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Messaggio Da tessa Gio 16 Gen 2014, 20:51

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Messaggio Da einrix Gio 16 Gen 2014, 21:32

Nell'81 ho dipinto due nudi con le braccia lasciate cadere lungo il corpo, per gravità. Non mi dispiacevano allora, quei quadri, e non mi dispiacciono neppure oggi. Alle volte, il voler rappresentare la bellezza porta al nudo, che molto spesso ne da una diretta espressione. Il gesto delle braccia, delle mani, può aggiungere e togliere contenuto, a seconda che si tratti di estetica, di pornografia o di sensualità, facendo parte del linguaggio del corpo.
Se si cerca, non è tanto facile trovare ritratti di donna nuda in piedi con le braccia lasciate cadere lungo i fianchi. In genere, le braccia e le mani hanno sempre qualche cosa da fare, come in questo splendido ritratto di Auguste Leroux
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Messaggio Da Arzak Gio 16 Gen 2014, 21:59

tessa ha scritto:Non ti devi sentire minacciato dalle mie opinioni, ma quando mai, sono una persona molto buona.
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Messaggio Da Arzak Ven 17 Gen 2014, 16:14


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- Pronto? Ciao Litzi. Che fai?
- Ciao. Sto studiando la dinamica delle classi sociali.
- Interessante. Hai voglia di fare due passi?
- Ma sta piovendo...
- Ti interessa di più stare al calduccio a studiare Hengels o fare due passi con me sotto un ombrello?
Segue una pausa in cui mi pare di sentre il ronzio di rotelle che giravano.
- Dove ci vediamo?
- Al bar della Statale, fra mezz'ora.
- Ok.

Mi si presenta davanti con un ombrello nero, quello che le era mancato per somigliare a Mary Poppins, ma con una mantella rossa e degli stivali dello stesso colore.
- Ciao. Che facciamo? - mi chiede senza rivolgermi il minimo gesto di affetto.
- Andiamo magari a trovare la nonna nel bosco?
Mi guarda perplessa, poi si illumina.
- Nel senso che tu saresti il lupo?
- Indovinato. Ma per ora non ho appetito.
- Meno male. Cioè... peccato!

Un commento incredibilmente osé, per i suoi parametri, e già pregustavo un ricco banchetto serale. Girelliamo un po' a caso sotto i portici di piazza Diaz al riparo dalla pioggia, quando una vetrina attira la mia attenzione. Uno dei manichini, contrariamente al clichè per cui le donne devono sembrare delle sopravvissute ai campi di concentramento, aveva una corporatura leggermente più florida ed una statura meno svettante. Pareva insomma la copia di Letizia, con la differenza che indossava una minigonna nera e degli stivaletti decorati con un minimo di tacco che le slanciavano le gambe. Sopra una camicetta di seta color avorio attillata e scollata, che addosso a Letizia avrebbero sicuramente evidenziato la generosità del seno. E' un attimo.
- Che dici, non staresti bene in quella tenuta?
Lei sgrana gli occhi scandalizzata.
- Sei matto? Sembrerei una put... una donna poco seria!
- E' proprio la troppa serietà il tuo problema. Vieni, entriamo.

Si lascia condurre nel negozio controvoglia, ma all'interno l'abbondanza di luci, di colori e di sgargianti modelli le fanno assumere un'espressione da Alice nel Paese delle meraviglie. Di favola in favola, insomma. C'era da giurare che non fosse mai entrata in un negozio del genere. Confabulo con la commessa che si prende cura della mia assistita quasi fosse davvero una cliente un po' minorata. Dopo qualche minuto si apre la tenda del camerino e, meraviglia, il bruco si era trasformato in farfalla.
- Come sto? - chiede con insolita civetteria assumendo le pose sexy che le avevo insegnato.
Sarebbe bastato l'occhieggiare del taglio del seno, mai apparso finora in pubblico, a decretare il successo della scelta. Ma anche le gambe, che da sdraiata potevano apparire grassottelle, ora apparivano affusolate e arrapanti, facendo immediatamente desiderare di svelare quel poco di loro che ancora celava la minigonna.
- Super. Effetto garantito. - rispondo davanti alla commessa compiaciuta.

C'era però un neo. Tanta elegante maestosità contrastava con l'aspetto disordinato ed ispido della capigliatura. Bisognava provvedere. Dopo pochi passi incrociamo un parrucchiere da donna. Mi faccio mostrare qualche foto di acconciatura adatta a capelli ricci, e scelgo per lei un taglio corto che le avrebbe slanciato il collo. Poi la lascio alle cure dei professionisti e mi regalo una mezz'oretta di svago in una grande libreria prendendo nota delle novità.
Al mio ritorno la rigenerazione era completa. Letizia era diventata una ricciolina dall'aspetto giovane ed impertinente, ad anni luce di distanza dalla grigia collegiale che pure mi aveva solleticato i sensi. Figuriamoci adesso.

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Per festeggiare il nuovo look mondano le offro la cena in un ristorante di lusso. Aveva anche smesso di piovere, e l'ombrello era finito assieme ai vecchi vestiti da collegiale in una grossa borsa di carta col logo del negozio. Aveva resistito solo un cardigan scuro, un capo quasi maschile ma elegante e di buona qualità, che sopra alla camicetta di seta formava un contrasto abbastanza gradevole.
- Allora, come ti senti nella nuova reincarnazione? - le chiedo dopo il primo.
- Ma... strana... mi pare di essere al centro dell'attenzione!
- E' normale. Prima eri carina ma i vestiti non ti rendevano giustizia. Ora sei emersa alla luce del sole, sfido che gli altri ti guardino.
Lei abbozza, però noto che stava specchiandosi al vetro di una finestra, e non pareva troppo contrariata.
- Fidati, sei una bomba. Dovrei essere geloso!
- Non ce n'è motivo. Gli altri non mi interessano.

Allarme. Stavamo entrambi parlando come se fossimo una coppia fresca di fidanzamento. Ma la cosa preoccupante era il fatto che non ne fossi poi così proccupato. Conclusa la cena si pone il problema di dove passare la serata.
- Che ne dici, preferisci andare a bere qualcosa e sentire un po' di musica, o sottoporti alle mie smanie erotiche?
- Mm. Possiamo fare entrambe le cose, no?
Dolce ragazza. Di certo della seconda attività poteva benissimo fare a meno, ma sapeva quanto fosse importante per me.

Mentre nella precedente uscita avevo preferito un locale fuori mano, ora che la mia protetta aveva assunto un aspetto sgargiante ero curioso di verificarne l'impatto in un ambiente più congeniale, un bar alla moda frequentato soprattutto da coetanei. La sala era affollata e rumorosa, e a malapena riusciamo ad accostarci al bancone. Ordiniamo due birre giganti e contempliamo la fauna del locale. Riconosco qualche habitué, saluto da lontano un conoscente, ma soprattutto individuo le occhiate di apprezzamento che riceveva Letizia, incerta fra la timidezza e l'euforia. Poi si fa coraggio, ed arriva ad appollaiarsi su di un alto sgabello incrociando le gambe senza curarsi di mostrare ai più il colore delle mutandine. Un bel progresso per la mia imbranata collegiale, tanto che decido di sottoporla ad un ulteriore esperimento. Con la scusa di salutare un amico mi sposto in un angolo lasciandola a sorseggiare la birra da sola.

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- Ciao Zecca, come va?
Era il suo soprannome, ma non se ne lagnava, era il corollario della popolarità di cui godeva. E nessuno poi sapeva come si chiamasse davvero.
- Ciao Mau. Ma chi sarebbe la bonazza con cui sei arrivato?
- Ah, niente. Un'amica. Che ne dici?
- Dico che una botta gliela dedicherei volentieri. Magari anche due. Ma forse è già impegnata...

Che le lettrici si rassegnino. Gli uomini, quando sono fra di loro, parlano così. Osservo la mia pupilla da lontano, e per la prima volta la vedo dall'esterno con occhi nuovi. Cosce seminude, seno bellamente esposto, sguardo incerto e dunque non superbo o scostante. Sì, decisamente più che apprezzamento suscitava desiderio. Persino a me che ne conoscevo la frigidità. Figuriamoci agli altri. Ed infatti noto che qualche moscone aveva già iniziato a ronzarle attorno senza che lei facesse niente per scoraggiarli, anzi rispondendo alle domande con un sorriso che denunciava un'accessibilità persino troppo facile. Dovevo assolutamente intervenire.
- Vieni che te la presento.

La avvicino e le metto affettuosamente un braccio sulla spalla, gesto che fa immediatamente dileguare i suoi ammiratori.
- Litzi, questo è un amico, Zec....
- Marcello. - interviene lui precedendomi e dandole la mano. L'aveva guardata dritta negli occhi, ma non aveva trascurato una rapida contemplazione di tutto l'insieme. E per la prima volta dopo molto tempo mi coglie una fitta di quel sentimento agrodolce che ti fa apprezzare appieno la tua donna solo quando la vedi desiderata da altri. Spesso quando è troppo tardi...
- Te la lascio un attimo, vado a procurare altra birra.

Le avrebbe dato volentieri una botta, aveva dichiarato Marcello detto Zecca per l'abilità di azzeccarsi alle situazioni favorevoli. Come avrei reagito se ci avesse provato davvero? E lei, come si sarebbe comportata di fronte ad eventuali avances ora che aveva scoperto il potere del proprio richiamo?
- Eccomi. Avete familiarizzato?
- Un po'. La tua amica è davvero carina! - replica lui.
Chiaramente si trattava di un eufemismo, fossimo stati di nuovo soli avrebbe usato espressioni più colorite. Colore che invece adornava le guance di Letizia, mai prima d'ora lodata pubblicamente da alcuno. Lui palesemente entusiasta, lei visibilmente euforica, io suggestionato da quel suo nuovo appeal tanto da non riuscire più a seguire cosa diavolo in quella confusione le stesse sussurrando il disgraziato.
- Litzi... credo sia ora di andare a casa.
Mi ero autodenunciato: ero davvero geloso marcio.

continua

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Messaggio Da tessa Ven 17 Gen 2014, 18:46

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Messaggio Da einrix Ven 17 Gen 2014, 19:52

Questo è il massimo della semplice naturalezza, tessa, penalizzato solo dal fatto che sono un pittore dilettante.

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Messaggio Da Arzak Ven 17 Gen 2014, 20:50

Nella colazione sull'erba le donne sono due. Così come due sono i gentiluomini. Per spiegare perchè delle donne se ne stiano nude sull'erba in compagnia di uomini occorrerebbe prima essere sicuri che Tessa sia maggiorenne.
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Messaggio Da Arzak Sab 18 Gen 2014, 10:03


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Ormai Letizia, anche per via delle mie continue lodi e del rinnovamento estetico ottenuto, era talmente fiera del proprio aspetto da girare spogliata per casa anche dopo l'amore, quasi fosse ormai la sua condizione abituale. A volte anche in presenza dei suoi sbigottiti coinquilini, ora intimiditi dalla sua ritrovata sicurezza. Un giorno viene addirittura ad aprirmi alla porta in quelle condizioni.
- Sciambola. Che succede? Stavi facendo il bagno?
- Noo!
- Allora stavi schiavazzando con qualcuno. Devo andarmene?
- Smettila. No, è che avevo caldo. E poi sto bene così.
- E cosa succedeva se alla porta c'era un altro? Che so, il postino?
- Non so. Dici che gli avrebbe dato fastidio?
- Magari imbarazzo. Fastidio no di certo. Sei di un glamour mondiale, si sarebbe lustrato gli occhi.
- Perchè imbarazzo?
- Litzi... vedi, dovresti un po' adeguarti alle convenzioni in uso su questo pianeta. Mostrarsi nudi al prossimo non è considerato normale, se non fra intimi o per una visita medica o altro.
- Ma non faccio niente di male...
- Lo so. Ma perchè allora non scendi le scale e te ne vai in strada in quelle condizioni?
- Cosa ci sarebbe di strano?
- Mah. A volte mi chiedo se ci sei o ci fai. Ho l'impressione che mi prendi un po' in giro, vero?

Mi guarda corrucciata, poi fa dietro front e sparisce in camera sua con atteggiamento offeso. Entro e mi accomodo sul letto con le mani dietro alla testa, ormai lì ero di casa e potevo permettermelo. Lei era seduta di spalle alla scrivania e stava consultando dei testi. Teneva i piedi incrociati, ed il biancore della sua schiena nuda, fino al taglietto del sedere compresso dalla sedia, era abbacinante. Dopo qualche minuto però mi alzo e la affianco.
- Cosa traffichi di bello?
L'irritazione era già svanita, e mi risponde sorridendo con estrema gentilezza.
- Sto preparando la tesi. Riguarda lo studio dei rapporti interpersonali nella società occidentale dal Rinascimento ad oggi.
- Ciuspi, un lavorone. A che punto sei?
- Beh, sul passato si trova un sacco di documentazione. E' sull'attualità che c'è poco. Soprattutto dal punto di vista del comportamento erotico.
- Possibile? Con tutte le pubblicazioni porno che ci sono...
- Sì, ma sono cose artificiali. E tutto quello che c'è è convenzionale, sono cose che sanno tutti. A me piacerebbe però scrivere qualcosa di originale. Tu, ad esempio, potresti aiutarmi.
- Io???
- Sì, visto che vivi "su questo pianeta". Potresti raccontarmi quello che sai. Ad esempio, come ci si comporta fra coniugi, fra amici, dove ci si vede, cosa si fa, le modalità di dialogo... Se mi dai lo spunto poi io approfondisco.
- Caspita, non pensavo che le mie esperienze di uomo di mondo potessero finire in una tesi. Mah, è un argomento vasto. Su quello che avviene fra amici, coetanei e simili in campo erotico potrei in effetti anch'io scriverci un libro sopra. Mi manca un po' l'esperienza coniugale perchè non sono sposato, però qualcosina potrei raccontarla anche in quel campo.
- Tipo?
- Mah, esperienze prematrimoniali, coniugali, extraconiugali, corna e affini. Interessa?
- Abbastanza. Soprattutto quelle extra.
- Perchè c'è più sugo?
- No, perchè c'è meno materiale. Solo qualche inchiesta datata. Cioè, come si comportano oggi le coppie, ad esempio?
- Dal punto di vista erotico?
- Anche.
- Beh, tendenzialmente si fanno un sacco di corna. Di nascosto, ovviamente. Ma non sempre.
- Cioè? Se lo dicono?
- Raramente, ma succede.
- Raramente?
- Abbastanza. In genere i partner su questo sono molto abbottonati. A volte però lo concordano assieme.
- Cioè fanno sesso di gruppo con altri?
- Di gruppo magari no. Però capita che si vedano con un'altra coppia, e si scambino mogli e mariti fra di loro.
- L'ho sentito dire. Vanno in certi locali specializzati.
- Quella è in genere prostituzione mascherata. Le coppie vanno lì pensando di incontrare altre coppie come loro, ma spesso di tratta di "figuranti". Sono più genuini i parcheggi dei supermercati.
- Che roba è?
- Di sera, quando certi parcheggi sono vuoti, ci vanno dei tipi in auto che si scambiano le mogli.
- Davvero? Così, a caso?
- Alcuni probabilmente si incontrano lì per un'inserzione con scambi di foto eccetera, ma molti sì, si scelgono sul posto dopo un'occhiata.
- Interessante. Conosci posti del genere?
- Uno sì. Se vuoi ti ci porto a curiosare.
- Grazie...

26
Era un parcheggio dalle parti del Ronchetto di cui avevo già sentito parlare da amici. Si trattava di un ampio piazzale, di giorno affollato dalle auto dei clienti della Esselunga, ma di notte quasi deserto. Gli unici movimenti sospetti riguardavano gli automobilisti che venivano lì ad offrire la propria moglie in cambio di quella di un altro. Il paradiso degli scambisti su quattro ruote, insomma.

Restiamo qualche tempo ad osservare incuriositi il movimento. Quando arrivava una nuova auto parcheggiava su di un lato del piazzale e faceva lampeggiare i fari. Se fra gli occupanti delle altre auto nascoste nel nel buio c'era qualcuno in attesa di compagnia rispondeva al segnale, e da quel momento prendeva il via una specie di "corteggiamento" zoologico che avrebbe fatto la felicità di un fotografo del National Geographic: le auto si dirigevano con cautela l'una verso l'altra tenendo la destra. Arrivate all'altezza dei finestrini i guidatori si sporgevano per valutare la merce offerta dall'altro e concordare le modalità del baratto. Se il gradimento era reciproco, una delle auto arretrava e tornava in avanti incrociando l'altra sul lato opposto. Le portiere si aprivano e le donne correvano velocemente da un'auto all'altra. Le due nuove coppie si dirigevano poi verso qualche angolo oscuro dove consumavano il loro banchetto. Il massimo delle semplicità e della praticità, senza che dall'esterno si notasse alcunchè di scandaloso.

Non che la cosa mi entusiasmasse, la trovavo terribilmente squallida, ma dovevo riconoscere che, per chi si accontentava di fare del sesso trucido senza coinvolgimenti affettivi, aveva una sua losca funzionalità. Insomma, una doppia evasione concordata, senza sotterfugi e tradimenti, annullati dal meccanismo stesso della reciprocità. Con buona pace di chi organizza campagne moralistiche contro quei degenerati dei gay che insidiano la saldezza della famiglia tradizionale.

27
Dopo l'episodio del piazzale Letizia si immerge ancor più nella preparazione della tesi. Il capitolo sui comportamenti sessuali degli automobilisti notturni sarebbe sicuramente divenuto il più interessante mai letto dal suo relatore. Tanta applicazione non le faceva però dimenticare i doveri coniugali verso l'artefice delle sue scoperte. Superate le perplessità iniziali ora aveva recepito al meglio lo spirito di trasparenza della nostra relazione. Mi aveva raccontato dei suoi pochi amorazzi con una quantità di dettagli persino imbarazzante. In cambio non le avevo nascosto nè la mia infatuazione per Luciana nè qualche altro intermittente filarino. Sembrava anzi divertita dagli espedienti che mi toccava inventare per non farmi sommergere dagli intrallazzi in cui mi barcamenavo. Speravo solo di non finire in un capitolo a parte della sua tesi. Le velleità nudistiche nel frattempo proseguivano indisturbate, cosa che trovavo assai comoda perchè mi permetteva di saltarle addosso in qualunque momento senza le solite perdite di tempo. Ed anche i miei improvvisi raptus parevano divertirla, erano comunque una conferma del successo della sua metamorfosi.

Qualcosa però ancora non mi convinceva nel suo aspetto. Ora che la sua nudità rendeva visibili particolari in genere nascosti, notavo che la peluria pubica non era poi così elegante, specialmente a confronto con lo sfoltimento della capigliatura. C'era poi un inconveniente tecnico: i grovigli di riccioli che si formavano in zona disturbavano assai le operazioni. Dovevo provvedere.
- Litzi?
- Sì.
- Stavo pensando... mi sa che da queste parti bisognerebbe passare un po' di tagliaerba.
- Dici?
- Beh, sì. Hai visto che bel capino hai adesso dopo il taglio? Anche la patata ne guadagnerebbe.
Avevamo appena concluso un amore, ed in effetti quella matassona che lei tentava di pettinare con le dita non era un bello spettacolo.
- Ok. Devo andare dal parrucchiere?
- Ti risulta che esista il parrucchiere per passere villose?
- Non so. Non esiste?
- Bah. Se vuoi posso provare io a dare una sfoltita. Vuoi?
- Sì.

Le ragazze che dicono sempre di sì sono una rara benedizione. Frugo nei vari cassetti e trovo una forbicina, mentre in bagno mi impadronisco del rasoio di uno dei conviventi della nudista.
- Ecco. Ora siediti così lavoriamo meglio.
Obbedisce e senza alcun disagio mi si dispone davanti allargando le cosce e sporgendosi in modo da far ricadere la barbetta riccioluta oltre il bordo della seggiola. Taglio via senza pietà le masse lanose più ingombranti, poi curo il perimetro eliminando i ciuffi sporgenti. Per ultimo pareggio l'altezza col rasoio. Contemplo l'opera: l'aspetto ora appariva più ordinato, mentre a terra giaceva una massa sufficiente a confezionare una barba finta. Ma a guadagnarci era soprattutto l'accessibilità della zona, che mi viene voglia di verificare immediatamente. Le metto poi davanti uno specchio.
- Che dici, meglio, no?
Lei sorride timidamente.
- Mauro...
- Sì?
- Ma perchè ti prendi cura di me in questo modo?
I suoi soliti perché.
- Saperlo. Sarà perchè mi piaci?
- Forse. Beh, ora ho da studiare...

Perchè mi curavo di lei? La osservo china sui libri con lo sguardo serio ma sereno. La risposta non era facile. Mi prendevo cura di lei perchè non l'aveva mai fatto nessun altro, perchè era un cucciolo sbandato, perchè mi faceva tenerezza, perchè eravamo riusciti a stabilire un rapporto cristallino? O piuttosto, perchè mi stavo lentamente innamorando di quella ragazza d'oro, priva di fremiti ma anche di risentimenti, generosa, amichevole...
Un momento. Cos'era quella macchia blu sul collo?

continua
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Messaggio Da tessa Sab 18 Gen 2014, 10:20

La macchia blu sul collo: un melanoma, penso

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Messaggio Da tessa Sab 18 Gen 2014, 10:24

Arzak, nella" Colazione sull'erba" di Manet  le donne nude non sono due, forse ti confondi con Giorgione o Tiziano, ma c'e' solo una donna nuda. Quell'altra, in fondo, che si sta bagnando in uno stagno non è nuda, ma ha una camicia bianca.
Mettiti gli occhiali e guarda bene

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Messaggio Da tessa Sab 18 Gen 2014, 10:40

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Messaggio Da Arzak Sab 18 Gen 2014, 11:02

tessa ha scritto:Arzak, nella" Colazione sull'erba" di Manet  le donne nude non sono due, forse ti confondi con Giorgione o Tiziano, ma c'e' solo una donna nuda. Quell'altra, in fondo, che si sta bagnando in uno stagno non è nuda, ma ha una camicia bianca.
Mettiti gli occhiali e guarda bene
Temo che gli occhiali dovrò prestarli a te. Non ho detto che entrambe le donne sono nude, ma che quando delle donne nude si accompagnano con degli uomini sull'erba, le minorenni dovrebbero astenersi dal curiosare.
Comunque ti regalo una foto dal vivo della suddetta colazione. Per combinazione, passavo di lì proprio in quel momento.

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Messaggio Da Rom Sab 18 Gen 2014, 15:49

La vicenda, nelle successive puntate, si fa ordinaria, come spesso succede quando si allontana il momento irripetibile dell'incontro. Le persone si fanno ordinarie, escono dalla loro unicità e comincia la relazione, la contrattazione.
Cosa c'è di più ordinario di una ragazza che impara a guardarsi specchiata in una vetrina? Di un uomo che si compiace di esibire la propria accompagnatrice in minigonna, e ne è allo stesso tempo orgoglioso e geloso?
E cosa c'è di più ordinario dell'improbabile connubio tra l'innocenza, forse finta, e la sfacciataggine di andare ad aprire la porta completamente nuda? Improbabile, imprevedibile femminilità.
Il fatto è che ogni comportamento è ordinario. Di straordinario, unico, c'è solo il soggetto, appena prima che cominci ad agire.

Il linguaggio dimesso, minimale, usato da Arzak è perfettamente funzionale alla resa di questa ordinarietà che la vicenda assume, non appena i personaggi entrano in un rapporto di relazione: anche le sorprese, le meraviglie, sono ordinarie, previste nell'identità dei soggetti.
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Messaggio Da einrix Sab 18 Gen 2014, 15:51

Il concerto campestre del Giorgione (o del Tiziano) ha un simile impianto allegorico, reso più robusto dalla musica. La nudità delle donne - per quanto stiracchiato - appartiene al loro essere ninfe o muse ispiratrici di quel dono trascendente della natura. In Manet, effettivamente, quelle donne hanno un ruolo meno definito. Una potrebbe purificarsi con l'acqua, ma l'altra partecipa distrattamente ad una discussione che non pare coinvolgerla. Se Manet avesse imitato una parte dell'impianto scenico del Giorgione, potrebbe non averne colto lo spirito, eccetto che per i nudi di donna, di cui deve aver coperto l'infreddolitura, visto quanto e come fossero coperti gli uomini. Le mie sono tutte supposizioni fondate su pochi elementi certi, anzi, incerti.
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Messaggio Da Arzak Sab 18 Gen 2014, 16:09

Rom ha scritto:E cosa c'è di più ordinario dell'improbabile connubio tra l'innocenza, forse finta, e la sfacciataggine di andare ad aprire la porta completamente nuda? Improbabile, imprevedibile femminilità.
Forse quella che chiami sfacciataggine rappresenta il riscatto dalla precedente finta innocenza, e quindi il raggiungimento di un nuovo livello di "normalità".
Certo descrivo l'ordinario. Il mio fin non è la meraviglia, ma la verosimiglianza.
Come notavo altrove, è già difficile rendere la realtà persino con una fotografia, figurarsi con le parole.
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Messaggio Da Rom Sab 18 Gen 2014, 19:41

Arzak ha scritto:Forse quella che chiami sfacciataggine rappresenta il riscatto dalla precedente finta innocenza, e quindi il raggiungimento di un nuovo livello di "normalità".
Certo descrivo l'ordinario. Il mio fin non è la meraviglia, ma la verosimiglianza.
Come notavo altrove, è già difficile rendere la realtà persino con una fotografia, figurarsi con le parole.

Forse. La normalità: è più normale che le innocenti diventino sfacciate, o che continuino a coprirsi come suore di clausura?
O che si spoglino, arrossendo? O che spogliarsi equivale a diventare un'altra persona, che quindi non mette in discussione l'innocenza precedente? O che la vera innocenza sia quella della nudità?
Tutto è ordinario, perché tutto è reale, anche se nella stessa realtà non tutto è verosimile.
Io non parlo dell'ordinarietà del tuo racconto, ma di quella che è nella realtà, che il tuo racconto non vuole trasfigurare: ogni racconto, per quanto possa cercare, indagare, creare, esaltare la particolarità e la soggettività, secondo me è fatalmente destinato a riprodurre l'inesorabile ordinarietà dei comportamenti umani. La loro normale sottomissione alla probabilità.

Ma è meglio approfondire questo tema nell'altro thread, sull'arte.
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Messaggio Da Rom Sab 18 Gen 2014, 19:57

tessa ha scritto:Il problema è nato perchè mi ha detto mettiti in piedi, ferma, dritta, ma dove appoggiavo le braccia? sulle pareti? dice no,  ma non ci veniva un'idea e la foto è rimasta cosi', dovevo prendere qualche scialle da tenere in mano,( non li ho) forse un cestello con la frutta, peggio ancora, mah.

Non è che si trattava di una foto segnaletica, fatta in questura dopo una retata?
Certo, se così non è, ne viene fuori una situazione disperante: un fotografo imbranato e una modella annoiata, dotata di una reattività corporea pari a zero.
La cosa meno probabile - meno "gravitazionale" - è quella di tenere le braccia giù, impalati: uomo o donna che sia, un essere umano in piedi davanti a un obiettivo si mette le mani sui fianchi, o si tocca la testa, o fa un gestaccio al fotografo, o si copre l'inguine, o si gratta, o incrocia gli avanbracci.
Peccato che nell'occasione non fosse disponibile il cesto di frutta, tanto per ravvivare la natura morta.
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Messaggio Da cireno Sab 18 Gen 2014, 20:23

tessa ha scritto:Splendido Arzak, anch'io ho delle foto in cui sono nuda, scaricate dal pc, ma pochissime, le ultime , una con una maglietta  a righe blu e senza niente altro e i capelli lunghi e tiro un po su la maglietta  sotto il seno, questa mi piace, l'altra che mi piace, ma un po meno, e' questa ;sono in piedi , nuda, infatti sono le foto in cui son nuda,con i capelli lunghi, pero' ho queste braccia giu' dritte che cadono secondo le leggi della gravita', appunto, e che non so dove mettere, basta, ah sempre con le scarpe a tacco alto.Qui ci vorrebbero gli esperti, Cireno, e Einrix soprattutto, a spiegare dove deve mettere le braccia una ragazza che si fa una foto nuda in piedi, boh.
Dunque, mi dicono che è cominciato Don Matteo, e ho detto di chiamarmi.
Non ti devi sentire minacciato dalle mie opinioni, ma quando mai, sono una persona molto buona.
Baci
 le braccia alzate, con le mani a sostenere i capelli sulla nuca. Così si slancia la figura e si combatte la legge di gravità che tende a far cadere i seni.
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Messaggio Da cireno Sab 18 Gen 2014, 20:24

einrix ha scritto:Il concerto campestre del Giorgione (o del Tiziano) ha un simile impianto allegorico, reso più robusto dalla musica. La nudità delle donne - per quanto stiracchiato - appartiene al loro essere ninfe o muse ispiratrici di quel dono trascendente della natura. In Manet, effettivamente, quelle donne hanno un ruolo meno definito. Una potrebbe purificarsi con l'acqua, ma l'altra partecipa distrattamente ad una discussione che non pare coinvolgerla. Se Manet avesse imitato una parte dell'impianto scenico del Giorgione, potrebbe non averne colto lo spirito, eccetto che per i nudi di donna, di cui deve aver coperto l'infreddolitura, visto quanto e come fossero coperti gli uomini. Le mie sono tutte supposizioni fondate su pochi elementi certi, anzi, incerti.
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Come del Giorgione? Questo è di Tiziano giovane
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Messaggio Da cireno Sab 18 Gen 2014, 20:26

tessa ha scritto:Caro Einrix, non ho mai perso tempo a stare in posa per qualche nudo da stampare, tanto non servono a niente, mica ci faccio il calendario, poi in Sardegna, l'estate, al mare, sto sempre senza reggiseno come tutte, e là tutti sprecano scatti ovunque, e che ci faremo con tutti questi scatti?
Il problema è nato perchè mi ha detto mettiti in piedi, ferma, dritta, ma dove appoggiavo le braccia? sulle pareti? dice no,  ma non ci veniva un'idea e la foto è rimasta cosi', dovevo prendere qualche scialle da tenere in mano,( non li ho) forse un cestello con la frutta, peggio ancora, mah. Ripensando alle foto che si vedono nei garage, le modelle, con qualche velo davanti , se stanno dritte in piedi sono sempre attaccate a una roccia, a uno scogliuo,  alla corteccia di un albero, certo mi piacerebbe vedere questi tuoi nudi con le modelle con le braccia dritte lungo i fianchi. Ce li spedisci?
Ti dissi che i miei quadri preferiti sono
1)Una donna che legge una lettera    di Vermeer
2)La ronda di notte     di Rembrandt
3) e Colazione sull'erba    di Manet.

Tu li hai definiti molto belli. Ora non so perchè la donna di Manet sia nuda e gli uomini vestiti, e la vegetazione è lussureggiante, insomma è fresco, non caldo, è una donna seduta, ho visto i piu' grandi musei del mondo ma non so spiegarmi perche' mi attragga Colazione sull'erba di Manet, e non so capire il significato ( se ne esiste uno) della donna nuda sull'erba che fa colazione tra insetti e formiche. Tu lo sai? me lo spieghi? che significa la donna nuda la'?
Grazie, un abbraccio

 lòa spiegazione che va per la maggiore è che Manet con quella donna nuda ha voluto provocare i benpensanti e la loro ipocrisia.
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Messaggio Da tessa Dom 19 Gen 2014, 10:16

C


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Messaggio Da cireno Dom 19 Gen 2014, 10:41

tessa ha scritto:Cireno, si' mi ha detto di mettere le mani dietro la nuca, pero' siccome dall'estate scorsa non vuole che faccia la depilazione delle ascelle, non mi andava di stare con le ascelle non depilate. Già in Sardegna non ha voluto che depilassi le ascelle (ho ubbidito tanto non mi costava niente, pure una sfacchinata di meno col rasoio...che palle)pero' non mi sono potuta abbronzare bene il cavo ascellare. Lui dice di fare altre foto e le stampa, e le conserviamo ( gia' le rivediamo in vecchiaia,3d "Come eravamo..."), ma io mi scoccio, tanto che ci faccio, già mi scoccio abbastanza quando mi dice, Spogliati e mettiti nuda davanti al camino-acceso-, girati a destra, a sinistra, girati di 180 gradi, ma io mi stufo. Poi ha delle pellicce vecchie della madre, che io uso come coperte per dormire, perchè ho freddo, e getta per terra le pellicce e vuole fare l'amore in terra, sulle pellicce, ma a me da' fastidio perche' da un lato arriva il calore del camino e dall'altro lato ho freddo.
Pero' questo ragazzo tutto sommato è molto carino, è gentile, perchè a volte torno a casa stanca morta, distrutta e mi getto sul letto per dormire.E per non svegliarmi mi getta addosso le 2-3 pellicce vecchie della madre perchè solo con le coperte ho freddo. Non voglio che mi tolga le scarpe e mi infili le calzette tirolesi.
La mattina mi porta il caffè, come tuti i miei uomini (pochi).
Certo, queste descrizioni "erotiche" non so se piaceranno ad Arzak, l'esperto).
Mi avvertono che la vsca  con la schiuma è pronta, devo andare.
P.S. Il mio seno non pende, si tiene
Ciao


per favore.......non dargli retta, fai quello che a te sembra più giusto e se leui vuole una donna con pelo abbondante anche sotto le ascelle digli di andare verso il Marocco....
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Messaggio Da Arzak Dom 19 Gen 2014, 11:28

Sono lieto che questo thread abbia fornito l'estro per così autorevoli ed interessanti interventi. Essendo però questo spazio riservato al racconto di cui al titolo ed ai relativi commenti, inviterei gli amici, per non disorientare i lettori, a proseguire le discussioni di carattere generale negli ampi settori a ciò dedicati.
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Messaggio Da Arzak Dom 19 Gen 2014, 15:58


28
- Litzi... cosa ti sei fatta lì? Hai una specie di ematoma.
- Ah, niente... deve essere stato uno dei tizi della lavatrice.
- Che lavatrice?
- Ho cambiato la lavatrice, quella vecchia non andava più. Me l'hanno consegnata stamattina.
- E cosa c'entra quel livido? Ti hanno urtata nel trasporto?
- No, forse uno dei due mi ha morso. Non me ne sono neanche accorta.
- Morso???? Ma... Vuoi dire... che ti hanno aggredita?
- No, è che dopo che l'hanno sistemata uno si è seduto qui vicino...
- Non mi dire che eri nuda.
- No... ma quasi! Avevo la sottoveste. Sono arrivati presto.
- Ma... è pazzesco. Non mi hai detto niente.
- Non me l'hai chiesto. E comunque non era importante.
- Ma come non era importante! E poi cosa è successo?
- Poi mi ha chiesto se volevo fare l'amore.
- E tu hai detto sì.
- Sì. Che male c'è?
- E magari poi ti sei fatta anche l'altro.
- Beh....

Spalanca gli occhi chiari, e a me si spalanca la porta su di un abisso di improvvisa consapevolezza. Il nome Letizia era solo un'etichetta che definiva i suoi comportamenti esteriori, in gran parte impostati in base ai miei suggerimenti. Una maschera, una crisalide, il software di una macchina. Dietro però c'era il vuoto. Mi stavo in pratica innamorando del robot che avevo creato dimenticando che era appunto una Creatura artificiale come quella del dottor Frankenstein. Il mio lavoro di "rieducazione" si era così rivelato fallimentare, anzi controproducente, perchè con l'affidarsi ciecamente a me Letizia non aveva sviluppato un proprio codice di comportamento. Pazzesco. E drammatico. Avevo sbagliato tutto, e mi sentivo come se mi fosse caduto il soffitto in testa.
- Litzi...
- Che c'è? Ti sei offeso?
- Letizia... non puoi offrirti così al primo che passa. Ti svaluti, ti mortifichi.
- Ma... quando l'ho fatto con te non dicevi così.
- E' diverso...
- Diverso? In cosa? Anche tu eri uno sconosciuto.
Sospiro.
- Hai ragione, è colpa mia. Dovevo dirti questo si fa e questo non si fa. Invece ho lasciato una zona grigia, e il software ha deciso per analogia. Fuzzy logic.
- Non capisco.
- Scusami, seguivo un mio pensiero. Comunque no, non sono offeso. Ma tu non devi regalarti a chiunque, può essere pericoloso. Questo lo capisci?
- Sì. Pericoloso.
- Brava. E anche coi tuoi conviventi... Stai un po' più vestita, in casa. Eccitare un uomo e non soddisfarlo può indurlo alla violenza.
- E se lo soddisfo?
- Oh madonnina mia. Se soddisfi chiunque ti ronza attorno, la voce poi circola e ti trovi assediata da folle di arrapati. E poi ti faresti la fama di puttana, il ché non aiuta.
- Le puttane mi sono simpatiche.
- Non so se il tuo rettore approverebbe. Dammi retta, evita.
- Ok, se ti fa piacere... Vuoi fare l'amore?

29
Proprio mentre stavo per innamorarmi del tutto di Letizia mi accorgevo che le stavo facendo del male. A quel punto gliene avrei fatto di meno a lasciarla, se ne avessi avuto il coraggio.
Il problema mi porta via diversi giorni di riflessione intensa. Che fare con quella ragazza? Fungere da consulente amoroso era servito a toglierla dall'insicurezza, ma continuare a guidarla passo passo, senza per questo poter evitare quelli falsi come nel caso della lavatrice, non la aiutava a crescere. Dovevo insomma evitare che si affidasse acriticamente a me senza mai assumersi la responsabilità delle proprie scelte.
Ne parlo anche con Luciana, ed anche lei concorda. Non c'era altra soluzione. Dovevo dolorosamente attuare un allontanamento graduale e controllato, come dovrebbe fare ogni bravo genitore per non rendere i figli bamboccioni a vita.

Inizio diradando le visite e gli appuntamenti, con la scusa di un periodo di maggior lavoro. Anche lei era impegnata con gli studi, e all'inizio non ci fa caso. Dopo qualche settimana però, dopo un amore non del tutto soddisfacente, il problema torna a galla.
- Mauro.
- Che c'è?
- Dimmi la verità: non ti piaccio più?
- Perchè dici così?
- Mi sembra che non riesco più a... soddisfarti.
- Litzi... il tuo problema non deve essere quello di soddisfare gli uomini, ma di stare bene tu.
- Ma io sto bene, con te.
- Sì, lo so, in effetti sei migliorata. Ora riesci anche a provare l'orgasmo, è un bel risultato.
L'espressione che noto subito dopo mi insospettisce.
- Che c'è, non è così?
- Veramente...
- Oh, no! Vuoi dire che non è vero?
- No. Non è vero.
- E quindi non sei mai venuta? Eppure mi avevi detto di sì!
- Per farti contento...
- Letizia... sei.. adorabile, ma preferivo la verità...
- Ora la sai.
- E quindi nessun progresso. Scoraggiante.
- Non è così. Con te ora sto bene, prima di conoscerti no.
- Sì, ma, come dire, dovresti imparare a stare bene a prescindere da me.
- Cosa vuoi dire?
- Che sto diventando troppo importante per te. E questo non va bene.
- Perchè?
- Perchè... perchè niente dura per sempre. E tu devi essere in grado di essere autonoma.
- Ma... significa che vuoi lasciarmi?
- No di certo, è l'ultima cosa che vorrei.
- E allora?
- E' un discorso in prospettiva. Sono reduce da situazioni personali complesse, che ancora mi disturbano. Non ti conviene affezionarti troppo ad uno così.
- Insomma vuoi lasciarmi.
- Ma no! Voglio continuare a vederti, credimi!

Lei abbassa la testa ma trattiene le lacrime. Almeno in questo un po' era cambiata.
- Ho paura che cadrò in depressione - fa poi con voce neutra.
- Non ce n'è motivo. Ma nel caso, ci sono dei farmaci...
- Il mio psicanalista li sconsiglia.
- Lo credo, se scopri che funzionano lui perde la cliente!
Sorride, e le nubi si diradano.
- Allora come la mettiamo? - chiede di nuovo pragmatica.
- Che non ti lascio. Però è opportuno che tu inizi a pensare e ad agire con la tua testa, e non con la mia.
- Sì. Ma ci vediamo ancora?
- Certo, siamo amici, no?
- Si dice sempre così quando ci si lascia.
- E' diverso.
- Si dice anche questo.
- Aspetta, accidenti. In genere ci si lascia quando non ci si vuole più. Io invece ti voglio ancora. Anzi, ti voglio troppo.
- Anch'io.
- Ecco. E questo non va bene.
- E dunque?
- E dunque ti sono sempre vicino. Quando hai bisogno di me chiamami. Così come ti chiamerò io quando avrò voglia di te. Però devi imparare a fare un po' da sola. So che ce la fai. Magari farai ancora degli sbagli, ma fa parte della vita.
- Ok. Vuoi fare l'amore?
- Letizia.... sei disarmante.
- Sì o no?
- Mi arrendo. Perchè no?

***

Continuiamo a vederci con una certa assiduità ancora per qualche mese. Amandoci, ridendo, girando per bar, passeggiando nel parco... fino al giorno fatidico in cui mi comunica la novità.
- Sai? Se vuoi vuoi finalmente liberarti di me.
- Litzi... Perché parli così?
- Perchè lo so di essere un peso.
- Un peso che ho accettato. Ma anch'io devo esserlo stato per te, fa parte dei normali rapporti fra le persone.
- Ok, ma ora non c'è più bisogno che tu ti prenda cura di me.
- Insomma, mi vuoi dire cosa è successo?
- Beh, ecco. Mi vedo con Marcello...

La notizia mi provoca un misto di irritazione e di sollievo. Maledetto Zecca. Come al solito l'interessato è l'ultimo a sapere le cose, ma in fondo era proprio quella la soluzione che controvoglia avevo perseguito. Letizia era finalmente cresciuta, e non aveva più bisogno di me.



EPILOGO
La incontro per strada diverso tempo dopo in via Meravigli, elegante ed altera. Era assieme ad un tipo che sembrava il fidanzato di Bridget Jones. Alto, carino, mansueto e comprensivo. Proprio l'uomo di cui aveva bisogno, insomma. Lui pur non conoscendomi si mostra gentile, lei invece fredda e scostante al limite della maleducazione.
Ma dovevo capirla. Pur avendo contribuito in modo determinante ad aprirle la finestrella della gabbietta, le ricordavo troppo il periodo in cui era stata prigioniera.

FINE

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Messaggio Da einrix Dom 19 Gen 2014, 17:39

bello, il finale è bello.
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Messaggio Da Rom Lun 20 Gen 2014, 02:38

Arzak ha scritto:Ma dovevo capirla. Pur avendo contribuito in modo determinante ad aprirle la finestrella della gabbietta, le ricordavo troppo il periodo in cui era stata prigioniera.

Nessuna buona azione rimane impunita.
Una fine già scritta.
Credo che un meccanismo simile intervenga anche nelle mogli separate o divorziate. Non mi sbilancio sui mariti.
Ma non si tratta in questi casi di gabbietta. Si tratta dell'insopportabile sensazione di essere stati conosciuti disarmati.
Ci devo pensare.
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Messaggio Da cireno Lun 20 Gen 2014, 09:02

arzak, a me è piaciuto, tutto, l'inizio, lo svolgimento, la fine. Bravo.
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Messaggio Da Arzak Lun 20 Gen 2014, 11:24

Rom ha scritto:Nessuna buona azione rimane impunita.
Una fine già scritta.
Credo che un meccanismo simile intervenga anche nelle mogli separate o divorziate. Non mi sbilancio sui mariti.
Ma non si tratta in questi casi di gabbietta. Si tratta dell'insopportabile sensazione di essere stati conosciuti disarmati. Ci devo pensare.
Beh, disarmati e quindi prigionieri (ossia condizionati) di qualcosa o qualcuno in qualche gabbietta. Non mi pare che le condizioni divergano.

Nel caso che descrivo, ma anche in molti altri casi quando una delle due parti è oggettivamente più fragile, interviene anche il rito freudiano dell'uccisione del padre. Per crescere, e quindi per vivere, occorre uccidere. Ossia eliminare le scorie, le croste della nostra vita precedente. Succede anche nel passaggio dall'adolescenza all'età adulta, in cui per affrontare la vita occorre eliminare quella parte di bambino che coesiste in noi. In questo caso il "padre" è paradossalmente costituito dalla nostra precedente incarnazione, ma ciò ha un senso. Perchè in contemporanea uccidiamo anche il nostro vero padre genetico, e con lui il rapporto di dipendenza instaurato quando eravamo bambini.

Grazie anche a E e C per i commenti favorevoli... :arrossi:


Ultima modifica di Arzak il Lun 20 Gen 2014, 11:31 - modificato 1 volta.
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Messaggio Da cireno Lun 20 Gen 2014, 11:30

Arzak ha scritto:
Certo ma non solo. Nel caso che descrivo, ma anche in molti altri casi quando una delle due parti è oggettivamente più fragile, interviene anche il rito freudiano dell'uccisione del padre. Per crescere, e quindi per vivere, occorre uccidere. Ossia eliminare le scorie, le croste della nostra vita precedente. Succede anche nel passaggio dall'adolescenza all'età adulta, in cui per sopravvivere occorre eliminare quella parte di bambino che sopravvive in noi. In questo caso il "padre" è paradossalmente costituito dalla nostra precedente incarnazione, ma ciò ha un senso. Perchè in contemporanea uccidiamo anche il nostro vero padre genetico, e con lui il rapporto di dipendenza instaurato quando eravamo bambini.

Grazie anche a E e C per i commenti favorevoli... :arrossi: 


L'ho vissuta in prima persona una situazione del genere, e nemmeno una volta sola. Oddio, le femmine non sono come noi maschietti, hanno fisiologicamente e caratterialmente bisogno di altre attività che non quella tipicamente maschile della "una botta e via", coccole e tanta pazienza, raramente l'assolto al fortino deve essere fatto con armi pesanti, meglio l'assedio, però discreto. L'ho vissuta un paio di volte una situazione simile e quindi è stato facile essere coinvolto dal tuo racconto. Che poi è pure scritto bene, secondo me.
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Messaggio Da Arzak Lun 20 Gen 2014, 11:37

cireno ha scritto:L'ho vissuta in prima persona una situazione del genere, e nemmeno una volta sola.
Diciamo che è una costante, se sono veri i meccanismi descritti sopra. Dal momento che nella maggioranza dei casi capita all'uomo di dover accompagnare lo sviluppo emotivo della partner, succede spesso che quando tale sviluppo  giunge a maturazione tutta la fase precedente venga vista dalla donna come qualcosa di umiliante. Col risultato che, anche senza che avvengano rotture clamorose come succede con Letizia, quando ci si reincontra dopo anni, invece di ricordare assieme i momenti migliori di una storia che ha comunque fatto parte della nostra vita, vi siano sguardi ombrosi o al meglio imbarazzati. Se non la più totale e improbabile indifferenza. Per poi arrivare in certi casi ad un'aperta ostilità, fino a poco fa per me inspiegabile, ma che mi si è chiarita trattando del "caso Letizia".
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