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La calma prima della tempesta

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Messaggio Da Vanni Sandro Lun 17 Giu 2013, 11:20

Da un mesetto a questa parte c'è uno strano clima nel centrodestra.
Sembra che tutti i falchi, a partire dal grande capo, si siano trasformati in colombe.

Non passa giorno che i ministri e gli esponenti politici del PDL non rivendichino come proprie vittorie le misure del governo Letta, quasi a voler dimostrare che sono loro a condizionarlo positivamente.
Eppure basta analizzare uno ad uno i provvedimenti che sono stati assunti, per rendersi conto che non c'entrano niente con le loro promesse elettorali.
Non parlano neppure più di giustizia...

Tutti cercano di accreditare un centrodestra pacato e moderato guidato da un grande statista che anzichè occuparsi delle persecuzioni giudiziarie a cui è sottoposto, pensa esclusivamente al bene del Paese e degli italiani, messi in ginocchio dal cattivo governo Monti.

E' un clima paradossale, a cui non siamo certo abituati.  Cosa c'è  dietro?
Provo a fare un'ipotesi.

In settimana arriveranno le sentenze dei tribunali.  Già da settimane le reti berlusconiane cercano di veicolare l'immagine di un Berlusconi vittima di congetture.  Su Rete 4 va in onda, continuamente, uno spot teso a dimostrare l'innocenza del capo.  Qualcosa di vergognoso che nessuno evidenzia.

Nel caso di una probabile conferma delle condanne, scatterà una "legittima" reazione violenta sostenuta anche dal "popolo"; qualcosa simile a quello che abbiamo visto nella scena finale del film di Moretti "Il Caimano", che vedrà come prima vittima il governo del Paese.
Elezioni anticipate in questo clima sarebbero esplosive e pericolose per la stessa democrazia.

Bersani ha fatto bene a ricordare che lo scioglimento delle Camere non è automatico e che potrebbe nascere in Parlamento una maggioranza alternativa.   Spero che la conta interna al M5S di oggi renda numericamente possibile questa ipotesi.  Questa stessa possibilità, disinnescherebbe la miccia, rendendo inefficace qualsiasi ricatto di Berlusconi.

Chi, anche nel PD, non si rende conto che siamo seduti su una polveriera sociale che rischia di esplodere, e pensa di sfruttare la situazione per le proprie ambizioni personali, non ha capito la gravità della situazione.   Per la nostra gente, per la democrazia.


Ultima modifica di Vanni Sandro il Lun 17 Giu 2013, 11:51 - modificato 1 volta.
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Messaggio Da cireno Lun 17 Giu 2013, 11:32

QUESTO GOVERNO è UNA TRAPPOLA E MEGLIO SAREBBE SE, CONDANNATO IL CAIMANO TUTTO SALTASSE PER ARIA.
Questo governo è stato messo in piedi per aiutare il caimano a pararsi il culo e per aiutare il suo partito di nani e ballerine a dimostrare agli italiani che Berlusconi vince anche quando perde e comunque anche se proprio non vince è capace di far fare al governo il suo programma: cancellare l'IMU, non alzare l'IVA. Queste sono le due vittorie che appaiono alla gente che vota "se non ci fosse stato Berlusconi l'IMU sarebbe ancora in atto e l'Iva sarebbe aumentata al 22%. Grazie Berlusconi" Nessuno ricorda al popolo che l'aumento dell'IVA è stato ideato e programmato da Berlusconi quando era al governo, nessuno, nemmeno Letta, e nessuno ricorda che l'IMU la ideata e pensata lo stesso Berluscone.. 

Io spero, ardentemente, che Berlusconi venga condannato e che il governo salti. Però ho pochissime speranze che quel frescone urlante di Grillo possa poi accettare di formare un nuovo governo con il PD.
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Messaggio Da Vanni Sandro Lun 17 Giu 2013, 11:49

Questa è la propaganda berlusconiana.  La realtà non è questa e il ministro dell'economia lo ripete ogni giorno.

Non credo che a Berlusconi interessi qualcosa delle sorti del Paese.   Non sarà lui a rimenere sotto le macerie.
Così come non interessano a Grillo.

Le elezioni anticipate, in questa situazione economica e sociale esplosiva, segnerebbero il trionfo dei populismi più esasperati e la sconfitta certa delle forze più responsabili e di sinistra.

Non sarà certo Grillo a creare le condizioni per un'alternativa.  Anzi, sono convinto che lui e il mafioso di Arcore non esiterebbero ad alimentare e cavalcare le sempre più probabili violenze di piazza.

L'unica speranza è che una pattuglia di eletti del M5S trovino il coraggio di sfidare il capo e calmino così i bollenti spiriti di entrambi.  Questo lo vedremo oggi.    Se non accadrà niente in casa M5S prepariamoci al peggio.
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Messaggio Da CiRom Lun 17 Giu 2013, 12:52

Vanni Sandro ha scritto:Le elezioni anticipate, in questa situazione economica e sociale esplosiva, segnerebbero il trionfo dei populismi più esasperati e la sconfitta certa delle forze più responsabili e di sinistra.
L'unica speranza è che una pattuglia di eletti del M5S trovino il coraggio di sfidare il capo e calmino così i bollenti spiriti di entrambi.  Questo lo vedremo oggi.    Se non accadrà niente in casa M5S prepariamoci al peggio.


Il quadro della situazione che avevi tratteggiato era convincente e condivisibile.
La logica vorrebbe che con un soggetto come quello descritto non solo non si fa un governo insieme, ma non ci si va nemmeno a prendere un caffè: ma questa è una vexata quaestio, della quale ci siamo stancati di parlare.

Meno condivisibile è però la replica dei discorsi sentiti come premessa del governo Monti, che si risolvono nel fatto di aver paura delle elezioni.
Il dramma è che si tratta di una paura giustificata, perché il momento elettorale è, da molti anni ormai, quello più nefasto per il centro-sinistra, che ne ha perfettamente coscienza.
Fare politica, sapendo di dover ad ogni costo evitare di andare a elezioni, è come lottare sull'orlo di un burrone con i piedi legati.
Gli argomenti che vengono presnetati per giustificare questa remora - l'emergenza, la situazione, etc - non sono per nulla convincenti: se il centro-sinistra sapesse cosa fare per l'emergenza e oltre, se avesse l'orgoglio delle proprie idee (chiare) e delle proprie capacità di persuasione, sarebbe prepotentemente desideroso di mettersi alla prova elettorale e successivamente a quella di governo.
La tesi per cui "probabilmente prevarrebbero le forze populistiche" è corretta, ma è un'evidente condanna per un partito che fa parte della competizione politica. Soprattutto, è la conferma più sincera che ormai da tempo il centro-sinistra è in grado di stare soltanto sulla difensiva, che in termini scacchistici si chiama "arrocco" e in quelli calcistici si chiama "fare i minestrari", cioè accozzare un insieme di arzigogoli che congelino la situazione.
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Messaggio Da cciappas Lun 17 Giu 2013, 14:34

gli italiani hanno dimenticato di saper cantare bella ciao...
ora credono persino che i padroni ci amino..
il peggio è che ci credono anche letta, epifani, bersani e d'alema..

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Messaggio Da CiRom Lun 17 Giu 2013, 16:47

cciappas ha scritto:gli italiani hanno dimenticato di saper cantare bella ciao...
ora credono persino che i padroni ci amino..
il peggio è che ci credono anche letta, epifani, bersani e d'alema..


Ma no, non sono stupidi. Nessuno è stupido, anche se qualche volta la necessità della polemica ci spinge a dirlo.
Quando Vanni si ribella al fatto che io o Bessarione risaliamo indietro nel tempo, parlando della genesi del partito, sbaglia, perché è lì che nascono i problemi e che si spiegano i fatti di cui dobbiamo occuparci oggi.
Detto in poche parole: la sinistra ha voluto rifondarsi - cosa giusta - ma l'ha fatto nel modo sbagliato. Ha costruito una "filosofia"  intesa a passare nella fase post-ideologica, semplicemente cambiando di campo. Si è collocata sul margine della "modernità" neo-liberista, compensandola con un teorico accenno al "solidarismo".
A dirla in modo più crudo, quando si fa il vuoto ideologico, inevitabilmente questo vuoto si riempie di qualunque cosa ci sta intorno.


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Messaggio Da Adam Lun 17 Giu 2013, 17:00

E se si cambiassero solo gli strumenti del progresso, adattandoli alle ineludibili circostanze. E questo senza una ideologia che non sia il pragmatismo di ottenere un minimo di risultati fermi restando i principi, risultati minimi che comunque sono meglio di niente.

Se rimangono fermi i valori, i principi ai quali informare l'azione politica, non si cambia campo, se gli obiettivi sono raggiungibili anche fuori dagli schemi che l'ideologia aveva fissato.

O si ritiene che è proprio l'abbandono dell'ideologia che fa cambiare campo?
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Messaggio Da einrix Lun 17 Giu 2013, 17:04

Quale altro partito sta meglio del PD in questo momento. 
Per me ha impiegato anche troppo tempo a nascere. Già il primo Ulivo, senza Mastella o Dini era un bel contenitore. Oddio, qualcuno ha fatto bene a lasciare, come la Binetti, ma altri potevano restare, specie a sinistra, purché lavorassero rinunciando a fare le prime donne. E poi, il partito non è mica solo la parte alta della dirigenza, ma è anche la parte bassa sino agli elettori che gli danno forza. Che discutano pure tutto quello che vogliono, ma l'oggetto è quello: il Partito Democratico, una realtà con la quale sono in molti a dovere fare i conti.
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Messaggio Da Vanni Sandro Lun 17 Giu 2013, 19:19

Raskol ha scritto:
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Messaggio Da Vanni Sandro Lun 17 Giu 2013, 19:23

Per gli amministratori.
Sono sempre più in difficoltà nel partecipare al forum.
Non solo non riesco più ad usare i quote, ma mi capita di rispondere ad un post, come ho fatto sopra con Raskol, e di veder pubblicata una risposta in bianco.
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Messaggio Da cireno Lun 17 Giu 2013, 19:38

Vanni Sandro ha scritto:Per gli amministratori.
Sono sempre più in difficoltà nel partecipare al forum.
Non solo non riesco più ad usare i quote, ma mi capita di rispondere ad un post, come ho fatto sopra con Raskol, e di veder pubblicata una risposta in bianco.

allora, quando vuoi rispodnere, dopo aver cliccato sul QUOTE, clicca sull'ultimo simbolo fra tutti quelli che compariranno, l'ultimo simbolo in basso a destra, quello che sembra un foglio scritto. Quel simbolo dice "oscillare il modo d'edizione e ti farà uscire, dopo lo scritto a cui vuoi rispondere, il [quote], comincia a rispondere dopo quel quote e vedrai che tutto andrà bene
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Messaggio Da cireno Lun 17 Giu 2013, 19:43

Vanni Sandro ha scritto:Questa è la propaganda berlusconiana.  La realtà non è questa e il ministro dell'economia lo ripete ogni giorno.

Non credo che a Berlusconi interessi qualcosa delle sorti del Paese.   Non sarà lui a rimenere sotto le macerie.
Così come non interessano a Grillo.

Le elezioni anticipate, in questa situazione economica e sociale esplosiva, segnerebbero il trionfo dei populismi più esasperati e la sconfitta certa delle forze più responsabili e di sinistra.

Non sarà certo Grillo a creare le condizioni per un'alternativa.  Anzi, sono convinto che lui e il mafioso di Arcore non esiterebbero ad alimentare e cavalcare le sempre più probabili violenze di piazza.

L'unica speranza è che una pattuglia di eletti del M5S trovino il coraggio di sfidare il capo e calmino così i bollenti spiriti di entrambi.  Questo lo vedremo oggi.    Se non accadrà niente in casa M5S prepariamoci al peggio.

nessuna propaganda berlusconiana, che esiste come logico, ma il pensiero di molti italiani, troppi italiani che pensano che davero berlusconi nel governo Letta sia lì per difendere gli interessi della povera gente. Come fai a negarlo?
E come sempre quelli del PD fanno sorrisini di circostanza oppure reclamano gentilmente con la boccuccia a culo di gallina. Ma perchè non prendono lo spadone, per diana?
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Messaggio Da CiRom Lun 17 Giu 2013, 22:04

Adam ha scritto:O si ritiene che è proprio l'abbandono dell'ideologia che fa cambiare campo?

In realtà, le ideologie serie non si "assumono" né si abbandonano, ma semmai si formano, si elaborano e si trasformano.
Solo quando si compiono creazioni artificiali, meccaniche, le ideologie si "scelgono" e si dismettono, come vestiti nuovi o usati.

Ma capisco, però, che io e te stiamo dando due significati diversi alla parola, e quindi bisogna dare una sommaria definizione.
L'ideologia che io intendo non è un complesso aprioristico di idee, che formano un blocco pressoché dogmatico.
Senza andare troppo sul filosofico, per ideologia intendo proprio la scelta di campo, insieme ovviamente alle ragioni che la giustificano.
Se non c'è una scelta di campo, non c'è ideologia, e anche decidere che non c'è la necessità di una scelta di campo è una scelta di campo, ossia un'ideologia.
A questo punto, bisogna definire la "scelta di campo" ...
Io la intendo come posizione nella società, non solo nel suo stato esistente, ma anche (per certi versi soprattutto) nelle sue prospettive, nei suoi mutamenti: intendiamoci, non è una questione di "programmi" e tanto meno di documenti o di sociologismi, ma di dati di fatto, ossia dallo schierarsi per chi e per cosa in modo coerente, organico e riconosciuto.
Per ricondurci al pragmatismo che tu hai evocato, direi che l'ideologia di un partito consiste nella sua capacità di far emergere e rendere operativa "l'intelligenza etica" che c'è nella prassi, ossia nel riuscire a governare il proprio cammino.
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Messaggio Da Adam Lun 17 Giu 2013, 22:29

Raskol ha scritto:

Intendersi sulle parole è usare lo stesso metro, quindi giova. Tuttavia io penso che l'ideologia, nella sua eccezione più usuale, si possa identificare come prodotto di scuole di pensiero capaci di trasformare le idee in ideali, il complesso articolato dei quali è, forma l'ideologia. Marxista, capitalista, liberista o neoliberista, principi che hanno orientato e orientano gruppi sociali guidati da una linea inequivocabile, nata e cresciuta appunto all'interno di un ambiente scuola.

Ora il punto è: se io di una scuola di pensiero conservo gli ideali, ma tento di realizzarli seguendo via alternative a quelle che la scuola ha indicato, cambio campo,o sono capace di immaginare nuove vie (progresso) superando quelle vecchie (conservazione)?
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Messaggio Da ART Lun 17 Giu 2013, 23:25

Adam ha scritto:
Se rimangono fermi i valori, i principi ai quali informare l'azione politica, non si cambia campo, se gli obiettivi sono raggiungibili anche fuori dagli schemi che l'ideologia aveva fissato.

Parole sante da stampare a caratteri cubitali e incorniciare.


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Messaggio Da CiRom Mar 18 Giu 2013, 05:21

Adam ha scritto:Intendersi sulle parole è usare lo stesso metro, quindi giova. Tuttavia io penso che l'ideologia, nella sua eccezione più usuale, si possa identificare come prodotto di scuole di pensiero capaci di trasformare le idee in ideali, il complesso articolato dei quali è, forma l'ideologia. Marxista, capitalista, liberista o neoliberista, principi che hanno orientato e orientano gruppi sociali guidati da una linea inequivocabile, nata e cresciuta appunto all'interno di un ambiente scuola.
Ora il punto è: se io di una scuola di pensiero conservo gli ideali, ma tento di realizzarli seguendo via alternative a quelle che la scuola ha indicato, cambio campo,o sono capace di immaginare nuove vie (progresso) superando quelle vecchie (conservazione)?


I nomi sono importanti, tanto importanti che la politica si è ridotta, in questo vent'anni, a occuparsene come attività principale, smistando gli -ismi nelle diverse caselle, come fa un magazziniere.
Come risultato di questo maneggio, ogni volta che si tenta di fare un discorso serio - appena serio, non necessariamente una nuova cosmologia - i nomi si scoprono inservibili, e bisogna tornare alla radice delle cose che li hanno generati. Forse per questo, è più semplice evitare i discorsi appena seri, che infatti sono quasi scomparsi dalla comunicazione politica.

Io direi, intanto, che il processo -comunque si intenda il concetto di ideologia - non è dalle idee agli ideali, ma il contrario, cioè dagli ideali alle idee: la "libertà" è un ideale, ma la definizione della "libertà per chi" e "la libertà per fare cosa" sono idee politiche, che fanno la differenza tra una corrente di pensiero e un'altra, tra un "campo" e l'altro.
Quindi, è del tutto possibile conservare gli ideali e allo stesso tempo cambiare le idee, cioè cambiare campo politico.

La "via", cioè la strategia e la tattica, non fa parte dell'ideologia, ma determina certamente il "campo": il marxismo, per esempio, non parla di "vie" da seguire, semmai prevede un percorso storico-sociale, mentre una via la indica, anzi la crea, la percorre, il leninismo. Difficile sostenere che il regime leninista, e poi quello stalinista, siano solo "una via" e non invece un cambio di campo - nella fattispecie, dal socialismo all'autoritarismo, dalla liberazione alla repressione.
La politica, infatti, non si misura sui tempi storici o su quelli geologici, nei quali tutto sarà e tutto al momento può sembrare diverso da ciò che sarà. La politica "è" quello che mostra di essere, nel tempo di coloro che la mettono in atto.
La "via" è un concetto spaziale, ma è contemporaneamente una dimensione temporale, e scindere le due cose è il primo passo di una mistificazione, anche fatta in buona fede: la scomposizione in "fasi" è la premessa del tatticismo, e il tatticismo è la premessa della mistificazione e dell'auto-inganno.


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Messaggio Da Montalbano Mar 18 Giu 2013, 08:18

Non so se è chiaro, ma nel caso del pd sono cambiati proprio gli obiettivi. Lo dimostra il fatto che nello stesso partito possano militare persone agli antipodi come un vecchio repubblicano e uno che propugna la lotta di classe. E' di una semplicità lapallissiana, intestardirsi a non vederlo contribuisce al disastro italiano. Altro che ideologia...

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Messaggio Da Vanni Sandro Mar 18 Giu 2013, 08:41

@ Raskol
 
Non ho ben capito questa storia del mantenimento dei propri ideali e il cambio di campo politico...
 
Gli ideali e i valori appartengono alla cultura di fondo di un individuo e si trasformano in proposta politica nel momento in cui diventano patrimonio di una comunità di persone.
 
Il riconoscersi in un determinato ideale porta all'assunzione di posizioni politiche finalizzate ad un determinato scopo.  
 
Il fatto che, nelle condizioni politiche e nei contesti storici le posizioni politiche siano più o meno avanzate in virtù dei rapporti di forza esistenti, non significa affatto "cambiare campo", ovvero difendere interessi diversi rispetto ai valori di riferimento.
 
Altra cosa sono le ideologie.  Se vengono considerate scuole di pensiero, aiutano l'individuo a capire le evoluzioni sociali e lo mettono in condizione di incidere nei cambiamenti.
 
Se si trasformano in Verbo, schiacciano l'individuo rendendolo integralista e quindi conservatore, incapace di interagire con mondo che lo circonda.
 
Da qui le differenze tra i partiti/chiesa, nei quali prevale l'esigenza di difendere un'identità culturale, e i partiti/strumento nei quali è prevalente il bisogno di mettere in gioco i propri valori.
 
Sono le due anime della sinistra che da sempre si confrontano: quella conservatrice e quella riformista.  Ma tutte e due giocano nello stesso "campo".


Ultima modifica di Vanni Sandro il Mar 18 Giu 2013, 10:29 - modificato 1 volta.
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Messaggio Da Ospite Mar 18 Giu 2013, 09:06

Montalbano ha scritto:Non so se è chiaro, ma nel caso del pd sono cambiati proprio gli obiettivi. Lo dimostra il fatto che nello stesso partito possano militare persone agli antipodi come un vecchio repubblicano e uno che propugna la lotta di classe. E' di una semplicità lapallissiana, intestardirsi a non vederlo contribuisce al disastro italiano. Altro che ideologia...
Più che cambiati gli obiettivi (cosa vera, come conseguenza di quello che dirò), mi sembra che se ne sono disordinatamente assemblati di tutti i generi - spesso incompatibili l'uno con l'altro - sulla base di una mancata analisi condivisa della realtà, volutamente omessa e sostituita dall'enunciazione di generici "valori" di stampo "morale" proprio per consentire detto assemblaggio, nella illusoria speranza di poter così raccogliere da ogni dove consensi "maggioritari".

Detta operazione, che potremmo definire il trionfo del relativismo, ha inevitabilmente smarrito il positivo e la forza dei partiti storici di provenienza realizzando, come avrebbe detto un acuto intellettuale scomparso, più che un partito un acefalo coacervo di indistinte opinioni, esposto a mutamenti di linea ad ogni stromir di fronda, incapace di perseguire obiettivi strategici e ridotto a battaglie quotidiane di ondivaga finalità e non coordinate ad un costante fine comune che non sia, anche oltre le intenzioni, quello della gestione di corto respiro del potere, con rinuncia ad ogni mutamento di fondo, strutturale, della società.

Con tutte le conseguenze da ciò derivanti, non ultima quella di sguarnire le difese nei confronti di personaggi tendenti a realizzare il proprio personale interesse e non quello comune.

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Messaggio Da Montalbano Mar 18 Giu 2013, 10:34

Non si è voluto prendere atto del clamoroso errore fatto con la nascita del Pds, quando invece di capire che l'alternativa al Pci già c'era bella pronta, il socialismo democratico, si è voluto dar luogo ad un coacervo di umori e risentimenti che con la politica già non c'entravano più. Con i primi accenni a quel patetico leaderismo senza leader che ha posto le basi per il nulla compresso rappresentato dal pd. Il cui massimo simbolo sono spezzaferro e l'ex sindachetto di Roma, due personaggi tronfi e votati alla tattica di corto respiro, volta solo alla conquista del potere. Basta dare uno sguardo alla discussione interna al pd in questi anni, tutta rivolta ad un politicismo d'accatto che elude sempre le grandi questioni, per capire il deserto culturale in cui si muove questo partito. E il bello è che il peggio deve ancora arrivare...

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Messaggio Da einrix Mar 18 Giu 2013, 11:22

Adam ha scritto:


Intendersi sulle parole è usare lo stesso metro, quindi giova. Tuttavia io penso che l'ideologia, nella sua eccezione più usuale, si possa identificare come prodotto di scuole di pensiero capaci di trasformare le idee in ideali, il complesso articolato dei quali è, forma l'ideologia. Marxista, capitalista, liberista o neoliberista, principi che hanno orientato e orientano gruppi sociali guidati da una linea inequivocabile, nata e cresciuta appunto all'interno di un ambiente scuola.

Ora il punto è: se io di una scuola di pensiero conservo gli ideali, ma tento di realizzarli seguendo via alternative a quelle che la scuola ha indicato, cambio campo,o sono capace di immaginare nuove vie (progresso) superando quelle vecchie (conservazione)?

Come dire: se dell'aritmetica imparo le quattro operazioni, ogni volta che devo fare conti con numeri diversi, otterrò sempre risultati diversi, ma l'aritmetica sarà sempre quella.

Gli ideali non sono operazioni razionali, ma risultati che derivano da certi dati di partenza e sono frutto di un certo modo di operare, che porta ad una speciale visione del mondo e delle cose. Kant era un illuminista e così ci ha rivelato il funzionamento della mente (con le "Critiche", specie quella della Ragione Pura) e ci ha descritto "le quattro operazioni", tanto per tenere la similitudine con l'aritmetica. Hegel invece, partendo da Kant e sovrapponendogli la sua fenomenologia dello spirito, ha modificato quelle operazioni, rendendole con quel certo grado di indeterminazione, tanto quanto bastasse per generare ideali su misura per le politiche del suo "Principe".

Anche Marx ha seguito in parte Kant ed in parte Hegel, creando il suo "Materialismo storico", e riuscendo a descrivere un possibile sviluppo rivoluzionario, finalizzato a sostituire quel mondo ideale di Hegel, con il suo,  nella convinzione che ci potesse essere una visione ideale alternativa.

Nella realtà, il mondo di oggi non è né quello di Hegel, né quello di Marx, ma ha seguito sviluppi diversi, anche se ha bordeggiato ogni tipo di idealismo, sino a trovare la sua strada, quella che noi ci troviamo a percorrere, o senza sapere dove andare, o costruendo quei nuovi ideali che ci indichino la prossima meta. Ecco, questo è il lavoro (la costruzione di nuovi ideali) che non vedo fare, ai tempi nostri. O meglio, i demiurghi dei tempi nuovi, stanno riutilizzando solo vecchie ideologie, dato che più facilmente vengono comprese da una popolazione che non è neppure capace di distinguere tra ciò che deve essere storicizzato, e quello che serve ad affrontare il futuro.
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