4 - E poi, e poi, ero triste come un bambino
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4 - E poi, e poi, ero triste come un bambino
Avevo anche io, pressapoco, sedici anni, quando ho incontrato Cendrars, e la piccola Jeanne de France rimase a lungo nella mia immaginazione, ma solo molti anni dopo ne capii il motivo - tanti anni quanti separavano il poeta adulto dal viaggio del poeta ragazzo sulla transiberiana.
In un pomeriggio romano, non più su una bancarella ma in una libreria del centro, un piccolo libro dalla copertina blu della Sellerio riuscì ad attirare non solo la mia attenzione, ma anche la mia convinzione, istintiva, e il Procuratore della Giudea, di Anatole France, occupò da quella sera stessa un posto per sempre.
Maria, la danzatrice di Magdala, è la rivelazione conclusiva della memoria di Pilato, che degli avvenimenti centrali della sua procura in Giudea non ricorda bene Gesù, ma conserva chiara la visione di quel corpo flessuoso e di quelle chiome fiammeggianti.
Ben poco da spartire, sembrerebbe, con la pallida Jeanne, e qui ci starebbe bene quel bellissimo incipit del Pinocchio: "C'era una volta ... un re, diranno i miei piccoli lettori. E invece no, c'era una volta un pezzo di legno".
C'era una volta Gesù... e invece no, c'era una volta Maria Maddalena.
C'era quella volta la Siberia, e la leggenda di Novgorod, e ... invece no, c'era la piccola Jeanne de France.
Non è un caso che Blaise Cendrars e Anatole France abbiano scritto quel che hanno scritto negli stessi anni, all'inizio del '900, al centro di quel trentennio magico nel quale si distruggeva un mondo per ricomporne i pezzi in un ordine diverso - in Cendrars, soprattutto, si sente, quasi "si vede" la confluenza e il passaggio di consegne tra impressionismo ed espressionismo, e qualche forte premonizione di futurismo, il tutto molto imperfetto e indeciso, con strappi attraverso i quali s'intuisce ancora il coraggio di avere un cuore.
Infatti, proprio nei versi in cui si parla della piccola Jeanne - soprattutto in quei versi - lo scettico Blaise, vent'anni dopo, insieme con il pallido giglio d'argento sembra guardare con meraviglia anche se stesso, capace di trepidare per quel cucciolo di donna, dimenticando quello che esiste, invisibile, fuori dai finestrini ghiacciati del treno.
I viaggi sulla transiberiana hanno sempre come antefatto un carico insopportabile della coscienza e l'innocenza, come ricordo o come promessa di resurrezione, di espiazione.
... E poi, e poi
Ero triste come un bambino
I ritmi del treno
La "marrow railway" degli psichiatri americani
Il frastuono degli sportelli delle voci degli assi cigolanti sulle rotaie ghiacciate
Il quattrino d'oro del mio avvenire...
La mia browning, il piano e le imprecazioni dei giocatori di carte nel vicino scompartimento
La stupefacente presenza di Jeanne
L'uomo dalle lenti azzurrate che passeggiava nervosamente nel corridoio e mi guardava passando
Strusciarsi di donne
E il fischio del vapore
E l'incessante rumore delle ruote impazzite nelle carreggiate del cielo
I vetri sono gelati
Addio paesaggio!
E dietro, le pianure siberiane il cielo basso e le immense ombre dei Taciturni che salgono e scendono
Sono disteso in una coperta
Variopinta
Come la mia vita
E la mia vita non mi tiene più caldo di questo plaid scozzese
E tutta quanta l'Europa intravista al finestrino di un espresso lanciato a tutto vapore
Non è più ricca della mia vita
La mia povera vita
Questo scialle
Sfilacciato su forzieri pieni d'oro
Coi quali viaggio
Li sogno
Ci fumo sopra
La sola fiamma dell'universo
è un povero pensiero...
Mi salgono lacrime dal fondo del cuore
Solo che pensi, amore, alla mia amica;
È appena una bambina, la trovai così
Pallida, immacolata, in fondo a un bordello.
Appena una bambina, bionda, ilare e triste,
Non piange e non sorride mai;
Ma in fondo agli occhi, quando vi lascia veder dentro,
Trema un dolce giglio d'argento, il fiore del poeta.
È dolce e muta, senza rimprovero alcuno,
Con un lungo trasalire se vi avvicinate;
Ma quando arrivo io, di qui, di là, di festa,
Fa un passo, poi chiude gli occhi - e fa un passo.
Poiché è il mio amore, e le altre donne
Hanno soltanto vestiti d'oro su grandi corpi di fiamma,
La mia povera amica è così sola,
Completamente nuda, senza corpo - è troppo povera.
È soltanto un candido fiore, delicatissimo,
Il fiore del poeta, un povero giglio d'argento,
Tutto freddo, tutto solo, e già sì appassito
Che mi viene da piangere se penso al suo cuore.
E questa notte è simile a tante altre quando un treno corre nella notte
- Cadono le comete
E l'uomo e la donna, giovani perfino, giocano all'amore.
Il cielo è come la tenda strappata di un povero circo in un piccolo paese di pescatori
Nelle Fiandre
Il sole è una lampada fumosa
E in cima a un trapezio una donna fa da luna.
Il clarinetto la cornetta un flauto stridulo e un tamburo stonato
Ed ecco la mia culla
La mia culla
Era sempre vicino al piano quando mia madre come Madame Bovary suonava Beethoven
Ho passato l'infanzia nei giardini pensili di Babilonia
E ho marinato la scuola, nelle stazioni davanti ai treni in partenza
Oggi, ho fatto correre tutti i treni alle mie spalle Basilea- Timbuctù
Ho pure giocato alle corse a Auteuil e a Longchamp
Parigi-New York
Oggi ho fatto correre tutti i treni lungo tutta la mia vita
Madrid-Stoccolma
E ho perso tutte le mie scommesse
Non resta che la Patagonia, la Patagonia, alla mia immensa tristezza, la Patagonia e un viaggio nei mari del Sud
Sono in viaggio
Sono sempre stato in viaggio
Sono in viaggio con la piccola Jeanne de France
Il treno fa un salto mortale e ricade sulle ruote
Il treno ricade sulle sue ruote
Il treno ricade sempre su tutte le ruote
«Dimmi, Blaise, siamo molto lontani da Montmartre? »
...
In un pomeriggio romano, non più su una bancarella ma in una libreria del centro, un piccolo libro dalla copertina blu della Sellerio riuscì ad attirare non solo la mia attenzione, ma anche la mia convinzione, istintiva, e il Procuratore della Giudea, di Anatole France, occupò da quella sera stessa un posto per sempre.
Maria, la danzatrice di Magdala, è la rivelazione conclusiva della memoria di Pilato, che degli avvenimenti centrali della sua procura in Giudea non ricorda bene Gesù, ma conserva chiara la visione di quel corpo flessuoso e di quelle chiome fiammeggianti.
Ben poco da spartire, sembrerebbe, con la pallida Jeanne, e qui ci starebbe bene quel bellissimo incipit del Pinocchio: "C'era una volta ... un re, diranno i miei piccoli lettori. E invece no, c'era una volta un pezzo di legno".
C'era una volta Gesù... e invece no, c'era una volta Maria Maddalena.
C'era quella volta la Siberia, e la leggenda di Novgorod, e ... invece no, c'era la piccola Jeanne de France.
Non è un caso che Blaise Cendrars e Anatole France abbiano scritto quel che hanno scritto negli stessi anni, all'inizio del '900, al centro di quel trentennio magico nel quale si distruggeva un mondo per ricomporne i pezzi in un ordine diverso - in Cendrars, soprattutto, si sente, quasi "si vede" la confluenza e il passaggio di consegne tra impressionismo ed espressionismo, e qualche forte premonizione di futurismo, il tutto molto imperfetto e indeciso, con strappi attraverso i quali s'intuisce ancora il coraggio di avere un cuore.
Infatti, proprio nei versi in cui si parla della piccola Jeanne - soprattutto in quei versi - lo scettico Blaise, vent'anni dopo, insieme con il pallido giglio d'argento sembra guardare con meraviglia anche se stesso, capace di trepidare per quel cucciolo di donna, dimenticando quello che esiste, invisibile, fuori dai finestrini ghiacciati del treno.
I viaggi sulla transiberiana hanno sempre come antefatto un carico insopportabile della coscienza e l'innocenza, come ricordo o come promessa di resurrezione, di espiazione.
... E poi, e poi
Ero triste come un bambino
I ritmi del treno
La "marrow railway" degli psichiatri americani
Il frastuono degli sportelli delle voci degli assi cigolanti sulle rotaie ghiacciate
Il quattrino d'oro del mio avvenire...
La mia browning, il piano e le imprecazioni dei giocatori di carte nel vicino scompartimento
La stupefacente presenza di Jeanne
L'uomo dalle lenti azzurrate che passeggiava nervosamente nel corridoio e mi guardava passando
Strusciarsi di donne
E il fischio del vapore
E l'incessante rumore delle ruote impazzite nelle carreggiate del cielo
I vetri sono gelati
Addio paesaggio!
E dietro, le pianure siberiane il cielo basso e le immense ombre dei Taciturni che salgono e scendono
Sono disteso in una coperta
Variopinta
Come la mia vita
E la mia vita non mi tiene più caldo di questo plaid scozzese
E tutta quanta l'Europa intravista al finestrino di un espresso lanciato a tutto vapore
Non è più ricca della mia vita
La mia povera vita
Questo scialle
Sfilacciato su forzieri pieni d'oro
Coi quali viaggio
Li sogno
Ci fumo sopra
La sola fiamma dell'universo
è un povero pensiero...
Mi salgono lacrime dal fondo del cuore
Solo che pensi, amore, alla mia amica;
È appena una bambina, la trovai così
Pallida, immacolata, in fondo a un bordello.
Appena una bambina, bionda, ilare e triste,
Non piange e non sorride mai;
Ma in fondo agli occhi, quando vi lascia veder dentro,
Trema un dolce giglio d'argento, il fiore del poeta.
È dolce e muta, senza rimprovero alcuno,
Con un lungo trasalire se vi avvicinate;
Ma quando arrivo io, di qui, di là, di festa,
Fa un passo, poi chiude gli occhi - e fa un passo.
Poiché è il mio amore, e le altre donne
Hanno soltanto vestiti d'oro su grandi corpi di fiamma,
La mia povera amica è così sola,
Completamente nuda, senza corpo - è troppo povera.
È soltanto un candido fiore, delicatissimo,
Il fiore del poeta, un povero giglio d'argento,
Tutto freddo, tutto solo, e già sì appassito
Che mi viene da piangere se penso al suo cuore.
E questa notte è simile a tante altre quando un treno corre nella notte
- Cadono le comete
E l'uomo e la donna, giovani perfino, giocano all'amore.
Il cielo è come la tenda strappata di un povero circo in un piccolo paese di pescatori
Nelle Fiandre
Il sole è una lampada fumosa
E in cima a un trapezio una donna fa da luna.
Il clarinetto la cornetta un flauto stridulo e un tamburo stonato
Ed ecco la mia culla
La mia culla
Era sempre vicino al piano quando mia madre come Madame Bovary suonava Beethoven
Ho passato l'infanzia nei giardini pensili di Babilonia
E ho marinato la scuola, nelle stazioni davanti ai treni in partenza
Oggi, ho fatto correre tutti i treni alle mie spalle Basilea- Timbuctù
Ho pure giocato alle corse a Auteuil e a Longchamp
Parigi-New York
Oggi ho fatto correre tutti i treni lungo tutta la mia vita
Madrid-Stoccolma
E ho perso tutte le mie scommesse
Non resta che la Patagonia, la Patagonia, alla mia immensa tristezza, la Patagonia e un viaggio nei mari del Sud
Sono in viaggio
Sono sempre stato in viaggio
Sono in viaggio con la piccola Jeanne de France
Il treno fa un salto mortale e ricade sulle ruote
Il treno ricade sulle sue ruote
Il treno ricade sempre su tutte le ruote
«Dimmi, Blaise, siamo molto lontani da Montmartre? »
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