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La prossima bolla finanziaria

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Messaggio Da Ospite Mar 11 Giu 2013, 08:59

Riporto un articolo che mi sembra interessante e condivisibile - anche come sintetica lettura dei fenomeni finanziari nei recenti lustri - circa la situazione economica del Paese e le sue prospettive.
La prossima bolla finanziaria
Andrea Baranes


Sette trimestri consecutivi di recessione. Un record. Famiglie e imprese strangolate dalla crisi. La disoccupazione ai massimi dal 1977. Ma la Borsa in un anno segna un + 35%. Uno scollamento sempre più marcato tra finanza ed economia. L’Italia è nel mezzo di una bolla finanziaria?

Tra giugno 2012 e maggio 2013, il Mib, il principale indice della Borsa italiana, guadagna oltre il 35%. Davvero niente male per un Paese che sta entrando nel settimo trimestre consecutivo di calo del Pil. Consumi e produzione industriale crollano, viviamo una stagione di instabilità politica e di sfiducia sociale, la disoccupazione è ai massimi storici. Ma la finanza vola. 35% in un anno, un dato che dovrebbe corrispondere a un vero e proprio boom economico e a una sfavillante fiducia nel futuro. Cosa sta succedendo, esattamente?

Andiamo indietro di qualche anno, negli Usa. La bolla dei titoli tecnologici esplode a cavallo del nuovo millennio. Negli anni precedenti i mercati erano in preda a un’euforia sfrenata, chiunque investisse in una società informatica vedeva il proprio capitale crescere a dismisura. Il valore di Borsa cresceva al di là di qualsiasi fondamentale economico. L’aumento della domanda dei titoli ne faceva salire il prezzo, e l’aumento del prezzo causava un ulteriore aumento della domanda. La classica bolla finanziaria che si auto-alimenta. Finché un evento in sé limitato non porta qualcuno a vendere, scatenando l’effetto valanga: le vendite fanno scendere il prezzo, il che porta altri investitori a disfarsi dei titoli, in breve si scatena il panico.

Facciamo un altro salto all’indietro, di quasi quattro secoli. Nel XVII secolo i tulipani sono la nuova moda nelle corti europee. Alla crescita della domanda di bulbi alcuni mercanti iniziano a comprarli non per coltivare tulipani, ma sperando che il prezzo continui a salire. Più i prezzi salgono, più persone vengono attratte da questa speculazione e il fenomeno si auto-amplifica. Nel 1635 un bulbo viene venduto a 5.000 fiorini, mentre un maiale ne costava 30 e una tonnellata di burro 10. Fino all’inevitabile scoppio della bolla e alla successiva crisi.

Due situazioni per molti versi simili. Cambia però la reazione delle istituzioni. Nel XVII secolo, i giudici si rifiutano di riconoscere i debiti nati dalla bolla dei tulipani, equiparandoli a gioco d’azzardo. Nel 2001, quando scoppia la bolla tecnologica, la banca centrale statunitense taglia i tassi, per fare ripartire il sistema immettendo più denaro in circolazione. Sto giocando al casinò, finché vinco mi tengo il bottino, quando perdo mi danno la possibilità di acquistare nuove fiches a un prezzo scontato, per continuare a giocare come e peggio di prima. Un gigantesco azzardo morale.

Una montagna di “soldi facili” che segna l’avvio di una nuova bolla, questa volta nel settore immobiliare. Com’è andata a finire è ormai noto: nel 2007 i mutui subprime, il fallimento della Lehman Brothers e la peggiore crisi degli ultimi decenni. Come se ne è usciti? Semplice, inondando nuovamente i mercati di soldi. Indebitando gli Stati per migliaia di miliardi per foraggiare il sistema finanziario responsabile della crisi e portando i tassi ai minimi storici.

Non che in una situazione di crisi sia sbagliata l’idea in sé di iniettare denaro pubblico per fare ripartire l’economia, la politica opposta è la sciagurata austerità che stiamo vivendo in Europa. Ma l’ibrido di liquidità illimitata per la finanza e austerità per gli Stati e i cittadini è surreale. I piani di salvataggio arrivano senza condizioni. Un assegno in bianco dal pubblico al settore finanziario, e si riparte. Con una bolla del petrolio, poi dell’oro. A cavallo del 2008 il prezzo del grano e del mais raddoppia sui mercati internazionali, senza che ci sia alcun motivo “reale”, una siccità, una grandinata, l’invasione delle cavallette, che possa minimamente giustificarne l’andamento.

Tutto questo mentre l’austerità e i tagli alla spesa pubblica significano meno risorse nel sistema economico e recessione. In questa situazione, “naturalmente” i capitali si indirizzano verso la speculazione e si allontanano dalle attività produttive, amplificando la bolla finanziaria da una parte e la stessa recessione dall’altra.

Il sistema bancario contribuisce in maniera determinante. In Italia, con i tassi di riferimento così bassi e un costo della raccolta del denaro che rimane alto, è difficile guadagnare su prestiti e mutui. Le difficoltà di famiglie e imprese nel restituire i prestiti portano inoltre all’aumento delle sofferenze bancarie e dei crediti deteriorati. Per fare quadrare il bilancio, si investe massicciamente in titoli finanziari. L’attività bancaria si sposta dai prestiti agli investimenti di portafoglio. Ulteriori risorse sottratte all’economia e immesse nella finanza.

Somme stratosferiche circolano tra i mercati di tutto il mondo, ma in Italia è praticamente impossibile ottenere un mutuo sulla casa e le imprese non hanno accesso al credito. Un sistema incredibilmente inefficiente, in quanto necessità di enormi risorse per portare a termine il proprio compito, e altrettante inefficace, in quanto non riesce nemmeno a realizzare tale compito in maniera accettabile. Questa finanza non è più uno strumento al servizio dell’economia. È un fardello insostenibile, un gigantesco bidone aspiratutto sopra le nostre teste. È questa la posta in gioco quando parliamo di chiudere il casinò finanziario, limitare l’uso dei derivati, contrastare i paradisi fiscali, introdurre dei controlli sui movimenti di capitali, tassare le transazioni finanziarie. Sottoporre la finanza a una rigida cura dimagrante.

Il problema non è che non ci sono i soldi, come ci ripetono quotidianamente. Il problema è che ce ne sono troppi. Ma sono tutti dalla parte sbagliata. Il Mib segna un +35%. Il Pil è in calo da sette trimestri consecutivi. Uno scollamento sempre più profondo tra finanza ed economia. Una classica bolla. E prima o poi le bolle scoppiano, causando disastri economici e sociali. Se non cambiamo dalle fondamenta l’attuale sistema, il dubbio non è “se” ma “quando” scoppierà. Dopo di che, anche sull’ipotizzare chi verrà riempito di soldi e liquidità perché è “too big to fail”, e chi al contrario rimarrà con il cerino in mano a pagare un conto fatto di sacrifici, disoccupazione, precarietà e piani di austerità, i dubbi sono abbastanza pochi.
fonte: http://www.sbilanciamoci.org/2013/06/la-prossima-bolla-finanziaria/

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La prossima bolla finanziaria Empty Le banche tornano a fabbricare titoli «tossici» di Morya Longo 06 giugno 2013

Messaggio Da BiGi Sab 06 Lug 2013, 08:45

Postiamo nuovamente, poichè fu rimosso per problemi tecnici, un interessante articolo del Sole 24 Ore, originariamente inserito da Condor, che ringraziamo e col quale ci scusiamo per l'inconveniente.

Le grandi banche d'affari americane sono tornate a fabbricare «Cdo»: quelle obbligazioni "salsiccia" che nel 2007 per prime si meritarono l'appellativo di «titoli tossici». Gli investitori che si indebitano per comprare azioni a Wall Street sono aggressivi come nel 2007. I fondi di private equity mondiali sono tornati a strapagare le aziende per comprarle. I mercati finanziari – secondo i calcoli del Sole 24 Ore – valgono oggi circa 740mila miliardi di dollari: circa 20mila miliardi in più rispetto ai picchi del 2007. Dieci volte più del Pil mondiale. Insomma: la finanza speculativa, gigantesca, prorompente è tornata. Anzi, non se n'è mai andata. Quel mostro che nel 2007 si mangiò l'economia reale ruggisce ancora. Il problema è che oggi, se scoppiasse una crisi sistemica, gli Stati non avrebbero più molte munizioni per combatterla: sono pieni di debiti.
Finanza ruggente
Sono i numeri a parlare. I derivati, quegli strumenti che il finanziere Warren Buffett definì «armi di distruzione di massa», sono oggi molti più di quelli che nel 2007 furono considerati con-cause della crisi: oggi – calcola la Bri – ammontano a 633mila miliardi di euro (valore nozionale), contro i 596mila miliardi del 2007. Anche le cartolarizzazioni, che per anni sono state criminalizzate, sono oggi più voluminose rispetto agli anni "ruggenti": in Europa il loro volume – secondo i dati Afme – è cresciuto di quasi 500 miliardi di euro, come negli Usa. È vero che una grande parte di questi volumi è costituito da auto-cartolarizzazioni (cioè non vendute sul mercato), ma la crescita resta elevata. Anche le Borse sono quasi tornate, a livello globale, sui massimi del 2007.
Ma quello che più preoccupa sono i comportamenti. Non i numeri. Ieri il Wall Street Journal ha scritto che JP Morgan e Morgan Stanley stanno tornando ad assemblare i Cdo sintetici (Collateralized debt obligations). Si tratta di quelle obbligazioni costruite impacchettando titoli di varia natura (mutui, bond aziendali, titoli vari), che nel 2007 sparpagliarono i rischi americani in giro per il mondo. Decine di Enti locali europei andarono vicini al fallimento per colpa dei Cdo. Persino un convento di frati italiano finì gambe all'aria per i Cdo. Ebbene: stanno tornando. Per un motivo desolante: siccome sono ad alto rischio e offrono buoni rendimenti, gli investitori sono tornati a chiederli. E le banche d'affari stanno pensando di riaprire le fabbriche.
Non solo. I fondi di private equity – secondo i dati calcolati da Advanced Capital per il Sole 24 Ore – sono tornati a strapagere le aziende che acquistano. In Europa per rilevarle sborsavano nel 2007 mediamente un prezzo pari a 9,7 volte il margine operativo lordo. Troppo, si diceva allora. Una bolla. Ebbene: oggi il prezzo medio delle acquisizioni in Europa è 9,5 volte il mol. Praticamente identico. Si è un po' ridotto il livello di debito di queste operazioni, ma per il resto tutto è uguale. «La possibilità di ottenere credito per realizzare acquisizioni, i tassi molto bassi e le condizioni generali sono tornate simili a quelle del 2007», spiega Gregg Lemkau, co-responsabile M&A di Goldman Sachs. Eppure nel 2007 tutti giuravano che tale esuberanza non sarebbe mai tornata.
Per non parlare degli investitori che si indebitano per comprare azioni a Wall Street: sono tanti quanti nel 2007. Tutto sembra come nel 2007. Quelli che sembravano errori, oggi sono tornati "virtù". Quelli che erano «titoli tossici», oggi sono «titoli con rendimenti appetibili».
Rischio sistemico o no?
Ma qualche differenza rispetto al 2007 c'è. Ben più ridimensionato, rispetto al 2007, è il settore bancario. Bersagliate da normative sempre più stringenti, le banche oggi sono ben più "sobrie": così "sobrie" che in Europa non riescono più a erogare crediti. La leva finanziaria (indicatore che mostra la loro rischiosità) è dimezzata in America e ridotta notevolmente in Europa. Il problema è che mentre dimagriscono le banche, imbrigliate dalle nuove regole, si ingrassa il sistema finanziario non-bancario. In gran parte esente da regole. O soggetto a norme ancora troppo lasche.
È il cosiddetto «shadow banking»: tutto quel marasma composto da titoli quotati fuori-Borsa, da fondi speculativi, da veicoli strutturati e da tutti i soggetti non bancari che operano sui mercati. Un mondo che nel 2007 – secondo il Financial Stability Board – valeva 62mila miliardi di dollari e che oggi (a fine 2011 in realtà) vale 67mila miliardi. «Se un giorno dovesse scoppiare una nuova crisi – osserva Patrick Artus, global chief economist di Natixis – difficilmente nascerà dal settore bancario. A preoccupare è invece la finanza non bancaria». Quel mondo opaco che l'Unione europea e gli Usa ora vogliono regolamentare maggiormente. Forse con un "pizzico" di ritardo...
Se tutto questo possa portare a crisi sistemiche, come quelle vissute nel 2007, nessuno può saperlo. Tanti pensano di no. Quello che sappiamo, però, è che se qualcosa accadesse, gli Stati non avrebbero più molte munizioni per combattere gli effetti che potrebbero prodursi sull'economia reale. I debiti pubblici ammontavano infatti nel mondo a 28.974 miliardi di dollari nel 2007, e oggi sono arrivati a 50.731 miliardi. Insomma: le cartucce sono state tutte sparate. E anche le banche centrali, che non sanno più cosa inventare, ne hanno sparate tante. Restano solo cornetti e amuleti.
m.longo@ilsole24ore.com

da: http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2013-06-06/banche-tornano-fabbricare-titoli-064335.shtml?uuid=AbAILZ2H
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Messaggio Da Condor Sab 06 Lug 2013, 22:01

BiGi ha scritto:Postiamo nuovamente, poichè fu rimosso per problemi tecnici, un interessante articolo del Sole 24 Ore, originariamente inserito da Condor, che ringraziamo e col quale ci scusiamo per l'inconveniente.



da: http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2013-06-06/banche-tornano-fabbricare-titoli-064335.shtml?uuid=AbAILZ2H

Problemi tecnici? Certo che 'sti tecnici sono proprio dei gran discolacci. 
Grazie a Voi! Però mi raccomando, non scivoliamo più sulle bucce di banane da indurci a formulare excusatio non petita, ... La prossima bolla finanziaria 780668378
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Messaggio Da Ospite Dom 07 Lug 2013, 06:59

Ringrazio Condor per aver segnalato l'articolo del Sole che ben si integra, confermandolo, con quello da me postato ed anzi gli fa da "cappello" in quanto esamina la situazione a livello internazionale.

Inoltre la sostanziale coincidenza di analisi, considerata la diversa area culturale da cui provengono i due scritti, testimonia che essi non sono "di parte" ma riflettono, purtroppo, la realtà della situazione e la sua drammaticità.

Per usare, infatti, le parole del Sole, "la finanza speculativa, gigantesca, prorompente è tornata. Anzi, non se n'è mai andata. Quel mostro che nel 2007 si mangiò l'economia reale ruggisce ancora. Il problema è che oggi, se scoppiasse una crisi sistemica, gli Stati non avrebbero più molte munizioni per combatterla: sono pieni di debiti." Ed infatti, conclude sconsolatamente l'articolista "Restano solo cornetti e amuleti."

In realtà qualcosa di più degli scongiuri si potrebbe fare e cioè lo sforzo della Politica di riappropriarsi del proprio ruolo di guida della società, liberandosi della pluridecennale subordinazione all'ideologia e alla pratica del liberismo, primo responsabile della situazione.

Viceversa non si vede ancora altro che tentativi di mettere rimedio alle ferite che si aprono, non accorgendosi che spesso la cura ne provoca di altre ben più gravi, come nel caso della austerità predicata e praticata nel vecchio continente (vecchio qui non solo per la sua storia, ma per i suddetti rimedi che riesce a partorire). O in ogni caso, anche dove la crisi viene affrontata in termini keynesiani, senza tentare di rimuoverne le cause. Infatti, come rileva l'articolo del Sole, la finanza speculativa non se ne è mai andata.

Occorrerebbe quindi, come dicevo, uno scatto di reni della politica, che dovrebbe riprendere a "volare alto" e mettersi in grado di immaginare prima e cominciare a costruire poi un altro mondo possibile.
Purtroppo - al di là di qualche studio critico quali quelli sopra riportati - come si dice volgarmente non se ne sente neanche la puzza.

A livello italico poi, la situazione è desolante, col maggior partito che vorrebbe essere progressista che si avvia al suo congresso discutendo se sia più telegenico il discolo sindaco fiorentino o il biondo Cuperlo e quello che dovrebbe essere il partito conservatore preso a dilaniarsi per decidere se alla vice presidenza della Camera si debba mettere un pitone, una colomba o altro esemplare faunistico.

Ed anche noi qui sul forum - terminiamo con un'autocritica, che non fa mai male - non riusciamo il più delle volte ad andare oltre uno sterile battibecco.
Poco possiamo fare per mutare i comportamenti dei partiti nostrani e ancor meno quelli a livello globale, ma per quanto ci riguarda uno sforzo per discorsi più approfonditi potremmo farlo.

Ci vogliamo provare?

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Messaggio Da Condor Dom 07 Lug 2013, 17:12

Bessarione13 ha scritto:Ringrazio Condor per aver segnalato l'articolo del Sole che ben si integra, confermandolo, con quello da me postato ed anzi gli fa da "cappello" in quanto esamina la situazione a livello internazionale.

Inoltre la sostanziale coincidenza di analisi, considerata la diversa area culturale da cui provengono i due scritti, testimonia che essi non sono "di parte" ma riflettono, purtroppo, la realtà della situazione e la sua drammaticità.

Per usare, infatti, le parole del Sole, "la finanza speculativa, gigantesca, prorompente è tornata. Anzi, non se n'è mai andata. Quel mostro che nel 2007 si mangiò l'economia reale ruggisce ancora. Il problema è che oggi, se scoppiasse una crisi sistemica, gli Stati non avrebbero più molte munizioni per combatterla: sono pieni di debiti." Ed infatti, conclude sconsolatamente l'articolista "Restano solo cornetti e amuleti."

In realtà qualcosa di più degli scongiuri si potrebbe fare e cioè lo sforzo della Politica di riappropriarsi del proprio ruolo di guida della società, liberandosi della pluridecennale subordinazione all'ideologia e alla pratica del liberismo, primo responsabile della situazione.

Viceversa non si vede ancora altro che tentativi di mettere rimedio alle ferite che si aprono, non accorgendosi che spesso la cura ne provoca di altre ben più gravi, come nel caso della austerità predicata e praticata nel vecchio continente (vecchio qui non solo per la sua storia, ma per i suddetti rimedi che riesce a partorire). O in ogni caso, anche dove la crisi viene affrontata in termini keynesiani, senza tentare di rimuoverne le cause. Infatti, come rileva l'articolo del Sole, la finanza speculativa non se ne è mai andata.

Occorrerebbe quindi, come dicevo, uno scatto di reni della politica, che dovrebbe riprendere a "volare alto" e mettersi in grado di immaginare prima e cominciare a costruire poi un altro mondo possibile.
Purtroppo - al di là di qualche studio critico quali quelli sopra riportati - come si dice volgarmente non se ne sente neanche la puzza.

A livello italico poi, la situazione è desolante, col maggior partito che vorrebbe essere progressista che si avvia al suo congresso discutendo se sia più telegenico il discolo sindaco fiorentino o il biondo Cuperlo e quello che dovrebbe essere il partito conservatore preso a dilaniarsi per decidere se alla vice presidenza della Camera si debba mettere un pitone, una colomba o altro esemplare faunistico.

Ed anche noi qui sul forum - terminiamo con un'autocritica, che non fa mai male - non riusciamo il più delle volte ad andare oltre uno sterile battibecco.
Poco possiamo fare per mutare i comportamenti dei partiti nostrani e ancor meno quelli a livello globale, ma per quanto ci riguarda uno sforzo per discorsi più approfonditi potremmo farlo.

Ci vogliamo provare?
Amico Bessarione,
è con tale esternazione d'affetto – immagino da te gradita - che introduco il mio riscontro al tuo intervento in quote.
Percepisco un sentimento di sconforto, tra le righe conclusive del tuo scritto, sconforto scaturito da matura ed insolita umana autocritica, e questo ti fa sicuramente onore.
Tornando al motivo degli interventi che hanno accomunato le nostre preoccupate vedute sulle sorti della specie umana, ti confesso che io sono pessimista per natura, e penso che talvolta un razionale pizzico di pessimismo conduca l'individuo a non essere travolto dal turbine dell'euforia; insomma, si rimane ben zavorrati a terra, riuscendo meglio a guardarsi intorno con l'intento di analizzare l'evoluzione degli eventi circostanti.
Io penso che l'Europa, dopo il 2007, si sia mossa eccome per contrastare la malattia di certi personaggi della finanza mondiale - che non è malattia da liberismo - e ti dico, dall'alto del mio pessimismo, che l'Europa si è mossa anche bene.
Gli accordi Basilea2 e Basilea3, hanno in un certo senso imbrigliato i facili entusiasmi dei finanzieri “d'assalto” europei; essi non possono più, grazie alla complicità delle banche, operare con allegria, come si è fatto in passato. Il tetto di riserva bancaria imposto dagli accordi di Basilea agli istituti di credito, vanno in tale direzione. Ma non solo; non dimentichiamo che molte banche, almeno quelle dei paesi un po' più aperti agli stimoli dell'euforia speculativa, non hanno sufficiente liquidità a disposizione, avendo acquistato parte del debito sovrano dei propri stati.
Cosa si fa in questi casi: si opera con transazioni sullo scoperto? No, non credo, la scottatura del debito non è stata ancora assorbita dagli europei, la polveriera non è ancora esplosa del tutto, meglio non rischiare con l'Europa.
C'è il neo delle ipervalutazioni nelle acquisizioni di aziende europee, certo; e questo sicuramente produce l'allarme del risveglio di una crisi peggiore di quella che ci vede ancora coinvolti.
A mio avviso quelle acquisizioni sono lo specchietto per le allodole per altri mercati da colpire, l'Europa il suo prezzo l'ha già pagato.
E' in Asia che c'è euforia di fare business; un'euforia che annebbia la ragione per nulla supportata dall'esperienza. Asia che non è Malesia e Giappone, i loro mercati, in passato, hanno già pagato il prezzo dell'inesperienza finanziaria. Ora tocca al colosso che si accinge al sorpasso, a danno dell'economia americana.
Forse mi sbaglio, ma non al punto da non conoscere come si operi in certi ambienti americani, dove le analisi dei sistemi macroeconomici vengono concepite su base di pura e fredda razionalità. Metodi inimmaginabili per noi popolo che guarda sempre e solamente a soluzioni di elaborata retorica, più che a soluzioni su fondato e razionale pragmatismo dei concetti.
“Ed anche noi qui sul forum - terminiamo con un'autocritica, che non fa mai male - non riusciamo il più delle volte ad andare oltre uno sterile battibecco.
Poco possiamo fare per mutare i comportamenti dei partiti nostrani e ancor meno quelli a livello globale, ma per quanto ci riguarda uno sforzo per discorsi più approfonditi potremmo farlo.”



Sapessi come condivido quel tuo pensiero evidenziato in colore, amico Bessarione. Ma su questo è bene che tu sappia che non sono pessimista, se lo fossi stato, non sarei in questo spazio a discutere con te, oggi.



P.S.: Dimenticavo! Scusami del mio poco forbito italiano, in sei mesi di corso accelerato d'italiano, non si può apprendere ciò che gli alunni italiani impiegano decenni di studio.

 
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Messaggio Da Ospite Dom 07 Lug 2013, 18:09

Si, per quanto riguarda le banche la situazione è migliore rispetto al 2007 e lo accenna anche l'articolo da te segnalato.
Resta però il quadro molto pericoloso, con la speculazione finanziaria più forte di allora e con il rischio di una nuova crisi nei confronti della quale ci sarebbero ben pochi mezzi di reazione

Il mio pessimismo, o meglio, lo sconforto è più che altro nei confronti dell'incapacità - quando non del rifiuto - della politica di tentare almeno di conquistare un suo autonomo ruolo progettuale circa il futuro del mondo.

Per quanto riguarda questo forum non sono pessimista: se lo fossi non avrei aperto quest'area in cui, appunto, si vorrebbe ragionare di politica e non far tifoseria.
Speriamo di farcela.


P.S. il tuo italiano va benissimo ed è meglio di quello che usano molti nati cresciuti e magari anche laureati in Italia. La prossima bolla finanziaria 292285641

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Messaggio Da Condor Sab 13 Lug 2013, 23:33

Da un'altra parte del forum, mi accorgo che si prende come Verbo un intervento di un certo Borzatta. Qui il testo
Quell'intervento l'ho letto anch'io, e devo dire che l'autore dello scritto - visibilmente filo-cinese- dimostra di conoscere davvero poco le dinamiche strategiche americane in economia.
L'incontro di Obama e Xi-Jinping, a mio avviso - che conosco gli americani un po' meglio di Borzatta, considerato le sciocchezze che scrive in merito - è servito agli americani per individuare il momento migliore per agire e piegare il colosso asiatico; chi pensa diversamente si illude.
Vivere di sogni fa anche bene, l'importante è non esagerare, come in tutte le cose.


Io e Bessarione qualche giorno fa – in date meno sospette, visto l'articolo di oggi su "il sole 24 Ore" - abbiamo postato degli interventi sul pericolo di una prossima bolla finanziaria per i mercati mondiali.
In un mio successivo intervento – in qualche post precedente al presente - ho riportato la mia impressione sulla direzione verso cui sarebbe indirizzata la prossima mega-bolla speculativa, e la prova, almeno io, oggi la vedo nel seguente articolo.

____________________________________________________________________________

Cina, al ribasso le stime di crescita

13 Luglio 2013
 
PECHINO. Dal nostro corrispondente
Nella prima settimana di giugno la Cina ha registrato il più alto picco nella fuga di capitali dal 2008, anno della crisi mondiale, ben 834 milioni di dollari in una manciata di ore. Un brutto segnale al quale non si è dato, in apparenza almeno, grande rilievo, seguito com'è stato poi da una stretta nel credito mai registrata prima, finalizzata a sgombrare il campo da critici facili e prestiti erogati dal sistema creditizio parallelo. Il fenomeno dell'outflow rischia di ripetersi irrimediabilmente dopo l'annuncio, ieri, dell'ennesima revisione...

Rita Fatiguso - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/CS16G
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