Lei non può!
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Lei non può!
Quest'uomo tanto vituperato da destra e da sinistra, qualche buona idea l'aveva: Lettera aperta di Fausto Bertinotti al Presidente:
Signor Presidente,
Lei non può. Lei non può congelare d'autorità una delle possibili soluzioni al problema del governo del Paese, quella in atto. come se fosse l'unica possibile, come se fosse prescritta da una volontà superiore o come se fosse oggettivata dalla realtà storica.
Lei non può, perché altrimenti la democrazia verrebbe sospesa. Lei no può trasformare una Sua, e di altri , previsione sui processi economici in un impedimento alla libera dialettica democratica. I processi economici, in democrazia, dovrebbero poter essere influenzati dalla politica, dunque, dovrebbero essere variabili dipendenti, non indipendenti. Lei non può, perché altrimenti la democrazia sarebbe sospesa. Sia che si sostenga che viviamo in regimi pienamente democratici, sia che si sostenga, come fa ormai tanta parte della letteratura politica, che siamo entrati in Europa, in un tempo post-democratico, quello della rivincita delle élites, Lei non può. Nel primo caso, perché l'impedimento sarebbe lesivo di uno dei cardini della democrazia rappresentativa cioè della possibilità, in ogni momento, di dare vita ad un'alternativa di governo, in caso di crisi, anche con il ricorso al voto popolare. Nel secondo caso, che a me pare quello dell'attuale realtà europea, perché rappresenterebbe un potente consolidamento del regime a-democratico in corso di costruzione. C'è nella realtà politico istituzionale del paese una schizofrenia pericolosa: da un lato si cantano le lodi della Costituzione Repubblicana, dall'altro, essa viene divorata ogni giorno dalla costituzione materiale. La prima, come lei mi insegna, innalza il Parlamento ad un ruolo centrale nella nostra democrazia rappresentativa, la seconda assolutizza la governabilità fino a renderlo da essa dipendente. Quando gli chiede di sostenere il governo perché la sua caduta porterebbe a danni irreparabili, Ella contribuisce della costruzione dell'edificio oligarchico promosso da questa costituzione materiale. Nel regime democratico ogni previsione politica è opinabile perché parte essa stessa di un progetto e di un programma che sono necessariamente di parte; lo stesso presunto interesse generale non si sottrae dalla diversità delle sue possibili interpretazioni. Ma, se mi permette, Signor Presidente c'è una ragione assai più grande per cui Lei non può.
La nostra costituzione è, come sappiamo, una costituzione programmatica. Norberto Bobbio diceva che in essa la democrazia è inseparabile dall'eguaglianza come testionia il suo articolo 3. Ma essa, rifiutando un'opzione finalistica nella definizione della società futura, risulta aperta a modelli economico sociali diversi e a quelli dove sarà condotta da quella che Dossetti chiamava la democrazia integrale e Togliatti la democrazia progressiva.
Quando Lei allude ai possibili danni irreparabili per il paese, lo può fare solo perché considera ineluttabili le politiche economiche e sociali imperanti nell'Europa leali, le politiche di austerità. Ha poca importanza, nell'economia di questo ragionamento, la mia radicale avversione a queste politiche che considero concausa del massacro sociale in atto.
Quel che vorrei proporLe è che nella politica e in democrazia si possa manifestare un'altra e diversa idea di società rispetto a quella in atto e che la Costituzione Repubblicana garantisce che essa possa essere praticata e perseguita. Il capitalismo finanziario globale non può essere imposto come naturale, né la messa in discussione del suo paradigma può essere impedito in democrazia, quali che siano i passaggi di crisi e di instabilità a cui essa possa dar luogo. O le rivoluzioni democratiche possono essere possibili solo altrove? No, la carta fondamentale garantisce che, nel rispetto della democrazie e nel rifiuto della violenza, possa essere intrapresa anche da noi. C'è già un vincolo esterno, quello dell'Europa leale, che limita la nostra sovranità, non può esserci anche un vincolo esterno anche alla politica costituita dall'autorità del Presidente della Repubblica. Lei non può, signor Presidente. Mi sono permesso di indirizzarLe questa lettera aperta perché so che la lunga consuetudine e l'affettuoso rispetto che ho sempre nutrito per la Sua persona mi mettono al riparo da qualsiasi malevola intepretazione e la mia attuale lontananza dai luoghi della decisione politica non consentono di pensare ad una qualche strumentalità. È, la mia, soltanto, l'invocazione di un cittadino, anche se ho ragione di ritenere che essa non sia unica.
Mi creda, con tutta cordialità.
Fausto Bertinotti
Signor Presidente,
Lei non può. Lei non può congelare d'autorità una delle possibili soluzioni al problema del governo del Paese, quella in atto. come se fosse l'unica possibile, come se fosse prescritta da una volontà superiore o come se fosse oggettivata dalla realtà storica.
Lei non può, perché altrimenti la democrazia verrebbe sospesa. Lei no può trasformare una Sua, e di altri , previsione sui processi economici in un impedimento alla libera dialettica democratica. I processi economici, in democrazia, dovrebbero poter essere influenzati dalla politica, dunque, dovrebbero essere variabili dipendenti, non indipendenti. Lei non può, perché altrimenti la democrazia sarebbe sospesa. Sia che si sostenga che viviamo in regimi pienamente democratici, sia che si sostenga, come fa ormai tanta parte della letteratura politica, che siamo entrati in Europa, in un tempo post-democratico, quello della rivincita delle élites, Lei non può. Nel primo caso, perché l'impedimento sarebbe lesivo di uno dei cardini della democrazia rappresentativa cioè della possibilità, in ogni momento, di dare vita ad un'alternativa di governo, in caso di crisi, anche con il ricorso al voto popolare. Nel secondo caso, che a me pare quello dell'attuale realtà europea, perché rappresenterebbe un potente consolidamento del regime a-democratico in corso di costruzione. C'è nella realtà politico istituzionale del paese una schizofrenia pericolosa: da un lato si cantano le lodi della Costituzione Repubblicana, dall'altro, essa viene divorata ogni giorno dalla costituzione materiale. La prima, come lei mi insegna, innalza il Parlamento ad un ruolo centrale nella nostra democrazia rappresentativa, la seconda assolutizza la governabilità fino a renderlo da essa dipendente. Quando gli chiede di sostenere il governo perché la sua caduta porterebbe a danni irreparabili, Ella contribuisce della costruzione dell'edificio oligarchico promosso da questa costituzione materiale. Nel regime democratico ogni previsione politica è opinabile perché parte essa stessa di un progetto e di un programma che sono necessariamente di parte; lo stesso presunto interesse generale non si sottrae dalla diversità delle sue possibili interpretazioni. Ma, se mi permette, Signor Presidente c'è una ragione assai più grande per cui Lei non può.
La nostra costituzione è, come sappiamo, una costituzione programmatica. Norberto Bobbio diceva che in essa la democrazia è inseparabile dall'eguaglianza come testionia il suo articolo 3. Ma essa, rifiutando un'opzione finalistica nella definizione della società futura, risulta aperta a modelli economico sociali diversi e a quelli dove sarà condotta da quella che Dossetti chiamava la democrazia integrale e Togliatti la democrazia progressiva.
Quando Lei allude ai possibili danni irreparabili per il paese, lo può fare solo perché considera ineluttabili le politiche economiche e sociali imperanti nell'Europa leali, le politiche di austerità. Ha poca importanza, nell'economia di questo ragionamento, la mia radicale avversione a queste politiche che considero concausa del massacro sociale in atto.
Quel che vorrei proporLe è che nella politica e in democrazia si possa manifestare un'altra e diversa idea di società rispetto a quella in atto e che la Costituzione Repubblicana garantisce che essa possa essere praticata e perseguita. Il capitalismo finanziario globale non può essere imposto come naturale, né la messa in discussione del suo paradigma può essere impedito in democrazia, quali che siano i passaggi di crisi e di instabilità a cui essa possa dar luogo. O le rivoluzioni democratiche possono essere possibili solo altrove? No, la carta fondamentale garantisce che, nel rispetto della democrazie e nel rifiuto della violenza, possa essere intrapresa anche da noi. C'è già un vincolo esterno, quello dell'Europa leale, che limita la nostra sovranità, non può esserci anche un vincolo esterno anche alla politica costituita dall'autorità del Presidente della Repubblica. Lei non può, signor Presidente. Mi sono permesso di indirizzarLe questa lettera aperta perché so che la lunga consuetudine e l'affettuoso rispetto che ho sempre nutrito per la Sua persona mi mettono al riparo da qualsiasi malevola intepretazione e la mia attuale lontananza dai luoghi della decisione politica non consentono di pensare ad una qualche strumentalità. È, la mia, soltanto, l'invocazione di un cittadino, anche se ho ragione di ritenere che essa non sia unica.
Mi creda, con tutta cordialità.
Fausto Bertinotti
Bastiano.B.Bucci- Messaggi : 133
Data d'iscrizione : 10.04.13
Re: Lei non può!
Compagno Bertinotti,
un tempo, tra compagni, ci si dava del tu, ma poi si sa, colpa del liberismo o del potere istituzional-oligarghico ci si imborghesisce e anche i compagni che un tempo camminavano a testa alta tra i lavoratori, oggi si avvalgono di una superflua, quanto appariscente e borghese scorta anche per andare a comprare il quotidiano.
A proposito, compagno Bertinotti: Lei ce l'ha ancora la scorta che la Carta Costituzionale Le ha messo a disposizione, malgrado non occupi più incarichi istituzionali?
Il Presidente Napolitano non può – a Suo “modesto” modo di vedere le cose – ma sicuramente Lei può prendere esempio da un Suo rivale di culto dogmatico. Faccia come Papa Francesco, dimostri coerenza con l'umiltà delle azioni, e solamente dopo, le Sue parole potranno avere la risonanza che meritano, dimostrando equilibrio e saggezza.
Fino ad allora, compagno Bertinotti, io La vedrò sempre come un qualunque ideologo imborghesito dal becero liberismo.
un tempo, tra compagni, ci si dava del tu, ma poi si sa, colpa del liberismo o del potere istituzional-oligarghico ci si imborghesisce e anche i compagni che un tempo camminavano a testa alta tra i lavoratori, oggi si avvalgono di una superflua, quanto appariscente e borghese scorta anche per andare a comprare il quotidiano.
A proposito, compagno Bertinotti: Lei ce l'ha ancora la scorta che la Carta Costituzionale Le ha messo a disposizione, malgrado non occupi più incarichi istituzionali?
Il Presidente Napolitano non può – a Suo “modesto” modo di vedere le cose – ma sicuramente Lei può prendere esempio da un Suo rivale di culto dogmatico. Faccia come Papa Francesco, dimostri coerenza con l'umiltà delle azioni, e solamente dopo, le Sue parole potranno avere la risonanza che meritano, dimostrando equilibrio e saggezza.
Fino ad allora, compagno Bertinotti, io La vedrò sempre come un qualunque ideologo imborghesito dal becero liberismo.
Condor- Messaggi : 132
Data d'iscrizione : 11.04.13
Re: Lei non può!
Onorevole Bertinotti,
Lei non poteva mettere in difficoltà un governo di csx per delle banalissime questioni di principio preparando il terreno al ritorno della reazione.
Ritorno che in tanti stiamo pagando, mentre lei si balocca con la videoscrittura e una congrua pensione.
Non poteva, ma l'ha fatto, per favore ci risparmi queste circonvoluzioni retoriche che già per il solo fatto che raccoglieranno sopratutto gli applausi dei grillotravaglisti fanno venire l'orticaria.
Lei non poteva mettere in difficoltà un governo di csx per delle banalissime questioni di principio preparando il terreno al ritorno della reazione.
Ritorno che in tanti stiamo pagando, mentre lei si balocca con la videoscrittura e una congrua pensione.
Non poteva, ma l'ha fatto, per favore ci risparmi queste circonvoluzioni retoriche che già per il solo fatto che raccoglieranno sopratutto gli applausi dei grillotravaglisti fanno venire l'orticaria.
Shaka_Zulu- Messaggi : 452
Data d'iscrizione : 11.04.13
Età : 68
Re: Lei non può!
Mi dispiace vedere che - in contrasto con la logica, e più modestamente perfino coi principi del nostro elaborato regolamento interno del forum, che chiede di non fare allusioni personali - gli amici Condor e Shaka se la pigliano con la persona di Bertinotti, con la sua biografia o con le sue abitudini quotidiane, invece di ragionare sulla verità o falsità di ciò che ha detto: anche se ammetto che non siamo arrivati a criticare il colore dei suoi calzini.
A quanto detto nella lettera, vorrei aggiungere un dettaglio, che aiuta ad inquadrare il pensiero di Napolitano, quando era ancora lontano diversi anni dal suo primo settennato presidenziale.
A proposito delle crisi sociali ed economiche, in coerenza con la "teoria delle maree" di Prodi, Napolitano affermò che si doveva considerarle alla stregua dei fenomeni naturali, come i terremoti o le alluvioni.
Quindi, appare tutt'altro che arbitario, o malevolente, dire, come fa Bertinotti, che "quando Lei allude ai possibili danni irreparabili per il paese, lo può fare solo perché considera ineluttabili le politiche economiche e sociali imperanti nell'Europa" o che "il capitalismo finanziario globale non può essere imposto come naturale", per citare solo due passaggi della lettera.
A quanto detto nella lettera, vorrei aggiungere un dettaglio, che aiuta ad inquadrare il pensiero di Napolitano, quando era ancora lontano diversi anni dal suo primo settennato presidenziale.
A proposito delle crisi sociali ed economiche, in coerenza con la "teoria delle maree" di Prodi, Napolitano affermò che si doveva considerarle alla stregua dei fenomeni naturali, come i terremoti o le alluvioni.
Quindi, appare tutt'altro che arbitario, o malevolente, dire, come fa Bertinotti, che "quando Lei allude ai possibili danni irreparabili per il paese, lo può fare solo perché considera ineluttabili le politiche economiche e sociali imperanti nell'Europa" o che "il capitalismo finanziario globale non può essere imposto come naturale", per citare solo due passaggi della lettera.
Rom- Messaggi : 996
Data d'iscrizione : 10.04.13
Re: Lei non può!
No, Rom, in contrasto con la logica, il contenuto del mio post, proprio no.Rom ha scritto:Mi dispiace vedere che - in contrasto con la logica, e più modestamente perfino coi principi del nostro elaborato regolamento interno del forum, che chiede di non fare allusioni personali - gli amici Condor e Shaka se la pigliano con la persona di Bertinotti, con la sua biografia o con le sue abitudini quotidiane, invece di ragionare sulla verità o falsità di ciò che ha detto: anche se ammetto che non siamo arrivati a criticare il colore dei suoi calzini.
A quanto detto nella lettera, vorrei aggiungere un dettaglio, che aiuta ad inquadrare il pensiero di Napolitano, quando era ancora lontano diversi anni dal suo primo settennato presidenziale.
A proposito delle crisi sociali ed economiche, in coerenza con la "teoria delle maree" di Prodi, Napolitano affermò che si doveva considerarle alla stregua dei fenomeni naturali, come i terremoti o le alluvioni.
Quindi, appare tutt'altro che arbitario, o malevolente, dire, come fa Bertinotti, che "quando Lei allude ai possibili danni irreparabili per il paese, lo può fare solo perché considera ineluttabili le politiche economiche e sociali imperanti nell'Europa" o che "il capitalismo finanziario globale non può essere imposto come naturale", per citare solo due passaggi della lettera.
Per me il concetto di contrasto con la logica è tutt'altra cosa. E' l'aberrazione del principio di coerenza di un pensiero: politico, religioso, etico.
Bertinotti, in un certo senso, richiama quel principio di coerenza nel modo di come si sono svolti i fatti dopo le recenti elezioni. Lo capisco. Ma occorre anche considerare che è troppo facile blaterare dall'esterno e senza conoscere a fondo tutte le dinamiche politiche in gioco; considerando anche fatti di politica internazionale.
Forse ho esagerato nel porre in risalto l'incoerenza di chi nel recitare: - Ha poca importanza, nell'economia di questo ragionamento, la mia radicale avversione a queste politiche che considero concausa del massacro sociale in atto. - si ritiene estraneo alla concausa del massacro sociale in atto.
Se mi dici che il contenuto del mio post è in contrasto coi principi del regolamento interno del forum, be' in questo caso posso anche darti ragione e mi scuso con gli amministratori e con gli utenti se ciò è accaduto.
Chiedo, pertanto, che il mio scritto venga cestinato qualora si riscontrasse una tale inadempienza.
Condor- Messaggi : 132
Data d'iscrizione : 11.04.13
Re: Lei non può!
Lei non può, perché altrimenti la democrazia sarebbe sospesa. Sia che si sostenga che viviamo in regimi pienamente democratici, sia che si sostenga, come fa ormai tanta parte della letteratura politica, che siamo entrati in Europa, in un tempo post-democratico, quello della rivincita delle élites,
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^ì
peccato che il nostro bertinotti abbia contribuito non poco a questa rivincita delle elites,,,, e a questo massacro sociale.
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^ì
peccato che il nostro bertinotti abbia contribuito non poco a questa rivincita delle elites,,,, e a questo massacro sociale.
cciappas- Messaggi : 239
Data d'iscrizione : 22.04.13
Re: Lei non può!
Rom ha scritto:Mi dispiace vedere che - in contrasto con la logica, e più modestamente perfino coi principi del nostro elaborato regolamento interno del forum, che chiede di non fare allusioni personali - gli amici Condor e Shaka se la pigliano con la persona di Bertinotti, con la sua biografia o con le sue abitudini quotidiane, invece di ragionare sulla verità o falsità di ciò che ha detto: anche se ammetto che non siamo arrivati a criticare il colore dei suoi calzini.
Da qualche anno in qua c'è una corrente di pensiero e di costituzionalisti della domenica, da Di Pietro finoa Grillo e Travaglio, che pretendono di forzare la mano al Presidente della Repubblica cercando di far fare a lui ciò che la politica, i risultati elettorali e i parlamentari non riescono a fare; basta ricordare le varie campagne "non firmi", commenti ed editoriali vari. Escludo, naturalmente, i veri costituzionalisti che almeno qualche solida argomentazione scientifica la portano.
E' una campagna che ormai è arrivata a livelli di delegittimazione indecente tipo le dichiarazioni dopo le varie visite al Quirinale da parte di grossi esponenti grillanti che sono arrivati a dire: lo abbiamo trovato più sveglio di quanto immaginassimo.
Personalmente è un atteggiamento che mi irrita ald là di qualunque questione di merito.
Spiace notare che a questa corrente di pensiero si associ anche Bertinotti con questo intervento che mi sembra fra il tromboneggiante e il retorico.
Dopo averlo visto dare l'occasione alla destra di sferrare gli attacchi finali al csx e averlo visto prestarsi fin troppe volte a fare da marionetta nei vari talk show dove neanche si accorgeva di come lo sfottevano facendo finta di elogiarlo "per la sua coerenza" non ho più nessun interesse a curarmi di cosa dica e pensi, ne penso male e basta.
Shaka_Zulu- Messaggi : 452
Data d'iscrizione : 11.04.13
Età : 68
Re: Lei non può!
Condor ha scritto:
No, Rom, in contrasto con la logica, il contenuto del mio post, proprio no.
...
Se mi dici che il contenuto del mio post è in contrasto coi principi del regolamento interno del forum, be' in questo caso posso anche darti ragione e mi scuso con gli amministratori e con gli utenti se ciò è accaduto.
Devo proprio dirlo?
No, non è esattamente il contenuto del tuo post ciò che è contrario alla logica, come non lo era l'obiezione del Giornale verso il colore (effettivamente orrendo) dei calzini del magistrato.
Contrario alla logica è il fatto che, di fronte a una lettera di critica politica articolata e argomentata, si scelga di delegittimare l'autore, invece di discutere su ciò che questo ha affermato: una critica, per altro, che in tempi come gli attuali, in cui il dibattito pubblico è fatto di battute, concetti smozzicati e insulti, dovrebbe invece essere apprezzata, quand'annche non fosse condivisa.
Quanto, poi, al regolamento del forum, l'ho citato solo come esempio paradossale, per dire che perfino nel nostro piccolo vige il principio che è preferibile discutere del contenuto di un post, invece di spettegolare sul suo autore, denigrandolo o perfino insultandolo.
Quando tu dici che "occorre anche considerare che è troppo facile blaterare dall'esterno e senza conoscere a fondo tutte le dinamiche politiche in gioco; considerando anche fatti di politica internazionale", non tieni conto del fatto che noi per primi "blateriamo dall'esterno" senza conoscere a fondo tutto ciò che è in gioco, così come fanno tutti i cittadini che pure votano, e i costituzionalisti che pure sentenziano e decidono. Ma poi "all'esterno" di che?
Tra l'altro, i meno qualificati saremmo proprio noi, più esterni di tutti. Sicuramente più esterni di quel Bertinotti che nelle istituzioni c'è stato e che ne conserva ancora una cognizione che dobbiamo considerare non superficiale.
Che, poi, Fausto Bertinotti meriti, anche lui, di essere criticato per alcuni suoi atti politici, e per come Rifondazione ha agito nel periodo in cui ancora contava, è fuori di dubbio: io l'ho fatto, a suo tempo, con qualcosa che somigliava alla sua "lettera aperta", quando ho lasciato Rifondazione, dopo una breve e deludentissima permanenza.
Ma adesso l'argomento d'attualità è Napolitano e la situazione politica che lui presiede.
Rom- Messaggi : 996
Data d'iscrizione : 10.04.13
Re: Lei non può!
Shaka_Zulu ha scritto:
E' una campagna che ormai è arrivata a livelli di delegittimazione indecente tipo le dichiarazioni dopo le varie visite al Quirinale da parte di grossi esponenti grillanti che sono arrivati a dire: lo abbiamo trovato più sveglio di quanto immaginassimo.
Personalmente è un atteggiamento che mi irrita ald là di qualunque questione di merito.
Spiace notare che a questa corrente di pensiero si associ anche Bertinotti con questo intervento che mi sembra fra il tromboneggiante e il retorico.
Non puoi mettere sullo stesso piano le battute da Bagaglino dei grillini e la lettera di Bertinotti: senza volere, finisci per avere lo stesso loro atteggiamento semplicistico e liquidatorio.
Sullo stile della lettera, varrebbe la pena riflettere sul giudizio che ne dai, definendolo "tromboneggiante e retorico".
Perché ti sembra così?
Ho la sensazione che ci siamo abituati a un linguaggio appiattito, volgarizzato, sistematicamente e implacabilmente "discorsivo", che rende ogni altro stile alieno, in odore di stravaganza, come se fosse un fastidioso esercizio retorico, un'esibizione di sgradevole e capziosa diversità.
A me sembra, invece, che la lettera di Bertinotti abbia semplicemente il tono e il linguaggio di chi vuole essere critico e allo stesso tempo rispettoso della figura del Presidente, e coerente con gravità delle critiche che gli vengono mosse: esattamente l'opposto delle battute molto "democraticamente discorsive" dei grillini.
Rom- Messaggi : 996
Data d'iscrizione : 10.04.13
Re: Lei non può!
Mai avuta simpatia per il Bevty e mai votato per lui. Non mi è piaciuto il suo atteggiamento sul discorso della scorta e non voto, né ho mai votato per lui. Però di fronte ad una lettera aperta garbatissima, che pone un problema politico così rilevante, trovo veramente fuori luogo rilievi che non c'entrano nulla con la questione posta. Se passa il principio che il politico che difende i propri privilegi non può parlare, in Italia la politica deve chiudere immediatamente. E mi viene il sospetto che ormai in Italia sia stato introdotto il reato di lesa maestà, ma solo verso chi critica certe figure e certi partiti...
Montalbano- Messaggi : 1137
Data d'iscrizione : 30.04.13
Re: Lei non può!
"Lei non può. Lei non può congelare d'autorità una delle possibili soluzioni al problema del governo del Paese, quella in atto. come se fosse l'unica possibile, come se fosse prescritta da una volontà superiore o come se fosse oggettivata dalla realtà storica"
Ma chi lo dice. Napolitano non è così sciocco come cerca di farci credere Bertinotti. Napolitano dice che conviene tenerci stretto questo governo, perché in Parlamento non se ne vedono altri. E lo dice per diversi motivi:
1. la legge elettorale fa schifo
2. la crisi economica è ancora incombente
3. dagli incontri fatti, per ora non ci sono altre proposte di governo
4. non si può tornare ad elezioni ogni "pochi mesi", quindi, prima, occorre sempre tentare qualche altra soluzione.
Così, tutto il ragionamento di Bertinotti cade come una pera e diventa solo un esercizio di vuota scrittura, che quando viene letto, pensando a lui, acquista quel vago sapore di erre moscia.
La sua ora l'ha buttata nel cesso quando è uscito dal governo Prodi I, aprendo le porte a Mastella. Che vuole lui adesso, pretende di insegnare a Napolitano quello che lui non ha mai saputo e imparato?
Ma chi lo dice. Napolitano non è così sciocco come cerca di farci credere Bertinotti. Napolitano dice che conviene tenerci stretto questo governo, perché in Parlamento non se ne vedono altri. E lo dice per diversi motivi:
1. la legge elettorale fa schifo
2. la crisi economica è ancora incombente
3. dagli incontri fatti, per ora non ci sono altre proposte di governo
4. non si può tornare ad elezioni ogni "pochi mesi", quindi, prima, occorre sempre tentare qualche altra soluzione.
Così, tutto il ragionamento di Bertinotti cade come una pera e diventa solo un esercizio di vuota scrittura, che quando viene letto, pensando a lui, acquista quel vago sapore di erre moscia.
La sua ora l'ha buttata nel cesso quando è uscito dal governo Prodi I, aprendo le porte a Mastella. Che vuole lui adesso, pretende di insegnare a Napolitano quello che lui non ha mai saputo e imparato?
einrix- Messaggi : 10607
Data d'iscrizione : 10.04.13
Età : 82
Località : Bergamo e Rimini
Re: Lei non può!
Ho risposto, come se lo avessi letto, ma trovo solo adesso l'articolo di Napolitano che risponde a Bertinotti, sul Corriere.
Ho letto la notizia ed i commenti riportati dal Fatto Quotidiano.
"Quanto alla “blindatura” del governo Letta, il presidente ricorda che all’inizio della legislatura, Pierluigi Bersani ricevette l’incarico di esplorare un nuovo governo “senza alcun vincolo e limite”, e neppure “i più recenti sviluppi politici” hanno fatto “delineare quella possibilità di cui l’onorevole Bersani dovette registrare l’insussistenza”. Un riferimento implicito al patto Pd.Cinque Stelle, alternativo alle larghe intese con il Pdl. E comunque, scrive ancora Napolitano, “il Parlamento è libero, in ogni momento, di votare la sfiducia al governo Letta”. "
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/07/24/napolitano-voto-azzardo-elezioni-anticipate-patologia-italiana/665247/
Ho letto la notizia ed i commenti riportati dal Fatto Quotidiano.
"Quanto alla “blindatura” del governo Letta, il presidente ricorda che all’inizio della legislatura, Pierluigi Bersani ricevette l’incarico di esplorare un nuovo governo “senza alcun vincolo e limite”, e neppure “i più recenti sviluppi politici” hanno fatto “delineare quella possibilità di cui l’onorevole Bersani dovette registrare l’insussistenza”. Un riferimento implicito al patto Pd.Cinque Stelle, alternativo alle larghe intese con il Pdl. E comunque, scrive ancora Napolitano, “il Parlamento è libero, in ogni momento, di votare la sfiducia al governo Letta”. "
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/07/24/napolitano-voto-azzardo-elezioni-anticipate-patologia-italiana/665247/
einrix- Messaggi : 10607
Data d'iscrizione : 10.04.13
Età : 82
Località : Bergamo e Rimini
Re: Lei non può!
Beh mia madre diceva "fa quello che il prete dice, non fare quello che il prete fa"
Quindi visto che in molti si lamentano del fatto che anziché discutere di sostanza sul forum si discuta sìPD / noPD, avevo pensato di proporre questa lettera che sicuramente ha il merito di sollevare questioni estremamente attuali ed estremamente di sostanza.
Forse molti che hanno iniziato a criticare Bertinotti hanno ragione, ma è stato un mio errore quello di iniziare con un accenno al personaggio. L'intenzione era invece che si parlasse e si rispondesse in merito alle questioni poste.
La questione centrale mi pare fosse quella del pensiero unico che fa sì che anche un'Istituzione esterna e di garanzia come il PdR, si senta investito della parte e ritenga che il salvataggio del Paese, che sicuramente gli compete, possa esercitarsi solo attraverso una via che anziché essere nel novero delle possibilità della politica, sia l'unica possibile.
Per questo molti ritengono che Napolitano non stia facendo niente più del proprio dovere ed altri invece che stia esorbitando dalle sue funzioni.
Il fatto che lo stesso Napolitano non abbia compreso a fondo il senso delle critiche fatte lo si deduce dalla sua risposta, tutta giocata sul piano formale mentre il "non può" indicava che le scelte politiche non spettano al Presidente, e Lui, viceversa è talmente convinto dell'oggettività delle sue decisioni da non rendersi conto che sta facendo politica, come non dovrebbe.
Quindi visto che in molti si lamentano del fatto che anziché discutere di sostanza sul forum si discuta sìPD / noPD, avevo pensato di proporre questa lettera che sicuramente ha il merito di sollevare questioni estremamente attuali ed estremamente di sostanza.
Forse molti che hanno iniziato a criticare Bertinotti hanno ragione, ma è stato un mio errore quello di iniziare con un accenno al personaggio. L'intenzione era invece che si parlasse e si rispondesse in merito alle questioni poste.
La questione centrale mi pare fosse quella del pensiero unico che fa sì che anche un'Istituzione esterna e di garanzia come il PdR, si senta investito della parte e ritenga che il salvataggio del Paese, che sicuramente gli compete, possa esercitarsi solo attraverso una via che anziché essere nel novero delle possibilità della politica, sia l'unica possibile.
Per questo molti ritengono che Napolitano non stia facendo niente più del proprio dovere ed altri invece che stia esorbitando dalle sue funzioni.
Il fatto che lo stesso Napolitano non abbia compreso a fondo il senso delle critiche fatte lo si deduce dalla sua risposta, tutta giocata sul piano formale mentre il "non può" indicava che le scelte politiche non spettano al Presidente, e Lui, viceversa è talmente convinto dell'oggettività delle sue decisioni da non rendersi conto che sta facendo politica, come non dovrebbe.
Bastiano.B.Bucci- Messaggi : 133
Data d'iscrizione : 10.04.13
Re: Lei non può!
Ma speri veramente che qualcuno riesca a cogliere la sostanza delle cose, cioè di un PdR che ha già realizzato il presidenzialismo che a parole si vorrebbe combattere? Ma no, secondo alcuni il problema è Bertinotti. Straordinario veramente, poi dice che uno la butta a caciara...
Montalbano- Messaggi : 1137
Data d'iscrizione : 30.04.13
Re: Lei non può!
Rom ha scritto:
Non puoi mettere sullo stesso piano le battute da Bagaglino dei grillini e la lettera di Bertinotti: senza volere, finisci per avere lo stesso loro atteggiamento semplicistico e liquidatorio.
Io ormai sono diventato intollerante ed insofferente.
Per me è inammissibile che dopo una consultazione con il PdR su temi delicatissimi come il governo del paese questi se ne escano con battute da Bagaglino come felicemente le hai definite.
Non ammetto neanche che Bertinotti parli di un'opzione elezioni anticipate, una persona della sua esperienza e con la sua storia dovrebbe capire, in questo momento, cosa ciò implicherebbe:
- vittoria di berlusconi e riconsegna del Paese a chi lo ha precipitato in questa situazione
- grillini come seconda forza del paese
Capisco che Bertinotti, quello che astutamente definiva Prodi "ultimo poeta morente" mentre ancora era nella sua maggioranza, ama le condizioni romantiche ed esteticamente gratificanti, ma torni con i piedi sulla terra.
Shaka_Zulu- Messaggi : 452
Data d'iscrizione : 11.04.13
Età : 68
Re: Lei non può!
Bastiano ci chiede di commentare, pubblicandola, la lettera di Bertinotti, nel merito di ciò che dice e quindi al contenuto della lettera mi atterrò
Dico, per inciso, che la critica alle persone che il nostro Regolamento vieta è ovviamente riferito ai partecipanti e non agli attori della politica o dei personaggi pubblici che si esprimono pubblicamente.
Se la denuncia dell'errore rivolta al PdR è motivata dal proprio personale dissenso al protrarsi della situazione attuale, dico che è legittima come libera opinione che si affianca alle tante consimili che da mesi vengono espresse e pubblicate.
Ma se la critica diviene un'accusa di stravolgimento delle regole democratiche e un vulnus alla nostra costituzione, allora l'opinione di Bertinotti e, secondo me, sbagliata.
Ci sono state libere elezioni, il Presidente ha preso atto della composizione del Parlamento e ha dato un incarico esplorativo a E. Letta, che lo ha svolto giungendo alla conclusione che era possibile un governo di scopo con l'innaturale coalizione con l'opposizione storica del PDL/Lega.
Lo "scopo" è stato convenuto con la collaborazione della Presidenza della repubblica e consiste in un certo numero di riforme istituzionali da realizzare entro 18 mesi dalla ottenuta fiducia parlamentare,. Naturalmente oltre a questo programma prestabilito, era necessario provvedere all'ordinaria e straordinaria amministrazione dei conti pubblici nel rispetto degli accordi presi dal Governo Berlusconi nel 2011 con la Commissione europea.
Questo è quanto. A me piace poco, ma capisco la fase congiunturale che ci attanaglia e sopporto. Ma non mi pare proprio che le regole democratiche costituzionali siano state violentate. Quindi la critica di Bertinotti è sbagliata.
Dico, per inciso, che la critica alle persone che il nostro Regolamento vieta è ovviamente riferito ai partecipanti e non agli attori della politica o dei personaggi pubblici che si esprimono pubblicamente.
Se la denuncia dell'errore rivolta al PdR è motivata dal proprio personale dissenso al protrarsi della situazione attuale, dico che è legittima come libera opinione che si affianca alle tante consimili che da mesi vengono espresse e pubblicate.
Ma se la critica diviene un'accusa di stravolgimento delle regole democratiche e un vulnus alla nostra costituzione, allora l'opinione di Bertinotti e, secondo me, sbagliata.
Ci sono state libere elezioni, il Presidente ha preso atto della composizione del Parlamento e ha dato un incarico esplorativo a E. Letta, che lo ha svolto giungendo alla conclusione che era possibile un governo di scopo con l'innaturale coalizione con l'opposizione storica del PDL/Lega.
Lo "scopo" è stato convenuto con la collaborazione della Presidenza della repubblica e consiste in un certo numero di riforme istituzionali da realizzare entro 18 mesi dalla ottenuta fiducia parlamentare,. Naturalmente oltre a questo programma prestabilito, era necessario provvedere all'ordinaria e straordinaria amministrazione dei conti pubblici nel rispetto degli accordi presi dal Governo Berlusconi nel 2011 con la Commissione europea.
Questo è quanto. A me piace poco, ma capisco la fase congiunturale che ci attanaglia e sopporto. Ma non mi pare proprio che le regole democratiche costituzionali siano state violentate. Quindi la critica di Bertinotti è sbagliata.
Adam- Messaggi : 609
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Re: Lei non può!
A questo punto sarebbe da dire, che davvero nessuno vuole cogliere il significato di quanto dice Bertinotti, giusto o sbagliato che sia.
Forse manca qualche passaggio nella ricostruzione storica: Non è che Napolitano "si è trovato" in questa situazione ed ha fatto l'unica cosa che poteva fare. Napolitano è stato rieletto, lui ha detto contro la sua stessa volontà, proprio affinché si potesse realizzare questa soluzione.
Allora ripercorriamo un attimo:
1) è stato scartato Marini perché, come ha detto Renzi, non era in grado di rivestire quel ruolo.
2) è stato scartato Rodotà con la scusa puerile che sarebbe stato appestato in quanto piaceva al M5S.
3) è stato scartato Prodi perché... nessuno lo sa... però un fatto è certo, Berlusconi aveva posto un preciso veto e con lui 120 (si dice) del PD.
Quindi non è che Napolitano si è trovato nella situazione di...
Napolitano è stato messo per la seconda volta (e questo già sarebbe un vulnus, oltre all'età...) proprio per continuare a fare quello che era stato iniziato dal governo Monti sotto il suo patrocinio e per sua precisa scelta.
Ora si può anche essere convinti che quella fosse la cosa giusta da fare (io non ne sono affatto convinto per me è una scelta scellerata: prendete nota ne riparleremo fra qualche mese*) ma comunque la si consideri è una scelta politica precisa, che sicuramente né Rodotà né Prodi avrebbero mai fatto.
Quindi il problema che sottopone Bertinotti non equivale a formulare un giudizio di valore sulla politica di Napolitano. Ma il semplice fatto che non competono a lui queste scelte. Le scelte politiche quali che siano, competono al Parlamento, almeno fino a che non verrà definitivamente stravolta la Costituzione.
Basta guardare la storia del nostro Paese, i cosiddetti governi del Presidente, sono una novità di questo ultimi decenni. Prima i Governi erano sempre del Parlamento.
E qui sta tutto il nocciolo del problema: con il cosiddetto "stato di necessità" si stravolgono tutte le regole democratiche che hanno finora retto il nostro Paese. Che poi questo stato di necessità, sia il dictat della finanza travestito da regole europee o siano le decisioni di Berlusconi che blinda un ministro che in qualunque altro governo avrebbe dovuto dimettersi cambia poco.
Non esiste, non è mai esistito storicamente, alcuno stato di necessità che giustifichi l'esautorazione del Parlamento. La storia ci dice che di fronte ad ogni difficoltà epocale esistono almeno 2 o 3 soluzioni differenti e la scelta dell'una o dell'altra è solamente politica.
Ad esempio negli anni '30 F.D. Roosevelt di fronte ad una crisi, per certi versi simile all'attuale, fece scelte diametralmente opposte, e l'America non si è inabissata fra l'Atlantico ed il Pacifico a seguito di quelle decisioni...
Forse manca qualche passaggio nella ricostruzione storica: Non è che Napolitano "si è trovato" in questa situazione ed ha fatto l'unica cosa che poteva fare. Napolitano è stato rieletto, lui ha detto contro la sua stessa volontà, proprio affinché si potesse realizzare questa soluzione.
Allora ripercorriamo un attimo:
1) è stato scartato Marini perché, come ha detto Renzi, non era in grado di rivestire quel ruolo.
2) è stato scartato Rodotà con la scusa puerile che sarebbe stato appestato in quanto piaceva al M5S.
3) è stato scartato Prodi perché... nessuno lo sa... però un fatto è certo, Berlusconi aveva posto un preciso veto e con lui 120 (si dice) del PD.
Quindi non è che Napolitano si è trovato nella situazione di...
Napolitano è stato messo per la seconda volta (e questo già sarebbe un vulnus, oltre all'età...) proprio per continuare a fare quello che era stato iniziato dal governo Monti sotto il suo patrocinio e per sua precisa scelta.
Ora si può anche essere convinti che quella fosse la cosa giusta da fare (io non ne sono affatto convinto per me è una scelta scellerata: prendete nota ne riparleremo fra qualche mese*) ma comunque la si consideri è una scelta politica precisa, che sicuramente né Rodotà né Prodi avrebbero mai fatto.
Quindi il problema che sottopone Bertinotti non equivale a formulare un giudizio di valore sulla politica di Napolitano. Ma il semplice fatto che non competono a lui queste scelte. Le scelte politiche quali che siano, competono al Parlamento, almeno fino a che non verrà definitivamente stravolta la Costituzione.
Basta guardare la storia del nostro Paese, i cosiddetti governi del Presidente, sono una novità di questo ultimi decenni. Prima i Governi erano sempre del Parlamento.
E qui sta tutto il nocciolo del problema: con il cosiddetto "stato di necessità" si stravolgono tutte le regole democratiche che hanno finora retto il nostro Paese. Che poi questo stato di necessità, sia il dictat della finanza travestito da regole europee o siano le decisioni di Berlusconi che blinda un ministro che in qualunque altro governo avrebbe dovuto dimettersi cambia poco.
Non esiste, non è mai esistito storicamente, alcuno stato di necessità che giustifichi l'esautorazione del Parlamento. La storia ci dice che di fronte ad ogni difficoltà epocale esistono almeno 2 o 3 soluzioni differenti e la scelta dell'una o dell'altra è solamente politica.
Ad esempio negli anni '30 F.D. Roosevelt di fronte ad una crisi, per certi versi simile all'attuale, fece scelte diametralmente opposte, e l'America non si è inabissata fra l'Atlantico ed il Pacifico a seguito di quelle decisioni...
Bastiano.B.Bucci- Messaggi : 133
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Re: Lei non può!
Adam ha scritto:
Dico, per inciso, che la critica alle persone che il nostro Regolamento vieta è ovviamente riferito ai partecipanti e non agli attori della politica o dei personaggi pubblici che si esprimono pubblicamente.
...Ma se la critica diviene un'accusa di stravolgimento delle regole democratiche e un vulnus alla nostra costituzione, allora l'opinione di Bertinotti e, secondo me, sbagliata.
Torno a ripetere, anche io per inciso, che l'accenno al nostro regolamento aveva un senso - chiarissimo, evidente, ovvio - paradossale, equivalente a dire "perfino nel nostro piccolo si considera più opportuno rispondere nel merito delle affermazioni, invece che eccepire sulla persona del loro autore": chiarissimo e ovvio, naturalmente, a meno di non pensare che colui che ha fatto quell'accenno (cioè il sottoscritto) abbia serie difficoltà a far funzionare i due neuroni che ha in dotazione.
Per il resto, tutte le controdeduzioni indirizzate alla lettera di Bertinotti sono di tipo formale, ripercorrendo insomma la linea dell'ufficialità, ed evitando di entrare nell'ambito politico-istituzionale nel quale si articola invece la lettera.
La perentorietà che hanno le esternazioni presidenziali è platealmente incontestabile.
L'intreccio inestricabile che si è creato tra elezion presidenziali e formazione del governo si fa fatica a farlo corrispondere a un normale meccanismo costituzionale, ma è impossibile negare che, nei fatti, è stato un accordo assai poco trasparente, pesantemente condizionato da una volontà estremamente "politica" dello stesso Presidente, che infatti interviene in tempi successivi, più volte, per difenderlo contro ogni tentazione di rovesciarlo da parte del parlamento, e quindi contro il parlamento stesso.
A me sembra che le giustificazioni che si danno a questi avvenimenti istituzionali sono simili a quelle che fornisce Grillo, di fronte alle obiezioni che sono mosse contro il suo movimento.
Dice Grillo: se non ci fossimo noi, al posto nostro ci sarebbe Alba Dorada e i fucili per le strade.
Si dice, o sottintende, quando si giustificano, o minimizzano, le forzature autocratiche del Quirinale: quando la situazione socio-politica è confusa, c'è il rischio che venga fuori l'uomo forte con lo scopo di rimettere a posto le cose, e quindi è meglio che questo avvenga con un uomo forte in tuta di velluto, che invece del mascellone fa sfoggio delle sue vive, vibranti e paterne "preoccupazioni".
Rom- Messaggi : 996
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Re: Lei non può!
Un contributo, lucido come al solito, a questo dibattito è quello di Barbara Spinelli.
(ora spero che qualcuno, non venga a dire che la Spinelli non è credibile in quanto figlia, ma solo illegittima, di Altiero Spinelli, che veramente di inchieste alla Sallusti ultimamente ne stiamo sentendo davvero troppe!)
Se la stabilità diventa idolatria – di Barbara Spinelli (da Repubblica)
Dicono che la Grecia è per fortuna lontana, invece ci sta vicina come la pelle. Quotidianamente vengono additati i nemici della stabilità politica, e piano piano ogni inquietudine, ogni opposizione, ogni giornale che amplifichi notizie poco gradite al comando son guardati con diffidenza. Il “rischio Italia” non c’è, ha detto il governatore Visco al vertice dei Venti, il 20 luglio, ma «resta il gran peso dell’instabilità politica e istituzionale, a frenare la crescita». Non ha specificato in cosa consista secondo lui l’instabilità, ma conosciamo le ragioni generalmente addotte: le divisioni tra partiti di governo (per infantilizzarli son chiamate litigiosità), gli attacchi al ministro Alfano responsabile delle deportazioni kazake, i subbugli che seguiranno un’eventuale condanna definitiva di Berlusconi per appropriazione indebita, frode fiscale, falso in bilancio (diritti Mediaset).
La stabilità assurge a valore supremo, non negoziabile, e se vogliamo custodirla dobbiamo disgiungerla da principi democratici essenziali come l’imperio della legge, la responsabilità del governante, la sua imputabilità: tutte cose che turbano. Viviamo nel regno della necessità e del sonno, non della libertà e del divenire. Non c’è alternativa alle larghe intese, da cui ci si attende nientemeno che la pace, o meglio la pacificazione. Cos’è stata ed è l’opposizione a Berlusconi? Guerra. Le critiche a Alfano? Guerra. L’Italia ha già vissuto epoche simili, a bassa intensità democratica: sin da quando fu necessario, nella Liberazione, far patti con la mafia. O nella guerra fredda, escludere i comunisti dal governo. Stesso clima negli anni della solidarietà nazionale contro il terrorismo, dell’emarginazione di Falcone e Borsellino durante le stragi di mafia. La storia dell’Italia postbellica è cronicamente all’insegna della stabilità idolatrata.
Il mito delle larghe intese è figlio di questa idolatria. Dalla convinzione, diffusa nei vari partiti, che i mali del Paese siano curabili solo se lo scontro politico s’attenua, fra destra e sinistra: se i contrari si fondono, ut unum sint.
Si glorifica il compromesso storico, e sulla sua scia le grandi coalizioni, le strane maggioranze. È un mito che urge sfatare, e non solo perché il Pdl di Berlusconi non è comparabile alle destre europee. Più fondamentalmente, il mito è un inganno. Le unità nazionali, anche in condizioni democratiche normali, sono sempre strade di ripiego, votate all’instabilità. Furono sempre malferme, le grandi coalizioni tedesche: le riforme decisive vennero fatte dalla sinistra o dalla destra quando governavano da sole. Furono labili e piene di disagio (di fibrillazioni:
anche qui il termine è psico-medico) le coabitazioni francesi fra maggioranze presidenziali e parlamentari discordanti. Non è vero che i mali si medicano abolendo il conflitto fra blocchi contrapposti. In Europa e America, le unioni sacre immobilizzano la politica, e l’immobilità non è vera stabilità.
Anche di fronte a pericoli gravi (terrorismo, mafia, autoritarismo) non sono le larghe intese a garantire stabilità. Vale la pena ricordare la Grande Coalizione tentata prima dell’avvento di Hitler, nella Repubblica di Weimar. Fra il 1928 e il 1930 nacque un governo di socialdemocratici, Popolari tedeschi e bavaresi, Centro cattolico. Furono anni di tensioni indescrivibili, che accelerarono la fine della democrazia e che Hindenburg, Presidente, coscientemente usò per sfibrare i socialdemocratici, imporre un regime presidenziale (Präsidialregierung), cedere infine a Hitler (il partito nazista non supera il 2,6 per cento dei voti nel ‘28. Nel 1930 otterrà il 18,3, nel ‘33 il 43,9). L’ultimo governo parlamentare di Weimar, diretto dal socialdemocratico Hermann Müller, s’infranse su scogli che riecheggiano i nostri in maniera impressionante.
Un’austerità dettata dai vincitori della prima guerra mondiale, una disoccupazione che raggiunse 2,8 milioni nel marzo ‘29, e la coalizione che vacillò sull’acquisto di costosi armamenti (la Corazzata-A), e l’insanabile conflitto su tasse e sussidi ai senza lavoro: ecco i veleni che uccisero Weimar, e paiono riprodursi oggi in Italia. A quel tempo, fuori dai Palazzi del potere, rumoreggiavano i nazisti sempre più tracotanti, i comunisti sempre più costretti da Mosca a imbozzolarsi nella separatezza. Il movimento di Grillo imita quell’imbozzolamento. Casaleggio non riceve ordini esterni ma è come se li ricevesse. Non si capisce altrimenti come mai d’un sol fiato profetizzi immani tumulti sociali, e respinga ogni futuro accordo tra 5Stelle e Pd. Le sue parole scoperchiano quel che è destabilizzante nelle larghe intese; ma le rendono più che mai ineludibili, fatali.
Come nella guerra la prima vittima è la verità, così nelle grandi coalizioni la prima vittima è il principio, autocorrettore, della responsabilità dei ministri, collettiva e individuale (art. 95 della Costituzione). Prioritario è durare: la sacrata stabilità è a questo prezzo. Il prezzo di una responsabilità triturata dai sofismi (è politica? o oggettiva?), di una Costituzione disattesa, o di una moratoria chiesta dalla destra sulle questioni etiche (leggi su omofobia o coppie gay: una promessa elettorale della sinistra). Difficile chiamare stabilità questo non strano, più che ovvio guazzabuglio. Nella Fattoria degli animali, la casta trionfatrice dei maiali narrata da Orwell annuncia a un certo punto che tutti gli animali sono eguali, ma ce ne sono di più eguali degli altri. Nelle grandi coalizioni accade qualcosa di analogo. Anch’esse secernono una casta, pur di sfuggire ai partiti sottoscrittori delle intese, e i governanti assumono una postura singolare: si fanno prede
di leggi deterministe, è come non possedessero il libero arbitrio e di conseguenza non fossero imputabili. Il leone che sbrana la gazzella agisce così: mosso dalla necessità della sopravvivenza, non deve render conto a nessuno, tribunale o popolo elettore.
Le unioni nazionali funzionano sempre male, ma se funzionano è perché ciascuno riconosce e rispetta i limiti che il partner non può valicare senza rinnegarsi. La grande coalizione di Weimar naufragò perché Hindenburg l’aveva suscitata col preciso intento di consumare i socialdemocratici. La morte della democrazia parlamentare era programmata dall’inizio; il governo presidenziale di Brüning, ultimo Cancelliere della Repubblica, era già da tempo concordato tra Centro cattolico e destre popolari.
I guai succedono quando l’abitudine alla non-responsabilità diventa tassello principale della stabilità, o governabilità. Enorme è il chiasso, ma ogni cosa stagna: è la stasi. Nessuno si avventuri a staccare spine, ammonisce Napolitano. Tantomeno si provi a irritare i mercati e le banche d’affari, che già l’hanno fatto sapere: non si fidano di Stati con Costituzioni nate nella Resistenza (rapporto di JP Morgan del 28-5-13). Per questo è interessante sapere quel che intenda la Banca d’Italia, quando nell’instabilità vede un freno alla crescita. Quale stabilità?
Ci sono momenti in cui si ha l’impressione che l’Italia abbia vissuto nel Regno della Necessità quasi sempre, tranne nel momento magico del Comitato di liberazione nazionale, della Costituzione repubblicana. I governanti che sono venuti dopo sono stati potenti stabilizzatori, più che responsabili. Quando parla al popolo, lo stabilizzatore gli dà poco rispettosamente del tu e d’istinto cade nel frasario del gangster: «Ti faccio un’offerta che non potrai rifiutare”.
(ora spero che qualcuno, non venga a dire che la Spinelli non è credibile in quanto figlia, ma solo illegittima, di Altiero Spinelli, che veramente di inchieste alla Sallusti ultimamente ne stiamo sentendo davvero troppe!)
Se la stabilità diventa idolatria – di Barbara Spinelli (da Repubblica)
Dicono che la Grecia è per fortuna lontana, invece ci sta vicina come la pelle. Quotidianamente vengono additati i nemici della stabilità politica, e piano piano ogni inquietudine, ogni opposizione, ogni giornale che amplifichi notizie poco gradite al comando son guardati con diffidenza. Il “rischio Italia” non c’è, ha detto il governatore Visco al vertice dei Venti, il 20 luglio, ma «resta il gran peso dell’instabilità politica e istituzionale, a frenare la crescita». Non ha specificato in cosa consista secondo lui l’instabilità, ma conosciamo le ragioni generalmente addotte: le divisioni tra partiti di governo (per infantilizzarli son chiamate litigiosità), gli attacchi al ministro Alfano responsabile delle deportazioni kazake, i subbugli che seguiranno un’eventuale condanna definitiva di Berlusconi per appropriazione indebita, frode fiscale, falso in bilancio (diritti Mediaset).
La stabilità assurge a valore supremo, non negoziabile, e se vogliamo custodirla dobbiamo disgiungerla da principi democratici essenziali come l’imperio della legge, la responsabilità del governante, la sua imputabilità: tutte cose che turbano. Viviamo nel regno della necessità e del sonno, non della libertà e del divenire. Non c’è alternativa alle larghe intese, da cui ci si attende nientemeno che la pace, o meglio la pacificazione. Cos’è stata ed è l’opposizione a Berlusconi? Guerra. Le critiche a Alfano? Guerra. L’Italia ha già vissuto epoche simili, a bassa intensità democratica: sin da quando fu necessario, nella Liberazione, far patti con la mafia. O nella guerra fredda, escludere i comunisti dal governo. Stesso clima negli anni della solidarietà nazionale contro il terrorismo, dell’emarginazione di Falcone e Borsellino durante le stragi di mafia. La storia dell’Italia postbellica è cronicamente all’insegna della stabilità idolatrata.
Il mito delle larghe intese è figlio di questa idolatria. Dalla convinzione, diffusa nei vari partiti, che i mali del Paese siano curabili solo se lo scontro politico s’attenua, fra destra e sinistra: se i contrari si fondono, ut unum sint.
Si glorifica il compromesso storico, e sulla sua scia le grandi coalizioni, le strane maggioranze. È un mito che urge sfatare, e non solo perché il Pdl di Berlusconi non è comparabile alle destre europee. Più fondamentalmente, il mito è un inganno. Le unità nazionali, anche in condizioni democratiche normali, sono sempre strade di ripiego, votate all’instabilità. Furono sempre malferme, le grandi coalizioni tedesche: le riforme decisive vennero fatte dalla sinistra o dalla destra quando governavano da sole. Furono labili e piene di disagio (di fibrillazioni:
anche qui il termine è psico-medico) le coabitazioni francesi fra maggioranze presidenziali e parlamentari discordanti. Non è vero che i mali si medicano abolendo il conflitto fra blocchi contrapposti. In Europa e America, le unioni sacre immobilizzano la politica, e l’immobilità non è vera stabilità.
Anche di fronte a pericoli gravi (terrorismo, mafia, autoritarismo) non sono le larghe intese a garantire stabilità. Vale la pena ricordare la Grande Coalizione tentata prima dell’avvento di Hitler, nella Repubblica di Weimar. Fra il 1928 e il 1930 nacque un governo di socialdemocratici, Popolari tedeschi e bavaresi, Centro cattolico. Furono anni di tensioni indescrivibili, che accelerarono la fine della democrazia e che Hindenburg, Presidente, coscientemente usò per sfibrare i socialdemocratici, imporre un regime presidenziale (Präsidialregierung), cedere infine a Hitler (il partito nazista non supera il 2,6 per cento dei voti nel ‘28. Nel 1930 otterrà il 18,3, nel ‘33 il 43,9). L’ultimo governo parlamentare di Weimar, diretto dal socialdemocratico Hermann Müller, s’infranse su scogli che riecheggiano i nostri in maniera impressionante.
Un’austerità dettata dai vincitori della prima guerra mondiale, una disoccupazione che raggiunse 2,8 milioni nel marzo ‘29, e la coalizione che vacillò sull’acquisto di costosi armamenti (la Corazzata-A), e l’insanabile conflitto su tasse e sussidi ai senza lavoro: ecco i veleni che uccisero Weimar, e paiono riprodursi oggi in Italia. A quel tempo, fuori dai Palazzi del potere, rumoreggiavano i nazisti sempre più tracotanti, i comunisti sempre più costretti da Mosca a imbozzolarsi nella separatezza. Il movimento di Grillo imita quell’imbozzolamento. Casaleggio non riceve ordini esterni ma è come se li ricevesse. Non si capisce altrimenti come mai d’un sol fiato profetizzi immani tumulti sociali, e respinga ogni futuro accordo tra 5Stelle e Pd. Le sue parole scoperchiano quel che è destabilizzante nelle larghe intese; ma le rendono più che mai ineludibili, fatali.
Come nella guerra la prima vittima è la verità, così nelle grandi coalizioni la prima vittima è il principio, autocorrettore, della responsabilità dei ministri, collettiva e individuale (art. 95 della Costituzione). Prioritario è durare: la sacrata stabilità è a questo prezzo. Il prezzo di una responsabilità triturata dai sofismi (è politica? o oggettiva?), di una Costituzione disattesa, o di una moratoria chiesta dalla destra sulle questioni etiche (leggi su omofobia o coppie gay: una promessa elettorale della sinistra). Difficile chiamare stabilità questo non strano, più che ovvio guazzabuglio. Nella Fattoria degli animali, la casta trionfatrice dei maiali narrata da Orwell annuncia a un certo punto che tutti gli animali sono eguali, ma ce ne sono di più eguali degli altri. Nelle grandi coalizioni accade qualcosa di analogo. Anch’esse secernono una casta, pur di sfuggire ai partiti sottoscrittori delle intese, e i governanti assumono una postura singolare: si fanno prede
di leggi deterministe, è come non possedessero il libero arbitrio e di conseguenza non fossero imputabili. Il leone che sbrana la gazzella agisce così: mosso dalla necessità della sopravvivenza, non deve render conto a nessuno, tribunale o popolo elettore.
Le unioni nazionali funzionano sempre male, ma se funzionano è perché ciascuno riconosce e rispetta i limiti che il partner non può valicare senza rinnegarsi. La grande coalizione di Weimar naufragò perché Hindenburg l’aveva suscitata col preciso intento di consumare i socialdemocratici. La morte della democrazia parlamentare era programmata dall’inizio; il governo presidenziale di Brüning, ultimo Cancelliere della Repubblica, era già da tempo concordato tra Centro cattolico e destre popolari.
I guai succedono quando l’abitudine alla non-responsabilità diventa tassello principale della stabilità, o governabilità. Enorme è il chiasso, ma ogni cosa stagna: è la stasi. Nessuno si avventuri a staccare spine, ammonisce Napolitano. Tantomeno si provi a irritare i mercati e le banche d’affari, che già l’hanno fatto sapere: non si fidano di Stati con Costituzioni nate nella Resistenza (rapporto di JP Morgan del 28-5-13). Per questo è interessante sapere quel che intenda la Banca d’Italia, quando nell’instabilità vede un freno alla crescita. Quale stabilità?
Ci sono momenti in cui si ha l’impressione che l’Italia abbia vissuto nel Regno della Necessità quasi sempre, tranne nel momento magico del Comitato di liberazione nazionale, della Costituzione repubblicana. I governanti che sono venuti dopo sono stati potenti stabilizzatori, più che responsabili. Quando parla al popolo, lo stabilizzatore gli dà poco rispettosamente del tu e d’istinto cade nel frasario del gangster: «Ti faccio un’offerta che non potrai rifiutare”.
Bastiano.B.Bucci- Messaggi : 133
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Re: Lei non può!
Mah....a me la sola idea di una maggioranza con B. fa schifo, ma sarei proprio curioso di sapere quale alternativa, dopo la presa per il culo dei grillanti, ci fosse a questo pastrocchio e che fosse diversa dalle elezioni anticipate.
Non possiamo neanche dimenticare che i montian-casiniani hanno fatto i pesci in barile, scagliandosi anche loro in campagna elettorale contro il csx quando invece avrebbero dovuto cercare i loro voti fra gli scontenti di Berlusconi nel cdx.
Quale altra soluzione c'era oltre ad elezioni anticipate che avrebbero visto un Berlusconi vincente ed un aumento della canea grillante?
Su Bertinotti non cambio idea; da presidente della Camera ed esponente di spicco della maggioranza diede delle belle occasioni perchè Prodi fosse segato, ci risparmi i pistolotti.
P.s. Bellissima la strigliata che gli ha fatto Napolitano. Bravo!
Non possiamo neanche dimenticare che i montian-casiniani hanno fatto i pesci in barile, scagliandosi anche loro in campagna elettorale contro il csx quando invece avrebbero dovuto cercare i loro voti fra gli scontenti di Berlusconi nel cdx.
Quale altra soluzione c'era oltre ad elezioni anticipate che avrebbero visto un Berlusconi vincente ed un aumento della canea grillante?
Su Bertinotti non cambio idea; da presidente della Camera ed esponente di spicco della maggioranza diede delle belle occasioni perchè Prodi fosse segato, ci risparmi i pistolotti.
P.s. Bellissima la strigliata che gli ha fatto Napolitano. Bravo!
Shaka_Zulu- Messaggi : 452
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Re: Lei non può!
Shaka_Zulu ha scritto:Mah....a me la sola idea di una maggioranza con B. fa schifo, ma sarei proprio curioso di sapere quale alternativa, dopo la presa per il culo dei grillanti, ci fosse a questo pastrocchio e che fosse diversa dalle elezioni anticipate.
Non possiamo neanche dimenticare che i montian-casiniani hanno fatto i pesci in barile, scagliandosi anche loro in campagna elettorale contro il csx quando invece avrebbero dovuto cercare i loro voti fra gli scontenti di Berlusconi nel cdx.
Quale altra soluzione c'era oltre ad elezioni anticipate che avrebbero visto un Berlusconi vincente ed un aumento della canea grillante?
Su Bertinotti non cambio idea; da presidente della Camera ed esponente di spicco della maggioranza diede delle belle occasioni perchè Prodi fosse segato, ci risparmi i pistolotti.
P.s. Bellissima la strigliata che gli ha fatto Napolitano. Bravo!
Va be' che ci piace dimostrare quanto siamo incrollabili nelle nostre idee, ma possibile che non ha nient'altro da dire, nemmeno a fronte dell'articolo di Barbara Spinelli?
Bah.
Rom- Messaggi : 996
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Re: Lei non può!
E semo matti a tocca' er re? A quando le gogne, mediatiche o meno?
Montalbano- Messaggi : 1137
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Re: Lei non può!
Certo che fine il mio povero PCI, dopo aver dato il Migliore ha regalato all'Italia anche il Peggiore, quello che propugna come valore la stabilità fine a sè stessa...
Montalbano- Messaggi : 1137
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Re: Lei non può!
Rom ha scritto:
Va be' che ci piace dimostrare quanto siamo incrollabili nelle nostre idee, ma possibile che non ha nient'altro da dire, nemmeno a fronte dell'articolo di Barbara Spinelli?
Bah.
Il mio post era in risposta a Bastiano, quello con l'articolo della Spinelli non l'avevo ancora letto.
Mi ci trovo molto d'accordo perchè questo concetto della "stabilità come bene in se" già mi dava fastidio ai tempi di Craxi.
Purtroppo la situazione è questa ed è molto difficile, soluzioni ne vedo poche e alternative ancora meno.
Diciamo che nessuno ha voluto provare ad immaginare un mondo senza Berlusconi, non i grillanti e non i montian-casiniani, in questo casino si sono facilmente infilate tante piccole mezze calzette del PD causando il famoso caso Prodi.
L'unic cosa chemi viene in mente è calati juncu chi passa la china.
Shaka_Zulu- Messaggi : 452
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Re: Lei non può!
Napolitano ha prontamente risposto all'accusa di Bertinotti e il passaggio chiave della risposta è il seguente:
Di azzardi la democrazia italiana ne ha vissuti giù troppi. Dovetti io stesso sciogliere le camere nel febbraio 2008, prendendo atto dello sfaldamento di una maggioranza che si presumeva “omogenea” e dell’inesistenza, allo stato, di una diversa maggioranza di governo. E dovetti penare per evitare lo scioglimento delle camere nel novembre del 2011 e – all’indomani dell’insediamento del nuovo parlamento – nella primavera del 2013. Si comprenderà che da presidente – guardando anche a decenni di vita repubblicana – io consideri il frequente e facile ricorso a elezioni politiche anticipate come una delle più dannose patologie italiane.
Il core, la parola chiave dell'articolo della Spinelli (un'autrice che stimo moltissimo) è la stabilità e l'errore che la figlia del grande europeista commette, secondo me, è il non considerare nemmeno di striscio l'azzardo che sta in cima ai pensieri del PdR.
La stabilità necessaria all'Italia di oggi, membro dell'Unione Europea (in fieri) non ha nulla che la possa logicamente paragonare a Weimar, a un paese sul quale ha pesato la sconfitta della guerra e le terribili conseguenze economiche che l'hanno accompagnata. La Germania era sola, l'Italia per nostra fortuna non lo è e la stabilità serve per continuare a far parte di quell'Unione dalla quale può venire la nostra unica salvezza.
I critici che si stanno moltiplicando ad una velocità pari all'aumento del rischio di una crisi di Governo - far parte di coloro che "l'avevo detto" è certo titolo fasullo di merito per i distratti italiani, ma perseguito con grande tenacia - non si peritano di descrivere le alternative alla stabilità, che sono una crisi finanziaria che ci porterà allo scoperto e che impedirà di nascondere lo stato fallimentare dei nostri conti.
Quelle che sono le conseguenze della "macelleria sociale" messa in evidenza da coloro che vorrebbero la botte piena e la moglie ubriaca e che imputano alla politica attuale questo stato di cose, non osano descrivere quello che sarebbe lo scenario di un default, dell'Italia costretta a dichiarare ufficialmente lo stato di insolvibilità. Condizioni già ampiamente descritte e per chi non le ricorda basta andare a vedere cosa è successo in Argentina una dozzina di anni fa.
Mi limito, quindi, a citare un aspetto - il più aberrante - del fallimento di una nazione: quello che vede sempre i ricchi salvi e pasciuti con le loro ricchezze salve in qualche paradiso fiscale, e tutti gli altri immersi in una società in miseria con tutte le conseguenze del caso.
Questo è l'azzaedo che Napolitano non ha voluto correre e che la brava Spinelli trascura o finge di trascurare.
Di azzardi la democrazia italiana ne ha vissuti giù troppi. Dovetti io stesso sciogliere le camere nel febbraio 2008, prendendo atto dello sfaldamento di una maggioranza che si presumeva “omogenea” e dell’inesistenza, allo stato, di una diversa maggioranza di governo. E dovetti penare per evitare lo scioglimento delle camere nel novembre del 2011 e – all’indomani dell’insediamento del nuovo parlamento – nella primavera del 2013. Si comprenderà che da presidente – guardando anche a decenni di vita repubblicana – io consideri il frequente e facile ricorso a elezioni politiche anticipate come una delle più dannose patologie italiane.
Il core, la parola chiave dell'articolo della Spinelli (un'autrice che stimo moltissimo) è la stabilità e l'errore che la figlia del grande europeista commette, secondo me, è il non considerare nemmeno di striscio l'azzardo che sta in cima ai pensieri del PdR.
La stabilità necessaria all'Italia di oggi, membro dell'Unione Europea (in fieri) non ha nulla che la possa logicamente paragonare a Weimar, a un paese sul quale ha pesato la sconfitta della guerra e le terribili conseguenze economiche che l'hanno accompagnata. La Germania era sola, l'Italia per nostra fortuna non lo è e la stabilità serve per continuare a far parte di quell'Unione dalla quale può venire la nostra unica salvezza.
I critici che si stanno moltiplicando ad una velocità pari all'aumento del rischio di una crisi di Governo - far parte di coloro che "l'avevo detto" è certo titolo fasullo di merito per i distratti italiani, ma perseguito con grande tenacia - non si peritano di descrivere le alternative alla stabilità, che sono una crisi finanziaria che ci porterà allo scoperto e che impedirà di nascondere lo stato fallimentare dei nostri conti.
Quelle che sono le conseguenze della "macelleria sociale" messa in evidenza da coloro che vorrebbero la botte piena e la moglie ubriaca e che imputano alla politica attuale questo stato di cose, non osano descrivere quello che sarebbe lo scenario di un default, dell'Italia costretta a dichiarare ufficialmente lo stato di insolvibilità. Condizioni già ampiamente descritte e per chi non le ricorda basta andare a vedere cosa è successo in Argentina una dozzina di anni fa.
Mi limito, quindi, a citare un aspetto - il più aberrante - del fallimento di una nazione: quello che vede sempre i ricchi salvi e pasciuti con le loro ricchezze salve in qualche paradiso fiscale, e tutti gli altri immersi in una società in miseria con tutte le conseguenze del caso.
Questo è l'azzaedo che Napolitano non ha voluto correre e che la brava Spinelli trascura o finge di trascurare.
Adam- Messaggi : 609
Data d'iscrizione : 10.04.13
Età : 92
Località : Roma
Re: Lei non può!
Shaka_Zulu ha scritto:
Io ormai sono diventato intollerante ed insofferente.
Purtroppo si vede anche da come tratti il prossimo, mi dispiace per te. Ciao
Rossoverde- Messaggi : 1008
Data d'iscrizione : 05.06.13
Re: Lei non può!
Mi pare più che evidente.Adam ha scritto:....Dico, per inciso, che la critica alle persone che il nostro Regolamento vieta è ovviamente riferito ai partecipanti e non agli attori della politica o dei personaggi pubblici che si esprimono pubblicamente.....
Per il resto, meglio comunque rimanere - anche a livello di soggetti politici - nel contesto di una critica riferita ai contenuti, escludendo quella rivolta alla persona. A meno che quest'ultima non si presti, fattualmente o per comportamenti, ad essere oggetto essa stessa di critica.
Osservatore- Messaggi : 155
Data d'iscrizione : 01.05.13
Re: Lei non può!
Rossoverde ha scritto:
Purtroppo si vede anche da come tratti il prossimo, mi dispiace per te. Ciao
Osservazione irrilevante.
Hai qualcosa da dire sul tema o è troppo difficile?
Shaka_Zulu- Messaggi : 452
Data d'iscrizione : 11.04.13
Età : 68
Re: Lei non può!
Shaka_Zulu ha scritto:
Purtroppo la situazione è questa ed è molto difficile, soluzioni ne vedo poche e alternative ancora meno.
Diciamo che nessuno ha voluto provare ad immaginare un mondo senza Berlusconi, non i grillanti e non i montian-casiniani, in questo casino si sono facilmente infilate tante piccole mezze calzette del PD causando il famoso caso Prodi.
Le alternative non esistono già pronte, soprattutto nei periodi difficili. Anzi, diciamo che i periodi difficili si riconoscono proprio dall'apparente mancanza di alternative.
Ma una politica seria, partiti seri, le alternative le creano, o almeno evitano di creare le situazioni che offrono poche alternative.
Per esempio, si dice che sono stati gli italiani, col loro voto, a formare questo parlamento senza maggioranza: falso, è stata una legge elettorale grottesca, che la stessa maggioranza che c'è adesso, la stessa presidenza della repubblica che c'è adesso non sono stati capaci di cambiare nella legislatura precedente.
Lo so, questo è diventato una specie di ritornello, una banalità: ma in questo disgraziato paese tutto diventa un ritornello, una banalità, perché i problemi si protraggono all'infinito e le colpe sono sempre orfane di padre: strana forma di partenogenesi repubblicana.
Ma le conseguenze malefiche di questa legge elettorale sono reali, così come è reale il gravissimo peccato di omissione che ne impedisce la riforma.
Rom- Messaggi : 996
Data d'iscrizione : 10.04.13
Re: Lei non può!
E' incredibile come molti si siano comprati non solo l'ineluttabilità della situazione italiana, ma addirittura l'unicità delle soluzioni.
Risponderò solo ad Adam, ma penso che il discorso non sia differente neanche per altri, a cominciare dallo stesso Napolitano che ha menato il can per l'aia senza rispondere ai rilievi di Bertinotti, che non mi pare affatto preconizzasse un ritorno alle urne, comunque un'extrema ratio che non andrebbe mai esclusa in un paese democratico: perché, se va bene qualunque direttorio anche con persone che hanno portato il Paese sull'orlo della rovina e che hanno perseguito e continuano a perseguire i propri esclusivi e sudici interessi, quando più dei due terzi dell'elettorato ha votato contro questa soluzione, si può dire ciò che si vuole, ma la democrazia è sospesa.
Vedi caro Adam, il tuo discorso non fa una piega, è logico e conseguente. Sono le premesse che sono sbagliate: l'Italia non è un Paese sull'orlo del fallimento, non lo è mai stato e comunque ci siamo infinitamente più vicini ora di quando i tecnici ed i loro emuli attuali si sono impadroniti del potere... Monti sosteneva che addirittura a Settembre non si sarebbero potuti pagare gli stipendi, ora da quando si è insediato a settembre l'Italia non ha avuto alcun introito, non aveva ancora dato i suoi frutti la manovra, non ci è stato prestato un solo euro dall'Europa, eppure gli stipendi sono stati regolarmente pagati... chi è stata la fata dai capelli turchini?
Paesi come gli S.U. ed il Giappone, tanto per fare qualche esempio, hanno posto in essere politiche diametralmente opposte rispetto alle nostre. Loro hanno ottenuto risultati, in Europa i risultati li ha ottenuti solo la Germania e non a causa della barzelletta che raccontano sui compiti a casa, ma per il semplice fatto che gli spread si sono trasformati in danaro sonante per la potenza tedesca.
Siamo, malgrado tutto, il secondo paese manifatturiero al mondo e stiamo mandando in malora le nostre imprese per mantenere vincoli di bilancio eteroimposti che, per questa via, continueranno a peggiorare per ovvi motivi: Aumento delle imposte, minore domanda aggregata, crollo della produzione, diminuzione del gettito fiscale, rapporto debito/PIL che aumenta, più tutti gli effetti collaterali, disoccupazione, miseria, con annessi e connessi.
Queste sono semplici valutazioni che gli economisti fanno da gran tempo, solo ai nostri governanti ed a quelli tedeschi non entrano in testa.
Ora che facciano finta di non capirlo i tedeschi è normale: Eduardo De Filippo credeva ai fantasmi quando questi gli facevano trovare danari nelle tasche, che ci credano gli italiani è molto più incredibile: Autolesionismo? Asservimento? o come altro lo vogliamo chiamare?
Quindi come si vede, non solo non c'è una sola strada: quella intrapresa da Napolitano, ma addirittura tutti gli indicatori ci segnalano che questa è la strada sbagliata.
Anche Menem giustificava i suoi atti con lo stato di necessità, mentre stava mettendo in ginocchio il Paese, ed anche lì la stampa e tutti i politici, salvo qualche nobilissima eccezione, solidarizzavano. Lui rispetto ai nostri in più svendeva i beni pubblici, noi per il momento lo stiamo solo minacciando, ma anche questa sciagura non tarderà ad arrivare.
Quindi io consiglierei, prima di raccontare a pappagallo quello che dicono i giornali, magari sentiamo qualche altra campana. Non vogliamo sentire Bertinotti che è brutto, sporco e cattivo, o i suoi emuli Landini e Cofferati, vi vanno bene ad esempio Squinzi e gli innumerevoli imprenditori che stanno pagando sulla propria pelle e su quella dei loro operai il prezzo di una crisi indotta da scelte sbagliate?
Il decreto del fare (inc...) segue quella falsariga. Si cerca di risolvere il problema dei giovani offrendo agevolazioni alle imprese che assumono: non c'è niente di più idiota, il lavoro non si crea per decreto, se un'azienda sta sull'orlo del fallimento non assumerà certo un operaio che non gli serve per avere le "agevolazioni". Per il resto tutto si fa salvo che aiutare seriamente le aziende o usare altri strumenti che possano far crescere la domanda interna.
Risponderò solo ad Adam, ma penso che il discorso non sia differente neanche per altri, a cominciare dallo stesso Napolitano che ha menato il can per l'aia senza rispondere ai rilievi di Bertinotti, che non mi pare affatto preconizzasse un ritorno alle urne, comunque un'extrema ratio che non andrebbe mai esclusa in un paese democratico: perché, se va bene qualunque direttorio anche con persone che hanno portato il Paese sull'orlo della rovina e che hanno perseguito e continuano a perseguire i propri esclusivi e sudici interessi, quando più dei due terzi dell'elettorato ha votato contro questa soluzione, si può dire ciò che si vuole, ma la democrazia è sospesa.
Vedi caro Adam, il tuo discorso non fa una piega, è logico e conseguente. Sono le premesse che sono sbagliate: l'Italia non è un Paese sull'orlo del fallimento, non lo è mai stato e comunque ci siamo infinitamente più vicini ora di quando i tecnici ed i loro emuli attuali si sono impadroniti del potere... Monti sosteneva che addirittura a Settembre non si sarebbero potuti pagare gli stipendi, ora da quando si è insediato a settembre l'Italia non ha avuto alcun introito, non aveva ancora dato i suoi frutti la manovra, non ci è stato prestato un solo euro dall'Europa, eppure gli stipendi sono stati regolarmente pagati... chi è stata la fata dai capelli turchini?
Paesi come gli S.U. ed il Giappone, tanto per fare qualche esempio, hanno posto in essere politiche diametralmente opposte rispetto alle nostre. Loro hanno ottenuto risultati, in Europa i risultati li ha ottenuti solo la Germania e non a causa della barzelletta che raccontano sui compiti a casa, ma per il semplice fatto che gli spread si sono trasformati in danaro sonante per la potenza tedesca.
Siamo, malgrado tutto, il secondo paese manifatturiero al mondo e stiamo mandando in malora le nostre imprese per mantenere vincoli di bilancio eteroimposti che, per questa via, continueranno a peggiorare per ovvi motivi: Aumento delle imposte, minore domanda aggregata, crollo della produzione, diminuzione del gettito fiscale, rapporto debito/PIL che aumenta, più tutti gli effetti collaterali, disoccupazione, miseria, con annessi e connessi.
Queste sono semplici valutazioni che gli economisti fanno da gran tempo, solo ai nostri governanti ed a quelli tedeschi non entrano in testa.
Ora che facciano finta di non capirlo i tedeschi è normale: Eduardo De Filippo credeva ai fantasmi quando questi gli facevano trovare danari nelle tasche, che ci credano gli italiani è molto più incredibile: Autolesionismo? Asservimento? o come altro lo vogliamo chiamare?
Quindi come si vede, non solo non c'è una sola strada: quella intrapresa da Napolitano, ma addirittura tutti gli indicatori ci segnalano che questa è la strada sbagliata.
Anche Menem giustificava i suoi atti con lo stato di necessità, mentre stava mettendo in ginocchio il Paese, ed anche lì la stampa e tutti i politici, salvo qualche nobilissima eccezione, solidarizzavano. Lui rispetto ai nostri in più svendeva i beni pubblici, noi per il momento lo stiamo solo minacciando, ma anche questa sciagura non tarderà ad arrivare.
Quindi io consiglierei, prima di raccontare a pappagallo quello che dicono i giornali, magari sentiamo qualche altra campana. Non vogliamo sentire Bertinotti che è brutto, sporco e cattivo, o i suoi emuli Landini e Cofferati, vi vanno bene ad esempio Squinzi e gli innumerevoli imprenditori che stanno pagando sulla propria pelle e su quella dei loro operai il prezzo di una crisi indotta da scelte sbagliate?
Il decreto del fare (inc...) segue quella falsariga. Si cerca di risolvere il problema dei giovani offrendo agevolazioni alle imprese che assumono: non c'è niente di più idiota, il lavoro non si crea per decreto, se un'azienda sta sull'orlo del fallimento non assumerà certo un operaio che non gli serve per avere le "agevolazioni". Per il resto tutto si fa salvo che aiutare seriamente le aziende o usare altri strumenti che possano far crescere la domanda interna.
Ultima modifica di Bastiano.B.Bucci il Gio 25 Lug 2013, 00:41 - modificato 1 volta.
Bastiano.B.Bucci- Messaggi : 133
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