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Messaggio Da tessa Gio 02 Gen 2014, 18:11

Caro e dotto Erasmus, parlare con te mi fa tremare i polsi, ma abbi comprensione, sono piu' piccolina.
Parlero' 1)dell'amore verso Dio e verso il prossimo
2) del concetto di vita eterna.
 
Nel Deuteronomio 6, 5 è scritto :"Amerai il Signore Dio tuo..."
Nel Levitico 18, 5 è scritto ""Amerai il prossimo tuo come te stesso".

Gesu' non dice niente di nuovo ma ribadisce l'importanza dell'amore verso il prossimo e ci ricorda che saremo giudicati sulla carità.
Ma nel cristianesimo l'amore verso il prossimo raggiunge vertiginose altezze, non e' ne' la virtus aristocratica romana nè l' arethè greca in nome delle quali molti eroi dell'antichita' morirono offrendo la propria vita ,ad esempio per la Patria , vedi Leonida e i suoi  300 Spartani.
Nel cristianesimo l'amore per l'altro raggiunge le caratteristiche della" Kènosi",  che significa spoliazione, umiliazione per il bene dell'altro, cosi' come Gesu' si è umiliato e spoliato per noi, per alleggerire le nostre croci, i nostri pesi.
Il concetto di Kènosi (gia' ne parlai) deriva da una frase della stupenda Lettera ai Filippesi,2,7, è scritto "eautòn ekènosen", significa "umiliò, spolio', svuoto' se' stesso". Ekènosen deriva dal verbo kenòo, che vuol dire spoliare,spogliare, svuotare, ekènosen è un aoristo primo attivo indicativo, 3a persona singolare dal verbo Kènoo.
Rimando a piu' tardi o a domani la discussione "sulla vita eterna", perchè qui mi chiamano.
Un abbraccio

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Messaggio Da Vargas Gio 02 Gen 2014, 21:23

Però, Tessa cara, tu scompari sempre nel momento migliore, c'è sempre qualcuno che ti chiama, sto cominciando a scrivere un romanzo su una ragazza che vive in una casa dove c'è un corridoio lunghissimo, sul quale si affacciano decine di stanze e nel quale si incrociano dozzine di persone, legate tra loro da vincoli misteriosi, madri, padri, fidanzati, cugini, zie, cameriere, istitutrici, formai che vengono a consegnare il pane, postini con la borsa piena di missive (alcune delle quali risalenti alla Grande Guerra e indirizzate a un vecchio prozio ormai dimenticato), sarti inviperiti perché la ragazza è sparita prima dell'ultima prova, professori di greco imbufaliti, sacerdoti preoccupati e teologi insoddisfatti.
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Messaggio Da Rom Ven 03 Gen 2014, 00:34

Vargas ha scritto:Però, Tessa cara, tu scompari sempre nel momento migliore, c'è sempre qualcuno che ti chiama, sto cominciando a scrivere un romanzo su una ragazza che vive in una casa dove c'è un corridoio lunghissimo, sul quale si affacciano decine di stanze e nel quale si incrociano dozzine di persone, legate tra loro da vincoli misteriosi, madri, padri, fidanzati, cugini, zie, cameriere, istitutrici, formai che vengono a consegnare il pane, postini con la borsa piena di missive (alcune delle quali risalenti alla Grande Guerra e indirizzate a un vecchio prozio ormai dimenticato), sarti inviperiti perché la ragazza è sparita prima dell'ultima prova, professori di greco imbufaliti, sacerdoti preoccupati e teologi insoddisfatti.

Va be'. ma che pretendi? In fondo anche GB Vico si lamentava di stare in mezzo a un gran casino, madri, figli, vajasse e questuanti, senza che ciò gli impedisse di soffermarsi sui Corsi e Ricorsi.
La Nostra Teresa scrive sul pc posato su un tavolinetto in corridoio trafficato e, nonostante questo, trova perfino il tempo e la voglia di collegarsi con noi, parlando di Gesù. Ogni tanto perde il filo, ma una povera ragazza taglia 42, che pesa meno di 50 chili, è già tanto che non venga spazzata via dal suo sgabello a causa del vento di coloro che corrono su e giù per quel corridoio oscuro e rimbombante.
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Messaggio Da tessa Ven 03 Gen 2014, 18:17

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Messaggio Da Vargas Sab 04 Gen 2014, 19:48

Magari fosse facile risponderti, Tessa, non c'è uomo davvero duro, nessuno che sia in grado di dipanare questi nodi così stretti che siete voi, il vostro pensiero, il modo in cui ci burlate proprio quando crediamo di esserne venuti a capo. Non c'è harem che tenga, né l'andarci giù di brutto - com'è che dici? - a bravura e anche ad altro. Capita ad esempio, in un certo anno, che uno si trovi in un salone tanto illuminato quanto squallido, nonostante quelle lampade o proprio a causa dell'eccessivo dispiego di chilowatt, e voci querule tutt'attorno, musica ripetuta come in una performance di Kounellis, ma non è il Nabucco, saranno gli Spandau, Britney, Miley, dipende dal decennio, le luci forse sono le stesse e così il pavimento liscio, levigato quanto futile, e quella con la quale sei venuto se ne sta lì, due o tre metri alla tua sinistra, quasi nell'angolo cieco dell'occhio, e balla come se girasse attorno a un fuso, ha degli spike heels troppo alti, quindici centimetri, forse, ma non c'è modo che possa cadere, e tu senti che ti sta perforando lo sterno, barcolli e vai avanti, c'è un tipo grosso, la testa pelata, non sai se dargli la tua età ma il doppio del tuo peso sì, ti sbarra la strada, incrocia i bicipiti sul petto, e tu dove credi di andare, ringhia, e tu rispondi che vuoi andare di là, dov'è lei, ma quello fa no con la testa, non se ne parla nemmeno, qui è chiuso, smamma, ma come, cioè, questa è un'unica festa, no, allora tu non hai capito, devi andartene, e tu ti guardi attorno e scorgi Carminia, che avevi conosciuto due anni fa in un'altra occasione, e lei è una specie di public relation, insomma, deve avere un ruolo anche qui, ti avvicini per chiederle di farti passare e invece lei sorride, che bello vederti, e ti trascina - quasi ti travolge, spingendoti - in un corridoio laterale, che a te sembra un tunnel, vagamente in discesa, ed è pieno di gente con una luce meno forte, toni violacei, e lei ti trascina per mano, cominci a pensare che forse due anni fa lei ti stesse mandando certi messaggi e tu, scemo, non l'avevi capito, ma adesso puoi recuperare il tempo perduto, è perfino più bella di come la ricordavi, con un abitino corto, nero, con la gonna a palloncino e i tacchi a spillo, ma proprio in quel momento Carminia ti molla in un angolo in mezzo a un sacco di sconosciuti, fa una piroetta, ti bacia su una guancia e sfarfalla via, e già cerchi di riconoscere qualcuno senza riuscirci, se non altri due energumeni che ti vengono addosso, qui sembra che tutti abbiano un conto in sospeso con te, tu scappi via, imbocchi una sequenza di saloni in lieve salita, pareti bianche, scrostate, con luce violenta incolore, slitti, zigzaghi, inciampi, salti su un tavolo schizzando panini all'olio ovunque, una fetta di prosciutto cotto atterra sugli occhi di uno dei due pitbull, l'altro scivola sulle sottilette filanti e pattina ebbro schiantandosi contro una specchiera, e con quella va in frantumi anche l'immagine di Domitilla, una bionda in abito verde smeraldo che sembrava venirti incontro e in realtà è alle tue spalle, quel che si sminuzza  è il suo riflesso, ti volti, lei sembra corrucciata, vuol capire perché diavolo ovunque tu appaia deve sempre scoppiare un caos di quel genere, ma tu vuoi rassicurarla, le afferri un braccio e la trascini tu, questa volta, in un ballo, sennonché balli male, sei goffo, lei invece vola sui tacchi alti, sfiora appena il pavimento di cotto bagnato, allora vuol dire che siete fuori,min giardino, e pensi che non ci sia occasione migliore di questa, portarla sul prato, tra le siepi, e la stringi al petto e lei ti molla un sonoro ceffone e non corre via, no, resta piantata al centro del giardino come una statua, a corredo e decoro della fontana, e ti manca quell'altra, quella che era con te, ma non puoi fermarti a rimpiangerla, sono spuntate dal nulla queste tre o quattro fanciulle qui, sedute sull'erba come te, e tra chi fuma e chi beve tu chiedi chi di loro abbia voglia di una partita a scacchi, et voilà, una, sottile, con un taglio di capelli corto, tira fuori una scacchiera e muove il bianco, apertura di difesa Caro-Kann, e tu ti lanci all'attacco cadendo nella trappola e avviandoti alla disfatta, e un'altra scuotendo il capo ti passa una mano tra i capelli, con ferocia e tenerezza, e tu cominci a chiederti che sarà di tutti voi di lì a poche ore.
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Messaggio Da Rom Dom 05 Gen 2014, 08:27

Vargas ha scritto:Capita ad esempio, in un certo anno, che uno si trovi ...

Stare accorti a quello che si beve, e anche a quello che ti offrono da fumare: è la prima regola, quando si va a una festa, in mezzo a tanta gente sconosciuta. Se no, vedi quello che ti succede?

In questa rassegna dei passi perduti, è un peccato che manchino le avventure birmane di Arzak, con le sue violiniste cinesi dagli occhi azzurri, pronipoti di contrabbandieri bulgari fuggiti in Indonesia e irretiti da principesse indiane lesbiche e sordomute.
Tra l'esotico momentaneamente assente e lo psichedelico che ci hai raccontato, ci voglio però insinuare il delitto ordinario, che fa strage di illusioni nel tempo della nostra adolescenza. Soprattutto nell'adolescenza, quando noi maschi siamo ancora bambini e alcune, o molte, e insomma tante quante ne servono, delle nostre coetanee hanno già in sé tutta la sapienza del mondo: non la civetteria che fa sculettare o che fa sbattere le ciglia come farfalle, questa è robetta. Robetta lancinante, ma non più del batticuore dopo una corsa sui prati.
Io parlo di quelle - qui sta l'inganno - che nemmeno fanno le civette: sono raggiungibili, rassicuranti, simpatiche, cordiali. Qualcuna di loro appare perfino accorata, persa in prospettive imperscrutabili, che sembra voler condividere con noi. O almeno, così ci sembra, quando capita che vengano a piangerci sulla spalla. Noi le abbracciamo, le accarezziamo sulle gote umide, le scostiamo i capelli dalla fronte. La trepida creatura, talvolta, lascia che la tenerezza scivoli nel luminoso svelamento di un seno o in un bacio, carico di un pathos tranquillo e profondo. Così noi pensiamo, perduti.
Sciogliendosi dall'abbraccio, la trepida ci chiede se ci va di accompagnarla. Dove? La domanda rimane sospesa, noi non insistiamo (abbiamo paura di sembrare quello che siamo, bambini). E si va, in un svolazzo di cappotti e di capelli.
La meta è un portone, più spesso un locale, ma diciamolo pure più semplicemente: la meta è un amore. Ovviamente infelice, complicato: una cosa da grandi.
La lasciamo là, la trepida, mentre suona un campanello o fa una telefonata. Noi cerchiamo di riordinare la scala dei segni, senza sapere se e semmai quante volte accompagneremo ancora una trepida a suonare un campanello o a fare una telefonata.
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Messaggio Da tessa Dom 05 Gen 2014, 10:52

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Messaggio Da tessa Dom 05 Gen 2014, 11:12

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Messaggio Da cireno Dom 05 Gen 2014, 12:45

non ricordo più il titolo di un film francese (era francese?) dove due uomini e una donna dividevano letto, cibo e quant'altro. 
Mi sarebbe piaciuto intervenire in questo vostro trialogo ma mi è venuto in mente quel film e allora mi sono detto" ma tu che c'entri? perchè vuoi disturbare?
E così, così.
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Messaggio Da Rom Dom 05 Gen 2014, 14:27

cireno ha scritto:non ricordo più il titolo di un film francese (era francese?) dove due uomini e una donna dividevano letto, cibo e quant'altro. 
Mi sarebbe piaciuto intervenire in questo vostro trialogo ma mi è venuto in mente quel film e allora mi sono detto" ma tu che c'entri? perchè vuoi disturbare?

Jules et Jim, con Jeanne Moreau, regia di Francois Truffaut. Lo ricordo come un film noioso, come quasi tutti quelli molto letterari, molto intellettuali, insomma molto francesi.
Il caso presente, semmai, lo vedo meglio rappresentato da L'infermiera di notte, o magari La liceale, il diavolo e l'acquasanta, con la Gloria Guida alle prese con i tubini inguinali, le bavette concupiscenti e le maratone sessuali sui sedili reclinabili.
In frangenti come questi la tua assenza si sente. Ci manchi, proprio tu che sei il più dotato di voluptas erotica.
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Messaggio Da cireno Dom 05 Gen 2014, 15:11

A me è piaciuto Jules et Jim, così come i 400 colpi e altri del cinema francese del periodo. A me piaceva il cinema francese, loro, i francesi no, però al loro cinema tanto di cappello. 

Dalle due alle cinque....i miei complimenti vivissimi, non tanto a lei(Tessa) che una donna ce la fa sempre, al massimo sonnecchia e uno pensa che il lieve russare siano rantolini di piacere, ma lui, cinque ore in macchina, ed era pure alto........complimenti vivissimi. Io pure, ci siamo visti, sono più prossimo al 1.90 che non al 1.85 e di "lei" in macchina ne ho viste passare parecchie, e per questa ragione ho sempre avuto macchine comode, ma cinque ore.....io cinque ore proprio non ci sono mai riuscito, anzi credo di non averci nemmeno mai pensato. 

Ho letto il post di Vargas e mi ha fatto incazzare per l'invidia: ma perchè lui scrive così bene, o meglio, perchè lui riesce a percorrere sentieri di molte parole tenendole così bene in fila, senza perdersi mai come invece capita a me?  

Voluptas erotica. Già, voluptas erotica, oggi sarebbe meglio dire cupiditas erotica, che dici? Perchè ho fatto una scoperta: gli anni possono anche passare ma "quell'istinto" non se ne va mai via. Chi ha parlato di pace dei sensi, ZaLaMort?
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Messaggio Da tessa Dom 05 Gen 2014, 17:13

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Messaggio Da cireno Dom 05 Gen 2014, 19:05

quindi siccome io sono ebreo da parte di nonna/mamma sarei un fenomeno a letto! Ma, le donne ebree sono così, almeno per quelle che ho conosciuto io, ma credo che tutte le donne si assomiglino, sta all'uomo che hanno vicino. Il nemico  mortale per l'erotismo è l'abitudine, e infatti io ho sempre pensato che il re del reggae, Bob Marley, avesse ragione quando si concedeva, pare proprio fossero le donne a cercarlo, per una ragione semplice racchiusa in queste parole "il corpo non può essere legato a una sola persona, il cuore si, l'anima anche che è di Jah(che così lui chiamava Dio) ma chiusa là.
Consigli erotici? Il miglior consiglio che posso dare a una donna è quello di fuggire, con intelligenza che appaia come "fuggo ma potresti prendermi", di non essere sempre uguale, di essere a volte un vulcano altre volte un'indifferente femmina capitata per caso nel letto. Insomma un uomo deve andare via di melone, non deve avere certezze, altrimenti è noia. 
Quando avevo qualche anno in meno mi ero specializzato in mogli degli altri, e sai qual'era il motivo che SEMPRE mi fornivano le varie signore per le corna che mettevano al marito? Ecco qua "quello arriva, fa i suoi comodi, magari in pochi minuti, poi si fuma una sigaretta o due e io resto come una scema. Qualche volta mi viene voglia di chiedere di essere almeno pagata". Che ne deduci da questo? Che una donna non deve dare nessuna certezza, ecco questo è il consiglio che posso darti.

Perchè Vargas è il numero due? A parte me che sono fuori concorso, chi sarebbe il numero uno?
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Messaggio Da tessa Lun 06 Gen 2014, 18:13

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Messaggio Da tessa Lun 06 Gen 2014, 18:36

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Messaggio Da cireno Mar 07 Gen 2014, 07:39

Ribadisco: se non hai letto "la Banalità del Male" non possiamo avere dialoghi. 
FB? Conosco FB & ASSOCIATI srl  Palazzo Cardelli - Piazza Cardelli, 4 - 00186 Roma
dovrei sapere altro su FB?
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Messaggio Da Vargas Mar 07 Gen 2014, 16:42

Caro Cireno, Thomas Pynchon è il più visionario scrittore vivente, autore di romanzi che spesso galleggiano tra le settecento e le mille pagine, scritti in una lingua complessa, intessuta di citazioni colte, slang giovanili, gerghi di questo o quel gruppo sociale o geograficamente definito, termini tecnici e scientifici, anacoluti, salti nel vuoto. Difficile da leggere perfino per un madrelingua, ma io amo le sfide e perciò ogni volta che esce un suo nuovo libro lo affronto direttamente in inglese. 
L'ho appena fatto con Bleeding Edge, uscito in America nel 2013 ma scritto nell'arco di dieci anni. Pynchon tra le altre cose riprende un tema a lui caro e già trattato in altri romanzi, come Against the Day, ovvero la creazione di una rete di connessioni che parte dal progetto Arpanet, sviluppato dalla NATO negli anni Sessanta per scopi militari, e arriva all'odierno internet. Nel libro, alla vigilia dell'11 settembre 2001, i personaggi finiscono per smarrirsi in una realtà virtuale, a metà tra un facebook ante litteram e un raffinato social web game iperrealistico, una sorta di Second Life che affonda le sue radici nella nostra vita interiore e diventa così anche un labirinto di gallerie scavate in un sottosuolo dostoevskiano. 
Potrebbe interessarti. Einaudi ne pubblicherà tra qualche mese l'edizione italiana.
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Messaggio Da tessa Mar 07 Gen 2014, 18:20

Bravo Vargas, non ci abbandonare, che facciamo noi senno' nei momenti di stanchezza e vogliamo chiacchierare un po' con i nostri "amici?"Ssenza di te qua chiude la baracca.
Un abbraccio

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Messaggio Da tessa Mar 07 Gen 2014, 18:40

Caro Cireno, ho letto per 3/4 la "Banalita' del male", sono stata molto diligente e appena tu mi hai proposto di comprarlo sono andata subito in libreria, ma gia' sapevo che non era un buon libro e infatti non si scrive cosi' un libro sui campi di concentramento. In tutti i modi il tuo assioma "Se non leggi questo libro non puoi avere contatti con me "...non ha nessuna logica, spiegaci cosa significa.
Per quanto riguarda FB hai peccato di negligenza e io mi sono arrabbiata.
Se ci si trova dinanzi a qualcosa di ignoto :
1) si usano le capacità deduttive, induttive e analogiche per capire di cosa si tratta.
2) se non ci  si arriva si apre il pc, i-phone e si digita FB.
FB si scrive anche Fb, fb,f, feisbuc.
Non capisco perchè prima non hai cercato di capire da solo cosa significasse FB.
Hai una cultura vastissima che non riesci a sistematizzare perchè certi uomini come te corrono e volano dalla filosofia al cinema, dalla storia dell'arte alla letteratura, ma il tutto non è ben strutturato perchè tu hai un milione di impegni, pero' poi una persona che legge ci rimane male.
Amici come prima, spero

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Messaggio Da Adam Mar 07 Gen 2014, 18:52

La stessa trafila: l'anno scorso votai Bersani; a Dicembre ho votato Renzi e con più convinzione della volta precedente.


Ho sempre pensato che  per attualizzare le idee, la responsabilità del potere sia imprescindibile e credo che al giorno d'oggi, in questa civiltà mediatica, Renzi abbia più di una freccia in faretra per vincere, e dunque avanti con Renzi e le sue idee innovative molte delle quali condivido.

Anche se con qualche perplessità quando afferma, per esempio, che la sua concezione di partito non prevede la formazione di correnti, sottintendendo che la molteplicità di visioni non omogenee sia una ricchezza non formalizzabile in conventicole, ma una risorsa a mero beneficio di una risuscitata "centralità democratica" affatto imprevedibile.


Poi succede che al Renzi scappa la bischerata del "chi?" ossia della supponente tracotanza che puo' essere interpretata come frutto dei "fumi" del potere o quello di uno spregiudicato e consapevole atto tattico fatto apposta per provocare le reazioni che poi effettivamente ci sono state.

Nell'un caso come nell'altro si evidenzia una perfetta incoerenza con il suo credo di corpo unico e indiviso del partito. Perché mi pare ovvio che suscitare reazioni come quelle di Fassina, è il modo migliore per separare e non unire e il compiacersene, aborrendo il burocratismo, in luogo di riconoscere l'errore formale (che in politica, il formale è sempre sostanziale) ha lo stesso sapore insopportabile del comunque-vada-ho-sempre-ragione-io.

Io penso che in momento difficile come quello che l'Italia vive in questi interminabili mesi, la capacità di coalizzare le idee con il mezzo della persuasione e del dialogo, sia l'unico modo per tentare di tenere unito il partito e non dico che sia facile farlo specie quando la visione delle soluzioni innovative urta contro quella della conservazione di principi considerati non negoziabili, ma è certo che suscitare reazioni con la violenza del sarcasmo non sia meno pericoloso del fomentare apertamente quella diaspora della sinistra che nel PD attuale si trova chiaramente a disagio.
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Messaggio Da Adam Mar 07 Gen 2014, 18:56

Mi sa che ho sbagliato scaffale. Volevo dar seguito ad un post di Vargas che evidentemente non è stato messo qui.

Vabbè, ho perso la mano, ma ciò che volevo dire, qui o altrove, non cambia. Scusate.
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Messaggio Da Rom Mer 08 Gen 2014, 00:37

Adam ha scritto:Poi succede che al Renzi scappa la bischerata del "chi?" ossia della supponente tracotanza che puo' essere interpretata come frutto dei "fumi" del potere o quello di uno spregiudicato e consapevole atto tattico fatto apposta per provocare le reazioni che poi effettivamente ci sono state.
Nell'un caso come nell'altro si evidenzia una perfetta incoerenza con il suo credo di corpo unico e indiviso del partito. Perché mi pare ovvio che suscitare reazioni come quelle di Fassina, è il modo migliore per separare ...

Sì, questo viene da dire di fronte alla sicumera di Renzi.
Il fatto è che della sicumera e della presunzione di rappresentare un fattore di "rottura" Renzi ha fatto la sua identità politica, oltre che comunicativa - ammesso che le due cose siano distinte.
L'impressione, per ora solo latente, è che l'onda impetuosa del renzismo, che doveva abbattersi sulle paludi dell'immobilismo, stia rischiando di svelarsi come niente più di una risacca che si spegne sul bagnasciuga.
Dal di fuori Renzi aveva probabilmente la sensazione che fosse facile sbaraccare il "sistema", con quattro battute e un po' di attivismo. Non ha fatto però a sufficienza i conti con la sapienza della vecchia scuola castale, alla quale appartengono sia Letta, sia Napolitano, oltre che della intrinseca resistenza del sistema stesso.
Se Renzi non otterrà subito dei risultati, è probabile che cerchi una soluzione nell'insistere sempre di più nello scontro.
Ma la radice di questa situazione - che si sarebbe creata comunque, anche se di segno diverso, in caso di Vittoria di Cuperlo o Civati - sta nell'esistenza di un governo incoerente con gli esiti elettorali, oltre che con la logica degli schieramenti politici.
E nel fatto che nessun partito "sano di mente" può davvero sostenerne l'azione e rivendicarla come propria.
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Messaggio Da cireno Mer 08 Gen 2014, 07:50

Vargas ha scritto:Caro Cireno, Thomas Pynchon è il più visionario scrittore vivente, autore di romanzi che spesso galleggiano tra le settecento e le mille pagine, scritti in una lingua complessa, intessuta di citazioni colte, slang giovanili, gerghi di questo o quel gruppo sociale o geograficamente definito, termini tecnici e scientifici, anacoluti, salti nel vuoto. Difficile da leggere perfino per un madrelingua, ma io amo le sfide e perciò ogni volta che esce un suo nuovo libro lo affronto direttamente in inglese. 
L'ho appena fatto con Bleeding Edge, uscito in America nel 2013 ma scritto nell'arco di dieci anni. Pynchon tra le altre cose riprende un tema a lui caro e già trattato in altri romanzi, come Against the Day, ovvero la creazione di una rete di connessioni che parte dal progetto Arpanet, sviluppato dalla NATO negli anni Sessanta per scopi militari, e arriva all'odierno internet. Nel libro, alla vigilia dell'11 settembre 2001, i personaggi finiscono per smarrirsi in una realtà virtuale, a metà tra un facebook ante litteram e un raffinato social web game iperrealistico, una sorta di Second Life che affonda le sue radici nella nostra vita interiore e diventa così anche un labirinto di gallerie scavate in un sottosuolo dostoevskiano. 
Potrebbe interessarti. Einaudi ne pubblicherà tra qualche mese l'edizione italiana.

Mannaggia, sono giunto al punto che faccio fatica a leggere romanzi. Non riesco più a seguire  con interesse le azioni di tizio che incontra caio che pensa che sempronio ecc.ecc., cioè non riesco più a seguire le trame dei romanzi. Pensa che volevo rileggere Burroughs, ho tirato dallo scaffale uno dei suoi libri migliori ma alla decima pagina una vocina interiore mi ha detto "ma che ti frega?" e ho chiuso. Sono attratto da Capire il potere di Noam Chomsky, dal Piccolo Trattato sulle verità dell'esistenza di Fred Vargas, da Il colpo di stato delle banche di Luciano Gallino e da Sulle tracce di Piero della Francesca di John Pope Hennessy (un libricino stupendo), leggo questi quattro libri in contemporanea, un giorno uno e un giorno l'altro, quindi non avrei tempo, non ho tempo per romanzi. Però quello che mi suggerisci mi intriga, e ti ringrazio, quelle tue parole "una sorta di Second Life che affonda le sue radici nella nostra vita interiore e diventa così anche un labirinto di gallerie scavate in un sottosuolo dostoevskiano" mi hanno incuriosito. Aspetto che esca il libro: che titolo avrà?
Ciao amico.
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Messaggio Da cireno Mer 08 Gen 2014, 07:57

tessa ha scritto:Caro Cireno, ho letto per 3/4 la "Banalita' del male", sono stata molto diligente e appena tu mi hai proposto di comprarlo sono andata subito in libreria, ma gia' sapevo che non era un buon libro e infatti non si scrive cosi' un libro sui campi di concentramento. In tutti i modi il tuo assioma "Se non leggi questo libro non puoi avere contatti con me "...non ha nessuna logica, spiegaci cosa significa.
Per quanto riguarda FB hai peccato di negligenza e io mi sono arrabbiata.
Se ci si trova dinanzi a qualcosa di ignoto :
1) si usano le capacità deduttive, induttive e analogiche per capire di cosa si tratta.
2) se non ci  si arriva si apre il pc, i-phone e si digita FB.
FB si scrive anche Fb, fb,f, feisbuc.
Non capisco perchè prima non hai cercato di capire da solo cosa significasse FB.
Hai una cultura vastissima che non riesci a sistematizzare perchè certi uomini come te corrono e volano dalla filosofia al cinema, dalla storia dell'arte alla letteratura, ma il tutto non è ben strutturato perchè tu hai un milione di impegni, pero' poi una persona che legge ci rimane male.
Amici come prima, spero
Non è un libro sui campi di concentramento, è una riflessione sulla "banalità di chi commette azioni mostruose essendo apparentemente una persona assolutamente normale.
Leggi. 
La prima reazione della Arendt alla vista di Eichmann è più che sinistra. Lei sostenne che "le azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressoché normale, ne demoniaco ne mostruoso". La percezione dell'autrice di Eichmann sembra essere quella di un uomo comune, caratterizzato dalla sua superficialità e mediocrità che la lasciarono stupita nel considerare il male commesso da lui, che consiste, nell'organizzare la deportazione di milioni di ebrei nei campi di concentramento. Ciò che la Arendt scorgeva in Eichmann non era neppure stupidità ma qualcosa di completamente negativo: l'incapacità di pensare. Eichmann ha sempre agito all'interno dei ristretti limiti permessi dalle leggi e dagli ordini. Questi atteggiamenti sono la componente fondamentale di quella che può essere vista come una cieca obbedienza. Egli non era l'unica persona che appariva normale mentre gli altri burocrati apparivano come mostri, ma vi era una massa compatta di uomini perfettamente "normali" i cui atti erano mostruosi. Dietro questa "terribile normalità" della massa burocratica, che era capace di commettere le più grandi atrocità che il mondo avesse mai visto, la Arendt rintraccia la questione della "banalità del male". 

Non è che non possiamo dialogare, ci mancherebbe, ma siccome io considero questo libretto un'opera fondamentale PER CAPIRE LA GENTE NORMALE te l'ho consigliato aggiungendo quell'avvertimento che voleva essere scherzoso ma che tu hai recepito come una minaccia. E vabbè, la vita continua a srotolarsi comunque.........

So benissimo cos'è FB, mi ero anche iscritto a FB con il nome di Enrico Gastaldi, ma non mi piace il metodo: troppo impersonale.
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Messaggio Da Vargas Mer 08 Gen 2014, 08:08

Nemmeno i romanzi di Vargas, Cireno? Te ne regalò uno, o la sua distrazione lo ha tradito?
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Messaggio Da cireno Mer 08 Gen 2014, 09:41

Vargas ha scritto:Nemmeno i romanzi di Vargas, Cireno? Te ne regalò uno, o la sua distrazione lo ha tradito?


Quando? Vuoi che ALZHEIMER sia già arrivato alla lettera H? Oddio, allora avanza troppo velocemente.................
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Messaggio Da Rom Mer 08 Gen 2014, 10:42

cireno ha scritto:Mannaggia, sono giunto al punto che faccio fatica a leggere romanzi. Non riesco più a seguire  con interesse le azioni di tizio che incontra caio che pensa che sempronio ecc.ecc., cioè non riesco più a seguire le trame dei romanzi.

La stessa cosa succede a me. Non è tuttavia una sensazione sopravvenuta col tempo, è così da sempre e non vale soltanto per romanzi e racconti scritti, e per la poesia, ma anche per il cinema.
La ragione, però, non sta in un tendenziale, caratteriale disinteresse verso le opere creative, rispetto a quelle più analitiche, ma anzi è semmai vero il contrario: il romanzo, la poesia, il racconto cinematografico mi attraggono più di qualunque altra forma espressiva e intellettuale, ma proprio per questo sono molto sensibile alla loro qualità, o almeno alla corrispondenza tra la loro forma e le mie personali aspettative.
Quindi, da sempre mi trovo a reagire nel modo che tu hai ben descritto, di fronte a un film o a un racconto: se mi sorprendo a chiedermi "che m'interessa di questo che parla con quello, o di questa descrizione, di questa scena?", chiudo il libro o mi alzo dalla poltrona del cinema.

Analizzare la casistica di questi rifiuti, contrapposta ai racconti e ai film seguiti invece con interesse, servirebbe certamente a delineare i miei percorsi mentali ed emozionali, ma anche a fare qualche discorso su cinema e letteratura: per esempio, verificare se la qualità intellettuale di certe (molte) opere, o più precisamente delle intenzioni dell'autore, corrisponde a una qualità (chiamiamola pure "efficienza") artistica o comunicativa.
Quando nel lettore scatta il meccanismo che tu hai descritto, forse non bisogna soltanto mettere in discussione la sua disponibilità umorale, ma anche, talvolta soprattutto, l'efficienza comunicativa dell'autore: un'evenienza, questa, più frequente quando l'autore prevale sul suo stesso racconto, ossia quando lo scrittore tende a raccontare soprattutto se stesso, usando i suoi personaggi e le loro vicende come puri pretesti narrativi. In questo caso le cose funzionano solo se l'autore ha una fisicità intellettuale davvero coinvolgente: eventualità inevitabilmente rara, sicuramente più rara di quanto piacere pensare a molti autori.

Collateralmente a questo, c'è poi il discorso che riguarda la coerenza interna dei "generi", che è una questione di tecnica narrativa, ossia di "mestiere". Un mestiere che viene generalmente molto sottovalutato, come conseguenza a lungo termine dello spontaneismo romantico, che ha oscurato la verità storica dell'arte, nata come artigianato, appunto, di mestiere: mestiere di scrivere, come di dipingere, scolpire, costruire - poesia, poiesis come azione e produzione materiale.
Tutti, o quasi, gli autori del nostro grande cinema sono eccellenti artigiani, che conoscono benissimo o sono capaci di inventare le regole del loro mestiere: quando assisti a I soliti ignoti, o al Sorpasso, a Novecento, Divorzio all'italiana, Io la conoscevo bene, Il federale, non ti chiedi "cosa ci faccio qui, che me ne frega di questa storia?", e dopo, quando ti alzi dalla poltrona, non hai mai la sensazione di aver sprecato due ore.
Una discriminante che vale anche per il genere più a rischio di vacuità trash, qual è il serial televisivo: tra Ai confini della realtà a X Files, o Friends, o Montalbano, da una parte, a Un medico in famiglia, Carabinieri o L'ispettore Coliandro, dall'altra, ci passa un autotreno con rimorchio.

Naturalmente, poi, più tempo passa, più diventiamo - giustamente - selettivi.
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Messaggio Da cireno Mer 08 Gen 2014, 17:16

Sono perfettamente d'accordo con quel che riguarda la prima parte del tuo post ma nel mio caso è la curiosità che mi spinge a leggere opinioni su quel che oggi succede, oppure sull'Arte che amo, o sulla Musica che altrettanto amo. Siccome il tempo è quello che è mi sembra di buttare il tempo leggendo storie, anche se scritte da Philip Roth o da Carlo Emilio Gadda.
La seconda parte, quella che inizia con "Collateralmente a questo" mi vede in una posizione differente. Io amo dei films che a volte m i entusiasmano e poi magari li faccio vedere a qualcun altro e quando pongo loro la domanda"allora, che ne dici?" sempre mi sento rispondere "be, si, insomma...." il che mi fa capire che sono io ad avere gusti strambi. Se io mi emozionio alla visione delle immagini di Nostalghia di Tarkowsky e tutti gli altri no evidentemente devo avere qualche errore di fabbricazione.
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Messaggio Da tessa Mer 08 Gen 2014, 18:53

Caro Cireno, mi dispiace per ieri, sono stata poco riflessiva, anche oggi volevo litigare con qualcun altro che doveva usare l'imperfetto e non il passato remoto, ma mi sono fermata.
Continuo a dire che "La banalità del male" non mi piace, non è scritto bene, io sono abituata al sangue, ai bisturi, ma una frase cosl' scritta: "Molti soldati tedeschi saltavano sulla terra che avevano dinanzi e zampillava il sangue degli ebrei sepolti...", non si scrive e Primo Levi non l'avrebbe mai scritta.
Non ho  altro da dire riguardo al libro.
Ti ho sempre detto che amo molto gli ebrei.
Ti ricordero' sempre perchè sei stato tra i miei primi interlocutori a spazioforum.
Un abbraccio

tessa

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Messaggio Da Rom Mer 08 Gen 2014, 23:24

cireno ha scritto:Sono perfettamente d'accordo con quel che riguarda la prima parte del tuo post ma nel mio caso è la curiosità che mi spinge a leggere opinioni su quel che oggi succede, oppure sull'Arte che amo, o sulla Musica che altrettanto amo. Siccome il tempo è quello che è mi sembra di buttare il tempo leggendo storie, anche se scritte da Philip Roth o da Carlo Emilio Gadda.
La seconda parte, quella che inizia con "Collateralmente a questo" mi vede in una posizione differente. Io amo dei films che a volte m i entusiasmano e poi magari li faccio vedere a qualcun altro e ...

La mia mente ha, sull'argomento, contorsioni differenti dalle tue.
Ho letto pochissima saggistica: se l'avessi praticata di più, probabilmente avrei cognizioni assai più estese.
In realtà ho sempre obbedito a un principio - ancora prima di esserne consapevole, quindi dovrei più correttamente chiamarlo istinto: quello di mantenermi il più "ignorante" possibile.
Il fatto è che le opinioni degli altri, specialmente se autorevoli, le ho sempre considerate una sorta di condizionamento o perfino di ostacolo alla (mia) libertà di giudizio, o meglio alla formazione autonoma di un'opinione personale, soprattutto sui temi dell'attualità o in generale su tutto ciò che sono in grado di conoscere o di pensare da solo: leggere pagine e pagine di considerazioni e riflessioni per me scontate, mi annoia, anche quando in alcuni casi sono la premessa all'esposizione di una perla di pensiero. Come mi annoia tutto ciò che è molto intellettuale, o patentemente "intelligente", dato che su questo piano  il bilancio, diciamo così, tra costi e benefici non lo trovo conveniente.
Preferisco dedicarmi a ciò che, per definizione, è conformato sulla soggettività altrui, e che entri in relazione con la mia sensibilità, le emozioni, le suggestioni o che insomma sia in grado di dirmi cose che non so dirmi da solo o che da solo non avrebbero lo stesso senso.

Quanto al resto, non capisco perché ti dissoci da quello che avevo detto dopo il "collateralmente": non è in contrasto con la varietà delle reazioni che tu descrivi.
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