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***Caffé amaro***

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Messaggio Da Arzak Gio 06 Feb 2014, 11:07

Immaginavo una reazione del genere. Anche tu hai parlato di gioco, ed infatti ho rotto il giocattolo. O meglio, è il rompersi dell'ultimo giocattolo dell'infanzia che ci ha obbligato a doverne fare a meno. D'altra parte, è anche una metafora della generazione sessantottina, quella di aver cominciato per gioco per poi finire in tragedia. Dallo spinello all'eroina, dai fiori alla P38.
Forse è davvero contrario ai canoni letterari che il racconto continui, ma l'elaborazione del lutto è necessaria, al di là del risultato...


Ultima modifica di Arzak il Gio 06 Feb 2014, 11:15 - modificato 1 volta.
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Messaggio Da Arzak Gio 06 Feb 2014, 11:09

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12 - La rabbia
Ed infine una notte si uccise per la gran confusione mentale
fu un peccato perché era speciale proprio come parlava di te


Scendo in strada pieno di una gelida rabbia verso il mondo intero. Contro chi aveva creato quegli strumenti di morte, fisica o mentale che fosse, contro chi ne aveva tollerato la diffusione perchè pensava che una generazione così malriuscita era meglio che si distruggesse da sola. Contro chi dall'osceno mercato si arricchiva. Contro chi aveva marchiato a fuoco la vita di una persona per uno spinello in una tenda. Chi mai può offrire del lavoro ad un famoso drogato? Contro me stesso, per quella parte di responsabilità che ha ognuno di noi nel non vedere, e se vede non capire, e se capisce non impedire, non urlare, non opporsi al degrado, alle ingiustizie preferendo una più comoda ignavia. E forse, orribile a pensarlo, per aver contribuito al suo malessere insidiandogli la donna. 

***
Ma le strade sono piene di una rabbia che ogni giorno urla più forte
son caduti i fiori e hanno lasciato solo simboli di morte.

Era decisamente una brutta storia, ma anche un brutto periodo. Il più nefasto in assoluto di un'intera vita: qualche giorno dopo, scendendo con la moto in piazza della Nunziata, all'inizio della strada in salita che porta all'Università noto un gruppo di gente assai concitata attorno ad un auto. All'interno c'era un uomo privo di vita e coperto di sangue. Poco più in là, a terra, altri due corpi. Mi manca il respiro. Vengo a sapere che uno di quelli era un famoso magistrato. Anzi, il più importante della città. 


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Si trattava del primo omicidio politico effettuato in Italia, il primo di una lunga serie. Non avevo mai visto un morto, tantomeno ammazzato. Nello stato catatonico in cui ero non riesco neanche più ad esserne sconvolto. Le cose giravano così, la ruota era impazzita, o forse era dotata di una logica mostruosa che mi sfuggiva. Alla discutibile giustizia del DIO TI VEDE si era sostituita la vendetta dei folli. DIO NON TI VEDE PIU'. Era così che dovevano finire i sogni di un'intera generazione? 
Imbocco sferragliando la circonvallazione a mare nutrendomi dello stesso rumore che producevo ignorando veicoli, semafori, vigili e precedenze. Via da lì, via dalle illusioni, via da quel mondo marcio, via da me stesso. Per andare dove, non sapevo. 

Brucio una decina di chilometri e qualche litro d'olio in quello stato d'animo, poi sull'Aurelia mi fermo presso una cabina telefonica. 
- Cristina? Ho assoluto bisogno di vederti. Passo a prenderti. 

Sospiro e guardo verso il mare. Era scintillante, ed il sole era ancora alto. 



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Messaggio Da Adam Gio 06 Feb 2014, 23:54

Non ti smentisci e non tradisci mai il piacere che mi dà leggerti.
Non mi piace commentare criticamente queste cose che scrivete. Penso sia giusto e doveroso esprimere i sentimenti che ci provocano, specie (anzi, nel mio caso, esclusivamente) se sono positivi: è il giusto premio, la gratificazione per coloro che spendono tempo ed energie per dilettarci.
Questo "caffè amaro" mi è piaciuto più dell'altro, perché è narrazione, cronaca a posteriori che rinfresca memorie che stanno appassendo di tempo in tempo. Ed è, come per il precedente racconto, una narrazione molto bene sceneggiata, pronta come ho già detto, ad essere trama di uno spettacolo. E, guarda, mi voglio sbilanciare, a me appare come un film neorealista: scarno, ma non privo di risvolti poetici, uno spettacolo in bianco e nero che non ha bisogno del colore per richiamare la realtà narrata ed essere quindi più aderente ai ricordi che, come i sogni, non sono mai in tecnicolor.
Bravo amico mio, te lo dovevo.
Mi collego poco perché ci sono casi della vita che ti gettano in cespugli di rovi che ti fanno sanguinare, e ti  rendono difficile l'uscirne, rimani lì catturato e aspetti di trovare la forza e il coraggio per il balzo liberatore che ti restituirà alle vecchie abitudini.
A presto.
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Messaggio Da Arzak Ven 07 Feb 2014, 08:45

Grazie ad Adam, il compenso in contanti, come al solito...  ***Caffé amaro*** - Pagina 2 977590602 
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EPILOGO

Negli ultimi tempi mi è venuto lo sfizio di curiosare su Internet per vedere se vi ritrovavo qualche vecchio amico perso di vista da anni. Molti non avevano lasciato sul web alcuna traccia, così come non l'avevano lasciata nel mondo reale. In alcuni casi ho avuto delle piacevoli sorprese, in altri delle delusioni. Poi mi è venuta in mente lei.
Laura.

La scovo fra le cinque o sei che avevano lo stesso nome e cognome. Era tuttora in circolazione, dunque, se anche lei aveva ceduto a quel vezzo. Forse un buon segno, alla fine, un sintomo di "normalità", ma nell'aprire la sua pagina provo un certo timore. Scopro però sollevato che attualmente gestisce un piano bar nella città vecchia, piccolo ma divenuto abbastanza famoso nella movida del sabato sera. E così alla fine ce l'aveva fatta...
Avevo tenuto per ultima la foto. La ingrandisco e la fisso attentamente. I capelli erano neri, ma il viso era quello di una donna anziana. Ignoro le rughe e fisso negli occhi la ragazza invecchiata che una volta era stata mia. Lo sguardo denunciava una tranquilla e disperata rassegnazione.

Mi chiedo se aveva senso cadere nel giochetto adolescenziale di "chiedere l'amicizia", per poi indurla a rievocare un triste com'eravamo. Forse avrebbe respinto la richiesta senza riconoscermi, o piuttosto proprio perché si sarebbe ricordata ancora troppo bene e avrebbe preferito dimenticare. A che scopo rendere ancora più sbagliata una storia nata male e finita peggio?
O invece, chissà, in quel mondo di cinici squali in cui continuava a vivere magari le avrebbe fatto piacere parlare con uno dei pochi uomini a cui si era concessa
gratis et amore. O forse solo gratis, ma con uno slancio indimenticabile.
Resto qualche istante con la manina del mouse sul magico pulsante che avrebbe teoricamente potuto cambiare la vita di due persone, poi recedo. Per la seconda volta avevo evitato di cercarla, pensando che anche in quel caso la stavo proteggendo. Ma forse in realtà stavo solo proteggendo me stesso.



FINE

******************************************************************
Citazioni
Fabrizio de André: Una storia sbagliata, Via del campo, La città vecchia, Canzone del maggio, La canzone di Marinella, Bocca di Rosa
Paolo Conte: Genova per noi
Mario Cappello: Ma se ghe pensu
Luigi Tenco: Ciao amore
Gino Paoli: Quattro amici al bar
Lou Reed: Take a walk on the wild  side.
Bruno Lauzi: Il poeta
Francesco Guccini: Canzone delle osterie di fuori porta

Ogni riferimento a persone e fatti reali è assolutamente casuale. Diciamo.

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Messaggio Da Arzak Ven 07 Feb 2014, 13:02

Tornando al discorso di Adam, che spero torni ad essere protagonista fra di noi, non credo che a chi scrive vadano risparmiate le critiche, se necessario. Oltre ad uno stimolo a migliorare la produzione (o se è il caso ad interromperla...) fungono da garanzia per gli eventuali commenti positivi, che quindi verranno ritenuti più sentiti ed aderenti al vero.
Chi vuole dunque commentare in qualunque modo, ha qui sotto "carta bianca".
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Messaggio Da Rom Dom 09 Feb 2014, 07:10

Il tuo, questo, è qualcosa di più e di diverso da un racconto.
Leggerlo è stato come vedere, rivivere una realtà, dentro la quale c'è, tra mille cose, anche un racconto. Una realtà che fa pensare, sognare, sorridere e piangere, tutto meno che voglia di dare giudizi - troppo facili, troppo complicati, basta solo un'occhiata a ciò che dovremmo giudicare: la gioventù, l'amicizia, il tradimento, l'amore, la morte, il terrorismo, il passato ...
Per tutto questo non basta un romanzo. Non basta nemmeno un secolo di letteratura. Condensarlo in tre o quattro pagine può essere perfino l'unica soluzione, se la scrittura è quella giusta. Ebbene sì, mi pare che la tua scrittura sia stata giusta: forse, avrei solo evitato le illustrazioni - ma questa è probabilmente una sindrome tutta mia.
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Messaggio Da Arzak Dom 09 Feb 2014, 09:49

La sola modifica che avrei fatto circa le illustrazioni è l'uso del colore per alcune. A colori avrei tenuto solo quelle panoramiche, che staccano dal grigiore dei vicoli e dei ricordi monocromatici. Sulla storia... si sa, nessun giudizio può mai essere oggettivo. La narrazione, che mi suggerivi di troncare, ha invece una sua logica che corrisponde ad un bisogno di completezza: il prima, ed il dopo, il dolce e l'amaro. Non a caso in tutte le mie storielle c'è un epilogo.
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Messaggio Da Rom Dom 09 Feb 2014, 17:56

Arzak ha scritto:La sola modifica che avrei fatto circa le illustrazioni è l'uso del colore per alcune. A colori avrei tenuto solo quelle panoramiche, che staccano dal grigiore dei vicoli e dei ricordi monocromatici. Sulla storia... si sa, nessun giudizio può mai essere oggettivo. La narrazione, che mi suggerivi di troncare, ha invece una sua logica che corrisponde ad un bisogno di completezza: il prima, ed il dopo, il dolce e l'amaro. Non a caso in tutte le mie storielle c'è un epilogo.
 
La completezza. Penso che sia proprio questo il problema - il "mio" problema, intendo.
Io tendo a non elaborare un epilogo. Ogni storia che mi racconto - o che ho vissuto - rimane sempre aperta.
Anche i semplici discorsi rimangono, alla fine, aperti, inconclusi.
Tanto rimangono aperti, i miei racconti, che nel tratto che li separa dalla tastiera - un tempo, dalla penna - preferiscono scomparire nel non detto.
Per questo, il mio non era un suggerimento a troncare, ma solo la descrizione di quello che io avrei scelto di fare, forse: dico forse, perché troncare a quel punto mi sarebbe sicuramente, poi, sembrato melodrammatico. Una conclusione violentemente melodrammatica.
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Messaggio Da Arzak Dom 09 Feb 2014, 18:36

Il melodramma era appunto il pericolo su cui ho messo le mani avanti, temendolo senza riuscire ad evitarlo, data la trama. Ho cercato quindi di raccontare solo i fatti, limitando commenti ed interpretazioni. E' proprio l'epilogo però, rileggendo, ad apparirmi esteticamente ridondante. Ma senza il quale la storia non si completava. Difficile lasciare aperte, come dici, storie finite da quel dì...
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