Maxi-processo Eternit, 18 anni di carcere all'ex manager Schmidheiny
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Maxi-processo Eternit, 18 anni di carcere all'ex manager Schmidheiny
03 Giugno 2013 http://ilnumerozero.com/attualita/cronaca/3273-maxi-processo-eternit-18-anni-di-carcere-all-ex-manager-schmidheiny.html
Dopo la condanna a 16 anni in primo grado, arriva la stangata in appello per l'ex manager dell'azienda che produceva materiale altamente tossico e responsabile della morte di molte persone.
L'imprenditore elvetico Stephan Schmidheiny è stato condannato dalla Corte d'Appello di Torino a scontare 18 anni di carcere per disastro ambientale doloso e omissione dolosa di cautele antinfortunistiche. La condanna in primo grado per l'ex manager dell'Eternit, era stata di 16 anni, a fronte dei 20 anni chiesti dai pm.
Mentre per l’altro imputato, il barone belga Louis De Cartier, i giudici hanno assolto l'imputato per alcuni episodi, e invece hanno dichiarato il “non luogo a procedere” per altri reati poiché è sopraggiunta la morte del suddetto imputato.
“Le indagini relative ai reati di omicidio non incontrano particolari difficoltà di prova e sono ormai pressochè completate”, ha sostenuto in aula il pm Guariniello durante la sua requisitoria. L’esposizione alle polveri d’amianto infatti, continua a mietere vittime su vittime.
Ma che cos'è l'Eternit?
L'eternit è un marchio di fibrocemento a base amianto fuori commercio dal 1994, e anche il nome stesso dell'azienda che lo produceva. È l'austriaco Ludwig Hatschek a brevettarlo per la prima volta nel 1901, e il materiale deve il suo nome a cause dell’elevata resistenza che lo contraddistingue.
Nello stabilimento italiano di Casale Monferrato nel periodo che va dal 1907 al 1986, anno della chiusura, migliaia di persone hanno lavorato per produrre questo materiale, che si è poi scoperto essere altamente tossico. Le prime avvisaglie arrivarono già negli anni '60: buona parte del mondo era a conoscenza infatti che il contatto con la polvere d'amianto potesse provocare un'acuta forma di tumore, il mesotelioma pleurico. Ma la produzione di eternit non cessò fino al 1986, e soltanto dal 1992 in Italia fu vietata l'estrazione, l'importazione, l'esportazione, la commercializzazione e la produzione.
Guya- La Pasionaria
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Il processo Eternit e quei risarcimenti che non arriveranno
Processo eternit: a rischio i risarcimenti per le famiglie delle vittime
Con la morte del barone De Cartier, coimputato con Schmidheiny, le 2500 parti civili rischiano di non ottenere il risarcimento. Problemi potrebbero esserci anche con i beni del milionario svizzero
Processo eternit: a rischio i risarcimenti per le famiglie delle vittime
„
Se da un lato c'è chi sorride per la condanna a diciotto anni inflitta dalla Corte di Appello di Torino a Stephan Schmidheiny, l'ex amministratore di Eternit, dall'altro c'è chi soffre per un risarcimento, dovuto, che con ogni probabilità non arriverà mai. I giudici, infatti, con la sentenza di lunedì hanno deciso anche il non luogo a procedere nei confronti del barone belga Louis De Cartier, coimputato di Schmidheiny, morto lo scorso 21 maggio all'età di 92 anni.
"CONDANNA GIUSTA, QUELLE PERSONE HANNO RISCHIATO LA LORO VITA"
A questo punto è improbabile, se non impossibile, che le circa 2500 persone, dichiaratesi parte civile nel processo a carico di De Cartier, ottengano il risarcimento sperato. L'unica strada percorribile resta intentare una nuova causa civile in Belgio contro gli eredi del barone. Ma la differenza legislativa fra Italia e Belgio e la mancata condanna del barone mettono comunque in pericolo il buon risultato di quello che sarebbe a tutti gli effetti un nuovo processo.
"LO STATO CI AIUTI A TROVARE I SOLDI DEI RISARCIMENTI"
Ma non è tutto. A rischiare, infatti, sono anche coloro che aspettano un risarcimento da Schmidheiny. Nelle prossime settimane sarà avviata, da parte dello Stato italiano, una verifica sui beni aggredibili dello svizzero con la normativa elvetica che, però, impone numerosi ostacoli. Il primo, e più importante, è il bisogno di una "delibazione". In pratica, le autorità svizzere devono confermare il verdetto del tribunale italiano e renderlo, quindi, esecutivo. I tempi potrebbero essere molto lunghi, soprattutto se lo Stato italiano non dovesse "mostrare i muscoli".
http://www.today.it/cronaca/processo-eternit-risarcimenti.html?V
Con la morte del barone De Cartier, coimputato con Schmidheiny, le 2500 parti civili rischiano di non ottenere il risarcimento. Problemi potrebbero esserci anche con i beni del milionario svizzero
Processo eternit: a rischio i risarcimenti per le famiglie delle vittime
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Se da un lato c'è chi sorride per la condanna a diciotto anni inflitta dalla Corte di Appello di Torino a Stephan Schmidheiny, l'ex amministratore di Eternit, dall'altro c'è chi soffre per un risarcimento, dovuto, che con ogni probabilità non arriverà mai. I giudici, infatti, con la sentenza di lunedì hanno deciso anche il non luogo a procedere nei confronti del barone belga Louis De Cartier, coimputato di Schmidheiny, morto lo scorso 21 maggio all'età di 92 anni.
"CONDANNA GIUSTA, QUELLE PERSONE HANNO RISCHIATO LA LORO VITA"
A questo punto è improbabile, se non impossibile, che le circa 2500 persone, dichiaratesi parte civile nel processo a carico di De Cartier, ottengano il risarcimento sperato. L'unica strada percorribile resta intentare una nuova causa civile in Belgio contro gli eredi del barone. Ma la differenza legislativa fra Italia e Belgio e la mancata condanna del barone mettono comunque in pericolo il buon risultato di quello che sarebbe a tutti gli effetti un nuovo processo.
"LO STATO CI AIUTI A TROVARE I SOLDI DEI RISARCIMENTI"
Ma non è tutto. A rischiare, infatti, sono anche coloro che aspettano un risarcimento da Schmidheiny. Nelle prossime settimane sarà avviata, da parte dello Stato italiano, una verifica sui beni aggredibili dello svizzero con la normativa elvetica che, però, impone numerosi ostacoli. Il primo, e più importante, è il bisogno di una "delibazione". In pratica, le autorità svizzere devono confermare il verdetto del tribunale italiano e renderlo, quindi, esecutivo. I tempi potrebbero essere molto lunghi, soprattutto se lo Stato italiano non dovesse "mostrare i muscoli".
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