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La storia, lo storicismo e la politica

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Messaggio Da einrix Lun 01 Dic 2014, 14:41

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Popper, nel suo libro: Miseria dello storicismo (Saggi Universale Economica Feltrinelli - 8€), critica lo storicismo perché pretende di conoscere le leggi che portano da un'epoca storica ad un'altra. Non è che basti conoscere a priori le leggi di sviluppo della società, per entrare in un'epoca storica futura di cui poco si sa. Per popoli che si trovano in stadi della loro storia ancora antecedenti di altri più avanzati, lo stesso è difficile fare salti che implichino non solo atti materiali, ma anche atti cognitivi, di coscienza, e spirituali, figuriamoci in che difficoltà si trova chi ha percorso tutte le tappe dello sviluppo e ora non sa più come procedere, salvo ciò che non debba accadere nel breve periodo.


La storia, lo storicismo e la politica 270px-Officine_Meccaniche_di_Saronno_1894

Per fare un esempio, alla fine dell'ottocento c'è già quasi tutta la scienza che serve per costruire le automobili degli anni settanta, dalla meccanica, alla chimica ed alla elettricità, ma le prime auto che vengono fuori sono poco più che calessi che anziché essere tirate da cavalli, sono spinte da un motore a scoppio, appena inventato da EUGENIO BERSANTI  e brevettato in Italia e mezza Europa, e quasi vent'anni anni dopo brevettato da N.A.OTTO nel 1876, con qualche polemica, viste le somiglianze dei due progetti. Il motore R. DIESEL viene realizzato ancora più tardi, verso la fine del secolo diciannovesimo. Perché nonostante la scienza e la diligenza tirata dai cavalli che esistevano già - non vengono fuori subito le macchine come le conosciamo oggi?

La storia, lo storicismo e la politica 2eq9hle

Se un pianificatore si fosse messo in testa di costruire una tale macchina, ci sarebbe riuscito in quell'inizio di secolo ventesimo? No, non ci sarebbe riuscito, anche se avrebbe comunque potuto pianificare un qualche sviluppo di un mezzo individuale di trasporto, meccanizzato. E lo stesso vale per il telaio meccanico tessile di un secolo prima e per il treno.
Oggi, rispetto al futuro ci troviamo ancora in quelle condizioni: conosciamo gran parte della scienza, comprese le scienze sociali, tra le quali vi è l'economia, la sociologia, ma se volessimo costruire il futuro in un certo modo, non potremmo andare oltre il perfezionamento del presente, che è di solito quello che fa la politica, in attesa che qualche inventore scopra qualcosa che cambi la vita e con la vita la storia dell'umanità.

Il testo di Popper, pur non essendo lungo è un lavoro abbastanza complesso da leggere, perché discriminare tra concetti che hanno parti in comune e che si differenziano in modo camaleontico, non è facile. Quando l'ho riletto la seconda volta ho capito un po di più, ma ho già in programma di rileggerlo, andando a cercare pure tra gli autori delle sue note per riuscire ad avere una visione più chiara di ciò che dice. Se sono pervenuto a questa sintesi, è perché a pag. 101 scrive - in maniera chiara per chi abbia fatto progettazione e sperimentazione per tutta una vita - : «Ogni macchina è il risultato di numerosissimi piccoli miglioramenti. Ogni modello deve essere sviluppato con il metodo del tentare e sbagliare, e per mezzo di innumerevoli piccole modifiche. Lo stesso vale per la pianificazione dell'impianto di produzione.»
Questo esempio meccanico, insieme alla storia della macchina, spiega molto bene il concetto, che Popper generalizza per la politica e sulla sua capacità di perfezionare un sistema istituzionale e sociale, sempre in attesa che nuove invenzioni facciano pensare a nuove forme di futuro, generatrici in qualche modo di nuova storia, sempre fatta come racconto di personaggi ed eventi.

Questo è comunque solo uno spunto delle molteplici letture che permette il suo testo.







http://it.wikipedia.org/wiki/Automobile
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La storia, lo storicismo e la politica Empty Re: La storia, lo storicismo e la politica

Messaggio Da einrix Mer 10 Dic 2014, 18:56

Su questo argomento, il discorso di Napolitano ai Lincei è molto interessante e merita una attenta lettura.

http://www.quirinale.it/elementi/Continua.aspx?tipo=Discorso&key=2966

Tra i punti salienti, questa frase: "Eppure, il dato saliente resta quello del dilagare, ormai da non pochi anni a questa parte, di rappresentazioni distruttive del mondo della politica. Sono dilagate analisi unilaterali, tendenziose, chiuse a ogni riconoscimento di correzioni e di scelte apprezzabili, per quanto parziali o non pienamente soddisfacenti."

Che è ciò di cui accuso certo giornalettismo, dal Corriere al Fatto. Il Corriere come Prototipo di interessi anti stato democratico, e il Fatto, per scommettere sulla crisi e su l'antipolitica che così e per quelle ragioni, è stata costruita.

E questo mio commento (che faceva arrabbiare diversi, su questo Forum), con le parole colte di Napolitano diventa: "Di ciò si sono fatti partecipi infiniti canali di comunicazione, a cominciare da giornali tradizionalmente paludati, opinion makers lanciatisi senza scrupoli a cavalcare l'onda, per impetuosa e fangosa che si stesse facendo, e anche, per demagogia e opportunismo, soggetti politici pur provenienti dalle tradizioni del primo cinquantennio della vita repubblicana. "

E continua: " Ma così la critica della politica e dei partiti, preziosa e feconda nel suo rigore, purché non priva di obbiettività, senso della misura, capacità di distinguere ed esprimere giudizi differenziati, è degenerata in anti-politica, cioè, lo ripeto, in patologia eversiva. "

Questo è l'articolo del Corriere. 

http://www.corriere.it/politica/14_dicembre_10/napolitano-anti-politica-ormai-quasi-patologia-eversiva-29c54b94-8089-11e4-bf7c-95a1b87351f5.shtml

In quelle righe, si evitano tutte le accuse che il Capo dello Stato muove a loro (giornali paludati, opinion maker), e si fa una cronaca ridotta all'osso, quanto più edulcorata di significato sia possibile. Si firma Redazione OnLine l'ignoto pennivendolo ma, nel confronto dei testi, non riesce a scansare le accuse che ormai muove a certa stampa una gran parte del paese.
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