Sul razzismo
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Sul razzismo
Vi assicuro, non sono razzista, al punto che se mio figlio avesse sposato una donna di (qualsiasi) colore, ne sarei stato addirittura lieto. A differenza di mia moglie che in quel caso avrebbe visto, come si dice, i gatti con la pipa in bocca.
Detto ciò, da questo osservatorio vacanziero al limite della stagione, mi è dato di osservare un aspetto del turismo che sta caratterizzando questi tempi: tra gli stranieri che visitano e godono dei nostri stupendi luoghi, la maggioranza è russa o dell'est europeo: portano soldi, spendono e spandono sopratutto antipatia. Non li posso soffrire e anche gli operatori turistici o i commercianti che beneficiano di queste presenze, hanno gli stessi miei sentimenti, soffocati ovviamente per ragioni interessi.
Lo devo dire: da Trieste in là, sino ai confini dell'Europa a Nord e a Est, compresa la Russia, gli abitanti che vi risiedono li detesto. Li giudico, questi che si sono arricchiti nel passaggio dalla dittatura comunista al caos mafioso e capitalista, dei parvenu insopportabili, verso di loro mi sento profondamente razzista e li annienterei. O forse è solo l'avversione alimentata dal dubbio che i loro soldi sono sporchi, e dovrei anche qui essere capace di distinguere la diffusa delinquenza caratterizzata dalla prevalente presenza di uomini dell'Est, dai tanti disgraziati che qui vengono a cercare sollievo alla loro povertà, lavorando onestamente, e non fare di ogni erba un fascio.
Dunque, sono razzista o no?
Detto ciò, da questo osservatorio vacanziero al limite della stagione, mi è dato di osservare un aspetto del turismo che sta caratterizzando questi tempi: tra gli stranieri che visitano e godono dei nostri stupendi luoghi, la maggioranza è russa o dell'est europeo: portano soldi, spendono e spandono sopratutto antipatia. Non li posso soffrire e anche gli operatori turistici o i commercianti che beneficiano di queste presenze, hanno gli stessi miei sentimenti, soffocati ovviamente per ragioni interessi.
Lo devo dire: da Trieste in là, sino ai confini dell'Europa a Nord e a Est, compresa la Russia, gli abitanti che vi risiedono li detesto. Li giudico, questi che si sono arricchiti nel passaggio dalla dittatura comunista al caos mafioso e capitalista, dei parvenu insopportabili, verso di loro mi sento profondamente razzista e li annienterei. O forse è solo l'avversione alimentata dal dubbio che i loro soldi sono sporchi, e dovrei anche qui essere capace di distinguere la diffusa delinquenza caratterizzata dalla prevalente presenza di uomini dell'Est, dai tanti disgraziati che qui vengono a cercare sollievo alla loro povertà, lavorando onestamente, e non fare di ogni erba un fascio.
Dunque, sono razzista o no?
Adam- Messaggi : 609
Data d'iscrizione : 10.04.13
Età : 92
Località : Roma
Re: Sul razzismo
L'atteggiamento razzista lo dividerei in due fattispecie, in ordine crescente di gravità:
- attribuire a intere categorie i difetti di alcuni (pochi o tanti) suoi elementi
- discriminare gli appartenenti ad un'etnia in base a presunte inferiorità genetiche o culturali
Mi par di capire che la tua avversione sia dovuta ad atteggiamenti di una certa fattispecie di stranieri, il classico burino che abbonda fra l'altro anche fra i nostri connazionali, ma non credo che tu voglia estendere tale condanna anche nei confronti del fioraio polacco o del contadino ungherese che se ne stanno tranquilli a casa loro o di quanti arrivano nella speranza di trovare un lavoro onesto.
Diciamo che il tuo non è razzismo ma solo un'idiosincrasia slavofobica del terzo tipo, così ci salviamo l'anima...
- attribuire a intere categorie i difetti di alcuni (pochi o tanti) suoi elementi
- discriminare gli appartenenti ad un'etnia in base a presunte inferiorità genetiche o culturali
Mi par di capire che la tua avversione sia dovuta ad atteggiamenti di una certa fattispecie di stranieri, il classico burino che abbonda fra l'altro anche fra i nostri connazionali, ma non credo che tu voglia estendere tale condanna anche nei confronti del fioraio polacco o del contadino ungherese che se ne stanno tranquilli a casa loro o di quanti arrivano nella speranza di trovare un lavoro onesto.
Diciamo che il tuo non è razzismo ma solo un'idiosincrasia slavofobica del terzo tipo, così ci salviamo l'anima...
Arzak- Messaggi : 363
Data d'iscrizione : 10.04.13
Re: Sul razzismo
Qualche mese fa ho letto NW di Zadie Smith, ora sono alle prese con Americanah di Chimamanda Ngozi Adiche. Due donne che scrivono - raccontando, perché la narrativa spiega le cose meglio dei saggi - di società multiculturali di oggi. Quando avrò finito Americanah vi metterò a parte di alcune mie riflessioni che maturo da qualche anno.
Vargas- Messaggi : 526
Data d'iscrizione : 10.04.13
Età : 59
Re: Sul razzismo
Zadie Smith... l'avevo persa di vista. Ho letto una decina di anni fa L'uomo autografo, scritto quando era ancora una ragazzina, un curioso affresco di una Londra sconosciuta ai più, con un tipo che collezionava insignificanti pezzi di carta come il conto della lavandaia di John Lennon, popolata da ebrei cinesi, rabbini infoiati e altri personaggi cosmopoliti... Da paragonare ad autori come Chuck Palahniuk, un altro geniaccio non molto conosciuto, anche lui perso di vista. Da leggere.
Arzak- Messaggi : 363
Data d'iscrizione : 10.04.13
Re: Sul razzismo
Io sono fortemente razzista. C'è un intero popolo di ignoranti arroganti, di ipocriti che cercano in ogni modo di fotterti, di indisponibili a qualsiasi tipo di ragionamento, gente che ragiona con la pancia, con i testicoli, con l'utero, perfino con le mani, maleducati cronici, furbetti del quartiere, animali che sanno solo distruggere la natura (questa sotto è la foto dell'ingresso-vedi la scaletta- di una spiaggia libera in Sicilia, una bellissima spiaggia di una località molto nominata). Io questa gente la odio, odio i programmi televisivi che li tengono allo stato della cretineria e odio quello che esprimono quando vanno a votare anche per dare un governo a me.. Però capisco che non ci si può fare niente: troppa gente cammina su due gambe mentre dovrebbe farlo su quattro zampe.
e questa è la via che porta alla spiaggia, scesi dalla scaletta. NOTARE, in alto a sinistra, la villetta costruita, abusivamente, sulla stessa spiaggia.
e questa è la via che porta alla spiaggia, scesi dalla scaletta. NOTARE, in alto a sinistra, la villetta costruita, abusivamente, sulla stessa spiaggia.
cireno- Messaggi : 1510
Data d'iscrizione : 10.04.13
Età : 124
Località : Milano
Re: Sul razzismo
Alla domanda di Adam ha risposto Arzak, e implicitamente anche a quello che dice Cireno: in sostanza il razzismo non c'entra niente.
Però questo tipo di sentimenti può essere la premessa di razzismo e xenofobia, quando dilaga, poi si consolida, diventando luogo comune e forma mentis: in un processo a ritroso, quando si chiede a un razzista la ragione del suo modo di essere, la risposta quasi sempre è una rassegna di colpe molto simile a quelle che nel discorso di Adam sono solo allo stato di insofferenza - i negri sono pigri e stupidi, gli indiani puzzano, i napoletani sono ladri e sporchi, gli ebrei avari, gli italiani macaroni e mafiosi ... e i romani sono più o meno come i russi descritti da Adam, soldi a parte.
A me, per esempio, sta un granché sulle palle il dialetto milanese, quando assume il tono del birignao cumendatizio, come non sopporto il romanaccio strascicato della Ferilli e di altri, abusato negli spot pubblicitari.
La verità è che dovremmo separare due aspetti differenti, sebbene contigui, del problema delle nostre insofferenze. E' un discorso lungo, che proprio per questo faccio breve.
Alcune insofferenze rientrano nel gioco dell'adattabilità e del senso di opportunità, altre sono invece giustificate: i maleducati, gli aggressivi, i puzzolenti veri, oggettivi, non piacciono a nessuno, ovunque, da sempre.
C'è però un fenomeno che falsa, che spezza questa linearità - che già di suo tanto semplice e lineare non è: il turismo, o più in generale la facilità di movimento.
La gente - sia chi giudica, sia chi viene giudicato - piomba in poche ore, corredato di tutte le proprie abitudini, in contesti totalmente diversi, senza il filtro costituito dal "lungo viaggio" che lo prepara gradatamente al cambiamento di paesaggio e di umanità.
Però questo tipo di sentimenti può essere la premessa di razzismo e xenofobia, quando dilaga, poi si consolida, diventando luogo comune e forma mentis: in un processo a ritroso, quando si chiede a un razzista la ragione del suo modo di essere, la risposta quasi sempre è una rassegna di colpe molto simile a quelle che nel discorso di Adam sono solo allo stato di insofferenza - i negri sono pigri e stupidi, gli indiani puzzano, i napoletani sono ladri e sporchi, gli ebrei avari, gli italiani macaroni e mafiosi ... e i romani sono più o meno come i russi descritti da Adam, soldi a parte.
A me, per esempio, sta un granché sulle palle il dialetto milanese, quando assume il tono del birignao cumendatizio, come non sopporto il romanaccio strascicato della Ferilli e di altri, abusato negli spot pubblicitari.
La verità è che dovremmo separare due aspetti differenti, sebbene contigui, del problema delle nostre insofferenze. E' un discorso lungo, che proprio per questo faccio breve.
Alcune insofferenze rientrano nel gioco dell'adattabilità e del senso di opportunità, altre sono invece giustificate: i maleducati, gli aggressivi, i puzzolenti veri, oggettivi, non piacciono a nessuno, ovunque, da sempre.
C'è però un fenomeno che falsa, che spezza questa linearità - che già di suo tanto semplice e lineare non è: il turismo, o più in generale la facilità di movimento.
La gente - sia chi giudica, sia chi viene giudicato - piomba in poche ore, corredato di tutte le proprie abitudini, in contesti totalmente diversi, senza il filtro costituito dal "lungo viaggio" che lo prepara gradatamente al cambiamento di paesaggio e di umanità.
Rom- Messaggi : 996
Data d'iscrizione : 10.04.13
Re: Sul razzismo
Hai colto uno degli elementi più decisivi per il manifestarsi di un atteggiamento razzista: ovviamente la diversità, ma soprattutto la diversità non mediata da un'adeguata comprensione, come appunto si verifica quando la contrapposizione è improvvisa, immediata nel senso appunto di non-mediata. La prima reazione è la curiosità, la seconda è il rifiuto.Rom ha scritto:C'è però un fenomeno che falsa, che spezza questa linearità - che già di suo tanto semplice e lineare non è: il turismo, o più in generale la facilità di movimento.
La gente - sia chi giudica, sia chi viene giudicato - piomba in poche ore, corredato di tutte le proprie abitudini, in contesti totalmente diversi, senza il filtro costituito dal "lungo viaggio" che lo prepara gradatamente al cambiamento di paesaggio e di umanità.
Avevo un amico somalo, italiano fin dalla nascita in quanto adottato da piccolo da genitori italiani, che conosceva il dialetto milanese meglio di me, comprese certe canzoncine che a volte cantavamo assieme in qualche osteria del Naviglio con gran divertimento dei presenti che non si capacitavano di come un negrone con un vocione da Louis Armstrong potesse conoscere capolavori del nonsense meneghino come Ciapa el tram, balurda. Era dunque benvoluto e accettato, perchè la differenza era culturalmente mediata. Sto parlando fra l'altro di un periodo in cui di neri a Milano se ne contavano tre o quattro in tutta la città. Quando però si muoveva nella bassa bergamasca, zone in cui il progresso materiale non si era (e non si è) ancora accompagnato ad una corrispondente apertura mentale, prima veniva definito "un cinés de l'Africa", tanto per far capire l'idea del mondo che si aveva in quelle lande, poi trattato con ostilità. Era mancata in quel caso la mediazione culturale, che avrebbe stemperato l'incomprensione.
Ovviamente il turismo, ma vi aggiungerei l'immigrazione, soprattutto se entrambi i fenomeni sono di massa, portano a contatto fra loro modi di essere radicalmente diversi senza che vi sia il tempo o il modo di assimilare le differenze con gradualità ed equilibrio. Probabilmente anche il burino russo, preso singolarmente, può rivelare lati del carattere non del tutto sgradevoli, così come il piccolo spacciatore colombiano ha alle spalle una storia che potrebbe portarci ad un'indulgenza maggiore. E persino i liguri, in fondo, potrebbero venire considerati persone degne ed amichevoli.
Solo quelli della riviera di Levante, ovvio. Che savonesi ed imperiesi, si sa, sono gente da evitare...
Arzak- Messaggi : 363
Data d'iscrizione : 10.04.13
Re: Sul razzismo
I savonesi sono uno strano connubio di tutti i difetti dei cuneesi e dei genovesi, un ibrido repellente, secondo solo ai valdostani che uniscono tutti i difetti dei piemontesi con i savoiardi francesi. Gli imperiesi semplicemente non sono, o meglio, sono il frutto della decisione littoria di unire i due comunicchi di Oneglia e Porto Maurizio, buoni per fare l'olio d'oliva con le impareggiabili olive taggiasche e poco altro. Al Ponente gioca solo San Remo e le residenze invernali dei ricchi sparse tra Bordighera e Ospedaletti, mentre Vallecrosia e Ventimiglia sono già stazioni di frontiera nonostante Shentzen, un potpourri con Menton spinto nel mare dalle incombenti montagne.
Quanto al razzismo, Rom esplicita quello che la mia (troppo) criptica ironia voleva dire: è lo stereotipo pieno di difetti di una certa gente che genera l'avversione per una razza, un popolo, che trasforma una ragionevole insofferenza in avversione e tracima da un ragionevole stato d'animo ad un atteggiamento riprovevole e generalizzato.
Quanto al razzismo, Rom esplicita quello che la mia (troppo) criptica ironia voleva dire: è lo stereotipo pieno di difetti di una certa gente che genera l'avversione per una razza, un popolo, che trasforma una ragionevole insofferenza in avversione e tracima da un ragionevole stato d'animo ad un atteggiamento riprovevole e generalizzato.
Adam- Messaggi : 609
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Età : 92
Località : Roma
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