Racconti dal finestrino
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Adam
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Racconti dal finestrino
(abbiate fede e fiducia nella Pasionaria)
intanto beccatevi il titolo, le immagini della splendida Funicolare Zecca/Righi e fatevi salire la curiosità
ps
per i romani: Zecca è il nome della piazza - più precisamente Largo Zecca - da cui parte la Funicolare e non il mezzo di trasporto dei comunisti. Anche se devo ammettere che quel rosso, le dona assai
intanto beccatevi il titolo, le immagini della splendida Funicolare Zecca/Righi e fatevi salire la curiosità
ps
per i romani: Zecca è il nome della piazza - più precisamente Largo Zecca - da cui parte la Funicolare e non il mezzo di trasporto dei comunisti. Anche se devo ammettere che quel rosso, le dona assai
Guya- La Pasionaria
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Re: Racconti dal finestrino
La Funicolare Zecca-Righi
Capita che un filo invisibile sollevi la punta del naso e si respiri una voglia improvvisa di perdersi, ma versdo l'alto.
Genova d'altronde semina a fasce i propri abitanti, ed è sempre pronta a rubarti al mare, nel dislivello d'ogni crêuza, scala o salita.
questa è una crêuza (ndr)
Distanziarsi, inerpicarsi, viaggiare all'insù, mutare prospettiva - fino a scambiare la Lanterna per un cannocchiale capovolto - è pratica salutare e possibile. Altrove dovresti poter volare, qui se quel filo invisibile ti porta a salire, basta andare alla Zecca.
La Funicolare è il presente del passato, all'andata è un razzo di Jules Verne, al ritorno un carrello di miniera.
Autobus acrobatico che fa più di un quarto di chilometro di dislivello pompando 6 metri al secondo, è mezzo eletto per il viaggiatore, mentre assai meno s'intende con il turista - nonostante la vista una volta arrivati in "cima".
Via Targa è un ingresso di servizio del centro, una lunga cantina all'aperto, pedonale e carrabile, non fosse per l'infinita sequenza di scooter piazzati di taglio. Porte a vetri d'altri tempi portano al fine corsa da cui decollare.
Dopo pochi secondi in silenzio quasi assoluto, una ruota verticale che spunta da sotto, inizia a mulinare una catena di montaggio di cavi e sfrigolii di traino. Compare, dall'alto, come una macchina scenica barocca, il pulpito della vettura sempre più grande e vicino: una carrellata che sboccia nel primo piano di fari e nel mezzo busto annoiato del conducente..
..che infine posteggia.
Nove e venti la prossima corsa.
Quello che stupisce di più, di questa mezzo antico, è un modernissimo silenzio che la fa salire, tuttavia un'interminabile galleria - dove la roccia è roccia e potresti accendere un cerino allungando un dito fuori dal finestrino - la rituffa all'indietro, in un indefinito passato.
Segni di vita imminente, nel cunicolo, come un ramo d'ulivo in bocca ad un gabbiano, nell'edera che si è abbracciata a una barra di neon: infatti da lì a poco c'è la fermata di Carbonara.
Per uscirne, scale ed anziani arrampicatori, con le borse della spesa tra le mani.
L'apnea prosegue, e dentro al tunnel in salita la cabina rallenta, e t'aspetti che - consumato lo slancio - s'inizi ad andare all'indietro. Invece si ferma e si sente rumore di gocce - normale in una grotta, quale è.
Con l'altezza è normale che inizi una schiera di santi: all'uscita del tunnel, la fermata di San Niccolò che come primo prodigio, sdoppia binari e carrozza.
Non è uno specchio, ma la "sorella" che scende, legata mani e piedi alla prima, per moto contrario.
Poi giardini pensili di rose e pergolati, biancheria stesa e limoni; poi le scale di Preve e San Simone ed infine l'arrivo su Largo Caproni. Il tutto in un quarto d'ora !
Le frecce indicano la partenza dei sentieri verso i Forti, i Tre Fratelli: Begato, Puin, Sperone.
Da qui, facendo pochi gradini verso l'uscita, si ha la sensazione di stare sui tetti di questo sghembo, rosso, ascensore: 4 terrazze per vedere da Levante alla Francia.
Un poggiolo sul mondo, un davanzale d'aereo e davanti una città che si è fatta ovattata e distesa.
Guya- La Pasionaria
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Re: Racconti dal finestrino
L'Uno
L’acqua è nell’aria, si respira scaldata dalle pietre di Caricamento, lavora nella ruggine della Sopraelevata, s’impiglia tra le palme del porto antico. Il vento di mare, è nebbia estiva in questa città di mare.
Fino a Voltri e ritorno, un biglietto non basta e le gambe devono essere allenate, se ci sono solo posti in piedi.
L’Uno, al capolinea, riposa come un vecchio guerriero appena tornato da chissà quale battaglia. Le porte aperte, lasciano penetrare lo iodio che si insinua nella pelle sudata, appiccica i vestiti.
Questa riviera genovese lunga e dilatata, porta in sé la difficoltà e il fascino del mare. Perché il mare è cosa seria e il ponente lo ha imparato da tempo, tra ferite e occasioni; da sempre il mare è cibo e lavoro, minaccia, difesa e.. partenza.
L’autobus scalda pigramente il motore, mentre davanti all’Acquario si formano code serpeggianti di turisti.
Salgono facce scolpite, profili potenti e complessi. Ciascuno mappa d’un tesoro da tenere al sicuro, dietro occhiali o cuffiette o criptato in un messaggio di vuoto oltre il filtro del vetro.
L’Uno potrebbe essere prelevato da un Ufo, in questo caso il "campione" determinerebbe una società multietnica e interculturale da sempre.. già basterebbe che ognuno, coinquilino di questo mondo su ruote, trovasse la voglia di dire all’altro qualcosa di sé. Per non affogare, basterebbe un sorriso..
Lungo la strada, sono le navi in porto a fare da sfondo a questo lento andare fino ad infilare le strette vie di Sampierdarena, palazzi ai due lati che sembrano matrone in procinto di un abbraccio, avvolgente, lungo e caldo
Cornigliano, dove lo "stabilimento" depreda l’orizzonte, mortifica Castello Raggio - che un tempo non troppo lontano, faceva mostra imperiosa di sé… ora solo in fotografia.
La strada lungo l’aeroporto, violenta la vista assorbendo di colpo ogni colore.
Dura poco, per fortuna ! Il ponente inizia a proporre strade appese al cielo e strane vie verso il mare.
Sestri e, poi, Pegli con le sue ville e i suoi castelli, scampata al rovinoso progresso.
Il lungomare è un trionfo di palme, bambini festanti e gelati. I cannoni, in piazzetta, puntati sul "nulla" a raccontar di leggendarie storie di battaglie marinaresche.
La ferrovia costeggia per un pezzo la strada e, sotto il sole cocente, fa mostra di sé Prà le cui cicatrici è impossibile non stringano il cuore. Portano a forza il ricordo a quelle spiagge, morte sotto il peso del cemento che il porto nuovo ha soffocato. Sembra ancora di sentire un’eco lontana: le voci dei pescatori che all’alba rientravano dalla pesca.
E l’Uno prosegue la sua lenta, lunga ed inesorabile corsa, varcando le "porte" di Voltri, costeggiando le sue spiagge, cigolando in curva.
Capolinea: di sotto, la spiaggia.
E il vento salato raddolcisce i pensieri.
Ultima modifica di Guya il Mar 23 Apr 2013, 06:18 - modificato 1 volta.
Guya- La Pasionaria
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Re: Racconti dal finestrino
Ho attraversato Genova diretta in Francia e ricordo solo una orribile sopraelevata che la sfregiava come una cicatrice aerea.
Queste tue immagini e i libretti di cui ci hai omaggiato nella tua visita a Roma hanno cominciato ad intrigarmi, facendomi interrogare sulla speciale creatività dei genovesi.
E poi, quel termine, "macaia", che non conoscevo. Nella canzone di Conte, pensavo fosse un quartiere e non un clima particolare, una specie di bozzolo che a tratti racchiude la città.
Genova, ... mi avrai !
Queste tue immagini e i libretti di cui ci hai omaggiato nella tua visita a Roma hanno cominciato ad intrigarmi, facendomi interrogare sulla speciale creatività dei genovesi.
E poi, quel termine, "macaia", che non conoscevo. Nella canzone di Conte, pensavo fosse un quartiere e non un clima particolare, una specie di bozzolo che a tratti racchiude la città.
Genova, ... mi avrai !
Lara- Messaggi : 198
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Re: Racconti dal finestrino
Genova è una signora che sa come prenderti e stringerti, ma senza soffocare, nel suo caldo e salato abbraccio. Riservata ma mai laconica, si lascia scoprire a poco a poco, regalando ciò che l’apparenza non riesce a dimostrare e alla fine ti innamori.
Occorre conoscerla, Genova, per apprezzarla al meglio
Occorre conoscerla, Genova, per apprezzarla al meglio
Ultima modifica di Guya il Mar 23 Apr 2013, 17:33 - modificato 1 volta.
Guya- La Pasionaria
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Re: Racconti dal finestrino
Il Quindici
l'alter ego dell'Uno, ovvero la faccia Est della riviera genovese
l'alter ego dell'Uno, ovvero la faccia Est della riviera genovese
Genova, che sei sul mare ma non c’è sabbia che sei sull’acqua e hai bisogno di scarponi.
A Genova la passione del viaggio lo vedi dietro ad ogni scorcio, il cui odore riempie ogni crêuza; non c’è bisogno di andare in porto o in stazione, per vivere quel senso di partenza.
Via Dante.
Il capolinea regala la visione di quella che si dice essere la casa di Colombo e di ciò che rimane del chiostro di sant'Andrea – in realtà si tratta di un edificio costruito sui resti della casa in cui si ritiene sia nato Cristoforo Colombo e che andò distrutto a causa di un bombardamento da parte francese verso la fine del 1600 –
Poco più su, alzando lo sguardo, fa mostra di sé, decisa e fiera Porta Soprana, che garantiva l’accesso alla città e da cui si dipartono i carruggi di una delle zone più antiche del centro storico genovese.
Restando comodamente seduti sul Quindici, i pensieri volano, lo sguardo cerca di oltrepassare le mura per addentrarsi laddove, tutt’ora, si possono incontrare anziani intenti a giocare alla morra in Vico Vegetti.
Pensieri interrotti dal mugugno dei compagni di viaggio "due macchinette.. solo una funSiona" e dalla vibrazione dovuta alla messa in moto del motore, che ansima, tossisce ed infine si mette a regime. Riportare lo sguardo verso l’interno del bus, è faticoso, ma subito viene catturato dallo scorrere esterno della città.
I giardini di Brignole sembrano sorridere alla Corte Lambruschini che sembra assecondare l’ingresso in Corso Buenos Ayres fino a dare una benevola pacca sul culo salutando quando si imbocca la ricca collina d’Albaro, che nasconde il mare e che porta ad un’altra, diversa, ennesima Genova.
La curva di Via Pozzo, è una tentazione da Moto mondiale e da F1: i conducenti più "sgamati", non sanno fare a meno di esibirsi. Il Quindici diventa un bicchiere per i dadi: ci si mescola, impasta, amalgama gli uni con gli altri, in una danza convulsa e accaldata
Via dei Mille, a Sturla: d’ora in avanti Genova è mare, orizzonte, scogliere tra case e curve. Bellezza intensa e ruvida
Sul "Monumento", una colonia di gabbiani sembra pronta a rievocare la partenza; lo sguardo si posa sul mare ed i pensieri iniziano a riempirsi di voci ed echi: sembra quasi di vedere quelle camice rosse, giovani ed entusiaste, salire sulle navi..
Quarto e Priaruggia.. Quinto.. ed infine Nervi pronto a stupire da subito con quel suo ponte sul torrente
Il Quindici si infila in una fessura, tanto stretta che sembra di entrare nelle vetrine dei negozi che costeggiano la via. Poco vicino a Via delle Palme, ecco il capolinea.
Qualche metro a piedi e già si impone la scelta tra passeggiata a mare e Parchi
Guya- La Pasionaria
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Re: Racconti dal finestrino
in attesa che il prossimo autobus, parta, posto questo racconto che scrissi su sf
Mare
Le piace, in autunno, passare qualche ora in solitudine al mare.
E oggi è uno di quei giorni, in cui la voglia di restar sola si fa prepotentemente strada in lei.
Soffia un vento freddo e secco. La ragazza è seduta su un muretto davanti alla spiaggia. Lo sguardo perso verso il mare increspato dal vento. Gli strilli rauchi dei gabbiani echeggiano nell'aria, rendendo quel posto un'oasi allegra e tranquilla
L’orizzonte segna il limite tra l’acqua e il cielo. Un cielo terso, blu ceruleo, che poche volte si vede.
Il vento le scompiglia i capelli e le porta l’odore di iodio, carico e forte.
A saper ascoltare, sembra quasi di sentir la voce lontana di uomini di mare che raccontano le loro gesta, su vascelli che lottano per la supremazia cercando di vincere le onde furenti di un oceano in tempesta.
Le storie di mare hanno sempre affascinato e incantato tutti, terribili naufragi ed incredibili avventure.
Vien voglia di sognare, immaginare.
Si stringe nel suo giubbotto consunto e porta una mano a scostarsi i capelli, mentre questi pensieri la cullano.
Capelli color miele che incorniciano un viso addolcito da un’espressione calma e serena.
Lo sguardo, occhi grigi color della tempesta, muove tutt’intorno, curioso, attento.
Si ferma, quasi sognante, su un punto imprecisato di quel mare.
Osserva silenziosa ed immagina…
..immagina un Capitano a bordo di una vecchia “carretta del mare”, in piedi sotto l’albero maestro. Quella piccola imbarcazione, un piccolo trealberi, era sopravvissuta a numerose battaglie contro quel mare. Ma il “vecchio guscio di noce”, come la chiamava lui, continuava pazientemente a fare il suo dovere, con umiltà, forza e fierezza.
Quel Capitano, dicevo..
Un vero uomo di mare. Rude, amante delle lunghe navigazioni e del nudo contatto con il legno intriso di sale e odore salmastro.
Uomini taciturni, i marinai. Abituati ad osservare oltre l’orizzonte, tra la nebbia o tra le onde che schiaffeggiano le fiancate, trovando sempre un punto fermo verso il quale dirigere. Un porto sicuro in cui approdare.
La ragazza raccoglie le gambe verso il busto, poggiando i talloni sul muretto e il mento sopra le ossute ginocchia. Socchiude appena gli occhi, con un sorriso, per tornare con la mente verso quel piccolo vascello, al Capitano, al suo racconto immaginato.
Spesso i lunghi periodi di navigazione inducono a razionare il cibo a bordo oppure a procurarsene con la pesca.
Dopo giorni di calma piatta e bonaccia, dopo aver razionato al massimo le scorte in cambusa, era necessario trovarne di fresco.
Lui era anche un discreto arpionatore e quel giorno scorsero alcuni delfini. La campana di bordo suonò e il giovane prese il suo arpione. Una lunga e pesante asta di ferro legata ad una cima e munita di una punta. Con una corsa raggiunse l’alto della prua, portò indietro il braccio, caricando i muscoli di forza e potenza…
... venne colpito un grosso delfino.
Alcuni uomini lo issarono a bordo, venne finito e consegnato al cuoco di bordo.
Lui rimase lì, fermo, tremante per lo sforzo. Gli occhi che incrociano per un breve istante quelli del delfino.
Fortemente scosso, lo assalì il rimorso, si accorse che stava mormorando: "perdonami!"
Attese, con un nodo alla gola, che estraessero l'arpione dal corpo della sua vittima, quindi l'afferrò e si accanì su di esso riducendolo ad un ferro contorto ed accartocciato.
Non toccò mai più un arpione in vita sua.
La sera coglie la ragazza ancora seduta su quel muretto.
Il sole all’orizzonte colora di arancione la spiaggia umida e le ombre iniziano a prendere il posto della luce. Ha un sussulto.
Volta la testa drizzando il busto, allunga le gambe, poggiando i piedi sulla sabbia.
Si alza.
Il vento sembra voler contribuire a mantenere ancora vivo il ricordo di quel sogno ad occhi aperti. Alza il bavero del giubbotto, affonda le mani nelle tasche dei suoi jeans e, lentamente, si avvia verso la città.
Gira ancora una volta lo sguardo verso il mare.
Giurerebbe, sicura, di aver visto una piccola imbarcazione, dove un giovane Capitano, in piedi sul ponte, alza la mano in un saluto, prima di scomparire nel buio orizzonte.
Mare
Le piace, in autunno, passare qualche ora in solitudine al mare.
E oggi è uno di quei giorni, in cui la voglia di restar sola si fa prepotentemente strada in lei.
Soffia un vento freddo e secco. La ragazza è seduta su un muretto davanti alla spiaggia. Lo sguardo perso verso il mare increspato dal vento. Gli strilli rauchi dei gabbiani echeggiano nell'aria, rendendo quel posto un'oasi allegra e tranquilla
L’orizzonte segna il limite tra l’acqua e il cielo. Un cielo terso, blu ceruleo, che poche volte si vede.
Il vento le scompiglia i capelli e le porta l’odore di iodio, carico e forte.
A saper ascoltare, sembra quasi di sentir la voce lontana di uomini di mare che raccontano le loro gesta, su vascelli che lottano per la supremazia cercando di vincere le onde furenti di un oceano in tempesta.
Le storie di mare hanno sempre affascinato e incantato tutti, terribili naufragi ed incredibili avventure.
Vien voglia di sognare, immaginare.
Si stringe nel suo giubbotto consunto e porta una mano a scostarsi i capelli, mentre questi pensieri la cullano.
Capelli color miele che incorniciano un viso addolcito da un’espressione calma e serena.
Lo sguardo, occhi grigi color della tempesta, muove tutt’intorno, curioso, attento.
Si ferma, quasi sognante, su un punto imprecisato di quel mare.
Osserva silenziosa ed immagina…
..immagina un Capitano a bordo di una vecchia “carretta del mare”, in piedi sotto l’albero maestro. Quella piccola imbarcazione, un piccolo trealberi, era sopravvissuta a numerose battaglie contro quel mare. Ma il “vecchio guscio di noce”, come la chiamava lui, continuava pazientemente a fare il suo dovere, con umiltà, forza e fierezza.
Quel Capitano, dicevo..
Un vero uomo di mare. Rude, amante delle lunghe navigazioni e del nudo contatto con il legno intriso di sale e odore salmastro.
Uomini taciturni, i marinai. Abituati ad osservare oltre l’orizzonte, tra la nebbia o tra le onde che schiaffeggiano le fiancate, trovando sempre un punto fermo verso il quale dirigere. Un porto sicuro in cui approdare.
La ragazza raccoglie le gambe verso il busto, poggiando i talloni sul muretto e il mento sopra le ossute ginocchia. Socchiude appena gli occhi, con un sorriso, per tornare con la mente verso quel piccolo vascello, al Capitano, al suo racconto immaginato.
Spesso i lunghi periodi di navigazione inducono a razionare il cibo a bordo oppure a procurarsene con la pesca.
Dopo giorni di calma piatta e bonaccia, dopo aver razionato al massimo le scorte in cambusa, era necessario trovarne di fresco.
Lui era anche un discreto arpionatore e quel giorno scorsero alcuni delfini. La campana di bordo suonò e il giovane prese il suo arpione. Una lunga e pesante asta di ferro legata ad una cima e munita di una punta. Con una corsa raggiunse l’alto della prua, portò indietro il braccio, caricando i muscoli di forza e potenza…
... venne colpito un grosso delfino.
Alcuni uomini lo issarono a bordo, venne finito e consegnato al cuoco di bordo.
Lui rimase lì, fermo, tremante per lo sforzo. Gli occhi che incrociano per un breve istante quelli del delfino.
Fortemente scosso, lo assalì il rimorso, si accorse che stava mormorando: "perdonami!"
Attese, con un nodo alla gola, che estraessero l'arpione dal corpo della sua vittima, quindi l'afferrò e si accanì su di esso riducendolo ad un ferro contorto ed accartocciato.
Non toccò mai più un arpione in vita sua.
La sera coglie la ragazza ancora seduta su quel muretto.
Il sole all’orizzonte colora di arancione la spiaggia umida e le ombre iniziano a prendere il posto della luce. Ha un sussulto.
Volta la testa drizzando il busto, allunga le gambe, poggiando i piedi sulla sabbia.
Si alza.
Il vento sembra voler contribuire a mantenere ancora vivo il ricordo di quel sogno ad occhi aperti. Alza il bavero del giubbotto, affonda le mani nelle tasche dei suoi jeans e, lentamente, si avvia verso la città.
Gira ancora una volta lo sguardo verso il mare.
Giurerebbe, sicura, di aver visto una piccola imbarcazione, dove un giovane Capitano, in piedi sul ponte, alza la mano in un saluto, prima di scomparire nel buio orizzonte.
Guya- La Pasionaria
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Re: Racconti dal finestrino
Grazie della bella rimpatriata che mi hai fatto fare.
Genova per me, è i miei 25 anni spensierati a rimorchio di miei cugini indigeni che non mi hanno fatto sentire la lontananza da Torino. Il Ponente giù fino a Celle, e il Levante fino a Chiavari erano luoghi normali del mio girovagare. La focaccia di Recco,. come la pasta al pesto di Prà, con quel basilico unico dalle foglie piccolissime ma profumate come nessun altro.
I bagni al Lido di Albaro, quando il tempo era corto o a Quarto di Sabato o Domenica quando indugiare era l'obiettivo della giornata. E, tornando, lo stoccu di Cicchetti o altre prelibatezze che solo la cucina ligure ti sa donare.
Parlo di roba di 55/56 anni fa, probabilmente cancellata dal tempo e dall'incuria degli uomini. Tranne la focaccia o il basilico che spero continuino a deliziare gli umani.
Genova per me, è i miei 25 anni spensierati a rimorchio di miei cugini indigeni che non mi hanno fatto sentire la lontananza da Torino. Il Ponente giù fino a Celle, e il Levante fino a Chiavari erano luoghi normali del mio girovagare. La focaccia di Recco,. come la pasta al pesto di Prà, con quel basilico unico dalle foglie piccolissime ma profumate come nessun altro.
I bagni al Lido di Albaro, quando il tempo era corto o a Quarto di Sabato o Domenica quando indugiare era l'obiettivo della giornata. E, tornando, lo stoccu di Cicchetti o altre prelibatezze che solo la cucina ligure ti sa donare.
Parlo di roba di 55/56 anni fa, probabilmente cancellata dal tempo e dall'incuria degli uomini. Tranne la focaccia o il basilico che spero continuino a deliziare gli umani.
Adam- Messaggi : 609
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Re: Racconti dal finestrino
focaccia, pesto e stocche non hanno tempo e non hanno fine
Io sono più ponentina, quindi i miei ricordi giovani sono su Prà e le sue spiagge, i suoi pescatori che aspettavamo fino all'alba per comprare il pesce e portarlo a mamma
nottate estive, passate sotto le stelle...
Ora Prà è il porto commerciale, non esite più nulla di quelle rene acciottolate, dove per raggiungere l'acqua dovevi danzare e cercare la pietra piatta su cui fermarsi... per poi proseguire e lanciarsi in un tuffo che solo l'esperienza e l'irresponsabile gioventù, non ti faceva capocciare sui massi, che sembravano in attesa della tua testolina..
La domenica era festa se si andava ad Arenzano. In genere, ci si fermava a Vesima
Io sono più ponentina, quindi i miei ricordi giovani sono su Prà e le sue spiagge, i suoi pescatori che aspettavamo fino all'alba per comprare il pesce e portarlo a mamma
nottate estive, passate sotto le stelle...
Ora Prà è il porto commerciale, non esite più nulla di quelle rene acciottolate, dove per raggiungere l'acqua dovevi danzare e cercare la pietra piatta su cui fermarsi... per poi proseguire e lanciarsi in un tuffo che solo l'esperienza e l'irresponsabile gioventù, non ti faceva capocciare sui massi, che sembravano in attesa della tua testolina..
La domenica era festa se si andava ad Arenzano. In genere, ci si fermava a Vesima
Guya- La Pasionaria
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Re: Racconti dal finestrino
Grazie Guya, io ho sempre amato Genova, ci ho lavorato per quattro mesi dormendo in una pensione di Sampardarena, dove andavo a mangiare in una trattoria fantastica che si chiamava Il Toro di Sampiardarena.
Però, forse perchè dovevo sgamelare con la mia borsa da rappresentante di cosmetici non mi ricordo di aver visto quello che tu hai postato, forse anche perchè sono passati oltre ....anta anni, da allora. Grazie.
Ho deciso che vi sommergerò delle bellezze nascoste di Milano
Però, forse perchè dovevo sgamelare con la mia borsa da rappresentante di cosmetici non mi ricordo di aver visto quello che tu hai postato, forse anche perchè sono passati oltre ....anta anni, da allora. Grazie.
Ho deciso che vi sommergerò delle bellezze nascoste di Milano
cireno- Messaggi : 1510
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Re: Racconti dal finestrino
cireno ha scritto:Grazie Guya, io ho sempre amato Genova, ci ho lavorato per quattro mesi dormendo in una pensione di Sampardarena, dove andavo a mangiare in una trattoria fantastica che si chiamava Il Toro di Sampiardarena.
Però, forse perchè dovevo sgamelare con la mia borsa da rappresentante di cosmetici non mi ricordo di aver visto quello che tu hai postato, forse anche perchè sono passati oltre ....anta anni, da allora. Grazie.
Ho deciso che vi sommergerò delle bellezze nascoste di Milano
hai dormito in una pensione a Sampierdarena ?
complimenti per il coraggio ! (zona da angiporto, iè)
Il Toro a sampe, non esiste più. Si mangiava davvero bene
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Guya- La Pasionaria
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Re: Racconti dal finestrino
Guya ha scritto:
hai dormito in una pensione a Sampierdarena ?
complimenti per il coraggio ! (zona da angiporto, iè)
Il Toro a sampe, non esiste più. Si mangiava davvero bene
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non era una vera pensione, era una signora, vedova, nemmeno vecchia, che mi aveva affittato una camera, un balconcino, e un bagno dove dovevo entrare a rate: prima la faccia da lavare, poi le parti sud ombelico, il resto lo lavavo con la fantasia. Sarà stato un bagno di mezzo metro quadrato, ma la camera era bella, larga e molto confortevole, e la proprietaria mi dava un sacco di vizi, unica regola: non portare donnacce(a quel tempo quelle che te la davano erano tutte donnacce, nella sua regola....): bei tempi, nostalgia....vabbè...almeno mi sono molto goduto la vita
cireno- Messaggi : 1510
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Re: Racconti dal finestrino
Chi guarda Genova sappia che Genova
si vede solo dal mare
quindi non stia lì ad aspettare
di vedere qualcosa di meglio, qualcosa di più.
di quei gerani che la gioventù
fa ancora crescere nelle strade.
Un porto di guerra senza nessun soldato
senza che il conflitto sia mai stato dichiarato
un luogo di avvocati con i loro mobili da collezione
e di commesse che gli avvocati alla sera accompagnano alla stazione
commesse senza parola e senza restituzione.
E giù alberghi della posta
e ritorni senza eleganza e senza sosta
restiamo volentieri ad aspettare
che la nostra casa stessa riprenda il mare
e non dovremmo sbagliare
non ci dovremmo sbagliare.
Senza un amore grande
che debba ritornare
uno di quelli che si aspettano
per poi rinunciare.
Bella signra che mi lusinghi
citando a memoria le mie canzoni
il tuo divano è troppo stretto
perché io mi faccia delle illusioni.
Abbiamo tutti un cuore arido
ed un orecchio al traffico
restiamo volentieri ad aspettare
che la nostra casa stessa riprenda il mare
non ci possiamo sbagliare
non ci possiamo sbagliare
sono gerani e non parole d'amore.
Guya- La Pasionaria
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Guya- La Pasionaria
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Re: Racconti dal finestrino
Guya ha scritto:intanto beccatevi il titolo, le immagini della splendida Funicolare Zecca/Righi e fatevi salire la curiosità
ps
per i romani: Zecca è il nome della piazza...
... io pensavo che fosse il nome del capolinea dove si scende per venire a casa tua!
Amiter- Messaggi : 456
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Re: Racconti dal finestrino
Amiter ha scritto:
... io pensavo che fosse il nome del capolinea dove si scende per venire a casa tua!
ehm... no. Anche se vicino a casa mia, ci stanno le zecche
Guya- La Pasionaria
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Re: Racconti dal finestrino
Guya ha scritto:ehm... no. Anche se vicino a casa mia, ci stanno le zecche
... immaginavo che non ce ne fosse solo una di zecca, a Genova... in effetti ricordo che le 2 o 3 volte al massimo che ci sono passato, anch'io limitatamente a quell'alto viadotto "che la sfregia"... è stato sufficiente a beccarmi un'orticaria incredibile ... è solo per questo che non ci sono sceso...
... a proposito... mi chiedo, all'epoca della costruzione di quel gioiello di funicolare (questo lo dico assolutamente senza ironia!) dove fossero i NO-FUNICOLAR... ma poi anche i NO-VIADOTT...
Amiter- Messaggi : 456
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Re: Racconti dal finestrino
Amiter ha scritto:
... immaginavo che non ce ne fosse solo una di zecca, a Genova... in effetti ricordo che le 2 o 3 volte al massimo che ci sono passato, anch'io limitatamente a quell'alto viadotto "che la sfregia"... è stato sufficiente a beccarmi un'orticaria incredibile ... è solo per questo che non ci sono sceso...
... a proposito... mi chiedo, all'epoca della costruzione di quel gioiello di funicolare (questo lo dico assolutamente senza ironia!) dove fossero i NO-FUNICOLAR... ma poi anche i NO-VIADOTT...
E' un gioiello, sì..
e per fortuna alla fine del 1800, i no funicolare non esistevano, altrimenti il progetto sarebbe ancora in discussione... :readpaper:
Guya- La Pasionaria
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Re: Racconti dal finestrino
il viadotto si chiama sopraelevata, e negli anni 60 era una cosa molto necessaria per disintasare il traffico della città. ancora oggi non è certamente possibile distruggerla senza trovare una soluzione alternativa, come ad esempio un tunnel sotto il porto. che però ha il difetto di costare un attimino.
rikkitikkitavi- Messaggi : 463
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Re: Racconti dal finestrino
Guya ha scritto:L'Uno
L’acqua è nell’aria, si respira scaldata dalle pietre di Caricamento, lavora nella ruggine della Sopraelevata, s’impiglia tra le palme del porto antico. Il vento di mare, è nebbia estiva in questa città di mare.
Fino a Voltri e ritorno, un biglietto non basta e le gambe devono essere allenate, se ci sono solo posti in piedi.
L’Uno, al capolinea, riposa come un vecchio guerriero appena tornato da chissà quale battaglia. Le porte aperte, lasciano penetrare lo iodio che si insinua nella pelle sudata, appiccica i vestiti.
Questa riviera genovese lunga e dilatata, porta in sé la difficoltà e il fascino del mare. Perché il mare è cosa seria e il ponente lo ha imparato da tempo, tra ferite e occasioni; da sempre il mare è cibo e lavoro, minaccia, difesa e.. partenza.
L’autobus scalda pigramente il motore, mentre davanti all’Acquario si formano code serpeggianti di turisti.
Salgono facce scolpite, profili potenti e complessi. Ciascuno mappa d’un tesoro da tenere al sicuro, dietro occhiali o cuffiette o criptato in un messaggio di vuoto oltre il filtro del vetro.
L’Uno potrebbe essere prelevato da un Ufo, in questo caso il "campione" determinerebbe una società multietnica e interculturale da sempre.. già basterebbe che ognuno, coinquilino di questo mondo su ruote, trovasse la voglia di dire all’altro qualcosa di sé. Per non affogare, basterebbe un sorriso..
Lungo la strada, sono le navi in porto a fare da sfondo a questo lento andare fino ad infilare le strette vie di Sampierdarena, palazzi ai due lati che sembrano matrone in procinto di un abbraccio, avvolgente, lungo e caldo
Cornigliano, dove lo "stabilimento" depreda l’orizzonte, mortifica Castello Raggio - che un tempo non troppo lontano, faceva mostra imperiosa di sé… ora solo in fotografia.
La strada lungo l’aeroporto, violenta la vista assorbendo di colpo ogni colore.
Dura poco, per fortuna ! Il ponente inizia a proporre strade appese al cielo e strane vie verso il mare.
Sestri e, poi, Pegli con le sue ville e i suoi castelli, scampata al rovinoso progresso.
Il lungomare è un trionfo di palme, bambini festanti e gelati. I cannoni, in piazzetta, puntati sul "nulla" a raccontar di leggendarie storie di battaglie marinaresche.
La ferrovia costeggia per un pezzo la strada e, sotto il sole cocente, fa mostra di sé Prà le cui cicatrici è impossibile non stringano il cuore. Portano a forza il ricordo a quelle spiagge, morte sotto il peso del cemento che il porto nuovo ha soffocato. Sembra ancora di sentire un’eco lontana: le voci dei pescatori che all’alba rientravano dalla pesca.
E l’Uno prosegue la sua lenta, lunga ed inesorabile corsa, varcando le "porte" di Voltri, costeggiando le sue spiagge, cigolando in curva.
Capolinea: di sotto, la spiaggia.
E il vento salato raddolcisce i pensieri.
non lo avevo letto, mi era scappato: bello, bellissimo....vedi cosa intendevo come pezzo di apertura per il forum? anche delle cose come questa......
cireno- Messaggi : 1510
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Re: Racconti dal finestrino
...bacan d'a corda marsa d'aegua e de sä
che a ne liga e a ne porta 'nte 'na
creuza de mä.
Belgarath il Mago- Messaggi : 16
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Re: Racconti dal finestrino
Genova è città in salita.. non ricordo chi lo disse.. difficile ai passi stanchi, per crêuze e carrugi..
accompagna il mio calmo vagare notturno.. bagnata di forte salsedine, penetrata nei muri.. cantilena musicale di misterioso blu
Se ci si arriva dal mare, sembra aggredire
i palazzi, somigliano ad antichi guerrieri, pronti alla difesa come superbi felini.. con l’occhio della Lanterna a sorvegliare..
se la si guarda dai monti, in discesa, sembra quasi addormentata.. ambigua e, forse, fissando lo sguardo su un punto qualsiasi sgombrando la mente da tutti i pensieri.. succede di immaginare un movimento, un lento scivolare verso valle.. un'impercettibile ma inesorabile discesa nel cuore di quel mare laggiù
Ed è fermando il mio sguardo in quell’occhio, vigile e mai fermo, della Lanterna.. mi perdo, ora sì, nei miei pensieri.. ipnotizzata
..mi lascio scivolare in quel mare che lentamente pare avvolgermi nel sogno.. che sogno non è
accompagna il mio calmo vagare notturno.. bagnata di forte salsedine, penetrata nei muri.. cantilena musicale di misterioso blu
Se ci si arriva dal mare, sembra aggredire
i palazzi, somigliano ad antichi guerrieri, pronti alla difesa come superbi felini.. con l’occhio della Lanterna a sorvegliare..
se la si guarda dai monti, in discesa, sembra quasi addormentata.. ambigua e, forse, fissando lo sguardo su un punto qualsiasi sgombrando la mente da tutti i pensieri.. succede di immaginare un movimento, un lento scivolare verso valle.. un'impercettibile ma inesorabile discesa nel cuore di quel mare laggiù
Ed è fermando il mio sguardo in quell’occhio, vigile e mai fermo, della Lanterna.. mi perdo, ora sì, nei miei pensieri.. ipnotizzata
..mi lascio scivolare in quel mare che lentamente pare avvolgermi nel sogno.. che sogno non è
Guya- La Pasionaria
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