Quel libro sul comò
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Quel libro sul comò
Biblioteche, ludoteche...
.. e pizzatecas
La Pizzateca è il nome di una pizzeria/shop/bookstore, con sede a Madrid.
Il concetto è stato sviluppato dalla casa editrice spagnola Ediciones ES che, oltre a pizze fatte a mano, fa anche consegne di pizza + libri.
.. il "menú de las letras" - un trancio di pizza, più un libro per soli 5 euro
Guya- La Pasionaria
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Re: Quel libro sul comò
Shakespeare and Company è una storica libreria, fondata nel 1919 da Sylvia Beach, negli anni venti divenne luogo di incontro per scrittori come Ezra Pound, Ernest Hemingway, James Joyce e Ford Madox Ford.
La libreria funge sia come negozio di libri, sia come sala da lettura.
Sylvia Beach, un'emigrata statunitense, aprì originariamente la Shakespeare and Company al numero 8 di rue Dupuytren. Il locale fungeva, sin dal principio, sia come negozio di libri che come sala da lettura. Nel 1921 la Beach spostò la libreria al 12 di rue de l'Odéon, dove rimase fino al 1941. Durante questo periodo la Shakespeare and Company era considerata il centro della cultura anglo-americana a Parigi. Scrittori e artisti della generazione perduta.
Sylvia Beach faceva circolare titoli banditi nel Regno Unito e negli Stati Uniti, come L'amante di Lady Chatterley di David Herbert Lawrence o l'Ulisse di James Joyce, che, censurato in quei due Paesi, venne stampato per la prima volta, nel 1922, proprio dalla Beach.
La libreria di rue de l'Odeon, venne chiusa nel dicembre 1941 a causa dell'occupazione della Francia da parte delle potenze dell'Asse nell'ambito della seconda guerra mondiale e non venne più riaperta.
Nel 1951 un'altra libreria venne aperta da George Whitman con il nome di Le Mistral. Proprio come l'originale Shakespeare and Company, il negozio divenne punto focale per la cultura letteraria della Rive gauche di Parigi.
Alla morte di Sylvia Beach il nome del negozio venne cambiato, in suo onore, in Shakespeare and Company.
La libreria esiste tutt'oggi, gestita dalla figlia di Whitman, al 37 di rue de la Bûcherie, vicino Place St.Michel, a pochi passi dalla Senna.
George Whitman chiamava la Shakespeare and Company un'utopia socialista mascherata da libreria. La libreria offre posti da dormire, ricavati dai divani al suo interno, ad artisti e scrittori squattrinati in cambio di alcune ore di lavoro fra gli scaffali. Sono inoltre regolari eventi come il sunday tea, incontri con gli scrittori e letture di poesie.
In Italia per qualche anno l'esperienza della Shakespeare and Co. fu mutuata dall'artista Vincenzo Libonati, che aprì la libreria con lo stesso nome e lo stesso spirito nel quartiere Pigneto di Roma. La libreria oltre ad essere la prima libreria del quartiere, fu anche un'esperienza fuori dall'ordinario nella realtà romana, crocevia di incontri fra artisti, musicisti ed intellettuali.
Guya- La Pasionaria
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Re: Quel libro sul comò
Libri illuminati "Language of Birds" è un'arte sviluppata da Brian Goggin e Keehn Dvorka che consiste nell'illuminazione a base di libri.
L'opera è composta da 23 sculture di energia solare, i libri sono stati sospesi da cavi di acciaio inox , illuminandoli con la luce solare di notte...
Guya- La Pasionaria
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Re: Quel libro sul comò
La Old Market Library di Min Buri a Bangkok è una biblioteca ricavata da un vecchio edificio un tempo destinato a mercato colpito da un incendio negli anni ’90. Dopo il disastro l’area su cui sorgeva il mercato ha subìto una svalutazione fino al punto di divenire una baraccopoli. L’idea di riqualificazione nasce da TYIN Tegnestue Architects, uno studio norvegese di architettura no profit impegnato nella progettazione di opere da realizzare nelle zone povere e sottosviluppate del mondo.
La libreria, posta di fronte ad un canale d’acqua, è di modeste dimensioni (3x9 m) e si affaccia su una piccola corte interna ornata di piante e protetta da un pergolato in legno. L’ambiente interno è stato suddiviso in due spazi: la sala principale è destinata ad area lettura con relativi scaffali che fungono da libreria, mentre l’area secondaria è utilizzata come zona studio. L’altezza della sala principale ha consentito, inoltre, la costruzione di un soppalco da utilizzare come un ulteriore piccolo studio. La sala secondaria, nella quale è stato introdotto un albero, illuminato da un lucernario soprastante, è impiegata come spazio per la riflessione. Durante la progettazione uno dei problemi maggiori consisteva nel pericolo di inondazioni causate dal vicino canale durante i periodi delle piogge. La soluzione dei progettisti ha comportato l’elevazione del piano di calpestio al di sopra del livello massimo di allagamento.
Guya- La Pasionaria
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Re: Quel libro sul comò
L'atmosfera rétro della libreria è fascinosa, magnetica. Scaffalature e tavoli sono rigorosamente in legno, come scale e ballatoi, ed espongono i libri di faccia, anziché di dorso: qui non importa sprecare spazio, importa guardare, assaporare, scegliere. La luce filtra naturale dai soffitti in vetro e da finestroni ad arco e, all'imbrunire, lumi déco diffondono un bagliore caldo. Intanto i librai - che qui appartengono a quella sottospecie in estinzione che conosce i libri - consigliano i clienti incerti e accudiscono gli inesperti.
Infatti la Daunt Books di Maryleborne High Street, a Londra, aperta 22 anni fa, non solo ha superato la recessione degli anni Novanta, quando tutte le botteghe di questa strada dello shopping chiusero (tranne tre), ed è sopravvissuta alla strage delle librerie indipendenti provocata dalle grandi catene; ma ha perfino aperto altri sei negozi a Londra, avvicinandosi a un giro d'affari di dieci milioni di sterline
Con l'aiuto del libraio...
"Indispensabile. Nel creare cortocircuiti intellettuali. Nel conoscere il proprio pubblico e consigliarlo. Nell'intendersi di libri. Io non sarò mai "incinto", ma posso suggerire i migliori testi sulla gravidanza usciti negli ultimi vent'anni. E così chiunque lavori alla Daunt Books: gente laureata, colta, ben pagata. Perché uno staff competente è l'asso nella manica di qualsiasi libreria. Vietato chiedere lo spelling di PG Woodhouse, ma anche consigliare Don De Lillo a chi ama Wilbur Smith. Mentre da Watertone's, come in tante librerie italiane, il commesso non sa fare altro che controllare sul computer se il libro richiesto è nel negozio".
Guya- La Pasionaria
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Re: Quel libro sul comò
spot...
La gente apre un negozio per vendere, spera ci sia un tale movimento da dover ingrandire il negozio, per vendere di più e diventare più ricchi e, alla fine, non dover più venire in negozio. Non è così ?
Ma probabilmente esistono altre persone che aprono un negozio sperando di trovare un riparo, tra gli oggetti che più apprezzano - lana o tazze da té o libri - e con la sola idea di affermare qualcosa in tutta tranquillità.
Diventeranno parte di un isolato, di una strada, della cartina generale della città e, infine, della memoria collettiva.
Si siederanno a bere il caffè a metà mattina, tireranno fuori i soliti orpelli a natale, laveranno i vetri a primavera prima di esporre di nuovi arrivi.
Per queste persone un negozio è ciò che per altre può essere una capanna nel bosco, un rifugio e una giustificazione
La gente apre un negozio per vendere, spera ci sia un tale movimento da dover ingrandire il negozio, per vendere di più e diventare più ricchi e, alla fine, non dover più venire in negozio. Non è così ?
Ma probabilmente esistono altre persone che aprono un negozio sperando di trovare un riparo, tra gli oggetti che più apprezzano - lana o tazze da té o libri - e con la sola idea di affermare qualcosa in tutta tranquillità.
Diventeranno parte di un isolato, di una strada, della cartina generale della città e, infine, della memoria collettiva.
Si siederanno a bere il caffè a metà mattina, tireranno fuori i soliti orpelli a natale, laveranno i vetri a primavera prima di esporre di nuovi arrivi.
Per queste persone un negozio è ciò che per altre può essere una capanna nel bosco, un rifugio e una giustificazione
Alice Munro
Non molto tempo fa, in un vicolo buio di una città nascosta dalla nebbia, c’era una strana libreria. Quando pensate a una libreria, vi viene in mente un negozio con delle vetrine e tanti libri colorati, alcuni per bambini, altri per grandi, disposti bene per attirare l’attenzione dei passanti… Vi immaginate un libraio che ogni settimana cambia questi libri in vetrina, perché ne sono arrivati di nuovi e pensate che, entrando, troverete il libro più adatto a voi o ai vostri amici, grazie ai suoi consigli.
La nostra strana libreria non aveva niente di tutto questo. Innanzitutto non aveva un nome: non si chiamava “Libreria del Sole” o “Libreria del Viaggiatore” o “Libreria L’Equilibrista”. Si chiamava solo LIBRERIA. E non aveva una vetrina. Aveva un portone di legno. Non ci potevate guardare dentro. Perché non era una libreria qualunque: potevano entrarci solo le persone armate di somma saggezza.
Come mai? Un po’ di pazienza e lo scoprirete.
Sulla libreria, come potete immaginare, erano nate diverse leggende.
Si diceva che esistesse da sempre, per esempio. Che secoli prima fosse circondata dalle acque di una palude e protetta da un drago di nome Tarantasio e che comprare libri fosse l’impresa più avventurosa che potesse capitare. Che bisognasse noleggiare un’imbarcazione, sfidare e vincere il drago e dormire fuori dal portone della libreria tre giorni e tre notti, in balìa dei vapori malsani che emanava la palude.
Si raccontavano anche storie macabre, misteriose, forse perché c’era sempre uno strano viavai di gatti neri… Quella del prete che era entrato e non era più uscito, e i suoi indumenti erano stati ritrovati giorni dopo, davanti al portone, che profumavano di carbone e cacao. O quella dei banditi che erano entrati per rubare ma al loro posto erano usciti dei bambini.
L’unica cosa che si sapeva con certezza era che dietro al bancone c’erano due vecchiette, Ernestina e Ippolita, che poi erano le libraie. Tutti le conoscevano come le signorine somma ruga perché erano vecchissime, ma siccome non si erano mai sposate le chiamavano ancora signorine. Dopo tanti anni, nessuno sapeva più chi era l’una e chi l’altra.
Le signorine somma ruga erano conosciute per la loro bizzarra mania di fare un test a tutti quelli che entravano: così, se entravi solo per dare un’occhiata o - cosa normalissima in una qualsiasi libreria - per informarti sulle ultime novità o far passare un po’ il tempo e riscaldarti in una fredda giornata d’inverno, non potevi sottrarti a una severissima raffica di domande.
L’esame consisteva in quesiti sulle vite degli scrittori: se rispondevi eri ammesso alla libreria, sennò dovevi andartene.
Ecco alcune delle domande che le anziane signorine facevano ai loro clienti:
- Mi sa dire qual è il gelato preferito da Oscar Wilde?
- Quando esce di casa Georges Simenon mette il cappello?
- Lev Tolstoj ha mai mangiato un’anguilla?
- E cosa mi dice delle sorelle Brontë… sono rimaste tutte zitelle?
Le signorine erano, infatti, convinte che la maggior parte delle persone pensasse agli autori dei libri come a esseri di un altro pianeta: come se esistesse un mondo di carta e un mondo reale. Per loro, invece, il mondo degli scrittori era molto concreto, fatto di carne e ossa, di abitudini, di sonnellini, di pranzi e cene, di manie, di sogni e desideri. Insomma, di vita.
La signorina somma ruga più anziana, quella più curva, tirava fuori un quadernone consunto dagli anni e ogni volta si inventava domande diverse e, ridacchiando, le trascriveva per ricordarsele. Aveva degli occhiali grossi e spessi, perché non ci vedeva bene; ma, nonostante questo, scriveva col pennino attaccata al quaderno, e mentre scriveva schioccava le labbra, sciac sciac, come se le mancasse la saliva. Poi passava il quaderno alla socia più giovane che, con voce tremula, in piedi su uno sgabello un po’ traballante, leggeva al malcapitato le fantasiose e difficilissime domande.
Nessuno ovviamente sapeva rispondere e tutti tiravano a indovinare. Così, nessuno era mai riuscito a comprare qualcosa perché le signorine somma ruga non ti vendevano niente se solo avevano il sospetto che tu fossi “una specie di somaro analfabeta”.
Questo, quando entrava qualcuno. Ma la maggior parte dei giorni la libreria era deserta, e Ippolita ed Ernestina si dedicavano al punto a giorno e al lavoro a maglia, sedute in comode poltrone sotto pesanti scialli di lana. A loro andava bene così. Come tirassero la fine del mese non si sa.
Un giorno, una ragazzina che aveva letto molto e che era molto curiosa capitò dalle parti della libreria. Aveva i capelli corti, gli occhi grandi e un cappottone rosso con una sciarpa a righe colorate, e portava un basco in testa. Conosceva le leggende che circolavano sulla libreria, sapeva del giochetto delle signorine ma aveva molto tempo e si era preparata. Voleva fregarle, le due vecchiarde.
La ragazzina si chiamava Michela e sapeva rispondere a qualsiasi domanda, perché aveva capito che le risposte erano nei libri. Se tu avevi letto tutte le opere di un autore, insomma, tra le righe riuscivi anche a capire cose essenziali, per esempio se preferiva il mare o la montagna, se amava i bambini, se aveva avuto un’infanzia felice, e persino se preferiva gelato al gusto di pistacchio o cioccolato. In alcuni libri non c’era scritto ma si capiva, e Michela aveva un grande intuito.
Michela arrivò davanti alla libreria.
Spinse il pesante portone, sentì uno scampanellio impercettibile, entrò.
E rimase a bocca aperta...
Pareti ricoperte da scaffali, scaffali tappezzati di libri, su su fino al soffitto, oltre
la scala a chiocciola che si perdeva nel buio della stanza. Libri di tutte le edizioni di tutti i tempi, in italiano, in latino, in tutte le lingue straniere, codici miniati, preziosi incunaboli: un mausoleo della carta stampata. Da restare senza fiato.
Nel silenzio assoluto, si udiva solo il ticche tacche dei ferri da lana delle signorine.
«Buongiorno» disse la signorina somma ruga più anziana, alzando gli occhi e smettendo di sferruzzare una lunga sciarpa.
«Buongiorno signore…. ehm signorine».
«Mi dica».
«Per caso… avete la prima edizione de Il barone rampante di Italo Calvino? Quella del 1957».
La signorina la squadrò dalla testa ai piedi e con movimenti lenti, che a Michela sembrarono preistorici, si alzò dalla poltrona.
«Certamente» rispose un po’ scocciata. «Che domanda. L’abbiamo, e non per caso. Siamo una libreria, mica una macelleria. Prima, però, dovrebbe rispondere a qualche quesito… sa, non vorremmo che il libro finisse nelle mani sbagliate.»
«Volentieri» disse Michela.
continua...
Il link alla scheda del libro (dove si può acquistare la versione illustrata)
http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=717637
Maggiori informazioni http://www.libreriasommaruga.it/la-vera-storia-delle-signorine-somma-ruga/
Guya- La Pasionaria
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Re: Quel libro sul comò
L'Abbazia di Melk è uno degli esempi di barocco tedesco più significativi; esistente già dal 1089, l'abbazia odierna fu costruita dal 1702 al 1736 dall'architetto Jakob Prandtauer.
Lo stile barocco, maestoso e ridondante, è la caratteristica dominante in tutti i locali del sito monastico; tra questi, uno dei più importanti è sicuramente la Biblioteca.
Non tutte le 12 sale della biblioteca sono aperte al pubblico, ma si possono visitare le più fastose, con alti scaffali lignei a tutta parete, affreschi di Paul Troger del 1731-32, stucchi e dorature.
La biblioteca conserva 1.888 manoscritti, 750 incunaboli (precedenti al XVI secolo), 1.700 opere del XVI, 4.500 del XVII e 18.000 del XVIII secolo. Per le pubblicazioni più recenti si parla di oltre 100.000 volumi. Tra questi, troviamo opere a carattere teologico, giuridico, geografico ed astronomico, musicale e storico.
Lo stile barocco, maestoso e ridondante, è la caratteristica dominante in tutti i locali del sito monastico; tra questi, uno dei più importanti è sicuramente la Biblioteca.
Non tutte le 12 sale della biblioteca sono aperte al pubblico, ma si possono visitare le più fastose, con alti scaffali lignei a tutta parete, affreschi di Paul Troger del 1731-32, stucchi e dorature.
La biblioteca conserva 1.888 manoscritti, 750 incunaboli (precedenti al XVI secolo), 1.700 opere del XVI, 4.500 del XVII e 18.000 del XVIII secolo. Per le pubblicazioni più recenti si parla di oltre 100.000 volumi. Tra questi, troviamo opere a carattere teologico, giuridico, geografico ed astronomico, musicale e storico.
Guya- La Pasionaria
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Re: Quel libro sul comò
Nel mondo classico Mercurio, dio dei mercanti, era considerato allo stesso tempo messaggero degli dei e protettore dei truffatori. Da allora il commercio ha sempre racchiuso in sé una componente “amorale”, componente che ha preso il sopravvento nella cristianità, quando S. Nicola venne indicato come patrono di ladri e commercianti e quando S. Tommaso d’Aquino affermò che i mercanti incontrerebbero difficoltà a entrare nel Regno dei Cieli, poiché la tentazione è parte integrante della loro professione.
La sensazione di disorientamento che si prova inizialmente entrando nella libreria Selexyz Dominicanen di Maastricht è dovuta probabilmente a un sentimento quasi atavico. L’edificio che accoglie lo spazio vendita è infatti una chiesa gotica consacrata nel 1294 dall’ordine dei Frati Predicatori fondato da S. Domenico. Le celebrazioni religiose non si tengono più qui da oltre due secoli, da quando, nel 1794, la chiesa fu confiscata dall’esercito napoleonico per scopi militari; da allora lo spazio è stato utilizzato nei modi più disparati: archivio comunale, magazzino, fino a diventare un inglorioso deposito di biciclette. Nel 2005 la Boekhandels Groep Nederland (BGN) decise di dare nuova vita all’edificio trasformandolo in una delle più incredibili librerie al mondo.
Il progetto d’interni, realizzato dallo studio Merkx+Girod Architecten di Amsterdam, coniuga le esigenze commerciali e la magnificenza architettonica dello spazio. Per soddisfare infatti la necessità di BGN di ottenere 1.200 mq di spazio vendita a fronte dei 750 disponibili, Evelyn Merkx e Patrice Girod propongono l’inserimento di una libreria praticabile sovradimensionata. I due piani superiori compensano così la superficie mancante, permettendo al contempo una fruizione trasversale dello spazio.
L’imponente struttura realizzata da Keijsers Interior Projects viene posizionata sul lato destro dell’edificio, a cavallo tra la navata centrale e quella laterale, abbracciando le colonne in pietra.
Una serie di scale accompagna l’utente lungo il percorso “nella” libreria realizzata in acciaio nero, fino a raggiungere una prossimità desueta con le volte della navata, entusiasmando il visitatore per la vicinanza degli affreschi e per le prospettive sconosciute che si aprono sullo spazio. Il lato sinistro si contrappone in modo deciso per tipologia di esposizione: qui si percepisce la tradizionale altezza dell’edificio grazie all’utilizzo di espositori orizzontali posti, nella navata centrale, parallelamente a essa come ad accompagnare il visitatore verso un ipotetico altare. Nella navata sinistra vengono create, sempre con espositori orizzontali bassi e con l’aiuto di librerie verticali lungo le pareti, isole tematiche scandite dal ritmo regolare delle colonne.
L’illuminazione, che nella grande libreria quasi scompare diventando parte integrante dell’arredo, si manifesta nel coro come citazione dei candelieri tradizionali a illuminare il tavolo cruciforme della zona dedicata alla caffetteria. Qui, mentre sul lato sinistro vi è la vera e propria zona bar, una serie di tavoli, pouf e sedute segue la linea curva del coro snodandosi su di una pedana rialzata.
La libreria Selexyz Dominicanen, che è valsa allo studio Merkx+Girod il premio Lensvelt de Architect 2007, accoglie circa 700.000 visitatori ogni anno, e può contare su 25.000 titoli e 45.000 volumi.
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Re: Quel libro sul comò
La libreria Barter Books, ad Alnwick, è una dei più grandi bookshop di libri usati della Gran Bretagna.
È ricavata da una vecchia stazione ferroviaria in stile vittoriano, e ha mantenuto intatta quella struttura. È nelle scatole di questa libreria che è stato trovato il manifesto d'epoca "Keep calm and carry on"
Una meta d'obbligo per chi vuole respirare il fascino della vecchia Inghilterra
Ultima modifica di Guya il Sab 06 Lug 2013, 12:30 - modificato 1 volta.
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Re: Quel libro sul comò
La Libreria AltroQuando si trova in pieno centro di Roma in Via del Governo Vecchio, a due passi da piazza Navona.
Il locale è veramente suggestivo per il suo allestimento. A parte il mare di libri e stampe (in particolare di cinema) i muri della libreria sono quasi interamente coperti di scritte, probabilmente di alcuni libri...si potrebbe dire un "imbrattamento culturale". Il piano superiore è dedicato alla vendita dei volumi mentre quello inferiore, abbastanza spazioso e con un angolo bar viene utillizzato per la presentazione di libri ma anche piccole feste privato.
Un tocco di originalità non manca nemmeno al bar, che offre birre artigianali molto buone
Il locale è veramente suggestivo per il suo allestimento. A parte il mare di libri e stampe (in particolare di cinema) i muri della libreria sono quasi interamente coperti di scritte, probabilmente di alcuni libri...si potrebbe dire un "imbrattamento culturale". Il piano superiore è dedicato alla vendita dei volumi mentre quello inferiore, abbastanza spazioso e con un angolo bar viene utillizzato per la presentazione di libri ma anche piccole feste privato.
Un tocco di originalità non manca nemmeno al bar, che offre birre artigianali molto buone
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Re: Quel libro sul comò
Libreria Palomar di Grosseto
Una deliziosa libreria a dimensione umana "di quelle di una volta".
Sotto le arcate in mattoni a vista ci sono libri e cortesia. E anche del buon vino rosso toscano, che come noto, s’accompagna bene al piacere della lettura
Poche parole che condensano lo stile e la cifra di una professionalità riconosciuta anche fuori Grosseto, la Palomar, che offre da 15 a 18mila titoli in uno spazio di 110 metri quadrati, è diventata punto di riferimento anche per grosse case editrici, che danno a Massimo e Monica - i due proprietari - le bozze in anteprime dei libri di prossima pubblicazione, per ricevere un parere qualificato.
Anche per questo Palomar riesce a dare ai propri clienti una classifica-consiglio dei migliori libri in commercio, non dei più venduti o pubblicizzati. Senza contare che alcuni tra i maggiori scrittori, registi e filosofi sono passati proprio da qui per presentare i propri libri.
Fino all’ultima iniziativa «Book and wine», che mette insieme lettura e degustazione e sposa i libri al buon vino, rigorosamente maremmano
Guya- La Pasionaria
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Re: Quel libro sul comò
Ci sono migliaia di ragioni per detestare ipad, tablet e e-book, ma sono poche quelle veramente incontestabili contro cui nessuna forza dell’abitudine, nessuna accettazione del nuovo o ragionevolezza del comfort può avere la meglio. Proviamo a elencarne un po’...
Prima di tutto se si legge un e-book in metro o sull’autobus si priva il passeggero vicino dell’immenso piacere di sbirciare quale libro stiamo assaporando, il che è una vera ingiustizia.
La prima cosa che faccio quando salgo su un mezzo pubblico è osservare le copertine dei libri delle (poche) persone che non stanno giocando con lo smartphone.
Se il libro che stanno leggendo l’ho già letto anche io mi metto lì a immaginare il punto in cui sono arrivati, a confrontare le loro espressioni durante la lettura con le sensazioni che ho provato io.
Spesso si scoprono delle vere e proprie chicche, degli autori mai sentiti prima o idiosincrasie come l’anziana signora insospettabile che legge le poesie di Bukowski. Oppure dal numero di libri ricorrenti in più autobus si possono scoprire le nuove mode e i nuovi scrittori in voga. Quando c’era l’incubo collettivo de Il codice Da Vinci si era aperta una vera e propria guerra tra intellettuali disprezzatori dei best-seller che leggevano Bolaño e Cvetaeva e i fieri consumatori di libri-discount, sul buon vecchio 60 express.
Sicuramente un altro problema dei libri elettronici è il loro statuto percettivo.
Insomma, si possono solo guardare.
Puzzano tutti di plastica o di grasso di mani, nessuno ha quelle infinite sfumature di odori che hanno i libri di carta, che rendono ciascun libro una cosa unica, quasi un organismo vivente- come sa qualsiasi buon intenditore di libri, la prima cosa da fare quando si deve scegliere cosa leggere è annusare.
Il deficit percettivo dei tablet è certamente notevole e costituisce un problema irrisolvibile.
Almeno che non esista un odore specifico anche dei cosi elettronici, ma allora non sarebbe più l’odore magico di ciascun libro (che poi entra prepotentemente anche dentro la storia che stai leggendo e che quando finisci di leggere non puoi fare a meno di collegare indissolubilmente a tutto il mondo che si è dischiuso durante la lettura.
L’odore di un libro è parte integrante di quei migliaia di tasselli di verità che porterai per sempre dentro di te dopo che l’hai risposto dentro la libreria), ma un inquietante odore generalizzato, da estendere a ogni libro contenuto nell’enorme memoria dell’ e-book.
Vogliamo parlare delle lunghissime disquisizioni degli amanti del libro tra chi sostiene che debba essere “unto e bisunto”, vissuto e pieghettato, e chi invece lo vuole perfettamente intonso, “come nuovo”, perché è come una piccola vita da proteggere con cura? No, l’impossibilità di fare pieghette quando si legge un libro sarebbe davvero una violenza, non me ne frega niente che con l’e-book ti puoi portare appresso tutta la tua libreria anche a Bora Bora (anche perché se poi una volta arrivato a Bora Bora ti si scarica la batteria ti ci puoi anche pulire il sedere, col tuo bel tablet). Io devo fare orecchiette ai libri; orecchiette per segnare l’ultima pagina che ho letto, e piccole pieghette in basso per segnare i passaggi più belli, e le bellissime, orgasmiche pieghette che si creano quando porti il libro con te nella borsa, quasi a segnare fisicamente la memoria dei luoghi in cui sei stato, e quelle che si creano lungo la costa, come rughe della vecchiaia, ciascuna delle quali è un ricordo, una sensazione, un’intuizione, un messaggio. Su gli e-book, al massimo, puoi farci una rigata.
Per non parlare del fatto che, se nel prossimo futuro esisteranno solo e-book, non si potranno mai più regalare libri o riceverli in regalo. Non esisterà mai più l’istituto della dedica (consiglio a tutti l’ebbrezza di trovare una dedica o dei piccoli appunti in un libro comprato in una libreria o in un mercatino di libri usati). E poi scommetto che lo pensavate tutti ma non avete mai osato chiederlo: che schifo di nomi sono ipad, e-book, kindle, tablet ecc…? chi diavolo se li è inventati e ha avuto il cattivo gusto di spargerli sulle lingue di tutti?
E infine, l’ultima, agghiacciante, insostenibile, vergognosa violenza perpetrata dal libro elettronico.
Voi, inventori di aggeggi elettrici, chiusi nei vostri insensibili laboratori bianchicci, ma vi rendete conto che nessuno potrà mai più infilare foglietti, fiori, cartoline, foglie, segnalibri, piume, adesivi, profumi, salviette dentro i libri?
Vi rendete conto che ci state privando della gioia di aprire un libro, dopo che da mesi l’avevamo riposto nello scaffale della libreria, e vedere piccoli granelli di sabbia scivolare sulla carta, ricordi insinuatisi di nascosto tra i fogli mentre ci rilassavamo al sole, col suono lento delle onde e dei gabbiani?
Non so, fate voi.
Io continuerò a leggere sulla carta, a entrare silenziosamente nelle biblioteche, a emozionarmi del profumo di inchiostro delle librerie, a dividere il mondo tra le persone che hanno gli scaffali della libreria pieni di polvere e soprammobili, e chi ce li ha stracarichi di libri.
Reset.it
Prima di tutto se si legge un e-book in metro o sull’autobus si priva il passeggero vicino dell’immenso piacere di sbirciare quale libro stiamo assaporando, il che è una vera ingiustizia.
La prima cosa che faccio quando salgo su un mezzo pubblico è osservare le copertine dei libri delle (poche) persone che non stanno giocando con lo smartphone.
Se il libro che stanno leggendo l’ho già letto anche io mi metto lì a immaginare il punto in cui sono arrivati, a confrontare le loro espressioni durante la lettura con le sensazioni che ho provato io.
Spesso si scoprono delle vere e proprie chicche, degli autori mai sentiti prima o idiosincrasie come l’anziana signora insospettabile che legge le poesie di Bukowski. Oppure dal numero di libri ricorrenti in più autobus si possono scoprire le nuove mode e i nuovi scrittori in voga. Quando c’era l’incubo collettivo de Il codice Da Vinci si era aperta una vera e propria guerra tra intellettuali disprezzatori dei best-seller che leggevano Bolaño e Cvetaeva e i fieri consumatori di libri-discount, sul buon vecchio 60 express.
Sicuramente un altro problema dei libri elettronici è il loro statuto percettivo.
Insomma, si possono solo guardare.
Puzzano tutti di plastica o di grasso di mani, nessuno ha quelle infinite sfumature di odori che hanno i libri di carta, che rendono ciascun libro una cosa unica, quasi un organismo vivente- come sa qualsiasi buon intenditore di libri, la prima cosa da fare quando si deve scegliere cosa leggere è annusare.
Il deficit percettivo dei tablet è certamente notevole e costituisce un problema irrisolvibile.
Almeno che non esista un odore specifico anche dei cosi elettronici, ma allora non sarebbe più l’odore magico di ciascun libro (che poi entra prepotentemente anche dentro la storia che stai leggendo e che quando finisci di leggere non puoi fare a meno di collegare indissolubilmente a tutto il mondo che si è dischiuso durante la lettura.
L’odore di un libro è parte integrante di quei migliaia di tasselli di verità che porterai per sempre dentro di te dopo che l’hai risposto dentro la libreria), ma un inquietante odore generalizzato, da estendere a ogni libro contenuto nell’enorme memoria dell’ e-book.
Vogliamo parlare delle lunghissime disquisizioni degli amanti del libro tra chi sostiene che debba essere “unto e bisunto”, vissuto e pieghettato, e chi invece lo vuole perfettamente intonso, “come nuovo”, perché è come una piccola vita da proteggere con cura? No, l’impossibilità di fare pieghette quando si legge un libro sarebbe davvero una violenza, non me ne frega niente che con l’e-book ti puoi portare appresso tutta la tua libreria anche a Bora Bora (anche perché se poi una volta arrivato a Bora Bora ti si scarica la batteria ti ci puoi anche pulire il sedere, col tuo bel tablet). Io devo fare orecchiette ai libri; orecchiette per segnare l’ultima pagina che ho letto, e piccole pieghette in basso per segnare i passaggi più belli, e le bellissime, orgasmiche pieghette che si creano quando porti il libro con te nella borsa, quasi a segnare fisicamente la memoria dei luoghi in cui sei stato, e quelle che si creano lungo la costa, come rughe della vecchiaia, ciascuna delle quali è un ricordo, una sensazione, un’intuizione, un messaggio. Su gli e-book, al massimo, puoi farci una rigata.
Per non parlare del fatto che, se nel prossimo futuro esisteranno solo e-book, non si potranno mai più regalare libri o riceverli in regalo. Non esisterà mai più l’istituto della dedica (consiglio a tutti l’ebbrezza di trovare una dedica o dei piccoli appunti in un libro comprato in una libreria o in un mercatino di libri usati). E poi scommetto che lo pensavate tutti ma non avete mai osato chiederlo: che schifo di nomi sono ipad, e-book, kindle, tablet ecc…? chi diavolo se li è inventati e ha avuto il cattivo gusto di spargerli sulle lingue di tutti?
E infine, l’ultima, agghiacciante, insostenibile, vergognosa violenza perpetrata dal libro elettronico.
Voi, inventori di aggeggi elettrici, chiusi nei vostri insensibili laboratori bianchicci, ma vi rendete conto che nessuno potrà mai più infilare foglietti, fiori, cartoline, foglie, segnalibri, piume, adesivi, profumi, salviette dentro i libri?
Vi rendete conto che ci state privando della gioia di aprire un libro, dopo che da mesi l’avevamo riposto nello scaffale della libreria, e vedere piccoli granelli di sabbia scivolare sulla carta, ricordi insinuatisi di nascosto tra i fogli mentre ci rilassavamo al sole, col suono lento delle onde e dei gabbiani?
Non so, fate voi.
Io continuerò a leggere sulla carta, a entrare silenziosamente nelle biblioteche, a emozionarmi del profumo di inchiostro delle librerie, a dividere il mondo tra le persone che hanno gli scaffali della libreria pieni di polvere e soprammobili, e chi ce li ha stracarichi di libri.
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Guya- La Pasionaria
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Re: Quel libro sul comò
Inconsueta e molto rara questa legatura tedesca realizzata nei primissimi anni del 1500. E' in vitello scuro su assicelle di legno e la rarità è dovuta alla presenza sul dorso delle due cinghie di pelle fissate con chiodini sui piatti.
Una bella scoperta. Durante il restauro di una legatura sono stati trovati fogli del "Corpus Juris Civilis" stampato a Parigi da Jean du Pré nel 1495. Erano stati utilizzati per rinforzare la legatura. Qui sono mostrati subito dopo il loro lavaggio.
E' molto raro trovare il titolo di un libro scritto sul taglio anteriore. Come per il "De Monetis et Re Numaria" di René Budel stampato a Colonia da John Gymnich nel 1591, dove il bellissimo taglio è anche intagliato e dorato.
Una bella scoperta. Durante il restauro di una legatura sono stati trovati fogli del "Corpus Juris Civilis" stampato a Parigi da Jean du Pré nel 1495. Erano stati utilizzati per rinforzare la legatura. Qui sono mostrati subito dopo il loro lavaggio.
E' molto raro trovare il titolo di un libro scritto sul taglio anteriore. Come per il "De Monetis et Re Numaria" di René Budel stampato a Colonia da John Gymnich nel 1591, dove il bellissimo taglio è anche intagliato e dorato.
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Re: Quel libro sul comò
Un tesoro ! Il manoscritto su carta di Petrus Comestor "Historia Scolastica" compilato nel Monastero di Zwettl, in Austria, nel 1380 circa. La legatura, di pochi anni posteriore, è in pelle di vitello applicata su assicelle di faggio e presenta la classica catenella contro possibili ... peccatori.
(Schøyen Collection, Oslo)
Piccolo, come d'uso per un Libro d'Ore, questo manoscritto miniato composto in Francia, Valle della Loira, nel 1490 circa per la donna che fu la prima regina di Francia, Giovanna di Valois (1464 - 1505). Misura 11 x 7 cm ed ha 336 fogli di pergamena. La legatura in velluto rosso è successiva.
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Re: Quel libro sul comò
Un BiblioBus restaurato che faceva servizio nel dipartimento francese Tarn, nella regione Midi Pirenei, nel 1950 circa
BiblioBus della biblioteca pubblica di Blois nel dipartimento del Loir et Cher, in una foto del 1960
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Re: Quel libro sul comò
Affascinante manoscritto di astronomia, del 1500 circa, con una complessa volvella (parte mobile)
Pagina da manoscritto di medicina compilato in inglese e in latino, grafia gotico corsiva, in Inghilterra nel 1395 circa
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Re: Quel libro sul comò
Capolettera -P- "Una Donna insegna Geometria agli Uomini".
Miniatura tratta da un copia degli Elementi di Euclide attribuita a Adelard di Bath e manoscritta nel 1312.
Nel Medio Evo è raro vedere donne rappresentate come insegnanti
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Re: Quel libro sul comò
lo lessi qualche anno fa, non è un libro pazzesco ma ha saputo tenermi "inchiodata" per quei 5 minuti ..lunghi un libro
...chiuse gli occhi colmi di lacrime per non vedere i suoi, colmi di menzogne.
"Ti ho seguito per milleseicento chilometri fino al fronte" continuò tra i singhiozzi. "Ti avrei seguito fino all’inferno. E l’ho fatto."
Il Giardino d'Estate
La trama e le recensioni di Il giardino d'estate, romanzo di Paullina Simons. Tatiana e Alexander si erano incontrati alla vigilia dello scoppio della seconda guerra mondiale, a Leningrado. Si erano amati fra gli stenti, la desolazione e le bombe di un assedio terribile, con la speranza di poter vivere un giorno altrove, in pace. Ora, 20 anni più tardi, davanti a un incerto futuro, quell’amore è messo alla prova. Tatiana e Alexander si sono miracolosamente riuniti in America, la terra dove tutto è possibile, e contano di ricostruirsi una vita insieme. Ma si devono confrontare con le ferite, il dolore, le fatiche che si portano dietro. Nonostante abbiano un figlio meraviglioso, Anthony, si sentono estranei l’uno all’altra. Ex capitano dell’Armata Rossa, Alexander vive con disagio il clima di paura e di sospetto della Guerra Fredda e Tatiana non riesce a ritrovare con il suo Shura l’intimità di un tempo. E quando pensano di essersi definitivamente lasciati alle spalle gli incubi della guerra, ecco che i fantasmi del passato tornano a minacciarli: Anthony, in conflitto con i genitori, si arruola volontario in Vietnam e scompare.
...chiuse gli occhi colmi di lacrime per non vedere i suoi, colmi di menzogne.
"Ti ho seguito per milleseicento chilometri fino al fronte" continuò tra i singhiozzi. "Ti avrei seguito fino all’inferno. E l’ho fatto."
Il Giardino d'Estate
La trama e le recensioni di Il giardino d'estate, romanzo di Paullina Simons. Tatiana e Alexander si erano incontrati alla vigilia dello scoppio della seconda guerra mondiale, a Leningrado. Si erano amati fra gli stenti, la desolazione e le bombe di un assedio terribile, con la speranza di poter vivere un giorno altrove, in pace. Ora, 20 anni più tardi, davanti a un incerto futuro, quell’amore è messo alla prova. Tatiana e Alexander si sono miracolosamente riuniti in America, la terra dove tutto è possibile, e contano di ricostruirsi una vita insieme. Ma si devono confrontare con le ferite, il dolore, le fatiche che si portano dietro. Nonostante abbiano un figlio meraviglioso, Anthony, si sentono estranei l’uno all’altra. Ex capitano dell’Armata Rossa, Alexander vive con disagio il clima di paura e di sospetto della Guerra Fredda e Tatiana non riesce a ritrovare con il suo Shura l’intimità di un tempo. E quando pensano di essersi definitivamente lasciati alle spalle gli incubi della guerra, ecco che i fantasmi del passato tornano a minacciarli: Anthony, in conflitto con i genitori, si arruola volontario in Vietnam e scompare.
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Re: Quel libro sul comò
"Una visita al Lago dell'Indifferenza nella Terra delle Passioni".
Una mappa di fantasia disegnata per il romanzo "Clélie" della scrittrice Madeleine de Scudéry (Le Havre 1607 - Parigi 1701) stampato a Parigi da A. Courbé nel 1654.
In effetti fu stampato negli anni dal 1654 al 1660, perchè è in 10 volumi.. il romanzo più lungo di tutta la letteratura francese
Una mappa di fantasia disegnata per il romanzo "Clélie" della scrittrice Madeleine de Scudéry (Le Havre 1607 - Parigi 1701) stampato a Parigi da A. Courbé nel 1654.
In effetti fu stampato negli anni dal 1654 al 1660, perchè è in 10 volumi.. il romanzo più lungo di tutta la letteratura francese
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Re: Quel libro sul comò
L'Italia nel 1552. Carta dell'Italia di Sebastian Münster, stampata a Basilea da Heinrich Petri nel 1552
Genova, Milano, Venezia e Rimini. Dettaglio della carta
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La Fontana dei Libri
Intorno al 1927 l'amministrazione comunale commissionò all'allora giovane architetto P. Lombardi, vincitore del concorso per la fontana di Monte Testaccio, precedentemente bandito dallo stesso comune, la realizzazione di una serie di fontane aventi per soggetto alcuni rioni di Roma. I rioni avevano sempre avuto un valore simbolico nelle vicende del popolo romano che si era spesso stretto attorno alle bandiere rionali nei momenti di fermento più difficili. A questi simboli o stemmi si ispirò il Lombardi nella progettazione delle fontane rionali a lui affidate.
Questa dei Libri sta a rappresentare il rione Sant'Eustachio. Questo santo, a cui erano particolarmente devoti i romani, fu protagonista di una leggendaria conversione in seguito ad una visione. A lui fu intitolata una chiesa che dette il nome al rione. Proprio a questa visione con l'immagine di un cervo, Lombardi si rifece, racchiudendo nella composizione gli elementi più simbolici del rione (tra cui alcuni libri). Fu posta nella storica via dell'Università (successivamente via degli Staderari, dai venditori di bilance e stadere che avevano qui le loro botteghe) addossata al palazzo dell'università della Sapienza. Il rione, come già accennato, prende il nome da un antico generale romano convertitosi al Cristianesimo (II sec. d.C.) dopo che gli apparve un cervo con una croce luminosa tra le corna, simbolo che compare anche alla sommità del timpano della chiesa a lui dedicata e che fu assunto anche come emblema del rione. Questi stessi elementi si ritrovano appunto nella fontana. Un arco a tutto sesto con l'iscrizione S.P.Q.R. corona una nicchia all'interno della quale due mensole marmoree poste trasversalmente sostengono due antichi voluminosi libri, simbolo della sapienza (università). Fra le due mensole si intravede, sul fondale della nicchia, la testa del cervo rivolta verso l'osservatore. L'acqua scende da due cannelle, poste nel segna pagina di ciascun libro, direttamente sul selciato.
Una curiosità: al centro della graziosa fontanina risulta incisa in verticale la indicazione del nome del rione e in orizzontale il relativo riferimento numerico. Ma c'è un errore, perchè Sant'Eustachio corrisponde al Rione VIII mentre nel travertino risulta chiaramente indicato come Rione IV.
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La più piccola biblioteca del mondo
Jozsef Tari, ungherese, raccoglie libri in miniatura dal 1972 ed è adesso l'orgoglioso e originale proprietario di oltre 4.500 opere letterarie.
Stampatore di mestiere, Tari è sempre stato affascinato dalla parola scritta, e dal 1972 raccoglie in giro per il mondo libri in miniatura. La maggior parte degli articoli della sua collezione sono in lingua ungherese, ma possiede anche un bel po’ di libricini provenienti dagli Stati Uniti, dal Messico, dal Canada, dall’Australia, dall’Indonesia e dal Giappone. Ironia della sorte, ha solo un paio di libri provenienti dai paesi confinanti all’Ungheria.
Mr. Tari has not given into the pressure of always needed to have the latest phone.
Per quanto riguarda gli argomenti, Jozsef Tari si è sempre interessato a tutto e la sua biblioteca tocca le tematiche più disparate, dalla religione allo sport, dalla letteratura alla cucina, ma raccoglie solo libri che non superino le dimensioni di i 76 mm.
La sua collezione cataloga libri esistenti da più di 100 anni, ma la sua miniatura più pregiata è un libro che misura solo 2,9 x 3,2 millimetri e si inserisce tranquillamente in un guscio di noce.
Oltre ai 4.500 libri della sua collezione, Tari possiede pure 15 tipi di giornali in miniatura, tra cui la miniatura del giornale più piccolo del mondo, che misura solo 19 x 26 mm.
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