro da dei miei conoscenti, che si trattava di figli di famiglie omogenitoriali, famiglie legalmente riconosciute altrove in Europa e nel mondo, ma, come è noto, non in Italia.
Si era in periodo di vacanze e in luoghi di villeggiatura, e tutto quello che avevano da fare i bambini, quelli e tutti gli altri, era di spassarsela in spiaggia con palle, racchette e aquiloni, mangiare cose orribili in ogni impensabile momento, e tutto quanto il resto dell’armamentario giocoso loro dovuto, ma devo dire che non ho avuto modo di distinguerli o riconoscere una qualche difformità o singolarità del loro comportamento neanche dopo la “rivelazione”.
Ho ripensato a lungo a questi incontri estivi nei passati giorni, quando, a seguito delle dichiarazioni di alcuni dirigenti politici, si è ritornato a discutere della legalizzazione delle relazioni omosessuali e del diritto di quelle famiglie così formate ad avere prole. Ci ho pensato e ripensato, e sono venuto ad una non esaltante conclusione, la seguente. È assai probabile che se avessi saputo prima della condizione famigliare di quei bambini, li avrei osservati con sguardo diverso, uno sguardo segnato dal pregiudizio.
Un pregiudizio non negativo, è da quando ero ragazzo che non mi scopro pulsioni omofobiche, ma di eccezionalità, particolarità, specialità della condizione di quei bambini, questo sì. E dove c’è eccezionalità c’è diversità, e la diversità porta sempre dei problemi. Quelli non potevano essere che bambini diversi dagli altri, bambini con dei problemi in più. Mi sono chiesto allora da dove viene questo mio pregiudizio, un pregiudizio latente e involontario, ed è stato facile rispondermi.
Viene da come e dove sono cresciuto, viene dall’ambiente culturale che mi ha formato, una temperie in cui non era “naturale” essere omosessuali, figuriamoci avere una famiglia e dei figli in quella “condizione”. Il fatto che mi sia fatto adulto e viva da tempo con grande coscienza una condizione culturale affatto diversa, non ha dissolto l’antica matrice. E questo è davvero un grosso problema, mio e immagino di molti miei concittadini, il fatto, cioè, che la cultura che mi ha formato mi induca in pregiudizi che, se non ci rifletto con attenzione, stento a riconoscere come tali.
Infatti sono portato a ritenere naturale non ciò che appartiene alla natura, ma ciò che il mio sguardo è abituato a ritenere tale. Un grosso problema culturale che genera un drammatico equivoco sociale. La gerarchia ecclesiastica cattolica – non i cattolici, i quali andrebbero interpellati uno per uno essendo proprietari ciascuno di una coscienza individuale - la gerarchia dunque e gli ambienti politici ad essa legati, oltre a chi appartiene alla tradizionale cultura fascista, si oppongono al riconoscimento legale delle famiglie omossessuali, e ancor più alla possibilità di una prole, sostenendo che l’unica forma di famiglia che va riconosciuta e sostenuta sia la “famiglia naturale”, citata anche dalla costituzione della repubblica.
È probabile che i padri costituenti siano stati un pochino disattenti nell’usare questa espressione, ma le gerarchie ecclesiastiche non sono disattente, mai, e usano questa espressione sapendo che non significa nulla se non in riferimento a una specifica cultura. Infatti, cosa significa “famiglia naturale”? Quella formata da un maschio, una femmina e dalla loro prole? E chi lo dice?
Intanto cosa significa naturale? Forse qualcosa che si perde nella notte dei tempi e che precede ogni forma di sovrastruttura culturale? Se è così, ringraziamo Iddio che la naturalità è stata cacciata dal consesso civile, perché quella famiglia, quella dei nostri progenitori, uomini lupi per gli uomini, per quel che se ne sa era formata da un maschio dominante, alcuni maschi gregari, regolarmente brutalizzati dal dominante, un numero variabile di femmine in età fertile e la prole che non soccombeva al dominio aggressivo del capofamiglia.
Ma se vogliamo introdurre un po’ di civiltà nella naturalità, è forse quella del saggio Salomone la famiglia tipica, un maschio, settecento mogli e trecento concubine? E se consideriamo, come dobbiamo, altre società oltre la nostra, cosa c’è di innaturale nella famiglia matrilineare assai diffusa nelle antiche civiltà asiatiche, generalmente composta da una matriarca, le giovani madri sue discendenti, la prole finché non verrà separata per sesso in età pubere, e nessun maschio adulto residente?
Quello che c’è che non va nella famiglia di Salomone o in quella delle isole Samoa è che non è la nostra famiglia, la famiglia in cui siamo cresciuti noi e quelli che conosciamo. Infatti per me, la famiglia naturale, quella in cui mi troverei maggiormente a mio agio, è formata da una bisnonna, due nonni, una madre e un padre, due zie e almeno una sorella. È lì che sono cresciuto felicemente. Peccato che quella famiglia non esiste più, non esiste più la società che la può contenere, e nemmeno gli spazi. E mi devo accontentare dei ricordi e di qualcosa che non mi faccia sentire troppa nostalgia.
Ma questo non significa che un tempo vivessi nella “naturalità” e oggi nell’innaturalità. Vivo in un mondo diverso, in una diversa condizione sociale, una diversa cultura. E così chiamiamo naturale solo ciò che ci piace o ci è possibile, o ciò che vogliamo imporre imponendo la nostra cultura o la nostra dottrina. Che è per definizione stessa in continua evoluzione, anche quando la vorremmo immutabile. Un congruo carico di inattaccabili studi clinici e antropologici indica da tempo che non si rilevano differenze tra bambini cresciuti in famiglie omosessuali e famiglie eterosessuali. Lì non c’è problema rilevabile scientificamente. Il problema è qui, il problema siamo, come canta Fossati, “noi che abbiamo nella testa un maledetto muro”.
Guya- La Pasionaria
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Re: Matrimonio e adozione per le coppie omosessuali?
I nuovi dittatori dei diritti civili
Al razzismo etico oggi non manca una precettistica moralista e una teoria dei diritti umani e individuali
Il suicidio di Dominique Venner a Parigi martedì scorso ha compiuto una duplice dissacrazione: ha dissacrato la Chiesa perché spararsi un colpo di pistola in Notre-Dame significa profanare un luogo sacro e una fede che condanna senz'appello il suicidio. Ma il gesto ha dissacrato anche la nuova religione civile del nostro tempo che si sostituisce alla religione cristiana. I suoi punti fermi oltre le nozze gay e la relativa adozione, si concentrano su una serie di anatemi contro il razzismo, il sessismo, l'omofobia, l'accanimento alla vita.
I campi di applicazione si estendono ai temi bioetici, all'aborto e all'eutanasia, alle coppie di fatto e alla procreazione assistita, ai transgender e all'uso di stupefacenti, alle scuole private e all'immigrazione, con i suoi effetti collaterali. È sorto in Occidente un vero e proprio catechismo laico su questi «valori» che passa dall'America di Obama alla Francia di Hollande, ha precedenti nella Spagna di Zapatero, in Olanda e nei Paesi scandinavi dove il socialismo statalista conviveva con un libertarismo radicale. In Italia questa nuova religione civile ha sostituito il comunismo, a volte integrandosi col pacifismo e l'ecologia. La sconfitta delle culture socialiste rispetto al capitalismo e al mercato le ha portate a ripiegare sui diritti civili e sulla religione bioetica, come alibi consolatorio del fallimento sul piano della giustizia sociale. Il socialismo ha ceduto il posto al radicalismo.
Questa religione etica ha oggi una testimonial istituzionale, la presidente della Camera Laura Boldrini, autentica vestale a guardia del fuoco sacro. Chiunque metta in discussione questi principi inviolabili viene accusato dal nuovo clero laico di cadere in uno dei nuovi peccati mortali - omofobia, sessismo, razzismo, fascismo, accanimento alla vita - e viene perciò scomunicato, considerato blasfemo, peccatore e condannato alla pubblica gogna del disprezzo mediatico, fino a perseguire i trasgressori a norma di legge. La Nuova Inquisizione punisce i reati d'opinione, sancisce il moralismo giudiziario da intercettazioni e invoca norme che prevedano l'ineleggibilità per violazione dei sullodati precetti.
Questa religione etica si traduce anche in chiave politica dando luogo al famoso canone del politically correct che provvede come il Sant'Uffizio a squalificare l'avversario. La religione bioetica esercita un disprezzo antropologico verso chi si pone in difesa dei valori della famiglia, della tradizione, della natura e della vita. Anni fa parlai di razzismo etico, una forma inedita di razzismo rispetto a quello «etnico», tristemente noto nel passato. Il razzismo etico è fondato sulla pretesa superiorità di una razza di illuminati rispetto ai retrogradi, oscurantisti nemici della religione bioetica. Una razza che decide quali sono i valori ammissibili e quelli inammissibili. Al razzismo etico (e al mio libro Comunitari e liberal) si è riferito di recente Luca Ricolfi nel suo pamphlet bipartisan La Sfida. Come destra e sinistra possono governare in Italia (Feltrinelli, pp.78, euro 6).
Al razzismo etico oggi non manca una precettistica moralista e una teoria dei diritti umani e individuali. Riassume queste due posizioni una coppia di recenti pamphlet di Stefano Rodotà, Elogio del Moralismo e Il diritto di avere diritti, entrambi editi da Laterza. Sin dai titoli, Rodotà esprime con chiarezza il perimetro etico di questa nuova religione. Non a caso Rodotà è diventato, dopo la sua candidatura grillina al Quirinale, l'ayatollah laico di questi nuovi pasdaran della rivoluzione mancata. Vi confluiscono in questo universo tutte le sinistre insoddisfatte, i girotondini e il popolo viola, Giustizia e libertà, i nuovi movimenti, Sel, frange del Pd e di 5 Stelle, molti quotidiani e riviste storiche di sinistra, i residui giustizialisti di Ingroia e Di Pietro e qualche esponente cattomoralista. È curioso pensare che la biografia collettiva di questo movimento trae origine dal '68 e contempla ai suoi esordi la lotta contro il bigottismo morale e religioso. Ma dopo avere demolito ogni senso morale comune, ha poi edificato un nuovo moralismo con risvolti giudiziari. A fronte di questo rigorismo puritano esercitato contro gli avversari, vi è invece la rivendicazione di un libertarismo giuridico individuale assoluto, che ben si compendia nella formula «il diritto di avere diritti». I doveri non sono presi in considerazione se non nella sfera del moralismo e della precettistica verso terzi. Ovvero: la vita è mia e me la gestisco io, ma la vita tua fa schifo assai. Permissivi in generale, però moralisti su certi temi e in alcuni casi.
Questa è oggi l'unica religione civile che serpeggia in Occidente e in Italia. Dall'altra parte, troppo pallida o naïve appare la risposta opposta. Nel versante moderato e conservatore si assiste a una frattura tra i Pragmatici, che tendono a cedere sul terreno culturale e legislativo alle richieste della nuova religione etica - si pensi ai conservatori britannici, ma è solo l'ultimo esempio - e i Cocciuti, una compatta ma perdente minoranza che protesta, si agita ma è inadeguata a sostenere le sfide culturali. Alla nuova religione civile fondata sul razzismo etico, non si può rispondere col piagnisteo reazionario e con la pura invettiva, chiudendosi nella ripetizione del passato e nei superstiti fortini. Messi fuori gioco i reazionari, il paesaggio civile appare così dominato da un'avvilente alternativa: da una parte il nuovo clero dei moralisti con la loro religione etica dei diritti civili, e dall'altra parte i cinici del nichilismo che agitano solo questioni pratiche o economiche e rifiutano di affrontare principi e temi di fondo, lasciando questo terreno al nuovo clero bioetico. Tutto questo viene dissimulato sotto la coperta liberale. Si tratta invece di vera e propria diserzione sul piano dei principi, di ignavia sul piano dei pensieri e di opportunismo sul piano dei comportamenti. Manca una risposta efficace e credibile che ripensi in modo intelligente i principi della tradizione, il rapporto tra natura e cultura, tra sfera personale e comunitaria, tra diritti e doveri, tra libertà e autorità. Non rifugiatevi dietro il comodo alibi, noi siamo liberali, scaricando tutto a livello di scelte private e individuali. Non rispondete al moralismo col cinismo, al bigottismo col nichilismo pratico. Sfidate a viso aperto il razzismo etico e il suo clero presuntuoso. Abbiate il coraggio di esprimere una visione della vita.
Marcello Veneziani
http://www.ilgiornale.it/news/interni/i-nuovi-dittatori-dei-diritti-civili-921093.html
Al razzismo etico oggi non manca una precettistica moralista e una teoria dei diritti umani e individuali
Il suicidio di Dominique Venner a Parigi martedì scorso ha compiuto una duplice dissacrazione: ha dissacrato la Chiesa perché spararsi un colpo di pistola in Notre-Dame significa profanare un luogo sacro e una fede che condanna senz'appello il suicidio. Ma il gesto ha dissacrato anche la nuova religione civile del nostro tempo che si sostituisce alla religione cristiana. I suoi punti fermi oltre le nozze gay e la relativa adozione, si concentrano su una serie di anatemi contro il razzismo, il sessismo, l'omofobia, l'accanimento alla vita.
I campi di applicazione si estendono ai temi bioetici, all'aborto e all'eutanasia, alle coppie di fatto e alla procreazione assistita, ai transgender e all'uso di stupefacenti, alle scuole private e all'immigrazione, con i suoi effetti collaterali. È sorto in Occidente un vero e proprio catechismo laico su questi «valori» che passa dall'America di Obama alla Francia di Hollande, ha precedenti nella Spagna di Zapatero, in Olanda e nei Paesi scandinavi dove il socialismo statalista conviveva con un libertarismo radicale. In Italia questa nuova religione civile ha sostituito il comunismo, a volte integrandosi col pacifismo e l'ecologia. La sconfitta delle culture socialiste rispetto al capitalismo e al mercato le ha portate a ripiegare sui diritti civili e sulla religione bioetica, come alibi consolatorio del fallimento sul piano della giustizia sociale. Il socialismo ha ceduto il posto al radicalismo.
Questa religione etica ha oggi una testimonial istituzionale, la presidente della Camera Laura Boldrini, autentica vestale a guardia del fuoco sacro. Chiunque metta in discussione questi principi inviolabili viene accusato dal nuovo clero laico di cadere in uno dei nuovi peccati mortali - omofobia, sessismo, razzismo, fascismo, accanimento alla vita - e viene perciò scomunicato, considerato blasfemo, peccatore e condannato alla pubblica gogna del disprezzo mediatico, fino a perseguire i trasgressori a norma di legge. La Nuova Inquisizione punisce i reati d'opinione, sancisce il moralismo giudiziario da intercettazioni e invoca norme che prevedano l'ineleggibilità per violazione dei sullodati precetti.
Questa religione etica si traduce anche in chiave politica dando luogo al famoso canone del politically correct che provvede come il Sant'Uffizio a squalificare l'avversario. La religione bioetica esercita un disprezzo antropologico verso chi si pone in difesa dei valori della famiglia, della tradizione, della natura e della vita. Anni fa parlai di razzismo etico, una forma inedita di razzismo rispetto a quello «etnico», tristemente noto nel passato. Il razzismo etico è fondato sulla pretesa superiorità di una razza di illuminati rispetto ai retrogradi, oscurantisti nemici della religione bioetica. Una razza che decide quali sono i valori ammissibili e quelli inammissibili. Al razzismo etico (e al mio libro Comunitari e liberal) si è riferito di recente Luca Ricolfi nel suo pamphlet bipartisan La Sfida. Come destra e sinistra possono governare in Italia (Feltrinelli, pp.78, euro 6).
Al razzismo etico oggi non manca una precettistica moralista e una teoria dei diritti umani e individuali. Riassume queste due posizioni una coppia di recenti pamphlet di Stefano Rodotà, Elogio del Moralismo e Il diritto di avere diritti, entrambi editi da Laterza. Sin dai titoli, Rodotà esprime con chiarezza il perimetro etico di questa nuova religione. Non a caso Rodotà è diventato, dopo la sua candidatura grillina al Quirinale, l'ayatollah laico di questi nuovi pasdaran della rivoluzione mancata. Vi confluiscono in questo universo tutte le sinistre insoddisfatte, i girotondini e il popolo viola, Giustizia e libertà, i nuovi movimenti, Sel, frange del Pd e di 5 Stelle, molti quotidiani e riviste storiche di sinistra, i residui giustizialisti di Ingroia e Di Pietro e qualche esponente cattomoralista. È curioso pensare che la biografia collettiva di questo movimento trae origine dal '68 e contempla ai suoi esordi la lotta contro il bigottismo morale e religioso. Ma dopo avere demolito ogni senso morale comune, ha poi edificato un nuovo moralismo con risvolti giudiziari. A fronte di questo rigorismo puritano esercitato contro gli avversari, vi è invece la rivendicazione di un libertarismo giuridico individuale assoluto, che ben si compendia nella formula «il diritto di avere diritti». I doveri non sono presi in considerazione se non nella sfera del moralismo e della precettistica verso terzi. Ovvero: la vita è mia e me la gestisco io, ma la vita tua fa schifo assai. Permissivi in generale, però moralisti su certi temi e in alcuni casi.
Questa è oggi l'unica religione civile che serpeggia in Occidente e in Italia. Dall'altra parte, troppo pallida o naïve appare la risposta opposta. Nel versante moderato e conservatore si assiste a una frattura tra i Pragmatici, che tendono a cedere sul terreno culturale e legislativo alle richieste della nuova religione etica - si pensi ai conservatori britannici, ma è solo l'ultimo esempio - e i Cocciuti, una compatta ma perdente minoranza che protesta, si agita ma è inadeguata a sostenere le sfide culturali. Alla nuova religione civile fondata sul razzismo etico, non si può rispondere col piagnisteo reazionario e con la pura invettiva, chiudendosi nella ripetizione del passato e nei superstiti fortini. Messi fuori gioco i reazionari, il paesaggio civile appare così dominato da un'avvilente alternativa: da una parte il nuovo clero dei moralisti con la loro religione etica dei diritti civili, e dall'altra parte i cinici del nichilismo che agitano solo questioni pratiche o economiche e rifiutano di affrontare principi e temi di fondo, lasciando questo terreno al nuovo clero bioetico. Tutto questo viene dissimulato sotto la coperta liberale. Si tratta invece di vera e propria diserzione sul piano dei principi, di ignavia sul piano dei pensieri e di opportunismo sul piano dei comportamenti. Manca una risposta efficace e credibile che ripensi in modo intelligente i principi della tradizione, il rapporto tra natura e cultura, tra sfera personale e comunitaria, tra diritti e doveri, tra libertà e autorità. Non rifugiatevi dietro il comodo alibi, noi siamo liberali, scaricando tutto a livello di scelte private e individuali. Non rispondete al moralismo col cinismo, al bigottismo col nichilismo pratico. Sfidate a viso aperto il razzismo etico e il suo clero presuntuoso. Abbiate il coraggio di esprimere una visione della vita.
Marcello Veneziani
http://www.ilgiornale.it/news/interni/i-nuovi-dittatori-dei-diritti-civili-921093.html
il Monitore- Messaggi : 218
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Re: Matrimonio e adozione per le coppie omosessuali?
oddìo, da marcello veneziani mi sarei aspettato qualcosa di più.
di liberazione sessuale si parlava già, e molto, negli anni sessanta, il rapporto masters &johnson è del 66, l'inchiesta della zanzara (liceo parini, milano) dello stesso anno.
l'aborto è stato un tema dominante negli anni settanta; oggi, semmai, è di moda essere contro, come esemplifica bene la storia di una tristissima opportunista coma la ex-radicale-io-sono-mia-aborto-libero eugenia roccella, oggi alfiera del peggiore sanfedismo.
e poi negli anni settanta anche la liberazione gay, il mito di san francisco, il tutto bloccato nel decennio successivo un po' dal moralismo reaganiano, un po' dall'insorgere dell'aids.
insomma: oggi queste istanze di liberazione ritrovano un po' di fiato, anche se ben lontane dal libertarismo di quaranta anni fa. a marcé, studiati la storia!
di liberazione sessuale si parlava già, e molto, negli anni sessanta, il rapporto masters &johnson è del 66, l'inchiesta della zanzara (liceo parini, milano) dello stesso anno.
l'aborto è stato un tema dominante negli anni settanta; oggi, semmai, è di moda essere contro, come esemplifica bene la storia di una tristissima opportunista coma la ex-radicale-io-sono-mia-aborto-libero eugenia roccella, oggi alfiera del peggiore sanfedismo.
e poi negli anni settanta anche la liberazione gay, il mito di san francisco, il tutto bloccato nel decennio successivo un po' dal moralismo reaganiano, un po' dall'insorgere dell'aids.
insomma: oggi queste istanze di liberazione ritrovano un po' di fiato, anche se ben lontane dal libertarismo di quaranta anni fa. a marcé, studiati la storia!
rikkitikkitavi- Messaggi : 463
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Re: Matrimonio e adozione per le coppie omosessuali?
il Monitore ha scritto:I nuovi dittatori dei diritti civili
Al razzismo etico oggi non manca una precettistica moralista e una teoria dei diritti umani e individuali
mi vien da commentare così...
"hai sentito anche tu questo rumore ?" - "Non è niente... è solo il vento.."
"non poteva rimanere al suo paese ?" - "Temo sia già tutto attorno a noi.."
"speriamo, almeno, non gli diano una casa popolare"
:readpaper:
Guya- La Pasionaria
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Re: Matrimonio e adozione per le coppie omosessuali?
Sono assolutamente d'accordo sui matrimoni tra omosessuali.
Concordo anche sulle adozioni, perchè credo che un bambino cresca meglio in un contesto di affetto e di amore che in un istituto, magari gestito da preti pedofili.
Credo però che il giudice, al momento dell'assegnazione, dovrebbe tenere di conto dell'interesse del minore e obbligare la coppia ad un percorso di terapia psicologica per aiutare il figlio a crescere bene.
Mi spiego meglio.
Non basta l'amore familiare, perchè è naturale che il bambino si renda facilmente conto del differente contesto in cui vive rispetto agli amici e inizi presto a porsi domande. Domande alle quali è difficile dare risposte se non si ha le spalle grandi, specialmente all'interno di un modello sociale che ancora non è culturalmente pronto e discrimina.
E' di oggi la notizia di un adolescente che si è buttato dalla finestra della propria scuola perchè deriso per il suo orientamento sessuale.
E si parla di sedicenni, sicuramente "più aperti" degli adulti su queste tematiche.
C'è ancora molta strada da fare, e poichè un bambino passa più tempo fuori che dentro la famiglia, dovrà essere preparato a prendere consapevolezza, ad eccettare la diversità delle sue condizioni e soprattutto a diventare così forte da sopravvivere in una società che lo discrimina e lo considera un "diverso".
Quindi sì alle adozioni da parte di quelle coppie gay che dimostrino affidabilità sotto questo aspetto e chiedano o accettino un percorso di sostegno per imparare a diventare genitori di un bambino "diverso" perchè "diversa" è la sua famiglia.
In un altro forum, qualche anno fa, per questa mia posizione, sono stato accusato di omofobia da parte di un ragazzo gay siciliano, perchè, a suo giudizio, dimostravo evidenti pregiudizi sulla capacità di una coppia omosessuale di educare i figli.
Risposi che il diritto era quello del bambino (di essere adottato) e non della coppia (di adottare) indipendentemente dal fatto che sia omo o etero, perchè un bambino non è un oggetto che si compra, ma un portatore di bisogni e di diritti.
Mi mandò a quel paese e mi inserì nella lista nera (c'era il tasto "ignora"), ma resto ancora di quel parere.
Concordo anche sulle adozioni, perchè credo che un bambino cresca meglio in un contesto di affetto e di amore che in un istituto, magari gestito da preti pedofili.
Credo però che il giudice, al momento dell'assegnazione, dovrebbe tenere di conto dell'interesse del minore e obbligare la coppia ad un percorso di terapia psicologica per aiutare il figlio a crescere bene.
Mi spiego meglio.
Non basta l'amore familiare, perchè è naturale che il bambino si renda facilmente conto del differente contesto in cui vive rispetto agli amici e inizi presto a porsi domande. Domande alle quali è difficile dare risposte se non si ha le spalle grandi, specialmente all'interno di un modello sociale che ancora non è culturalmente pronto e discrimina.
E' di oggi la notizia di un adolescente che si è buttato dalla finestra della propria scuola perchè deriso per il suo orientamento sessuale.
E si parla di sedicenni, sicuramente "più aperti" degli adulti su queste tematiche.
C'è ancora molta strada da fare, e poichè un bambino passa più tempo fuori che dentro la famiglia, dovrà essere preparato a prendere consapevolezza, ad eccettare la diversità delle sue condizioni e soprattutto a diventare così forte da sopravvivere in una società che lo discrimina e lo considera un "diverso".
Quindi sì alle adozioni da parte di quelle coppie gay che dimostrino affidabilità sotto questo aspetto e chiedano o accettino un percorso di sostegno per imparare a diventare genitori di un bambino "diverso" perchè "diversa" è la sua famiglia.
In un altro forum, qualche anno fa, per questa mia posizione, sono stato accusato di omofobia da parte di un ragazzo gay siciliano, perchè, a suo giudizio, dimostravo evidenti pregiudizi sulla capacità di una coppia omosessuale di educare i figli.
Risposi che il diritto era quello del bambino (di essere adottato) e non della coppia (di adottare) indipendentemente dal fatto che sia omo o etero, perchè un bambino non è un oggetto che si compra, ma un portatore di bisogni e di diritti.
Mi mandò a quel paese e mi inserì nella lista nera (c'era il tasto "ignora"), ma resto ancora di quel parere.
Vanni Sandro- Messaggi : 689
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Re: Matrimonio e adozione per le coppie omosessuali?
se parto dal presupposto che una coppia debba essere sottoposta a sostegno genitoriale da parte (di chi ?) psicologi o quant'altro... credo proprio che ce ne siano davvero troppi genitori che abbiano questa necessità ! Mica perchè sono gay, ma proprio perchè ci sono persone che non sono davvero in grado di crescere dei figli
Sarcasmo a parte (cosa per altro di cui sono comunque convinta) no non sono d'accordo: solo il leggere la frase "diventare i genitori di un bambino diverso, perchè è diversa la famiglia", mi ha suscitato un tremore da etichetta
Ovvio che occorra prendere le dovute precauzioni e capire che tipo di famiglia sarà quella che accoglierà il bimbo, ma questo a prescindere dal fatto che sia una coppia omo o etero
Sarcasmo a parte (cosa per altro di cui sono comunque convinta) no non sono d'accordo: solo il leggere la frase "diventare i genitori di un bambino diverso, perchè è diversa la famiglia", mi ha suscitato un tremore da etichetta
Ovvio che occorra prendere le dovute precauzioni e capire che tipo di famiglia sarà quella che accoglierà il bimbo, ma questo a prescindere dal fatto che sia una coppia omo o etero
Guya- La Pasionaria
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Re: Matrimonio e adozione per le coppie omosessuali?
Quindi, secondo te, nel nostro contesto sociale un bambino adottato da una coppia etero che lo ama e un bambino adottato da una coppia omo che lo ama, hanno le stesse opportunità?Guya ha scritto:se parto dal presupposto che una coppia debba essere sottoposta a sostegno genitoriale da parte (di chi ?) psicologi o quant'altro... credo proprio che ce ne siano davvero troppi genitori che abbiano questa necessità ! Mica perchè sono gay, ma proprio perchè ci sono persone che non sono davvero in grado di crescere dei figli
Sarcasmo a parte (cosa per altro di cui sono comunque convinta) no non sono d'accordo: solo il leggere la frase "diventare i genitori di un bambino diverso, perchè è diversa la famiglia", mi ha suscitato un tremore da etichetta
Ovvio che occorra prendere le dovute precauzioni e capire che tipo di famiglia sarà quella che accoglierà il bimbo, ma questo a prescindere che sia una coppia omo o etero
Forse non hai capito che punto il dito contro l'ipocrisia e l'ignoranza della società, non contro le famiglie omosessuali.
Non considero "diverse" queste famiglie, lo sono nei fatti nel nostro contesto sociale (dove non a caso sono neppure riconosciute). Non accettare questa elementare verità è pura ipocrisia.
Negare che un bambino di una coppia gay, fuori dalla famiglia che lo ama, sarà considerato il "figlio dei diversi", significa negare l'evidenza. I problemi non si affrontano facendo finta che non esistano.
Per evitare che questi bambini (fortunati perchè hanno trovato qualcuno che li ama), si trovino un domani in psicoterapia, credo sia doveroso da parte di chi li ama chiedere un supporto psicologico per assolvere degnamente al loro compito educativo.
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Re: Matrimonio e adozione per le coppie omosessuali?
Vanni Sandro ha scritto:
Quindi, secondo te, nel nostro contesto sociale un bambino adottato da una coppia etero che lo ama e un bambino adottato da una coppia omo che lo ama, hanno le stesse opportunità?
Forse non hai capito che punto il dito contro l'ipocrisia e l'ignoranza della società, non contro le famiglie omosessuali.
Non considero "diverse" queste famiglie, lo sono nei fatti nel nostro contesto sociale (dove non a caso sono neppure riconosciute). Non accettare questa elementare verità è pura ipocrisia.
Negare che un bambino di una coppia gay, fuori dalla famiglia che lo ama, sarà considerato il "figlio dei diversi", significa negare l'evidenza. I problemi non si affrontano facendo finta che non esistano.
Per evitare che questi bambini (fortunati perchè hanno trovato qualcuno che li ama), si trovino un domani in psicoterapia, credo sia doveroso da parte di chi li ama chiedere un supporto psicologico per assolvere degnamente al loro compito educativo.
è il muro della mente, non c'è verso...
anche negli anni '70 si facevano gli stessi identici discorsi (ma uguali, uguali, eh ?) per i figli dei divorziati...
Guya- La Pasionaria
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Re: Matrimonio e adozione per le coppie omosessuali?
Hai ragione.Guya ha scritto:
è il muro della mente, non c'è verso...
anche negli anni '70 si facevano gli stessi identici discorsi (ma uguali, uguali, eh ?) per i figli dei divorziati...
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Viviamo in una società perfetta, aperta ed evoluta.
Se poi un adolescente di 16 anni si getta dalla finestra perchè si sente discriminato, probabilmente non l'ha capito. Il problema è solo nella sua testa.
Vedi qual'è la nostra differenza di pensiero, emersa anche in altre discussioni?
Per te c'è un principio che viene prima dell'individuo e al quale l'individuo deve sottoporsi.
Per me c'è l'individuo con i suoi bisogni e il principio serve a soddisfarli.
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Re: Matrimonio e adozione per le coppie omosessuali?
Vanni Sandro ha scritto:
Hai ragione.
Viviamo in una società perfetta, aperta ed evoluta.
Se poi un adolescente di 16 anni si getta dalla finestra perchè si sente discriminato, probabilmente non l'ha capito. Il problema è solo nella sua testa.
Vedi qual'è la nostra differenza di pensiero, emersa anche in altre discussioni?
Per te c'è un principio che viene prima dell'individuo e al quale l'individuo deve sottoporsi.
Per me c'è l'individuo con i suoi bisogni e il principio serve a soddisfarli.
no Vanni il problema non è nella sua testa, ma nel continuo bombardamento che i media (le tv in primis) fanno sull'omosessualità e sulla diversità in genere. E' così difficile da capire ?
Riuscire a bucare i luoghi comuni è tra le cose più difficili da fare... si hanno i propri schemini e da lì non si scappa
ps
non ti permettere più di addossarmi quella che è la tua interpretazione del mio pensiero - sbagliato per altro !
Se vuoi rispetto abbilo, pure tu. Grazie
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Re: Matrimonio e adozione per le coppie omosessuali?
Guya ha scritto:
no Vanni il problema non è nella sua testa, ma nel continuo bombardamento che i media (le tv in primis) fanno sull'omosessualità e sulla diversità in genere. E' così difficile da capire ?
Riuscire a bucare i luoghi comuni è tra le cose più difficili da fare... si hanno i propri schemini e da lì non si scappa
Vedi che diciamo la stessa cosa?
Ma è proprio in quel contesto culturale che il bambino adottato da una coppia gay si toverà a vivere. Condividi o meno che dovrà avere gli strumenti per farlo? E chi, meglio dei genitori che l'hanno adottato e che lo amano, può fornirglieli?
Un genitore gay è perfettamente cosciente delle discriminazioni sociali a cui sarà sottoposto il figlio, perchè probabilmente le ha vissute in prima persona. Fornirgli gli strumenti per essere un buon genitore è discriminatorio?
Veramente conta più un principio di un essere umano?
Lungi da me la volontà di interpretare e stravolgere il tuo pensiero.Guya ha scritto:
ps
non ti permettere più di addossarmi quella che è la tua interpretazione del mio pensiero - sbagliato per altro !
Se vuoi rispetto abbilo, pure tu. Grazie
Discuto sulla base ciò che mi arriva leggendo i post.
Se ho frainteso ne sono più che contento.
Ti assicuro che il rispetto e la stima sono totali.
Vanni Sandro- Messaggi : 689
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Re: Matrimonio e adozione per le coppie omosessuali?
PS: A proposito di interpretazioni del pensiero degli altri:
è il muro della mente, non c'è verso...
anche negli anni '70 si facevano gli stessi identici discorsi (ma uguali, uguali, eh ?) per i figli dei divorziati...
Questo è lo stravolgimento totale del mio pensiero. Io in quegli anni ero giovanissimo, ma ho fatto la mia battaglia convinta a sostegno della legge sul divorzio.
è il muro della mente, non c'è verso...
anche negli anni '70 si facevano gli stessi identici discorsi (ma uguali, uguali, eh ?) per i figli dei divorziati...
Questo è lo stravolgimento totale del mio pensiero. Io in quegli anni ero giovanissimo, ma ho fatto la mia battaglia convinta a sostegno della legge sul divorzio.
Vanni Sandro- Messaggi : 689
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Re: Matrimonio e adozione per le coppie omosessuali?
la differenza di ciò che sosteniamo, Vanni, sta in questa tua affermazione:
Credo però che il giudice, al momento dell'assegnazione, dovrebbe tenere di conto dell'interesse del minore e obbligare la coppia ad un percorso di terapia psicologica per aiutare il figlio a crescere bene.
ecco è su quell'obbligatorietà su cui non sono d'accordo,
Tutte le famiglie, e sottolineo tutte, devono affrontare il percorso preventivo... e su questo non ci piove.
Obbligare solo una parte di queste famiglie ad ulteriore percorso perchè omosessuali, diventa discriminante
Ultima modifica di Guya il Gio 30 Mag 2013, 08:16 - modificato 1 volta.
Guya- La Pasionaria
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Re: Matrimonio e adozione per le coppie omosessuali?
Vanni Sandro ha scritto:PS: A proposito di interpretazioni del pensiero degli altri:
è il muro della mente, non c'è verso...
anche negli anni '70 si facevano gli stessi identici discorsi (ma uguali, uguali, eh ?) per i figli dei divorziati...
Questo è lo stravolgimento totale del mio pensiero. Io in quegli anni ero giovanissimo, ma ho fatto la mia battaglia convinta a sostegno della legge sul divorzio.
no Vanni, era una frase non rivolta al tuo pensiero in particolare... ma ad un modo generale di ragionare.
Ero piccina anche io quando ci fu il referendum sul divorzio... lo ricordo a malapena
Guya- La Pasionaria
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Re: Matrimonio e adozione per le coppie omosessuali?
Quando si parla di adozioni, si parla di tutela concreta degli adottati, non dei diritti civili dei gay.Guya ha scritto:
la differenza di ciò che sosteniamo, Vanni, sta in questa tua affermazione:
ecco è su quell'obbligatorietà su cui non sono d'accordo,
Tutte le famiglie, e sottolineo tutte, devono affrontare il percorso preventivo... e su questo non ci piove.
Obbligare solo una parte di queste famiglie ad ulteriore percorso perchè omosessuali, diventa discriminante
La verifica dei requisiti delle coppie che richiedono l'adozione sono giustamente rigidissime anche per gli etero e l'imposizione di un sostegno psicologico dal parte del giudice dei minori è prassi comune.
Per le coppie gay (stiamo parlando in via di principio dal momento che non sono ancora riconosciute dal nostro ordinamento), l'adozione (non ancora riconosciuta) dovrebbe essere maggiormente sostenuta e monitorata dal momento che sia la coppia sia il bambino dovranno sostenere difficoltà maggiori (che sono d'accordo con te, non ci dovrebbero essere, ma che ci sono).
Faccio un discorso molto razionale e scevro da ideologie. Non capisco perchè lo ritieni discrimanatorio.
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Re: Matrimonio e adozione per le coppie omosessuali?
Vanni Sandro ha scritto:
Quando si parla di adozioni, si parla di tutela concreta degli adottati, non dei diritti civili dei gay.
La verifica dei requisiti delle coppie che richiedono l'adozione sono giustamente rigidissime anche per gli etero e l'imposizione di un sostegno psicologico dal parte del giudice dei minori è prassi comune.
Per le coppie gay (stiamo parlando in via di principio dal momento che non sono ancora riconosciute dal nostro ordinamento), l'adozione (non ancora riconosciuta) dovrebbe essere maggiormente sostenuta e monitorata dal momento che sia la coppia sia il bambino dovranno sostenere difficoltà maggiori (che sono d'accordo con te, non ci dovrebbero essere, ma che ci sono).
Faccio un discorso molto razionale e scevro da ideologie. Non capisco perchè lo ritieni discrimanatorio.
Ma certo ! E' ovvio che i bambini vadano tutelati, su questo non discuto.. lo vedo che in linea di principio siamo d'accordo, Vanni, solo che io non concordo sul discorso che abbiano - o debbano avere - maggiori attenzioni quelli adottati da famiglie omossessuali.
La discriminazione sta nel prevedere l'obbligo per tutte le coppie omosessuali, un ulteriore percorso psicologico e di assistenza e non al contrario per tutte le altre coppie "diverse".. (perchè a questo punto non monitorare o assistere obbligatoriamente i figli dei negri ? o di una qualsivoglia minoranza... chessò uno zoppo, potrà adottare un bambino senza sottoporre lo stesso a persecuzioni da parte dei coetanei.. "figlio di gambadilegno gnègnègnè")
E' la cultura ciò che andrebbe cambiata e "monitorata" e andare a posare l'accento laddove esistano in pricipio discriminanti
Lo avevo già detto in altro post: i giovani sono uno spaccato della società... ed è proprio dai giovani e dai bambini che bisogna partire con una educazione che sia scevra da discriminazioni di sorta... e non sottoponendo persone ad ulteiori, umilianti ed obbligatori percorsi psicologici, facendo loro pagare "un'ignoranza di base della nostra società"
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Re: Matrimonio e adozione per le coppie omosessuali?
Quello che mi interessa puntualizzare è che non c'è da parte mia nessuna intenzione di discriminare le coppie gay, ma la volontà di offrire loro un sostegno maggiore nell'educazione dei figli, ritenedolo necessario nel contesto culturale della società in cui viviamo.
I modelli culturali cambiano nel tempo e, nell'attesa, la vera discriminazione è quella di lasciar vivere i discriminati come se non lo fossero.
Se ci pensi bene è l'unico modo per rendere questi percorsi meno indolori e più veloci.
I modelli culturali cambiano nel tempo e, nell'attesa, la vera discriminazione è quella di lasciar vivere i discriminati come se non lo fossero.
Se ci pensi bene è l'unico modo per rendere questi percorsi meno indolori e più veloci.
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Re: Matrimonio e adozione per le coppie omosessuali?
Vanni Sandro ha scritto:Quello che mi interessa puntualizzare è che non c'è da parte mia nessuna intenzione di discriminare le coppie gay, ma la volontà di offrire loro un sostegno maggiore nell'educazione dei figli, ritenedolo necessario nel contesto culturale della società in cui viviamo.
I modelli culturali cambiano nel tempo e, nell'attesa, la vera discriminazione è quella di lasciar vivere i discriminati come se non lo fossero.
Se ci pensi bene è l'unico modo per rendere questi percorsi meno indolori e più veloci.
Vanni ho inteso quello che vuoi dire
solo che io dico: invece di offrire loro un sostegno maggiore (prima però parlavi di obbligo, è differente) offrirei alla società, partendo dall'educazione ai bambini, gli strumenti affinchè le discriminazioni vengano una volta per tutte lasciate al passato e proprio alla luce del contesto culturale in cui viviamo
La scuola pubblica - perchè laica - diventa, ancora una volta, strumento fondamentale ed importante anche a questo fine
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Re: Matrimonio e adozione per le coppie omosessuali?
Stiamo discutendo del classico pelo nell'uovo, dal momento che sulle questioni di fondo (matrimoni e adozioni) siamo sostanzialmente d'accordo.Guya ha scritto:
Vanni ho inteso quello che vuoi dire
solo che io dico: invece di offrire loro un sostegno maggiore (prima però parlavi di obbligo, è differente) offrirei alla società, partendo dall'educazione ai bambini, gli strumenti affinchè le discriminazioni vengano una volta per tutte lasciate al passato e proprio alla luce del contesto culturale in cui viviamo
La scuola pubblica - perchè laica - diventa, ancora una volta, strumento fondamentale ed importante anche a questo fine
Possiamo anche continuare, ma non dimentichiamoci mai che in cima ai nostri pensieri deve esserci sempre il diritto del bambino all'affetto e ad una crescita serena.
Combattiamo pure l'omofobia e il razzismo sul piano culturale, educativo, politico e penale e con ogni altro mezzo possibile, ma nel frattempo cerchiamo di pensare a chi vive comunque il peso delle discriminazioni. Purtroppo il mondo non si cambia in un attimo e i percorsi culturali di liberazione e autoderminazione sono lunghi.
Vanni Sandro- Messaggi : 689
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Re: Matrimonio e adozione per le coppie omosessuali?
è uno spot di Pubblicità Progresso - non italiano - contro la discrinazione verso gli omosessuali in genere.
Non è proprio in tema, ma penso che chi non discrimina in partenza, ben difficilmente abbia qualcosa cui opporsi verso i legami (qualunque essi siano)
Avere la possibilità di crescere senza chiusure mentali, è un grandissimo passo in avanti...
Non è proprio in tema, ma penso che chi non discrimina in partenza, ben difficilmente abbia qualcosa cui opporsi verso i legami (qualunque essi siano)
Avere la possibilità di crescere senza chiusure mentali, è un grandissimo passo in avanti...
Guya- La Pasionaria
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