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5 - Siamo lontani, Jeanne

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Messaggio Da Rom Dom 14 Lug 2013, 16:15

... Siamo lontani, Jeanne, sei in treno da sette giorni
Sei lontana da Montmartre, dalla Collina che ti ha nutrita, dal Sacro Cuore dove ti sei rannicchiata
Parigi è scomparsa nella sua vampa immensa
Non restano altro che ceneri a non finire
La pioggia che cade
La torba che si gonfia
La Siberia che gira
La greve coltre di neve che sale.
E il sonaglio della follia che tintinna come un estremo desiderio nell'aria illividita
Il treno palpita nel cuore degli orizzonti plumbei
E la tua pena sogghigna...

«Dimmi, Blaise, siamo molto lontani da Montmartre?»

Le inquietudini
Dimenticale
Tutte le stazioni screpolate oblique sui binari
I fili del telegrafo ai quali stanno sospese
I pali che fanno smorfie gesticolano e le strozzano
Il mondo si stira si allunga e si ritira come una fisarmonica tormentata da una sadica mano
Negli squarci del cielo, le locomotive infuriate
Fuggono via
E nei buchi
Le ruote vertiginose le bocche le voci
E i cani del malaugurio che ci abbaiano alle calcagna
Sono scatenati i demoni
Ferraglie
Tutto è un accordo stonato
« Il brun-run-run » delle ruote
Urti
Sussulti
Siamo un temporale nel cranio di un sordo...
«Dimmi, Blaise, siamo molto lontani da Montmartre?»
Ma sì, mi dai ai nervi, lo sai pure che siamo lontanissimi
La follia surriscaldata mugola nella locomotiva
La peste il colera si destano come ardenti braci sulla strada ferrata
Scompariamo nella guerra ingoiati in una galleria
La fame, sgualdrina, si aggrappa alle nuvole in corsa
Resta lo sterco delle battaglie, l'atroce lezzo dei mucchi di morti
Ma fa come lei, fa il tuo mestiere...

«Dimmi, Blaise, siamo molto lontani da Montmartre?»

Si, siamo lontani, siamo lontani
Tutti i capri espiatori sono crepati in questo deserto
Senti i campani di questo gregge rognoso Tomsk Celjabinsk Cainsk Obi Taichet Verchne Udinsk Curgan Samara Pensa-Tulun
La morte in Manciuria
E’ il nostro scalo è il nostro ultimo rifugio
Questo viaggio è terribile
Ieri mattina
Ivan Ulic aveva i capelli bianchi
E Colia Nicolai Ivanovic si morde le dita da quindici giorni...
Fa come loro la Morte la Carestia fa il tuo mestiere
Costa cento soldi, sulla transiberiana, costa cento rubli
Mette la febbre ai sedili e rosseggia sotto il tavolo
Il diavolo è al piano
Le sue dita nodose eccitano tutte le donne
La Natura
Le Puttane
Fa il tuo mestiere
Fino ad Harbin...

«Dimmi, Blaise, siamo molto lontani da Montmartre?»

La vuoi finire... e lasciarmi in pace
Hai le anche ossute
Il ventre amaro e sei infetta
Parigi non ha saputo metterti di meglio nel grembo
E un po' d'anima anche... se no non saresti infelice
Ho pietà ho pietà vieni un po' qui sul mio cuore
Le ruote sono mulini a vento del paese di Cuccagna
E i mulini a vento sono stampelle fatte volteggiare da un mendicante
Siamo gli storpi dello spazio
Avanziamo sulle nostre quattro piaghe
Ci hanno tagliato via le ali
Le ali dei sette peccati
E tutti i treni sono zimbelli del diavolo
Un pollaio
Il mondo moderno
La velocità non può fare miracoli
Il mondo moderno
Le lontananze sono veramente troppo lontane
E alla fine del viaggio è terribile essere un uomo con una donna...

«Dimmi, Blaise, siamo molto lontani da Montmartre?»

Ho pietà ho pietà vieni qui ti racconto una storia
Vieni nel mio letto
Vieni sul mio cuore
Ti racconto una storia...
Vieni! Vieni!
Alle isole Figi regna l'eterna primavera
La pigrizia
L'amore fa venir meno le coppie nell'erba alta e sotto i banani va attorno la calda sifilide
Vieni nelle isole perdute del Pacifico!
Portano il nome della Fenice, delle Marchese
Borneo e Giava
E Celebes dalla forma di gatto
Non possiamo andare in Giappone
Vieni nel Messico!
I tulipani fioriscono sugli alti pianori
Le tentacolari liane sono la chioma del sole
Fanno pensare alla tavolozza e ai pennelli di un pit¬tore
Colori che stordiscono come gong,
Rousseau c'è stato
Ne è rimasto abbagliato
È il paese degli uccelli
L'uccello del paradiso, l'uccello lira
Il tucano, l'uccello che ride
E il colibrì fa il nido nel calice degli gigli neri
Vieni!
Ci ameremo fra le rovine maestose di un tempio azteco
Sarai il mio idolo
Un idolo variopinto infantile un po' brutto e strana¬mente bizzarro
Vieni!
Se vuoi andremo in aereo e sorvoleremo il paese dei mille laghi
Le notti vi sono incredibilmente lunghe
L'antenato preistorico avrà paura del mio motore
Atterrerò
E costruirò un hangar per il mio aereo con ossa fossili di mammut
Il fuoco primitivo riscalderà il nostro povero amore
Samovar
E ci ameremo come due buoni borghesi vicino al polo
Vieni!

Jeanne Jeannette Ninette nini ninon nichon .
Mimi mamour ma poupoule mon Pérou
Dodo dondon
Carotte ma crotte
Chouchou p'tit-coeur
Cocotte
Chérie p'tite chèvre
Mon p'tit-péché mignon
Concon
Coucou
Elle dort.

Dorme
E di tutte le ore del mondo non ne ha avuto nemmeno una
Tutti i volti intravisti nelle stazioni
Tutti gli orologi
L'ora di Parigi l'ora di Berlino l'ora di Pietroburgo e l'ora di tutte le stazioni
E a Ufa, il viso insanguinato dell'artigliere
E il quadrante stupidamente luminoso di Grodno
E il continuo anticipo del treno sull'ora
Ogni mattina bisogna regolare l'orologio
Il treno va avanti e il sole sta indietro
Non vi è scampo, sento le campane sonanti
Il campanone di Notre-Dame
La campana stridula del Louvre che diede il segnale della notte di San Bartolomeo
I carillon arrugginiti di Bruges la Morta
I campanelli elettrici della biblioteca di New York
Le campane di Venezia
E le campane di Mosca, l'orologio della Porta Rossa che mi dava il conto delle ore quando ero in ufficio
E i miei ricordi
Il treno ha rumore di tuono sulle piattaforme girevoli
Il treno corre
Un grammofono stride una marcia tzigana
E il mondo, come l'orologio del ghetto. di Praga, gira inesorabilmente a rovescio.
Sfoglia la rosa dei venti
Ecco il suono confuso degli uragani scatenati
Corrono in un turbine i treni sull'intrico dei binari
Giocattoli del diavolo
Vi sono treni che non s'incontrano mai
Altri si smarriscono per strada
I capostazione giocano a scacchi
Tric-trac
Bigliardo
Carambole
Parabole
La strada ferrata è una nuova geometria
Siracusa
Archimede
E i soldati che lo sgozzarono
E le galere
E le navi
E gli ordigni prodigiosi di sua invenzione
E tutti i massacri .
La storia antica
La storia moderna
I vortici
I naufragi
Anche quello del Titanic che ho letto sul giornale
Altrettante associazioni di immagini che non riesco a sviluppare nei versi
Poiché sono ancora un pessimo poeta
Poiché trabocca in me l'universo
Poiché non ho pensato ad assicurarmi sugli infortuni ferroviari
Poiché non so andare fino in fondo
E ho paura.
Ho paura
Non so andare fino in fondo

Come il mio amico Chagall potrei fare una serie di quadri dementi
Ma non ho preso appunti in viaggio
« Scusate la mia ignoranza
« Scusate se non conosco il gioco antico dei versi»
Come dice Guglielmo Apollinaire
Tutto quanto riguarda la guerra lo si può leggere nelle «Memorie» di Kuropatkin
O nei giornali giapponesi che sono anche crudamente illustrati
Perché dovrei documentarmi
Mi abbandono
Ai sussulti della memoria...
A partire da Ircutsk il viaggio divenne troppo lento
Assai troppo lento
Eravamo nel primo treno che correva attorno alle rive del Baical
La locomotiva era imbandierata e ornata di lampioni
E avevamo lasciato la stazione sotto le note tristi dell’inno allo Zar.
Se fossi pittore metterei molto rosso, molto giallo sulla fine di questo viaggio
Poiché sono persuaso che fossimo tutti un po' matti
E che un immenso delirio insanguinasse le facce disfatte dei miei compagni di viaggio
Man mano che ci avvicinavamo alla Mongolia
Che crepitava come un incendio.
Il treno aveva rallentato la sua corsa
E percepivo nel cigolio incessante delle ruote
I folli accenti e i singhiozzi
Di una liturgia eterna.
Ho visto
Ho visto i treni silenziosi i neri treni che tornavano dall'Estremo Oriente passando come fantasmi
E il mio occhio, come il fanale di coda, è ancora in corsa dietro quei treni
A Taiga 100.000 feriti agonizzavano per mancanza di assistenza
Ho visitato gli ospedali di Crasnoiarsk
E a Hilok abbiamo incrociato una lunga tradotta di soldati impazziti
Nei lazzaretti ho visto piaghe troppo vaste, ferite che sanguinavano a fiotti
E le membra amputate danzavano attorno o prendevano il volo nell'aria velata
L'incendio era su tutte le facce in tutti i cuori
Dita idiote picchiettavano su tutti i vetri
E sotto la pressione della paura gli sguardi scoppiavano come ascessi
In tutte le stazioni si bruciavano tutti i vagoni

E ho visto
Ho visto treni di 60 locomotive fuggire a tutto vapore inseguite dagli orizzonti in calore e stormi di corvi alzarsi a un disperato inseguimento
Scomparire
In direzione di Port Arthur.
A Cita si ebbe qualche giorno di respiro
Sosta di cinque giorni causa l'ingombro della strada ferrata
Li passammo in casa del signor Iankelevic che voleva farmi sposare l'unica figlia
Poi il treno ripartì.
Ora ero io al piano e col mal di denti
Rivedo senza difficoltà questo interno così tranquillo la bottega del padre e gli occhi della ragazza che di sera veniva a letto con me
Mussorgski
E i lieder di Hugo Wolf
E le sabbie del Gobi
E a Hailar una carovana di cammelli bianchi
Sono sicuro di essere stato ubriaco per più di 500 chilometri
Ma ero al piano e non ho visto altro
Quando si viaggia si dovrebbero chiudere gli occhi
Dormire
Avrei tanto voluto dormire
Riconosco tutti i luoghi ad occhi chiusi dal loro odore
E riconosco tutti i treni dal rumore che fanno
I treni d'Europa sono a quattro tempi mentre quelli d'Asia sono a cinque o a sette tempi
Altri vanno in sordina sono ninne nanne
E ve ne sono che nel rumore monotono delle ruote mi ricordano la prosa greve di Maeterlinck
Ho decifrato tutti i testi confusi delle ruote e ho messo insieme gli sparsi elementi di una bellezza violenta
Che posseggo
E che mi fa violenza.
Tsitsicar e Harbin
Non vado più in là
È l'ultima stazione

Sbarcai ad Harbin proprio quando avevano appiccato il fuoco agli uffici della Croce Rossa.
o Parigi
Gran focolare cordiale coi tizzoni incrociati delle tue strade e le tue vecchie case chinate sopra a riscaldarsi
Come nonne
Ed ecco dei manifesti, rosso verde multicolori come il mio breve passato giallo
Giallo il fiero colore dei romanzi francesi all'estero.
Mi piace farmi sfiorare dagli autobus in corsa nelle grandi città
Quelli della linea Saint-Germain-Montmartre mi trasportano all'assalto della Collina
I motori mugghiano come i vitelli d'oro
Le vacche del crepuscolo brucano il Sacro Cuore
O Parigi
Stazione centrale scalo delle volontà crocevia delle inquietudini
Soltanto i negozianti di vernici hanno ancora un po' di luce alla porta
La Compagnia Internazionale dei Vagoni Letto e dei Grandi Espressi Europei mi ha inviato il suo opuscolo
È la più bella chiesa del mondo
Ho amici che mi circondano come paracarri
Quando parto hanno paura che non torni più
Tutte le donne che ho incontrato si levano agli orizzonti
Coi miseri gesti e gli sguardi tristi dei semafori sotto la pioggia .
Bella, Agnès, Catherine e la madre di mio figlio in Italia
E quella, la madre del mio amore in America
Vi sono urla di sirena che mi strappano l'anima
Laggiù in Manciuria un ventre sussulta ancora come in un parto

Vorrei
Vorrei non avere fatto mai i miei viaggi
Stasera mi tormenta un grande amore
E mio malgrado penso alla piccola Jeanne de France
È in una sera di tristezza che ho scritto questa poesia
In suo onore
Jeanne
La piccola prostituta
Sono triste sono triste
Andrò al « Lapin agile» a ricordarmi della giovinezza perduta .
E a bere poi rincaserò solo

Parigi
Città della Torre unica della gran Forca e della Ruota


Blaise Cendrars
Parigi, 1913
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