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Messaggio Da Lara Mar 01 Ott 2013, 23:06

E così, anche questa volta, sono stati gli altri a fare e disfare.
C’è una parte d’Italia che non riesce proprio a determinare il suo destino, che è costretta ad augurarsi che siano gli altri a smarrire il proprio equilibrio, che altri decidano o siano costretti  ad un cambiamento, che finalmente liberi anche loro dalla decennale fatica di assistere disarmati alla spettacolo di un paese sempre eterodiretto.
Penso al nuovo Vaticano, oggi  così aperto e disinteressato a ricercare bastioni di conservatorismo dogmatico nelle istituzioni italiane, e che sembra non costituire più la sponda dei clerico-reazionari all’italiana.
Il Vaticano sta facendo, o sta omettendo di fare, molte cose, che abbiamo aspettato invano dal nostro partito di riferimento a sinistra.
Ma, soprattutto, dopo un ventennio di  fedeltà alla spregiudicatezza di un demagogo di successo, la sua corte si sta riposizionando, ritagliandosi il kit di sopravvivenza, in vista dell’estinzione del dinosauro.
Ci sarà qualcuno pronto ad erigere monumenti ai transfughi accorti, spacciandoli per eroici dissidenti, mentre sono solo topi che scappano. Ma occorre tenerseli buoni, magari coccolarli, perché chi non ha sponde sicure deve accontentarsi  dei primi legni galleggianti che trova.
Stiamo assistendo oggi a quello che poteva succedere quattro mesi fa: lo sfaldamento di un fronte fondato su un eccesso di potere politico-economico-mediatico e dei suoi metodi illeciti.
Veramente , tutto questo avrebbe dovuto e potuto risolversi in poco tempo, se si fosse immediatamente preso atto che un formidabile portatore di interessi privati e titolare di concessioni pubbliche era incompatibile a norma di legge con qualsiasi attività politica.
E invece, si è corsi a legittimare un obbrobrio giuridico-rappresentativo proponendogli  addirittura un ruolo costituente.
Abbiamo dovuto aspettare l’ennesimo democristiano mannaro, un Letta poco più che fermo nel rispedire al mittente pretese irricevibili, per  risentire il profumo della dignità istituzionale, mentre ancora ci riecheggiano nelle orecchie i balbettamenti superflui di un Violante.
La sinistra, scavalcata dai movimenti, incomprensibilmente inattiva, accodata all’agenda degli avversari, ci ha sfiancato tanto quanto il caimano, consentendogli  l’ habitat perfetto, la palude.
Ora che l’incertezza della riva di sinistra ha prodotto addirittura un partito del 20/25 %, non serve lanciare strali quotidiani ai dilettanti  grillini, perché i professionisti hanno fallito, e non vogliono neanche ammetterlo.
Eppure deve esserci una ragione per tanta insipienza, forse neanche tanto invisibile.
 La “questione morale” di Berlinguer discende dall’anatema sull’indifferenza di Gramsci, ed entrambe sono inconciliabili con l’occupazione partitica dello stato. Come suggerito nella sua ricostruzione della svolta della Bolognina, lo stesso Occhetto è stato sconfitto da quella visione invasiva della società che il PCI ha dovuto praticare ai tempi della guerra fredda e che ha implementato a dismisura ai tempi del  progettato compromesso storico, quando già la spartizione effettiva di ogni centro di potere economico e politico tra i due grandi partiti era cosa fatta.
La coazione a ripetere lo schema di successo inaugurato con la DC è diventato un habitus insopprimibile, un generatore di casta, l’unica misura della propria incidenza.  Un procedere di conserva, che legittimava entrambi. Perché  legittimare Berlusconi significava anche legittimare sé stessi,  ex filosovietici , mentre il movimentismo veniva emarginato come incongruo nel panorama ricostruito di uno pseudo-equilibrio post-ideologico.
Intanto, mentre si contavano le bandierine sugli avanposti, il paese declinava, spolpato da tanti voraci ed inutili portabandiera.
Il dramma è che si prosegue con lo stesso cieco accanimento contro i movimenti, e non si è in grado di spendere neanche una parola di resipiscenza verso la propria deriva parassitaria.
Il dinosauro sta morendo di vecchiaia e di stravizi, e non ci vengano a dire che sono riusciti anche solo ad infastidirlo, perché non è vero. Erano troppo occupati a credere di far politica continuando a sedere nei palazzi e nei consigli d’amministrazione, nelle direzioni sanitarie e nelle banche, in una apoteosi di conflitti di interessi sistemica. Si può spegnere un incendio ammucchiando altra paglia intorno?
Visto che nessuno ci ha salvato da Berlusconi, mi chiedo se si sono anche solo posti il problema di disinnescare Grillo. Mi pare che, oltre a far finta che Grillo non esista, ci si stia lanciando nell’ennesima rincorsa al centro moderato, l’eterno Eldorado della sinistra italiana, il surrogato di DC di cui non può più fare a meno.
Sarà un giorno meraviglioso quando si lasceranno i moderati al loro destino di una normale destra liberale e si ritornerà a guardare in basso e a sinistra, dove la disuguaglianza preme e aspetta di essere riscattata.
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Messaggio Da cireno Gio 03 Ott 2013, 08:07

Ho risposto in parte a questo bel post con il mio “La Balena Bianca risorge?” ma alcune osservazioni sono mancate, quindi eccomi qua.
Accettare Berlusconi come legittimazione degli ex-filosovietici? Non credo, secondo me Berlusconi è arrivato nel momento giusto per dare agli italiani frastornati e confusi da Mani Pulite e dalla conseguente scomparsa del loro tranquillizzante riferimento politico, leggi DC e soci, una nuova sponda dove riparare la loro voglia di “moderatismo”(scritto tra molte virgolette). Penso che chiunque personaggio pubblico nuovo  fosse stato pronto a cavalcare il momento avrebbe avuto lo stesso successo che ha avuto il Caimano e magari avrebbe fatto anche meno danni al Paese.
In quanto alla nostra “sinistra” (qui le virgolette sono centinaia), mi sembra vano sperare che tale sia: il PD nella mani sempre più numerose di ex-democristiani rappresenta una sinistra che possiamo definire sinistra del centro-destra, quindi aspettarsi che una sinistra del centro destra possa fare azioni di sinistra mi sembra solo una pia illusione.
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Messaggio Da Vargas Gio 03 Ott 2013, 08:21

 

Fuor di virgolette, però, Cireno, quali possono essere le politiche di sinistra oggi in Italia? Mi sembra che quella che si è chiesta con più voce, negli ultimi mesi, fosse una politica più equa, che distribuisse il peso della crisi su tutti i cittadini, secondo un criterio proporzionale che facesse ovviamente pagare di più chi è più ricco e non invece indiscriminatamente. Non abolire l'IMU senza criterio, per fare contento Berlusconi, ma mantenerla per i redditi superiori e dunque usare le risorse così raccolte per ridurre le imposte che incombono su tutti, a cominciare dall'IVA. Combattere una volta per tutte l'evasione fiscale. Politiche giuste, se si fosse riusciti a farle, ma certamente non così rivoluzionarie: le fanno, in altre parti del mondo, partiti di estrazione liberale, semplicemente perché guidati da persone oneste e capaci, non c'è bisogno di essere di sinistra, con le virgolette o senza. Non so, ho come l'impressione che siamo tutti così sfiniti dalla crisi internazionale da rifiutarci di pensare alla nostra Weltanschauung e a quella altrui. Ci basterebbe trovare persone perbene e capaci.

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Messaggio Da Vargas Gio 03 Ott 2013, 08:34


Anche a me l'intervento di Lara è piaciuto molto, anche se mi restano troppi dubbi. L'obiettivo comune dev'essere quello che tu hai così mirabilmente sintetizzato, Lara: guardare in basso e a sinistra, dove la disuguaglianza preme e aspetta di essere riscattata. Tuttavia non credo che questo abbia molto a che fare con accanirsi o non accanirsi contro i movimenti; anzi, continuo a pensare che concentrarsi sul movimentismo sia inovolontariamente la strada migliore per non fare nulla a favore dei più deboli e contro le diseguaglianze. Queste ultime si combattono di più occupando la struttura, siedendo nei palazzi e nei consigli di amministrazione. Continuo a pensare che non lo si sia fatto troppo, ma troppo poco o troppo male. Concordo con te quando invochi maggior attenzione all'esigenza di disinnescare Grillo, ma Grillo non lo si combatte sul suo terreno, inseguendo il suo movimentismo, che alla fine è un altro modo di favorire il potere di un uomo solo, non troppo diverso da quello perseguito da Berlusconi. Mi ha colpito il fatto che Grillo e i suoi occupassero la Rai, pochi giorni fa, al grido di fuori i partiti dalla televisione pubblica: e lo diceva un partito che si trovava addirittura fisicamente all'interno della televisione pubblica! L'assurdità involontariamente dadaista della situazione sfuggiva ai più. Forse dovremmo essere più noiosi e grigi nella politica e nell'economia, costruendo con serietà strutture più eque e funzionanti, e lasciare il guizzo, la rottura, il rovesciamento all'arte, dove invece stiamo perdendo la capacità di sorprendere. Il mondo alla rovescia, come scriveva quel mai troppo compianto genio che era Gianni Rodari.  
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Messaggio Da cireno Gio 03 Ott 2013, 08:48

Già, qual'è la possibile politica di sinistra oggi non solo in Italia ma mi spingo a dire "nel mondo"?

Trovare persone per bene sarebbe comunque prioritario ma qualsiasi politica, ed è qui che io batto sempre lo stesso chiodo, non può prescindere da un punto fermo: la ricchezza prodotta deve essere distribuita fra chi concorre a produrla. Ogni altro genere di ideologia politica, con tutto il rispetto per Locke e l'idea liberale, non può essere, almeno da me, considerata giusta. 

Nel XIX secolo gli uomini di potere erano certamente per bene, quasi sempre persone oneste, ma cosa davano al popolo? Mia mamma lavorava dodici ore al giorno e per colazione mangiava un uovo sodo con quattro panini perchè la pancia, specialmente a diciotto anni, bisognava riempirla. Mio suocero, veneto, mi parlava dei pasti giovanili a base di polenta insaporita con l'odore dell'aringa secca messa in mezzo al tavolo a uso di tutti ci commensali. La gente era per bene, onesta, ma si è dovuto aspettare Marx per rendersi conto che ll'umanità nella sua maggioranza aveva bisogno d'altro.
Comunque questo sarebbe un discorso lungo
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Messaggio Da Vargas Gio 03 Ott 2013, 08:59

 Facciamolo, il discorso lungo, caro Cireno. Altrove 780668378 Io non dico che bastino persone per bene, occorrono persone per bene che facciano una politica di redistribuzione della ricchezza e di distribuzione equa del costo della crisi, facendo pagare soprattutto chi ha più, a beneficio dei più deboli, e che facciano anche altri interventi strutturali a favore di questi ultimi. Contesto solo che questo si traduca oggi in una chiara distinzione tra destra e sinistra. Contesto che funzioni un'indiscriminata distribuzione della ricchezza tra chi concorre a produrla, perché quest'idea, magnifica in un mondo ideale o meglio in un vuoto pneumatco, collide con l'essere uomo in quanto tale, e io personalmente, ancorché non proprio vecchio, ho avuto modo di vedere all'opera le storture che l'applicazione di quest'idea produce, paradossalmente a vantaggio dei potenti. 
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Messaggio Da einrix Gio 03 Ott 2013, 09:56

Non ho tanta voglia di intervenire in un discorso così complesso e disomogeneo, ma ci provo.
Partiamo da:
"Ci sarà qualcuno pronto ad erigere monumenti ai transfughi accorti, spacciandoli per eroici dissidenti, mentre sono solo topi che scappano. Ma occorre tenerseli buoni, magari coccolarli, perché chi non ha sponde sicure deve accontentarsi  dei primi legni galleggianti che trova."
Che discorso è questo? Se il prologo filava liscio, o quasi, qui si inceppano molti concetti che meriterebbero una analisi. Ridurre la politica di un partito, il PdL, prigioniero di un padre-padrone, alla ricerca di una nuova identità che come minimo debba essere fondata sulla democrazia interna, mi porterebbe a fare ben altro discorso di quello che lancia sulla parete dell'intelletto ombre di topi che scappano, quando il definirli transfughi non basti.
 
Anche quel "Stiamo assistendo oggi a quello che poteva succedere quattro mesi fa: lo sfaldamento di un fronte fondato su un eccesso di potere politico-economico-mediatico e dei suoi metodi illeciti" è esagerato. Berlusconi non rappresenta l'intera imprenditoria del paese, ma quella parte malata e deviata che si è fatta avanti illegalmente e contro i principi di una sana concorrenza. Forse che Squinzi è inquisito per gli stessi reati, o che si sia lanciato in politica con gli stessi intenti? E allora, perché accusare tutta l'imprenditoria italiana di un costume che trova in Berlusconi l'apice assoluto. E facciamo questo per fare la guerra all'impresa, o per portare i Consigli di Fabbrica alla direzione delle Aziende? L'ideologia del mondo è cambiata, e queste sono ombre del passato, o ritardi residuali che non trovano più riscontro nel nostro paese.
 
Ma anche questo pensiero è pieno di buchi e di ingenue menzogne: "Veramente, tutto questo avrebbe dovuto e potuto risolversi in poco tempo, se si fosse immediatamente preso atto che un formidabile portatore di interessi privati e titolare di concessioni pubbliche era incompatibile a norma di legge con qualsiasi attività politica. E invece, si è corsi a legittimare un obbrobrio giuridico-rappresentativo proponendogli  addirittura un ruolo costituente". Come, risolversi in poco tempo, se ci sono voluti venti anni, con processi che ne duravano dieci. Stiamo parlando di un'altra legislazione e di un altro paese, quello di Lara, non certo quello in cui vivo io. La legge del '57? E' proprio in base a quella legge che Berlusconi poteva farsi eleggere parlamentare, mentre l'AD Confalonieri non poteva. E se chi venisse eletto, conquistasse la maggioranza, e non potesse governare, quella si che sarebbe l'anomalia.
Neppure a me piace che governi Berlusconi, ma mai farei un discorso in cui Berlusconi non potesse governare avendo conquistato la maggioranza dei voti. Per una ragione molto semplice: se in quella frase cambiassi il nome Berlusconi con con Renzi, Letta, Monti, Diliberto, poi non vorrei che anche loro, pur avendo vinto le elezioni, ne fossero preclusi. Allora, le altre possibilità che restano sono quelle politiche e quelle giudiziarie, e per ognuna di esse sono le nostre istituzioni, nella loro autonomia, che devono farsene carico. Ed è ciò che è avvenuto, con la lotta politica contro Berlusconi ed il PdL e con i processi intentati dalla magistratura contro Berlusconi. Se oggi siamo arrivati sin qui, è proprio perché in qualche modo Berlusconi è stato bloccato dalla Politica e giudicato dalla magistratura, e neppure il suo potere economico pare salvarlo dal disastro che ormai incombe su di lui.
Ieri, Berlusconi, dopo aver lottato strenuamente per 299 giorni, da quel 7 dicembre del 2012, giorno in cui è sceso per l'ultima volta in politica, è stato definitivamente sconfitto.
 
 Questo è forse il più grande successo di un governo Enrico Letta, obbligato a nascere dalle circostanze, e che ha saputo legare i suoi ministri intorno ad un progetto, che è risultato più forte dei richiami agli interessi privati di Berlusconi. Senza questo governo, senza aver coinvolto Alfano, Quagliarello, Lupi, De Girolamo, Lorenzin, due vice ministri e dieci sottosegretari del PdL, quella presa di distanza che c'è stata, non avrebbe mai avuto la forza di manifestarsi. E non ci possono essere altre dietrologie dietro questa evidenza, che si rievocano con concetti come "Balena Bianca", "Potere", "Palude".
Enrico Letta lo ha spiegato senza mezzi termini, facendo l'esempio della Germania. Il Partito Socialista e i Cristiano Democratici si sono battuti senza risparmo di colpi per prevalere, ciascuno sull'altro, nella campagna elettorale, e non essendo emerso un indiscusso vincitore, si dovrà fare un governo di Grande Coalizione, che obbligherà a compromessi.
 
Qui in Italia si vuole arrivare allo stesso grado di sviluppo della politica, e se ciò sarà finalmente possibile, lo si dovrà ad una crescita della democrazia, che sino ad ora è stata sacrificata dalla guerra fredda, accompagnata da Sovranità Limitata e anni di Piombo, e che è continuata nell'immaginario collettivo con le campagne anticomuniste di una destra populista e berlusconiana, nonostante il mondo fosse profondamente cambiato.
 
Qualche riflessione me la porta anche questo concetto: "La “questione morale” di Berlinguer discende dall’anatema sull’indifferenza di Gramsci, ed entrambe sono inconciliabili con l’occupazione partitica dello stato". Come dall'indifferenza si passi all'occupazione dello stato, non mi riesce difficile da comprendere, ma per altre vie. E' la citazione in se che è priva di senso. E' solo un voler rafforzare Berlinguer, mettendogli appresso un Gramsci tuttofare (1) preso a caso, o con un retropensiero lontano, toppo lontano da essere immediatamente spendibile in questo contesto.
 
Certo, si potrebbe parlare, oltre che della Questione Morale, quale esce fuori dall'intervista del direttore de La Repubblica, oppure si potrebbe parlare dell'indifferenza definita da Gramsci, ed allora ci si accorgerebbe che quell'«Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti», caratterizza spesso i nostri dibattiti.
 
Per ora mi fermo qui, anche se sarebbe utile discutere della società-civiltà che preconizziamo, senza la quale, ogni discorso perde il suo centro di relazione e vaga tra "color che son sospesi".
 
note
1. Antonio Gramsci - Indifferenti
“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non
dover spartire con loro le mie lacrime.
Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si
sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”.
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Messaggio Da einrix Gio 03 Ott 2013, 10:07

Caro Cireno, la mia visione della società è quella di Popper, e anche gli amici ed i nemici della Società Aperta sono quelli descritti da K.Popper nel suo libro. Non credo minimamente in una società anarchica o comunista, per come vediamo cosa sia l'anarchia o il comunismo reale, che nel migliore dei casi, quando non sia utopia è lotta contro i mulini a vento.

Attenzione, non sottovalutare la lotta che anche nella società aperta le classi devono compiere per trovare la loro giusta collocazione ed il giusto equilibrio. E non occorre dimenticare neppure che essendo aperta, welfare per una partenza minimale comune, redistribuzione del reddito, e ascensore sociale, sono principi su cui si incardina una tale società, e che non possono essere messi da parte. La Società Aperta non è quella del comunismo reale, e neppure del liberismo reale, ma una società socialista e democratica europea avanzata che riesce a tener testa ad una destra tacheriana che quando ha governato, ha preparato solo i disastri della crisi che stiamo vivendo.
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Messaggio Da cireno Gio 03 Ott 2013, 11:50

einrix ha scritto:Caro Cireno, la mia visione della società è quella di Popper, e anche gli amici ed i nemici della Società Aperta sono quelli descritti da K.Popper nel suo libro. Non credo minimamente in una società anarchica o comunista, per come vediamo cosa sia l'anarchia o il comunismo reale, che nel migliore dei casi, quando non sia utopia è lotta contro i mulini a vento.

Attenzione, non sottovalutare la lotta che anche nella società aperta le classi devono compiere per trovare la loro giusta collocazione ed il giusto equilibrio. E non occorre dimenticare neppure che essendo aperta, welfare per una partenza minimale comune, redistribuzione del reddito, e ascensore sociale, sono principi su cui si incardina una tale società, e che non possono essere messi da parte. La Società Aperta non è quella del comunismo reale, e neppure del liberismo reale, ma una società socialista e democratica europea avanzata che riesce a tener testa ad una destra tacheriana che quando ha governato, ha preparato solo i disastri della crisi che stiamo vivendo.
c'è un piccolo problema, amico, ed è che "le destre thatcheriane o no" vincono sempre, come puoi ampiamente vedere nel mondo, perchè hanno i soldi, i media, i venduti, gli affiancatori finti criticatori(alla Grillo, per intenderci)e attraverso queste loro bocche da fuoco riescono a convincere le persone che votano.

Tra Popper e il Circolo di Francoforte non ho dubbi: stimo Popper ma sto con Adorno.

Ne parleremo, perchè anche vargas vorrebbe ne parlassimo.
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Messaggio Da cireno Gio 03 Ott 2013, 12:05

Vargas ha scritto: Facciamolo, il discorso lungo, caro Cireno. Altrove 780668378 Io non dico che bastino persone per bene, occorrono persone per bene che facciano una politica di redistribuzione della ricchezza e di distribuzione equa del costo della crisi, facendo pagare soprattutto chi ha più, a beneficio dei più deboli, e che facciano anche altri interventi strutturali a favore di questi ultimi. Contesto solo che questo si traduca oggi in una chiara distinzione tra destra e sinistra. Contesto che funzioni un'indiscriminata distribuzione della ricchezza tra chi concorre a produrla, perché quest'idea, magnifica in un mondo ideale o meglio in un vuoto pneumatco, collide con l'essere uomo in quanto tale, e io personalmente, ancorché non proprio vecchio, ho avuto modo di vedere all'opera le storture che l'applicazione di quest'idea produce, paradossalmente a vantaggio dei potenti. 
ciao caro Vargas.
Sono MOLTO incasinato in questo periodo e sono anche MOLTO deluso da come si sviluppato il progetto AreaForum al quale Arzak ha dato vita. Dall'altra parte l'altro AF di Verci va anche peggio, quindi si vede che proprio solo TP funziona, forse perchè marcia a battute più che a ragionamenti.
Però questo tema, il discorso lungo, mi piacerebbe svilupparlo, ma dovrebbero parteciparvi anche altri, altrimenti diventerebbe solo un simpatico dialogo.
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Messaggio Da Vargas Gio 03 Ott 2013, 12:39


Che cos'è TP?

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Messaggio Da cireno Gio 03 Ott 2013, 12:56

Vargas ha scritto:
Che cos'è TP?

 Termometro Politico, un forum frequentatissimo con una valanga di inutili forumisti, purtroppo.
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Messaggio Da einrix Gio 03 Ott 2013, 17:36

cireno ha scritto:c'è un piccolo problema, amico, ed è che "le destre thatcheriane o no" vincono sempre, come puoi ampiamente vedere nel mondo, perchè hanno i soldi, i media, i venduti, gli affiancatori finti criticatori(alla Grillo, per intenderci)e attraverso queste loro bocche da fuoco riescono a convincere le persone che votano.

Tra Popper e il Circolo di Francoforte non ho dubbi: stimo Popper ma sto con Adorno.

Ne parleremo, perchè anche vargas vorrebbe ne parlassimo.
Caro Cireno, confesso che conosco discretamente Popper, e Habermas per alcuni libri che ho letto, ma Adorno, no. Ci ho provato, ma nei sondaggi non mi ha ispirato moltissima empatia. Se dovevo apprendere da lui cose intorno ad Hegel, Husserl o Heidegger, preferirisco risalire alla fonte. Ad avere tempo è certamente un buon ragionatore pieno di suggestioni letterarie, ma ho una sola vita e spesso sono costretto a scegliere come spenderla.
Se uno vuole leggere una lectio magistralis di un buon professore di filosofia ed ha la fortuna di trovare Il mondo di Parmenide scritto e descritto da K. Popper, non c'è nulla al mondo che superi la sua scrittura. E se vuole leggere qualche cosa di seriamente politico nella sua totalità, allora è la Società aperta ed i suoi nemici, la bibbia che va scavata, quasi fosse Il Manifesto.
Tra gli scrittori-filosofi che non sopporto, nonostante la miglior predisposizione che ci possa mettere, cè B. Russell. Non è una questione di cosa dice, ma di come lo dice. Mi distraggo, ed alla fine ho solo letto molte pagine facilissime che senza dubbio non ho capito.
Sulla questione dei "soldi, i media, i venduti, gli affiancatori finti criticatori" ho scritto questa mattina, mentre leggevo per altro verso, qualche pagina di Nietsche, queste righe:
È necessario criticare l'opinione pubblica che viene costruita con la stampa, e si può farlo se si possiede una cultura fondata sulla verità, o quanto meno sulla ricerca di essa. E la critica è la premessa metodologica della costruzione della verità, quando una errata opinione ne ingombri il percorso. Ci si deve però rendere conto di come la ragione possa poco, contro un rapporto amoroso e di fiducia, una volta che questo si sia instaurato tra giornale e lettore, riflettendo quello tra elettore e politica che ne è lo scopo, il fine proprio della propaganda mascherata da informazione.
Viene allora da domandarsi come mai tanta stampa abbia così presa sulla coscienza della gente, e la risposta può essere che agisce nell'intimo di ciò che è singolo, piccolo, prossimo e nei misteri dell'individuo, come scrive Nietzsche per tutt'altro contesto. Mentre una politica che volesse essere più aperta e diversa, dovrebbe dare forza alle espressioni intellettuali migliori che puntassero all'armonia dello sviluppo della nazione e non alla lotta egoista di chi non ne ha mai abbastanza. E per armonia  si intende parità di condizioni alla partenza, costruite con un welfare adeguato alle possibilità ed alle risorse della nazione, e un clima di libertà che consenta a tutti di prendere quell'ascensore sociale che  è necessario allo sviluppo dei singoli e della società in generale.
Come fare - questa volta, volendo parafrasare Kant - se è il legno con cui è fatto l'uomo, è storto?
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Messaggio Da Lara Gio 03 Ott 2013, 22:42

Ho l’impressione di dovere molte risposte, articolate.
 
“Accettare Berlusconi come legittimazione degli ex-filosovietici?” …scrive Cireno.
 
La ricerca di legittimazione a cui io facevo riferimento è quella eterna coda di paglia che la sinistra italiana si porta dietro, in quanto erede del PCI filosovietico, e che la induce sempre a prevenire le eventuali accuse di regime che, comunque, le vengono rivolte, se non altro nella versione edulcorata di “pretese egemoniche “.
E’questa coda di paglia che l’ha spinta sempre a candidare alla Presidenza del consiglio uomini di centro come Prodi, a cercare il supporto di esterni, come Ciampi, insomma, tutto purchè non si dica che si vuole mettere il proprio sospetto cappello su un governo pur retto come forza maggioritaria. Lo stesso Bocca che, come me, non è mai stato comunista, invocava un po’ di orgoglio di appartenenza ai post-comunisti, desiderosi di accreditarsi come forza liberale.
La legittimazione di Berlusconi come normale avversario democratico discende da questa pretesa di liberalità sulle regole. Ma non è che ci si può rifare una verginità, accreditando chiunque di illibatezza. Perché le  regole non si disfanno neanche per favorire gli avversari, giacchè non si dimostra liberalità, ma lassismo.
A questo proposito, vorrei rispondere ad Einrix che la suprema “indifferenza” in un politico è la mancanza di rigore.
Io amo molto quel passaggio di Gramsci che tu hai riportato: “Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti”.
Cos’è questo eterno invocare lo “stato di necessità” se non consegnare alle circostanze avverse la responsabilità di qualsiasi decisione, lasciandole tutte orfane, e continuando a dichiararsi innocenti.
L’indifferenza con la quale condannano il paese a nuovi inutili passaggi di immobilismo politico ed economico, battezzata come “senso di responsabilità”, somiglia al piagnisteo degli impotenti. Ma loro sono classe dirigente.
 
Devo una risposta anche a Vargas, sui movimenti.
Quello che io rimprovero al PD è la mancanza di attenzione ai movimenti dal basso, alle richieste, che pure ci sono state in questi anni, di confluenza verso il PD di istanze di partecipazione e anche di rivolta contro la deriva berlusconiana.
La sordità pervicace del PD, che rispondeva infastidito come un manovratore molestato, o ridicolizzava le pretese di qualche intellettuale di esprimere giudizi sul loro operato, invitandolo a “candidarsi” per essere legittimato a farlo, lo ha di fatto eliminato come sponda plausibile per il dissenso.
Gli italiani, avvinghiati ai comici, alla ricerca di un po’ di satira di straforo, ci hanno fatto la figura patetica di un popolo da tazebao.
Grillo è la loro nemesi, il risultato di tanto serioso diniego all’ascolto da parte del PD dell’esasperazione di tanti cittadini, considerati “estremisti” solo perché scandalizzati da tanta mancanza di rigore istituzionale, da tanta superficiale indifferenza verso i guasti di una coabitazione con tanti politici indecorosi.
In quanto alla “occupazione della struttura”, i partiti sono tenuti ad operare nelle istituzioni rappresentative e negli organi di governo, non ad investire di sé tutta la società, tanto da non lasciar spazio ai cittadini senza tessera di concorrere liberamente alle cariche economiche e professionali, dove occorre competenza e non appartenenza.
La voracità degli apparati partitici in Italia somiglia al controllo territoriale mafioso, dove si fa pagare il pizzo anche ai poveracci, solo per ribadire il concetto del controllo.
 
Ad Einrix:
Per quanto riguarda il “travaglio” del PDL, non riesco proprio ad accreditare gli esponenti di quel partito di una visione politica seria. Chi più, chi meno, ha trovato conveniente negli anni prestarsi al gioco di Berlusconi. E ci si sono prestati al di là di ogni ragionevole affronto istituzionale, al di là di ogni decenza, più o meno consapevoli del danno che provocavano, ma assolutamente consapevoli dei benefici che ne traevano. Essendo gente abituata a far di conto, sta solo ricalcolando i fattori di garanzia per la loro personale sopravvivenza.
A me, continuano a venire in mente i topi che scappano. Formigoni e Giovanardi che reclamano spazi di democrazia, dopo che si sono presentati come soldatini sulle scale del tribunale di Milano?
Se gli raccontassero che Berlusconi domani si salva e che una dispensa presidenziale gli cancella tutti gli altri processi, ritornerebbero tutti ad Arcore col cappello in  mano, dal mago del marketing politico.
 
Io non me la sono mai presa con tutta l’imprenditoria italiana. Dove lo hai letto? Cosa c’entra la guerra all’impresa?
L’eccesso di potere politico-economico-mediatico è solo di Berlusconi.
L’occasione da non perdere era la sconfitta elettorale di Berlusconi, arrivato terzo, e richiamato al governo, quando neppure lui credeva più di uscire dall’angolo.
E questo bel risultato è sempre merito di quella sindrome contro i movimenti e qualsiasi altra cosa puzzi di associazionismo, e che non si riesca a governare con un bell’accordo al vertice. E la benedizione di un Presidente sin troppo interventista.
 
No, Einrix, questo governo non ha fatto un bel niente. Berlusconi è stato sconfitto dalla magistratura. L’unica buona notizia è che siamo ancora uno stato di diritto, e che i reati vengono perseguiti.
Berlusconi non è stato bloccato dalla politica, come tu sostieni. La politica lo ha coccolato come un suo pari, ed è questo che io contesto al PD.
Tu dici che sarebbe antidemocratico rinnegare un avversario votato da milioni di cittadini. A parte il fatto che con Grillo lo stanno facendo tranquillamente, la natura dei candidati e degli eletti non si trasmuta con il lavacro elettorale.
Ci sono condizioni di opportunità, regole di decoro, presenza di interessi rilevanti, poteri mediatici, opacità affaristiche e giudiziarie che dovrebbero far ritenere “inadatti” certi candidati, ed io mi aspetto che non li si accolga come un naturale portato di volontà popolare. Perché non c’è niente di naturale nel loro desiderio di far politica e niente di naturale nel consenso così conquistato.
In un altro paese, Berlusconi sarebbe stato emarginato, preso con le molle, non invitato ad una bicamerale, di cui avrebbe determinato l’esito, non appena gli fosse parso il momento di regalare un primo bel nulla di fatto al governo D’Alema.
E’ di questo che io chiedo conto, ora come allora.
Ma si continua a rispondere che la democrazia ha i suoi svantaggi, e che Berlusconi è un prodotto della democrazia, fino a rivendicare il suo scalpo come frutto di una battaglia democratica.
Solo la sua disonestà e le sue mattane hanno consentito di emarginarlo, mentre l’investitura politica lo rendeva intoccabile agli stessi occhi dei suoi colleghi e avversari di campo. Questa concezione di immunità elettorale cozza contro ogni senso di verità, adultera la realtà, scoperchia la paura di una politica barricata dietro il consenso come un fortino indiscutibile. Anche quando la legge elettorale è confezionata per nominare i prescelti d’apparato.
C’è una montagna di ipocrisia in questa riverenza all’elettorato. Tanto più lo si è turlopinato, tanto più lo si accredita come fonte di legittimazione insindacabile.
Infatti, questa fregola rispettosa  verso gli elettori non impedisce di conservare il porcellum da anni, e di ritrovarci ricandidati i voltagabbana delle precedenti elezioni, che riscuotono il credito per il servizio prestato.
Davvero si pretende che io consideri Er Batman, Scilipoti, Berlusconi la scelta legittima di un elettorato consapevole, libero di scegliere, non condizionato dallo strapotere dei soldi e dei mezzi di comunicazione, in grado di spingere in alto o in basso con le loro preferenze dei candidati sgraditi?
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Messaggio Da Rom Ven 04 Ott 2013, 01:49

Rientro nel web stasera, dopo alcuni giorni di blackout della mia linea telefonica.
Non vi posso lasciare soli cinque minuti, ché mi fate un casino.
Questa discussione è interessante, ma sono in imbarazzo, perché, come disse non ricordo chi, mi sento come una zanzara in un campo di nudisti: so benissimo cosa fare, ma non so da dove cominciare.
Questa, infatti, più che una discussione è un'enciclopedia, un angolo di wikiforum in cui ciascuno aggiuge la propria summa theologiae.

Lara, come Eva, ha porto la mela del peccato: ha messo sul tavolo una decina di volumi dell'encicopledia, facendo brevi cenni sull'universo politico italiano.
Ma basta dotarsi della bussola dei fatti, per vedere che Lara ha ragione: Berlusconi è lì, come minimo a dettare l'agenda, da troppo tempo, beffando sia la lettera che lo spirito delle leggi, che dovrebbero impedire un'anomalia mastodontica come quella che lui rappresenta.
Un'anomlia che non è un fallout della democrazia, ma ne è la caricatura.
Altrettanto incontestabile è che la sinistra non ha saputo contrastarlo, sia sul piano istituzionale, sia su quello politico, e che questo sia avvenuto in concomitanza, se non in conseguenza, di una propria crisi ideologica (se non piace la parola, diciamo culturale) che ha radici precedenti all'avvento dello stesso Berlusconi.

Francamente, la società aperta di Popper c'entra poco con questo discorso - per la verità Popper c'entra sempre poco con qualunque discorso.

Sui topi che scappano c'è poco da dire: scappano.
Ciò che li distinguerebbe dai topi sarebbe una coscienza politica o etica: ma chi ha votato, quando il Caimano era forte, che Ruby è la nipote di Mubarak è difficile credere che possa essere considerato secondo i criteri della politica, o roba del genere. Meglio, come fa Lara, accreditarli della vecchia, ben nota virtù dell'opportunismo.
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Messaggio Da einrix Ven 04 Ott 2013, 08:47

Tu Lara sembra che pensi che la politica ti debba portare colazione al mattino, un bel pranzo a mezzogiorno, ed una cena con i fiocchi la sera. Poi che ti debba fornire durante il giorno, di tutte quelle facilitazioni che ti permettano un giusto svago. Nietzsche direbbe che è possibile: basta ripristinare la schiavitù e non finire nella torma degli schiavi. Da quel tempo, ne sono cambiate di cose e la politica non è più quella macchina onnipotente ed onniscente che era allora. Siamo noi cittadini che incarichiamo qualcuno di gestire la cosa pubblica, ogni tot anni, e dopo quel piccolissimo esercizio di delega, dobbiamo metterci a lavorare per la colazione e la cena, oltre che per gli svaghi. Ne viene che se non sei soddisfatta della tua tavola, ciò non dipende che dalla tua spesa e dalla tua cucina, e non puoi accusare il Capo del Governo per questi tuoi problemi. Senza contare che per una Lara che dica che ci vuole lo stato sociale, ne trovi due che fanno di tutto per mandare in Parlamento chi quello stato sociale voglia tagliarlo. E comunque, te la prendi sempre con il Governo, come se lui non fosse la emanazione della moltitudine dei cittadini e delle cittadine che lo hanno eletto e che lo sostengono. Per Berlusconi è lo stesso. Se Lara vota per Mastella, anziché per Prodi, e Mastella finisce nel governo di Prodi, me lo spieghi come Prodi possa mettere in riga Berlusconi, almeno sotto il profilo del suo peso in Parlamento? Senza contare quando Lara vota per Berlusconi e gli da tanta forza da farsi le leggi. O si ragiona così, o con Nietzsche e Platone la gente che si può rappresentare con Lara, diventa uno strumento del genio, del potere, senza altro scopo che venire consumata dalla politica, per gli scopi della politica. E' su questo punto che non concordo (insieme a Popper) con Platone e con Nitzsche, perché ritengo che la gente non debba essere strumento della politica, con la sola libertà di lamentarsi, scambiando questa liberalità con la democrazia, ma che sia parte attiva quando la democrazia stessa lo richieda. Fatta una composizione del Parlamento così, quale è quello che c'è oggi, ad opera della moltitudine dei Lara che hanno votato per Grillo, per Berlusconi o per Bersani, me lo spieghi che responsabilità debba avere Letta se i super ricchi non pagano l'IMU? Nessuna responsabilità, perché il suo compito è trovare il compromesso tra Lara che ha votato per Berlusconi, Grillo, e che non vuole pagare l'IMU, e l'altra Lara che ha votato per Bersani perché voleva che almeno i ricchi la pagassero. Con questo ragionamento di base, sono molti altri ragionamenti a cadere, come ghirigori dello stesso principio di responsabilità che viene rinunciato da chi preferisce essere oggetto del genio politico, ed avere la libertà di critica, piuttosto che assumersi le proprie responsabilità, quando sceglie i propri rappresentanti. La politica è l'arte del governo, ed in democrazia lo stabilisce la maggioranza dei cittadini quale ne debbano essere gli indirizzi. Il governo, nell'ambito delle deleghe, se le rispetta, è irresponsabile rispetto ai suoi medesimi atti. E per il Parlamento è lo stesso. Se si delega un cittadino ad essere deputato o senatore, nell'ambito della sua personale indipendenza, sancita dalla Costituzione, occorre sapere prima chi si manda a rappresentarci, e non piangere poi. La democrazia è pratica politica in se molto semplice, ma funziona solo se se ne è all'altezza.  Che Lara che vota per Bersani accusi Lara che vota per Berlusconi  se non gli piace come governa Letta, perché Letta, in prima istanza, non fa altro che eseguire ciò che le Lara gli hanno chiesto. Se proprio si vuole fare una critica, a partire da questo contesto, si può criticare il governo, se le cose che gli hanno chiesto le Lara, il governo le faccia male, ma qui siamo già oltre i nostri discorsi.
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Messaggio Da Lara Ven 04 Ott 2013, 17:31

Non so se ci sia più confusione in questa tua risposta che nelle intemerate dei  5 stelle al parlamento.
Di sicuro, c’è la già richiamata “sufficienza” con la quale la politica ufficiale bolla le critiche dei dilettanti.
Mi sembrava di aver appena detto che i partiti devono fare un passo indietro e lasciare liberi i cittadini di costruirsi una condizione socio-economica autonoma, senza por loro bastoni fra le ruote.
Niente pranzi, colazioni e cene, ma evitare di requisire i viveri, come al mercato nero, per distribuirli solo ai propri proseliti.
Mi è parso di risentire Bersani che chiede a Scanzi cosa abbia fatto, lui, per evitare le larghe intese.
A lui e a me non sarebbero neanche venute in mente, e niente potevamo fare per impedirle.
Gli esiti elettorali, considerati come piaghe d’egitto, ai cui effetti non ci si può sottrarre, sono lo scudo dietro il quale trincerarsi per giustificare la resa ad un sistema bloccato.
Questa classe politica è riuscita nel miracolo di ricreare le condizioni di stasi dell’epoca precedente al crollo del muro di Berlino, in cui ci si limitava a coabitare, non avendo chances di alternanza. E progettare il futuro significava solo ricucirsi spazi nel sistema dato, senza il respiro della vera libertà d’azione.
Il mandato dei propri elettori è così poco vincolante, caro Einrix, che il PD ha ritenuto di non tenerne affatto conto quando ha stretto l’accordo con il PDL.  Lo stesso Grillo sostiene che se molti dei suoi elettori ritengono che debba accordarsi col PD sono affari loro, e che avevano frainteso il suo programma.
Quello che vogliono gli elettori non conta, contano solo i numeri alzati, per poi farne quel che si vuole, magari  lamentandosi  delle dannate circostanze, della dabbenaggine di coloro che non ci hanno  votati, delle proprie artatamente ridotte capacità di manovra.
Una politica che rimanda sempre agli elettori la responsabilità delle proprie scelte scellerate è indegna del suo ruolo, si dichiara passivamente pilotata da cittadini incerti e disinformati, quasi fosse solo il megafono sconcertato di una opinione pubblica ingovernabile.
Sarebbe ora di piantarla con questi piagnistei da “eterni innocenti”.
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Messaggio Da cireno Ven 04 Ott 2013, 19:21

Platone è, per me, una strada con due percorsi: da una parte il Platone amato da Popper, quello che avversava la stessa idea di democrazia e dall’altra il Platone che giustificava questa sua avversione con la ineguaglianza degli uomini. Non amando io Popper, anzi osteggiandolo in maniera radicale, per logica conseguenza dovrei NON amare Platone, ma questo mi riesce molto difficile.  Come si può spiegare una simile apparente contraddizione?


Oltre a ciò io mi considero fondamentalmente anarchico, come idea di società perfetta, però, allo stesso tempo, mi rendo conto, o almeno credo di rendermi conto, che gli uomini davvero sono diseguali e quindi, così come nelle società animali, qualcuno con maggiori qualità forzatamente è normale che possa elevare per arrivare a essere il capo degli “uguali”.


Leggendo le parole di Lara che trova nel monologo di Rom una certa confusione mi trovo costretto a fare un esame di coscienza dal quale traggo la certezza che anche nella mia mente c’è un bel casino.


E allora torno alle mie certezze, che altro non sono che la verità del pensiero di Marx e la sicurezza che il mondo così come è concepito, parlo del mondo degli uomini, è avviato certamente al disfacimento. Non ripeto le solite mie parole sull’ineguaglianza della distribuzione della ricchezza e mi fermo su quella che io considero una contraddizione economica che non potrà che portare il mondo, e non solo quello degli uomini, al disastro totale. La contraddizione a cui mi riferisco è insita nel leitmotiv “la società deve consumare per stare meglio”. E’ questo termine “consumare” che mi fa ribollire la mente: perché “consumare” se sappiamo benissimo che la Terra è un contenitore di riserve limitate che prima o poi forzatamente si esauriranno?
E qui, prescindendo dalle teorie sulla decrescita, rientra in gioco la visione di Carlo Marx sulla distribuzione della ricchezza ma anche sulla necessità di piani economici che consentano a una nazione di produrre il necessario senza dover buttare il superfluo, così come invece accade oggi.

Ma mi rendo conto di essere ampiamente uscito dal tema e quindi mi fermo. Vado a fumarmi un antico toscano mentre Feltri, sullo schermo TV, ripete le sue solite stronzate. Dai che mi diverto..........
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Messaggio Da einrix Ven 04 Ott 2013, 22:19

Cara Lara, nei sistemi totalitari sono i governi che fanno i popoli, nei sistemi democratici sono i popoli che fanno i governi. Ciò è vero anche se nei regimi totalitari non si possono criticare i governi, ma che lo si possa fare nei regimi democratici.

Se ciò è vero, basta fare due più due: se si è in democrazia, non ha senso criticare i governi, ma ha senso cambiarli con il voto. Noi, invece incominciamo un giorno dopo le elezioni, a criticarli, ma per rivotare è bene che passino cinque anni, altrimenti anche la democrazia diventa una burla senza regole.

Caro Cireno, che Platone abbia messo le basi della filosofia, insieme a Socrate e ad Aristotele, questo è senz'altro vero, ma quando applicava la sua filosofia alla politica diventava come minimo un antidemocratico, ed il passaggio al totalitarismo finiva per essergli naturale. La critica al Platone politico che fa Popper, nel primo libro de «La società aperta e i suoi nemici - Platone totalitario» è spietata. Quindi o è un tuo refuso, quel «da una parte il Platone amato da Popper, quello che avversava la stessa idea di democrazia » , oppure sbagli: Popper contesta proprio il Platone totalitario, non l'altro.

Marx è un grande, per aver messo le basi di una nuova politica e di una nuova società, insieme a tanti altri pensatori socialisti che hanno trasformato il mondo. Semmai le critiche vanno a chi ha messo in opera i suoi studi e le sue riflessioni, facendo disastri. Non mi si dirà che la Corea del Nord è opera di Marx. E' l'Europa, il continente in cui le idee marxiste hanno trasformato più profondamente la società; e le lotte sociali, per più di un secolo, sono state dirette verso bersagli giusti. Adesso, quelle elaborazioni andrebbero riviste, adattate ai tempi, mantenendone lo spirito, e ci servirebbero per molto tempo ancora, pena il riflusso.
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Messaggio Da Vanni Sandro Sab 05 Ott 2013, 06:15

Lara ha scritto:Non so se ci sia più confusione in questa tua risposta che nelle intemerate dei  5 stelle al parlamento.
Di sicuro, c’è la già richiamata “sufficienza” con la quale la politica ufficiale bolla le critiche dei dilettanti.
Mi sembrava di aver appena detto che i partiti devono fare un passo indietro e lasciare liberi i cittadini di costruirsi una condizione socio-economica autonoma, senza por loro bastoni fra le ruote.
Niente pranzi, colazioni e cene, ma evitare di requisire i viveri, come al mercato nero, per distribuirli solo ai propri proseliti.
Mi è parso di risentire Bersani che chiede a Scanzi cosa abbia fatto, lui, per evitare le larghe intese.
A lui e a me non sarebbero neanche venute in mente, e niente potevamo fare per impedirle.
Gli esiti elettorali, considerati come piaghe d’egitto, ai cui effetti non ci si può sottrarre, sono lo scudo dietro il quale trincerarsi per giustificare la resa ad un sistema bloccato.
Questa classe politica è riuscita nel miracolo di ricreare le condizioni di stasi dell’epoca precedente al crollo del muro di Berlino, in cui ci si limitava a coabitare, non avendo chances di alternanza. E progettare il futuro significava solo ricucirsi spazi nel sistema dato, senza il respiro della vera libertà d’azione.
Il mandato dei propri elettori è così poco vincolante, caro Einrix, che il PD ha ritenuto di non tenerne affatto conto quando ha stretto l’accordo con il PDL.  Lo stesso Grillo sostiene che se molti dei suoi elettori ritengono che debba accordarsi col PD sono affari loro, e che avevano frainteso il suo programma.
Quello che vogliono gli elettori non conta, contano solo i numeri alzati, per poi farne quel che si vuole, magari  lamentandosi  delle dannate circostanze, della dabbenaggine di coloro che non ci hanno  votati, delle proprie artatamente ridotte capacità di manovra.
Una politica che rimanda sempre agli elettori la responsabilità delle proprie scelte scellerate è indegna del suo ruolo, si dichiara passivamente pilotata da cittadini incerti e disinformati, quasi fosse solo il megafono sconcertato di una opinione pubblica ingovernabile.
Sarebbe ora di piantarla con questi piagnistei da “eterni innocenti”.
Se credi che gli elettori del PD si siano sentiti "traditi" dalle "larghe intese", significa che pensi che sarebbero voluti tornare a votare, con la stessa legge elettorale, lasciando il Paese nel caos economico, politico e istituzionale, con la certezza di ritrovarsi poi nelle stesse identiche condizioni.
Ho la presunzione di conoscere bene il "popolo piddino" e ti assicuro che non è su quelle posizioni.

Questa idea che essere di sinistra significhi portare la propria gente al massacro per far prevalere un principio, può funzionare nei salotti buoni del dibattito filosofico, non nella realtà.

La politica è altra cosa. E' difesa di determinati interessi nel contesto dato, ovvero nelle condizioni e nei rapporti di forza esistenti.  In determinate situazioni anche un compromesso al ribasso può rappresentare un successo in termini di lotta di classe.  A meno che non ci siano le condizioni per una rivoluzione culturale e sociale, che, francamente, oggi in Italia non vedo, il governo Letta è la risposta più a sinistra possibile alla crisi in atto.

Perchè dalla crisi prima o poi usciremo.  Il problema è come e chi pagherà il prezzo.
Certo non è il governo che avrei voluto, ma è quello determinato dal voto degli italiani.
L'alternativa possibile non è un governo più di sinistra, ma il caos totale dove i forti diventano sempre più forti, i furbi sopravvivono, i deboli soccombono.
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Messaggio Da Vanni Sandro Sab 05 Ott 2013, 07:11

cireno ha scritto:c'è un piccolo problema, amico, ed è che "le destre thatcheriane o no" vincono sempre, come puoi ampiamente vedere nel mondo, perchè hanno i soldi, i media, i venduti, gli affiancatori finti criticatori(alla Grillo, per intenderci)e attraverso queste loro bocche da fuoco riescono a convincere le persone che votano.

Tra Popper e il Circolo di Francoforte non ho dubbi: stimo Popper ma sto con Adorno.

Ne parleremo, perchè anche vargas vorrebbe ne parlassimo.
Il mio è un Comune da sempre amministrato dalla sinistra. Fa parte di una Provincia e di una Regione da sempre di sinistra.

Antonio D. è un mio concittadino di 40 anni, salito dal profondo sud una decina d'anni fa.
E' un disoccupato cronico perchè non riesce a tenersi un lavoro per più di cinque/sei mesi.
Ha due figli ancora minorenni, che studiano alle superiori.
Vive in una casa popolare di recente costruzione e paga 17 euro mensili di affitto.
L'Amministrazione gli passa i libri per i figli e il servizio sociale è chiamato spesso ad aiutarlo per pagare le varie bollette e, in certi momenti, gli passa i buoni-spesa.

Da noi le Amministrazioni sono ancora attente a queste cose e continuano a mantenere i servizi preferendo tagliare su altri settori (verde pubblico, manutenzione marciapiedi, lampioni, ecc...), consapevoli di pagare un prezzo politico d'immagine (l'erba alta o la lampadina bruciata si notano, un bambino che fa colazione a scuola come gli altri, no).

Antonio ha sempre votato Berlusconi.  Ce l'ha con i "comunisti" perchè pensano più agli immigrati che agli italiani.   Quando, due anni fa, in seguito all'emergenza creata da Maroni, abbiamo dato una prima accoglienza umanitaria a 22 ragazzi tunisini provenienti da Lampedusa, ha fatto piazzate incredibili.  Proprio lui che, da migrante, è stato accolto prima di loro.

Alle amministrative della prossima primavera, ha già annunciato che voterà la lista di Grillo per "mandarci tutti a casa".

Cosa voglio dire con questo?  La povera gente, che in genere possiede meno risorse culturali, è istintivamente conservatrice.   Chi ha fame non vede come nemico il ricco che, dopo averlo sfruttato gli elemosina un pezzo di pane, ma quello più povero di lui che potrebbe portargliene via  un pezzetto.

Nei momenti di crisi le paure aumentano e quel pezzo di pane va difeso con le unghie e con i denti da chi ha più fame di te.  Non è poi così difficile strumentalizzare questi istinti naturali di sopravvivenza, utilizzando l'arma del populismo.

La sinistra non vincerà mai la sua battaglia fino a che la farà "per" la povera gente e non "con" la povera gente.   Ed è una battaglia innazitutto culturale.  Una battaglia difficile ma che val la pena di essere combattuta perchè l'unica che può portare ad un cambiamento vero.


Ultima modifica di Vanni Sandro il Sab 05 Ott 2013, 07:21 - modificato 3 volte.
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Messaggio Da cireno Sab 05 Ott 2013, 07:14

einrix ha scritto:Cara Lara, nei sistemi totalitari sono i governi che fanno i popoli, nei sistemi democratici sono i popoli che fanno i governi. Ciò è vero anche se nei regimi totalitari non si possono criticare i governi, ma che lo si possa fare nei regimi democratici.

Se ciò è vero, basta fare due più due: se si è in democrazia, non ha senso criticare i governi, ma ha senso cambiarli con il voto. Noi, invece incominciamo un giorno dopo le elezioni, a criticarli, ma per rivotare è bene che passino cinque anni, altrimenti anche la democrazia diventa una burla senza regole.

Caro Cireno, che Platone abbia messo le basi della filosofia, insieme a Socrate e ad Aristotele, questo è senz'altro vero, ma quando applicava la sua filosofia alla politica diventava come minimo un antidemocratico, ed il passaggio al totalitarismo finiva per essergli naturale. La critica al Platone politico che fa Popper, nel primo libro de «La società aperta e i suoi nemici - Platone totalitario» è spietata. Quindi o è un tuo refuso, quel «da una parte il Platone amato da Popper, quello che avversava la stessa idea di democrazia » , oppure sbagli: Popper contesta proprio il Platone totalitario, non l'altro.

Marx è un grande, per aver messo le basi di una nuova politica e di una nuova società, insieme a tanti altri pensatori socialisti che hanno trasformato il mondo. Semmai le critiche vanno a chi ha messo in opera i suoi studi e le sue riflessioni, facendo disastri. Non mi si dirà che la Corea del Nord è opera di Marx. E' l'Europa, il continente in cui le idee marxiste hanno trasformato più profondamente la società; e le lotte sociali, per più di un secolo, sono state dirette verso bersagli giusti. Adesso, quelle elaborazioni andrebbero riviste, adattate ai tempi, mantenendone lo spirito, e ci servirebbero per molto tempo ancora, pena il riflusso.
eh si, diventare vecchi aiuta a fare casino nella testa. Siccome Popper era contro Adorno (e Marcuse) io, dopo aver letto alcune sue cose, anche un dibattito proprio con Marcuse(o Adorno) ho smesso di considerarlo tra i miei preferiti anche se gli riconosco una mente eccellente.  Credo quindi tu abbia ragione sul mio refuso, e allora chi sarà stato quel filosofo che mi ha colpito per aver appoggiato le idee di Platone sulla democrazia, Heidegger, forse? Magari Julus Evola...........
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Messaggio Da einrix Sab 05 Ott 2013, 08:40

cireno ha scritto:eh si, diventare vecchi aiuta a fare casino nella testa. Siccome Popper era contro Adorno (e Marcuse) io, dopo aver letto alcune sue cose, anche un dibattito proprio con Marcuse(o Adorno) ho smesso di considerarlo tra i miei preferiti anche se gli riconosco una mente eccellente.  Credo quindi tu abbia ragione sul mio refuso, e allora chi sarà stato quel filosofo che mi ha colpito per aver appoggiato le idee di Platone sulla democrazia, Heidegger, forse? Magari Julus Evola...........
Di polemiche tra loro ce ne sono sempre tante. Si tratta di capire su quali temi. Incomincerò a leggere Adorno, per faremene una idea e così, tra qualche anno, saprò darti un parere.
L'ultima tua risposta a Lara mi trova al cento per cento sulle tue riflessioni. Oggi compio settantun anni. Non sono pochi, ma per come mi sento non sono neppure tanti.
Un abbraccio a tutti, e visto che la stiamo mettendo sotto torchio, alla bravissima Lara per prima.
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Messaggio Da Vanni Sandro Sab 05 Ott 2013, 09:02

AUGURI!!!!

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Messaggio Da Lara Sab 05 Ott 2013, 09:21

Vanni Sandro ha scritto:
Certo non è il governo che avrei voluto, ma è quello determinato dal voto degli italiani.
Se non lo avresti voluto tu, che se così ben integrato nel PD, pensa gli altri elettori.
Non lo avrebbero voluto gli elettori del PD, né quelli del PDL, né quelli del M5S, e, dunque, lo si è fatto.
Perché gli ottimati sanno cosa è bene per il popolo, indipendentemente da quello che vuole.
E’ falso che l’impasse determinata dalla tripartizione dell’elettorato dovesse giocoforza condurre alla soluzione adottata, mentre è vero che era quella che garantiva un maggior margine di manovra al PD che, così, doveva solo continuare a rimpallare le pretese di Berlusconi.
Un vero governo di cambiamento avrebbe preteso tutt’altro impegno, la messa in discussione di una linea recessiva, il respiro della politica coraggiosa, l’archiviazione dell’emergenza come alibi per provvedimenti spot, la ricostruzione del legame di fiducia tra eletti ed elettori per una vasta opera di riforma.
Tutte cose al di là dell’orizzonte di una dirigenza miope, che sa solo contarsi e ricontarsi, elaborare teorie giustificazioniste per gli abbracci odiosi al proprio elettorato, ed ammantarsi di tanto “senso di responsabilità”.
“Non lo fò per piacer mio, ma per dare un figlio a Dio”, dicevano le donnette ipocrite e timorate del secolo scorso.
Questo “senso di responsabilità” è puntualmente contrario alla volontà dell’opinione pubblica, caro Einrix.
Il popolo italiano non ha fatto questo governo, e vorrei che si smettesse di sostenere il contrario. Il fatto che si preferisca appoggiarsi ai transfughi del PDL piuttosto che a tutte le altre componenti parlamentari è una precisa scelta del PD, non dell’elettorato.
Quello che è successo l’altro ieri, cioè una spaccatura a sostegno del governo, sarebbe potuto succedere subito dopo le elezioni, ma con altri personaggi.
La verità è che si preferiscono i tartufi inquisiti, i politicanti di lungo seppur ondivago corso, i furbetti di palazzo, piuttosto che stringere alleanze con parvenu incontrollabili della politica o con una sinistra troppo movimentista, insomma, piuttosto che sporcarsi le mani col corpo informe e sfuggente di una società sofferente.
Peccato, perché tutte le aspettative che si ripongono nella politica sono appunto di questa natura: il coraggio di cambiare le cose, la fermezza nel perseguire obiettivi alti, la fiducia riposta sulla cura dei propri interessi da parte di chi ne ha ricevuto il mandato.
Tu pensi che il PD che ha accettato di governare con Berlusconi possa ragionevolmente specchiarsi in questa descrizione?
I compromessi al ribasso ci hanno messi tutti al suo livello e neanche ci accorgiamo che non si tratta più di compromessi ma di diktat liberamente accettati, la cui forza cogente si basa solo sulla volontà di subirli, in quest’orgia di mistificazione della “volontà popolare”.
Lara
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Messaggio Da Lara Sab 05 Ott 2013, 09:24

Tanti Auguri, Einrix, con sincera stima.
Vedo che sei anche tu una Bilancia, come me. Altrove 1051215660 :731455851:
Lara
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Messaggio Da Vanni Sandro Sab 05 Ott 2013, 09:51

Lara ha scritto:Se non lo avresti voluto tu, che se così ben integrato nel PD, pensa gli altri elettori.
Non lo avrebbero voluto gli elettori del PD, né quelli del PDL, né quelli del M5S, e, dunque, lo si è fatto.
Perché gli ottimati sanno cosa è bene per il popolo, indipendentemente da quello che vuole.
E’ falso che l’impasse determinata dalla tripartizione dell’elettorato dovesse giocoforza condurre alla soluzione adottata, mentre è vero che era quella che garantiva un maggior margine di manovra al PD che, così, doveva solo continuare a rimpallare le pretese di Berlusconi.
Un vero governo di cambiamento avrebbe preteso tutt’altro impegno, la messa in discussione di una linea recessiva, il respiro della politica coraggiosa, l’archiviazione dell’emergenza come alibi per provvedimenti spot, la ricostruzione del legame di fiducia tra eletti ed elettori per una vasta opera di riforma.
Tutte cose al di là dell’orizzonte di una dirigenza miope, che sa solo contarsi e ricontarsi, elaborare teorie giustificazioniste per gli abbracci odiosi al proprio elettorato, ed ammantarsi di tanto “senso di responsabilità”.
“Non lo fò per piacer mio, ma per dare un figlio a Dio”, dicevano le donnette ipocrite e timorate del secolo scorso.
Questo “senso di responsabilità” è puntualmente contrario alla volontà dell’opinione pubblica, caro Einrix.
Il popolo italiano non ha fatto questo governo, e vorrei che si smettesse di sostenere il contrario. Il fatto che si preferisca appoggiarsi ai transfughi del PDL piuttosto che a tutte le altre componenti parlamentari è una precisa scelta del PD, non dell’elettorato.
Quello che è successo l’altro ieri, cioè una spaccatura a sostegno del governo, sarebbe potuto succedere subito dopo le elezioni, ma con altri personaggi.
La verità è che si preferiscono i tartufi inquisiti, i politicanti di lungo seppur ondivago corso, i furbetti di palazzo, piuttosto che stringere alleanze con parvenu incontrollabili della politica o con una sinistra troppo movimentista, insomma, piuttosto che sporcarsi le mani col corpo informe e sfuggente di una società sofferente.
Peccato, perché tutte le aspettative che si ripongono nella politica sono appunto di questa natura: il coraggio di cambiare le cose, la fermezza nel perseguire obiettivi alti, la fiducia riposta sulla cura dei propri interessi da parte di chi ne ha ricevuto il mandato.
Tu pensi che il PD che ha accettato di governare con Berlusconi possa ragionevolmente specchiarsi in questa descrizione?
I compromessi al ribasso ci hanno messi tutti al suo livello e neanche ci accorgiamo che non si tratta più di compromessi ma di diktat liberamente accettati, la cui forza cogente si basa solo sulla volontà di subirli, in quest’orgia di mistificazione della “volontà popolare”.
Non ho detto o non volevo dire che il governo Letta è stato voluto dagli italiani, ma che è stato determinato dal loro voto.
In Parlamento non c'erano altre maggioranze possibili.
Bersani è stato due mesi in ginocchio davanti ai grillini, ricevendo in cambio sberleffi, umiliazioni e insulti.
Ancora oggi non esistono maggioranze alternative dal momento che Grillo e Casaleggio ripetono in tutte le salse che non faranno MAI un accordo col PD ed espellono addirittura chi si permette di fare timidissime aperture in questa direzione.

Quanto poi sia frutto di un "inciucio"con Berlusconi, lo dimostrano gli sviluppi della situazione politica.
Il governo Letta ha spaccato il PDL e ha fatto fuori il suo padrone POLITICAMENTE e non per via giudiziaria.

Tutto ciò premesso, è un governo di sinistra?  Certamente no.
E' semplicemente quello meno conservatore che sia possibile in Italia.
Ti ricordo che i due "rivoluzionari" Berlusconi e Grillo hanno raccolto più o meno il consenso dei due terzi degli italiani.  E sono loro, e non altri, a tentare di impedire ogni cambiamento.

Poi ognuno se la aggiusta come vuole, ma contano i fatti, non le parole.  E i fatti sono sotto gli occhi di tutti.
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Messaggio Da Lara Sab 05 Ott 2013, 11:22

Vanni Sandro ha scritto:

Il governo Letta ha spaccato il PDL e ha fatto fuori il suo padrone POLITICAMENTE e non per via giudiziaria.
Il governo Letta poteva spaccare i grillini, ma quello era uno scouting pericoloso.
Vuoi mettere incassare la fiducia da Alfano e Cicchitto?
Con la garanzia che non ti chiederanno mai conto della mancata revisione dell’IMU per i più ricchi, o della mancata revisione del cuneo fiscale, e via riformando nel mondo dei sogni ad occhi aperti?
 
Io capisco il tuo punto di vista, accomodato sulla paura del peggio, confidente sulla bontà delle strategie prudenti della tua dirigenza. Ma questa non è più la politica che guida un paese, è un simulacro di conduzione, solo perché si occupano le caselle del potere, ma la realtà avanza senza controlli, e ci si accorge a sorpresa che il paese si  deindustrializza, che l’Italia si vende, che tariffe e salari si allontanano come se vivessimo in uno stato del terzo mondo. In Italia, le cose succedono senza che la politica se ne avveda o, addirittura, riesca a prevederle e prevenirle.
A te piace pensare che il PD sia l’unico baluardo partitico serio in questo paese, e probabilmente hai ragione.
In effetti, è così. Ma è tutt’altro che efficiente, tutt’altro che incisivo nel proporre una vera guida politica.
Io lo critico perché anche il PD soffre della malattia settaria che lo spinge sempre all’intesa col nemico, pur di non mettersi in gioco seriamente sulla strada di un cambiamento vero, che è semplicemente credere fermamente che si debbano governare gli italiani, che non sia inutile, come diceva Mussolini, ma che sia necessario. Tutto questo agitarsi e fare ammuina al vertice non è mai somigliato all’atto di governare con una visione. E i risultati si sono visti.
Gli italiani non ci sperano neanche più, sono secoli che pensano che non gli può venire niente di buono dallo stato. Figli di una politica minore, si prendono piccole vendette elettorali, eleggendo caimani e guitti, ciccioline e camorristi.
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Messaggio Da Vanni Sandro Sab 05 Ott 2013, 11:36

Lara ha scritto:Il governo Letta poteva spaccare i grillini, ma quello era uno scouting pericoloso.
Vuoi mettere incassare la fiducia da Alfano e Cicchitto?
Con la garanzia che non ti chiederanno mai conto della mancata revisione dell’IMU per i più ricchi, o della mancata revisione del cuneo fiscale, e via riformando nel mondo dei sogni ad occhi aperti?
 
Io capisco il tuo punto di vista, accomodato sulla paura del peggio, confidente sulla bontà delle strategie prudenti della tua dirigenza. Ma questa non è più la politica che guida un paese, è un simulacro di conduzione, solo perché si occupano le caselle del potere, ma la realtà avanza senza controlli, e ci si accorge a sorpresa che il paese si  deindustrializza, che l’Italia si vende, che tariffe e salari si allontanano come se vivessimo in uno stato del terzo mondo. In Italia, le cose succedono senza che la politica se ne avveda o, addirittura, riesca a prevederle e prevenirle.
A te piace pensare che il PD sia l’unico baluardo partitico serio in questo paese, e probabilmente hai ragione.
In effetti, è così. Ma è tutt’altro che efficiente, tutt’altro che incisivo nel proporre una vera guida politica.
Io lo critico perché anche il PD soffre della malattia settaria che lo spinge sempre all’intesa col nemico, pur di non mettersi in gioco seriamente sulla strada di un cambiamento vero, che è semplicemente credere fermamente che si debbano governare gli italiani, che non sia inutile, come diceva Mussolini, ma che sia necessario. Tutto questo agitarsi e fare ammuina al vertice non è mai somigliato all’atto di governare con una visione. E i risultati si sono visti.
Gli italiani non ci sperano neanche più, sono secoli che pensano che non gli può venire niente di buono dallo stato. Figli di una politica minore, si prendono piccole vendette elettorali, eleggendo caimani e guitti, ciccioline e camorristi.
E' una questione di punti di vista.
Il PD non aveva e non ha la forza per governare da solo.
Le uniche alleanze possibili sulla carta, in questo parlamento, erano e sono quelle con il PDL e con il M5S.
Il M5S ha detto e continua a ripetere che non farà mai nessuna alleanza.
Con la fantasia si può arrivare a qualsiasi conclusione.
Io sto con i piedi per terra e continuo a pensare che 2+2 fa 4.

Tu consideri questa alleanza una scelta politica e strategica del PD.
Io, che sono del PD, la considero una alleanza innaturale ma obbligata.

La dietrologia non mi è mai piaciuta perchè ci si può dimostrare tutto e il contrario di tutto. 

la mia e la tua sono convinzioni entrambe legittime, con una differenza.  La mia è supportata dai numeri e dai fatti.
La tua è supportata da una quantità enorme di "se" e di "ma".
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Messaggio Da afam Sab 05 Ott 2013, 11:44

Tanti auguri einrix! E grazie per tutto quello che scrivi!Altrove 1051215660
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