A' la guerre comme à la guerre
+6
Vargas
Rom
Adam
cireno
einrix
Lara
10 partecipanti
AreaForum :: Civismo e pensiero :: 1
Pagina 1 di 4
Pagina 1 di 4 • 1, 2, 3, 4
A' la guerre comme à la guerre
Che ci sia una guerra in Italia, è cosa risaputa da tutti gli italiani. Mentre all’estero, scambiano spesso le conseguenze con le cause.
La nostra guerra è da tempo immemorabile una guerra difensiva contro le varie classi dirigenti di questo paese, vale a dire, contro lo stato.
Lo stato, che ci scava il terreno sotto i piedi, che rende difficile le cose semplici, che scava solchi tra i cittadini, che recinta settori e opportunità. Lo stato che offende, e non difende.
I populismi italici hanno attecchito su un terreno fertile, concimato da decenni di pratiche predatorie.
La popolazione italiana non è più fascista o sfascista di tante altre, lo stato sì.
Lo stato si erge con i suoi simulacri legalitari per disinnescare pretese, per presentare ai cittadini il conto della propria studiata inefficienza, per salvaguardare privilegi astutamente introdotti, e procrastinare diritti.
In questa guerra di posizione, dove il tempo gioca a favore di chi tiene le leve di comando solo per alimentare lo stallo, occorre tentare sortite fuori dagli schemi.
Quella di Grillo è stata una sortita fuori dagli schemi, disinnescata però dalla stessa confusione di idee che regna al di dentro di un movimento disomogeneo, sostenuto da una cittadinanza esasperata per motivazioni lontanissime tra di loro e con fini altrettanto variegati: si va dal piccolo imprenditore deluso da Berlusconi al dissidente di sinistra, scandalizzato dalle larghe intese, anche quando erano solo sottintese.
Dunque, molta presunta purezza del popolo grillino discende da un voto berlusconiano o leghista, che è quanto di più aderente ad un sistema costituito molto partigiano.
Quella di Renzi, invece, è stata una escalation che ha saputo nutrirsi soprattutto di sé stessa. Che resiste solo se avanza, senza potersi permettere il lusso di fermarsi neanche per tirare il fiato.
E’ per questo che avanza come un bulldozer, tra sentinelle e avamposti della stabilità.
Primo fra tutti, Napolitano, che ha conquistato un giorno di riflessione, l’ultima cartuccia sparata dopo l’evidente abdicazione ai partiti, tornati ad avere lo scettro delle scelte politiche.
Che è già un primo risultato nel carniere di Renzi, perché abbiamo ancora negli occhi il penoso spettacolo di un parlamento che delega il Presidente della Repubblica a prendere decisioni di cui nessuno vuole avere la paternità.
L’accoltellamento di Letta è stato spettacolare e impudico, come qualsiasi agguato a cielo aperto.
Ed è stato uno spettacolo inconsueto proprio perché perpetrato nel bel mezzo della chiesa, e non in sacrestia, come si è sempre usato fare tra i politici italiani.
Di eclatante c’è anche la differenza tra chi, per non sporcarsi le mani, non fa niente; e chi è disposto anche a sporcarsi le mani, pur di fare qualcosa.
Lo scandalo moralistico di Grillo fa sorridere, quando pronunciato da uno che vuole mandare tutti a casa con avanguardia di insulti e seguito di denunce.
Renzi è uno che a casa ce li manda davvero.
La politica professionista si è rivelata ancora una volta vincente sul dilettantismo politico, che infiamma i cuori ma non cura le malattie.
Dal santuario esangue della sinistra italiana è spuntato un imprenditore della politica, per il quale contano più i risultati che le modalità di produzione, come farebbe qualsiasi imprenditore, disposto a lasciare sul terreno qualsiasi esubero incompatibile con l’obiettivo.
Il problema è che Letta era solo uno, e forse non tra i più perniciosi, fra i guastatori della produzione.
C ’è un’intera fabbrica di marpioni rallentatori, sabotatori e depistatori, con diritto di voto.
O Renzi riuscirà a convincerli che gli conviene sostenerlo senza forzargli la mano, o deciderà di farne a meno ,pescando consensi a sinistra e tra i grillini. Operazione pericolosissima, alla quale Napolitano dovrà essere convinto a prestarsi, dopo che ha già rifiutato di farlo nel caso di Bersani.
Ma il fiorentino ha già dimostrato che è in grado di coinvolgere anche i quasi cadaveri politici, se gli servono i loro voti, e di cadaveri politici questo parlamento è pieno.
E’ superfluo aggiungere che io faccio il tifo per Renzi, perché questa guerra deve finire, ed anche se non lo avrei mai scelto come generale, ora è diventato il simbolo della spallata al regime.
Altro che Grillo, e Bossi, e la languida ultrasinistra incatenata al proprio immaginario.
Speriamo soltanto che non si riveli solo uno squallido rilocalizzatore per opportunità imprenditoriali, e sappia contemporaneamente attendere alle condizioni per la produzione della ricchezza ed a quelle per la sua redistribuzione.
Sembra quasi troppo facile, deve esserci un trucco…
La nostra guerra è da tempo immemorabile una guerra difensiva contro le varie classi dirigenti di questo paese, vale a dire, contro lo stato.
Lo stato, che ci scava il terreno sotto i piedi, che rende difficile le cose semplici, che scava solchi tra i cittadini, che recinta settori e opportunità. Lo stato che offende, e non difende.
I populismi italici hanno attecchito su un terreno fertile, concimato da decenni di pratiche predatorie.
La popolazione italiana non è più fascista o sfascista di tante altre, lo stato sì.
Lo stato si erge con i suoi simulacri legalitari per disinnescare pretese, per presentare ai cittadini il conto della propria studiata inefficienza, per salvaguardare privilegi astutamente introdotti, e procrastinare diritti.
In questa guerra di posizione, dove il tempo gioca a favore di chi tiene le leve di comando solo per alimentare lo stallo, occorre tentare sortite fuori dagli schemi.
Quella di Grillo è stata una sortita fuori dagli schemi, disinnescata però dalla stessa confusione di idee che regna al di dentro di un movimento disomogeneo, sostenuto da una cittadinanza esasperata per motivazioni lontanissime tra di loro e con fini altrettanto variegati: si va dal piccolo imprenditore deluso da Berlusconi al dissidente di sinistra, scandalizzato dalle larghe intese, anche quando erano solo sottintese.
Dunque, molta presunta purezza del popolo grillino discende da un voto berlusconiano o leghista, che è quanto di più aderente ad un sistema costituito molto partigiano.
Quella di Renzi, invece, è stata una escalation che ha saputo nutrirsi soprattutto di sé stessa. Che resiste solo se avanza, senza potersi permettere il lusso di fermarsi neanche per tirare il fiato.
E’ per questo che avanza come un bulldozer, tra sentinelle e avamposti della stabilità.
Primo fra tutti, Napolitano, che ha conquistato un giorno di riflessione, l’ultima cartuccia sparata dopo l’evidente abdicazione ai partiti, tornati ad avere lo scettro delle scelte politiche.
Che è già un primo risultato nel carniere di Renzi, perché abbiamo ancora negli occhi il penoso spettacolo di un parlamento che delega il Presidente della Repubblica a prendere decisioni di cui nessuno vuole avere la paternità.
L’accoltellamento di Letta è stato spettacolare e impudico, come qualsiasi agguato a cielo aperto.
Ed è stato uno spettacolo inconsueto proprio perché perpetrato nel bel mezzo della chiesa, e non in sacrestia, come si è sempre usato fare tra i politici italiani.
Di eclatante c’è anche la differenza tra chi, per non sporcarsi le mani, non fa niente; e chi è disposto anche a sporcarsi le mani, pur di fare qualcosa.
Lo scandalo moralistico di Grillo fa sorridere, quando pronunciato da uno che vuole mandare tutti a casa con avanguardia di insulti e seguito di denunce.
Renzi è uno che a casa ce li manda davvero.
La politica professionista si è rivelata ancora una volta vincente sul dilettantismo politico, che infiamma i cuori ma non cura le malattie.
Dal santuario esangue della sinistra italiana è spuntato un imprenditore della politica, per il quale contano più i risultati che le modalità di produzione, come farebbe qualsiasi imprenditore, disposto a lasciare sul terreno qualsiasi esubero incompatibile con l’obiettivo.
Il problema è che Letta era solo uno, e forse non tra i più perniciosi, fra i guastatori della produzione.
C ’è un’intera fabbrica di marpioni rallentatori, sabotatori e depistatori, con diritto di voto.
O Renzi riuscirà a convincerli che gli conviene sostenerlo senza forzargli la mano, o deciderà di farne a meno ,pescando consensi a sinistra e tra i grillini. Operazione pericolosissima, alla quale Napolitano dovrà essere convinto a prestarsi, dopo che ha già rifiutato di farlo nel caso di Bersani.
Ma il fiorentino ha già dimostrato che è in grado di coinvolgere anche i quasi cadaveri politici, se gli servono i loro voti, e di cadaveri politici questo parlamento è pieno.
E’ superfluo aggiungere che io faccio il tifo per Renzi, perché questa guerra deve finire, ed anche se non lo avrei mai scelto come generale, ora è diventato il simbolo della spallata al regime.
Altro che Grillo, e Bossi, e la languida ultrasinistra incatenata al proprio immaginario.
Speriamo soltanto che non si riveli solo uno squallido rilocalizzatore per opportunità imprenditoriali, e sappia contemporaneamente attendere alle condizioni per la produzione della ricchezza ed a quelle per la sua redistribuzione.
Sembra quasi troppo facile, deve esserci un trucco…
Lara- Messaggi : 198
Data d'iscrizione : 10.04.13
Re: A' la guerre comme à la guerre
Ma infatti, non poteva essere diversamente, anche tu come professione più che rottamatrice sei una sfascia carrozze. Io al contrario sono un costruttore ed è per questo che vedo in Renzi solo un fenomeno (non necessario) di reazione della sinistra ai populismi della destra, ma a differenza di te non ne sono minimamente orgoglioso. Me ne vergogno che anche a sinistra ci sia gente che creda nella necessità dell'uomo nuovo e del miracolo a Milano o a Roma, perché la strada di un popolo che voglia crescere passa per la sua capacità di organizzarsi, per il lavoro e per i sacrifici non per l'happening continuo che ti lascia sempre in attesa di quello che faranno gli altri.
A differenza di te, ho fiducia nella politica ed anche in molte forze sociali sane, e sono sicuro che dopo queste facili ubriacature, dopo che questo modo di fare politica avrà toccato il fondo, la Politica Maiuscola prenderà il sopravvento, per riportare il paese al suo ruolo. Speriamo solo che accada presto.
A differenza di te, ho fiducia nella politica ed anche in molte forze sociali sane, e sono sicuro che dopo queste facili ubriacature, dopo che questo modo di fare politica avrà toccato il fondo, la Politica Maiuscola prenderà il sopravvento, per riportare il paese al suo ruolo. Speriamo solo che accada presto.
einrix- Messaggi : 10607
Data d'iscrizione : 10.04.13
Età : 82
Località : Bergamo e Rimini
Re: A' la guerre comme à la guerre
einrix ha scritto:Ma infatti, non poteva essere diversamente, anche tu come professione più che rottamatrice sei una sfascia carrozze. Io al contrario sono un costruttore ed è per questo che vedo in Renzi solo un fenomeno (non necessario) di reazione della sinistra ai populismi della destra, ma a differenza di te non ne sono minimamente orgoglioso. Me ne vergogno che anche a sinistra ci sia gente che creda nella necessità dell'uomo nuovo e del miracolo a Milano o a Roma, perché la strada di un popolo che voglia crescere passa per la sua capacità di organizzarsi, per il lavoro e per i sacrifici non per l'happening continuo che ti lascia sempre in attesa di quello che faranno gli altri.
A differenza di te, ho fiducia nella politica ed anche in molte forze sociali sane, e sono sicuro che dopo queste facili ubriacature, dopo che questo modo di fare politica avrà toccato il fondo, la Politica Maiuscola prenderà il sopravvento, per riportare il paese al suo ruolo. Speriamo solo che accada presto.
Poi, con calma, ci spieghi cosa è stato costruito in questi venti anni, mentre si distruggeva un paese.
Le uniche cose costruite sono state intese scellerate e carriere infinite, come contraltare dell’immobilismo concordato.
Ti avverto che anche la sinistra cuperliana si è accodata al Renzi di governo, identificando un nuovo Migliore, giacchè il culto della personalità non è cosa estranea alla tradizione della sinistra.
La deprecata personalizzazione fa un pò sorridere in una tradizione che ha visto togliattismo e centralismo democratico. Ma tant’è, è tutta una questione di nominalismo.
Anche il partito o il Movimento come totem democratico smette di essere un investimento per il paese quando i suoi interessi contrastano con quelli di tutta la comunità.
Io continuerò sempre a non capire coloro che si rallegrano per essersi intestato un ruolo o un provvedimento, e che fanno altrettanto quando lo stesso provvedimento intestato ad altri decade miseramente, pur essendo utile al paese.
Guarda che il supposto equilibrio che ti piace ostentare è né più né meno che l’accodarsi ai discorsi anodini di una classe dirigente inefficiente, ma molto compresa del suo ruolo di guida spirituale per anime incerte e bisognose di certezze, che somiglia molto alla cambiale in bianco che tu supponi per gli altri.
Un pragmatico come te dovrebbe prima o poi ammettere che il bilancio della vecchia dirigenza piddina è in profondo rosso, e che il bilancio si traccia sulle fortune del paese, non su quelle del partito.
Una differenza di prospettiva che può svelarti un mondo.
Lara- Messaggi : 198
Data d'iscrizione : 10.04.13
Re: A' la guerre comme à la guerre
Lara ha scritto:
Poi, con calma, ci spieghi cosa è stato costruito in questi venti anni, mentre si distruggeva un paese.
Le uniche cose costruite sono state intese scellerate e carriere infinite, come contraltare dell’immobilismo concordato.
Ti avverto che anche la sinistra cuperliana si è accodata al Renzi di governo, identificando un nuovo Migliore, giacchè il culto della personalità non è cosa estranea alla tradizione della sinistra.
La deprecata personalizzazione fa un pò sorridere in una tradizione che ha visto togliattismo e centralismo democratico. Ma tant’è, è tutta una questione di nominalismo.
Anche il partito o il Movimento come totem democratico smette di essere un investimento per il paese quando i suoi interessi contrastano con quelli di tutta la comunità.
Io continuerò sempre a non capire coloro che si rallegrano per essersi intestato un ruolo o un provvedimento, e che fanno altrettanto quando lo stesso provvedimento intestato ad altri decade miseramente, pur essendo utile al paese.
Guarda che il supposto equilibrio che ti piace ostentare è né più né meno che l’accodarsi ai discorsi anodini di una classe dirigente inefficiente, ma molto compresa del suo ruolo di guida spirituale per anime incerte e bisognose di certezze, che somiglia molto alla cambiale in bianco che tu supponi per gli altri.
Un pragmatico come te dovrebbe prima o poi ammettere che il bilancio della vecchia dirigenza piddina è in profondo rosso, e che il bilancio si traccia sulle fortune del paese, non su quelle del partito.
Una differenza di prospettiva che può svelarti un mondo.
Non hai migliorato molto la tua posizione, nei miei giudizi. Resti sconclusionata, e non ti aiuta neppure la proprietà di linguaggio. Passare da Civati a Renzi è la miglior espressione della tua confusione.
Ho votato per Cuperlo sapendo che non era l'uomo nuovo della sinistra, che non aveva la vocazione al lavoro quotidiano di un leader politico, e quindi solo perché non era né Civati e né Renzi, seppure non fosse chi avrei preferito o voluto. E ragione più forte, perché volevo che il PD, con le primarie, dimostrasse ancora di essere un partito che discute, si confronta e vota, a differenza di altri partiti o sodalizi. Pur sapendo che la notorietà dei candidati non nasce dal partito, ma è costruita dalle televisioni e dai giornali, che hanno il loro tornaconto, per farlo.
Tanta gente pensa a Pasolini come ad un maestro, ma cosa ha capito del suo pensiero se oggi crede alla stampa ed alla televisione che hanno reso di massa la loro cultura normalizzata agli interessi della classe dominante! Questo mi domando, cara Lara.
Buona domenica.
einrix- Messaggi : 10607
Data d'iscrizione : 10.04.13
Età : 82
Località : Bergamo e Rimini
Re: A' la guerre comme à la guerre
einrix ha scritto:
Non hai migliorato molto la tua posizione, nei miei giudizi. Resti sconclusionata, e non ti aiuta neppure la proprietà di linguaggio. Passare da Civati a Renzi è la miglior espressione della tua confusione.
Ho votato per Cuperlo sapendo che non era l'uomo nuovo della sinistra, che non aveva la vocazione al lavoro quotidiano di un leader politico, e quindi solo perché non era né Civati e né Renzi, seppure non fosse chi avrei preferito o voluto. E ragione più forte, perché volevo che il PD, con le primarie, dimostrasse ancora di essere un partito che discute, si confronta e vota, a differenza di altri partiti o sodalizi. Pur sapendo che la notorietà dei candidati non nasce dal partito, ma è costruita dalle televisioni e dai giornali, che hanno il loro tornaconto, per farlo.
Tanta gente pensa a Pasolini come ad un maestro, ma cosa ha capito del suo pensiero se oggi crede alla stampa ed alla televisione che hanno reso di massa la loro cultura normalizzata agli interessi della classe dominante! Questo mi domando, cara Lara.
Buona domenica.
Non nutro alcuna ambizione di avere un posto di rilievo nei tuoi giudizi.
Mi limito ad esprimere i miei, senza voler stilare alcuna graduatoria nei confronti dei giudizi degli altri.
Questo è un metodo di discussione ampiamente sperimentato nelle società più evolute, e che consente una piacevolezza di toni che aiuta la comprensione tra le parti.
Te lo raccomando con fraterna sollecitudine, perché anche la varietà e la profondità degli argomenti ne trarranno beneficio.
Lara- Messaggi : 198
Data d'iscrizione : 10.04.13
Re: A' la guerre comme à la guerre
Cara Lara, se Renzi per te è un valore, non credo in Renzi, come non credevo in Civati, l'uomo che vuole fare il segretario del PD nazionale, ma che in questi giorni ( oggi) non è tra quelli che concorrono alle primarie per la segreteria lombarda del PD. Ma come può aspirare alla segreteria nazionale di un partito chi non ha neppure la forza e le idee per tentare di vincere le primarie nella sua regione. E' di questa gente senza spessore che si nutre la tua proposta politica. Io penso ad una politica diversa, ad una politica che è diversa per stile e che oggi è stata cacciata nell'ombra, dalla politica cattiva.
Ma stiamo comunque arrivando alla resa dei conti, e saranno conti che verranno fatti fino in fondo all'interno della sinistra e del PD. Prima dobbiamo attendere che la nemesi populistica che a te piace così tanto si sia conclusa, e da quello che vedo in questi giorni (ricevo tantissime mail di persone che dicono che così non va), la cosa mi fa ben sperare.
Cara Lara, tu come me, sei solo un francobollo in alto a sinistra di questa discussione, più quello che scrivi, come tutti noi, per essere più completo, ed è solo per quelle righe che valgono le mie righe di giudizi. Quelle righe - che come Tessa insegna, possono essere vere o false - ma che sono la sola cosa che conosco di te, l'oggetto del contendere e del confronto. Sono le nostre frasi che non trovano assonanza, conformità, perché formate da concetti diversi alla loro base. E ciò dipende dalle diverse classi sociali da cui veniamo, dalle diverse culture da cui veniamo, dai mondi da cui veniamo, e che ben difficilmente ci faranno trovare dalla stessa parte specie nel momento più difficile delle scelte.
Ma stiamo comunque arrivando alla resa dei conti, e saranno conti che verranno fatti fino in fondo all'interno della sinistra e del PD. Prima dobbiamo attendere che la nemesi populistica che a te piace così tanto si sia conclusa, e da quello che vedo in questi giorni (ricevo tantissime mail di persone che dicono che così non va), la cosa mi fa ben sperare.
Cara Lara, tu come me, sei solo un francobollo in alto a sinistra di questa discussione, più quello che scrivi, come tutti noi, per essere più completo, ed è solo per quelle righe che valgono le mie righe di giudizi. Quelle righe - che come Tessa insegna, possono essere vere o false - ma che sono la sola cosa che conosco di te, l'oggetto del contendere e del confronto. Sono le nostre frasi che non trovano assonanza, conformità, perché formate da concetti diversi alla loro base. E ciò dipende dalle diverse classi sociali da cui veniamo, dalle diverse culture da cui veniamo, dai mondi da cui veniamo, e che ben difficilmente ci faranno trovare dalla stessa parte specie nel momento più difficile delle scelte.
einrix- Messaggi : 10607
Data d'iscrizione : 10.04.13
Età : 82
Località : Bergamo e Rimini
Re: A' la guerre comme à la guerre
Non è una situazione complessa, infatti a me appare molto chiara.
Luogo della commedia: l'Italia
Personaggi: il popolo italiano
Gli italiani non amano gli intellettuali, gli italiani amano chi parla semplice ma non perchè (chi è stato, una grande del passato ma non ricordo chi) un grande disse che è "molto più facile parlare oscuro che semplice", ma perchè pensano poco e se uno si rivolge a loro con parole difficili sarebbero costretti a pensare e la cosa non piace. Gli italiani amano il pastore, quello che se fischia acuto vuol dire Attenzione, alle pecore, se fischia modulato, vuol dire stiamo calmi.
Abbiamo tre perfetti interpreti della commedia italiana: Berslusconi, Grillo, Renzi. Sono uguali, intercambiabili, e agli italiani piacciono.
Dei tre quello che io considero il più pericoloso è Grillo, perchè lui è uno strumento del Sistema che io odio. Senza di lui la gente forse andrebbe in piazza con i fucili, con i suoi vaffa si sfoga e la frustrazione personale si smorza. Non è un caso che dopo arrivato Grilo siano spariti i partiti di sinistra(ormai RC la votiamo solo io e i parenti di Ferrero)
Berlusconi è un delinquente e prima o poi doveva cadere: quello che fa ora sono gli spasmi della jena dopo essere stata gravemente azzannata dal leone maschio.
Renzi lo guardo, e non sono d'accordo con Crozza che lo prende in giro. Renzi è un duro, sarebbe stato un industriale perfetto, assolutamente privo com'è di peli sullo stomaco. Asor Rosa ieri ne ha parlato male sul Manifesto, e la Spinelli gli ha fatto eco. Vedremo, tanto io continuerò a votare Ferrero.
Luogo della commedia: l'Italia
Personaggi: il popolo italiano
Gli italiani non amano gli intellettuali, gli italiani amano chi parla semplice ma non perchè (chi è stato, una grande del passato ma non ricordo chi) un grande disse che è "molto più facile parlare oscuro che semplice", ma perchè pensano poco e se uno si rivolge a loro con parole difficili sarebbero costretti a pensare e la cosa non piace. Gli italiani amano il pastore, quello che se fischia acuto vuol dire Attenzione, alle pecore, se fischia modulato, vuol dire stiamo calmi.
Abbiamo tre perfetti interpreti della commedia italiana: Berslusconi, Grillo, Renzi. Sono uguali, intercambiabili, e agli italiani piacciono.
Dei tre quello che io considero il più pericoloso è Grillo, perchè lui è uno strumento del Sistema che io odio. Senza di lui la gente forse andrebbe in piazza con i fucili, con i suoi vaffa si sfoga e la frustrazione personale si smorza. Non è un caso che dopo arrivato Grilo siano spariti i partiti di sinistra(ormai RC la votiamo solo io e i parenti di Ferrero)
Berlusconi è un delinquente e prima o poi doveva cadere: quello che fa ora sono gli spasmi della jena dopo essere stata gravemente azzannata dal leone maschio.
Renzi lo guardo, e non sono d'accordo con Crozza che lo prende in giro. Renzi è un duro, sarebbe stato un industriale perfetto, assolutamente privo com'è di peli sullo stomaco. Asor Rosa ieri ne ha parlato male sul Manifesto, e la Spinelli gli ha fatto eco. Vedremo, tanto io continuerò a votare Ferrero.
cireno- Messaggi : 1510
Data d'iscrizione : 10.04.13
Età : 124
Località : Milano
Re: A' la guerre comme à la guerre
Purtroppo sempre più spesso si identifica la politica con l'attività dei partiti e specie per coloro che il partito lo frequentano attivamente, tutto ciò che esce dagli schemi è fonte di critica e disapprovazione.
Renzi è un uomo che si è servito del partito per arrivare dove la sua ambizione lo ha spinto, ma non è e non sarà mai schiavo degli schemi che, penso, in cuor suo banalizza e trascura qualche volta disprezzandoli.
La politica è l'arte del possibile che ha come fine la gestione pratica del bene comune. Ed è anche teoria, materia di riflessione e scontro sugli strumenti da usare per raggiungere i propri fini, e come tale tende a idealizzarsi, e dunque a schematizzarsi fornendo come prodotto principi e regole ai quali la politica si deve uniformare, disciplinarsi.
Renzi è un pragmatico della politica, uno che aborre l'establishment; se ne serve, ma nulla gli concede, e quindi appare come lui stesso vuole apparire: il rottamatore, il rivoluzionario irrispettoso del sistema, l'uomo pratico che guarda ai problemi li mette in evidenza, spiega come si possono risolvere e saltando i tempi e i riti che l'establishment impone va diritto alla meta. Parlando semplice, tra l'altro, il che in questo mondo mediatico è arma vincente, alla portata di tutti. E' il leader che buca lo schermo e che, piacendo, può portare i voti anche di coloro che culturalmente non sono in grado di penetrare problemi e le loro soluzioni e che quindi scelgono per simpatia. Come Berlusconi, come Grillo, ma non fuori dal sistema, bensì dentro con il sistema stesso a lui asservito.
Scelgo Renzi come plausibile riformatore, perché se si vuole cambiare in fretta è l'unica realistica proposta che il panorama offre. Lo scelgo perché ciò che si sa di ciò che vuol fare lo condivido. Condivido le priorità che mette in fila e mi aspetto che le scelte dei collaboratori al governo del Paese siano quelli che io stesso sceglierei. Scelgo Renzi con senso pratico e convinto che gli schematismi frusti di "sinistra" "destra", "centro" non abbiano più alcun senso, mentre ha senso trovare in fretta le soluzioni possibili (che spesso non offrono alternative) ai sempre più pressanti problemi e sempre più sulle spalle dei più deboli.
Cuperlo e Civati hanno il diritto-dovere di presentare proposte caratterizzate dalle loro distinte visioni (e Renzi ha la convenienza di ascoltarle), ma non credo che sia per loro conveniente uscire dal partito per affluire in un arcipelago di partitini di sinistra e perdersi con loro in un'opposizione infruttifera, rispetto all'opzione di influenzare le scelte permanendo all'interno del partito.
Se tutto ciò sarà vero, lo verificheremo presto e pur sperando ardentemente di non sbagliare, mi rassegnerò al peggio se i fatti non seguiranno le tante parole fin qui espresse.
Renzi è un uomo che si è servito del partito per arrivare dove la sua ambizione lo ha spinto, ma non è e non sarà mai schiavo degli schemi che, penso, in cuor suo banalizza e trascura qualche volta disprezzandoli.
La politica è l'arte del possibile che ha come fine la gestione pratica del bene comune. Ed è anche teoria, materia di riflessione e scontro sugli strumenti da usare per raggiungere i propri fini, e come tale tende a idealizzarsi, e dunque a schematizzarsi fornendo come prodotto principi e regole ai quali la politica si deve uniformare, disciplinarsi.
Renzi è un pragmatico della politica, uno che aborre l'establishment; se ne serve, ma nulla gli concede, e quindi appare come lui stesso vuole apparire: il rottamatore, il rivoluzionario irrispettoso del sistema, l'uomo pratico che guarda ai problemi li mette in evidenza, spiega come si possono risolvere e saltando i tempi e i riti che l'establishment impone va diritto alla meta. Parlando semplice, tra l'altro, il che in questo mondo mediatico è arma vincente, alla portata di tutti. E' il leader che buca lo schermo e che, piacendo, può portare i voti anche di coloro che culturalmente non sono in grado di penetrare problemi e le loro soluzioni e che quindi scelgono per simpatia. Come Berlusconi, come Grillo, ma non fuori dal sistema, bensì dentro con il sistema stesso a lui asservito.
Scelgo Renzi come plausibile riformatore, perché se si vuole cambiare in fretta è l'unica realistica proposta che il panorama offre. Lo scelgo perché ciò che si sa di ciò che vuol fare lo condivido. Condivido le priorità che mette in fila e mi aspetto che le scelte dei collaboratori al governo del Paese siano quelli che io stesso sceglierei. Scelgo Renzi con senso pratico e convinto che gli schematismi frusti di "sinistra" "destra", "centro" non abbiano più alcun senso, mentre ha senso trovare in fretta le soluzioni possibili (che spesso non offrono alternative) ai sempre più pressanti problemi e sempre più sulle spalle dei più deboli.
Cuperlo e Civati hanno il diritto-dovere di presentare proposte caratterizzate dalle loro distinte visioni (e Renzi ha la convenienza di ascoltarle), ma non credo che sia per loro conveniente uscire dal partito per affluire in un arcipelago di partitini di sinistra e perdersi con loro in un'opposizione infruttifera, rispetto all'opzione di influenzare le scelte permanendo all'interno del partito.
Se tutto ciò sarà vero, lo verificheremo presto e pur sperando ardentemente di non sbagliare, mi rassegnerò al peggio se i fatti non seguiranno le tante parole fin qui espresse.
Adam- Messaggi : 609
Data d'iscrizione : 10.04.13
Età : 92
Località : Roma
Re: A' la guerre comme à la guerre
einrix ha scritto:Non hai migliorato molto la tua posizione, nei miei giudizi. Resti sconclusionata, e non ti aiuta neppure la proprietà di linguaggio. Passare da Civati a Renzi è la miglior espressione della tua confusione.
...Tanta gente pensa a Pasolini come ad un maestro, ma cosa ha capito del suo pensiero se oggi crede alla stampa ed alla televisione che hanno reso di massa la loro cultura normalizzata agli interessi della classe dominante! Questo mi domando, cara Lara.
Intanto diciamo che se uno mi chiama sconclusionato, io mi convinco che è un cretino.
Ma poiché l'epiteto non lo hai rivolto a me, mi limito a farti una critica pacata: tutta la tua filippica si basa sul far finta di non capire quello che ha detto Lara, o di capire quello che ti fa comodo di capire per poter fare la filippica - che è la stessa cosa.
Il guauio (per te) è che le cose scritte rimangono lì, a disposizione di chi vuole leggerle, o rileggerle: "E’ superfluo aggiungere che io faccio il tifo per Renzi, perché questa guerra deve finire, ed anche se non lo avrei mai scelto come generale, ora è diventato il simbolo della spallata al regime. "
Lara - o Cireno, o anche io - non siamo "passati a Renzi": ci si limita a commentare l'evolversi della situazione, perché ripetere ad infinitum i giudizi basilari sulle cose e le persone sarebbe da maniaci, e oltre tutto ci si rompe anche le palle.
La situazione attuale vede (1) la politica dipendere dalle decisioini e dai comportamenti del PD, (2) il PD dipendere da Renzi: quindi tutte le aspettative che io, tu, Lara, Cireno, Arzak, Rossoverde, Adam, Shaka, Amiter, e forse perfino la tua nuova musa Tessa, riponiamo nella politica dipendono in questo momento da Renzi, e dunque esaminiamo Renzi in rapporto a quelle aspettative, ai problemi e ai rapporti con gli altri protagonisti della politica stessa.
Del resto, tu che hai votato Cuperlo, devi prendere atto che anche lui è "passato a Renzi", visto che si è adeguato al fatto che ora il partito è guidato e s'identifica con il Sindaco fiorentino.
E poi, non sei tu che hai scritto una cosa estremamente simile a quella di Lara, in senso pragmatico, parlando di SEL e della sinistra radicale (qualificandola squallidamente con la "puzza sotto al naso") dicendo che, se prendessero il 25-30% dei voti, tu li appoggersti, perché tu vuoi appoggiare comunque "ciò che sta più a sinistra", purché sia forte?
Sulla questione Pasolini, diciamo innnazi tutto che nessuno che lo apprezzi davvero lo considera un "maestro": un artista semmai, o forse un amico.
Sulla questione stampa e informazione, t'ho risposto già quattro cinque volte. Inutilmente, visto che fai finta di non sentire e non capire, e non rispondi mai nel merito. Ormai mi sono rotto.
Rom- Messaggi : 996
Data d'iscrizione : 10.04.13
Re: A' la guerre comme à la guerre
Adam ha scritto:Purtroppo sempre più spesso si identifica la politica con l'attività dei partiti e specie per coloro che il partito lo frequentano attivamente, tutto ciò che esce dagli schemi è fonte di critica e disapprovazione.
Renzi è un uomo che si è servito del partito per arrivare dove la sua ambizione lo ha spinto, ma non è e non sarà mai schiavo degli schemi che, penso, in cuor suo banalizza e trascura qualche volta disprezzandoli.
La politica è l'arte del possibile che ha come fine la gestione pratica del bene comune. Ed è anche teoria, materia di riflessione e scontro sugli strumenti da usare per raggiungere i propri fini, e come tale tende a idealizzarsi, e dunque a schematizzarsi fornendo come prodotto principi e regole ai quali la politica si deve uniformare, disciplinarsi.
Renzi è un pragmatico della politica, uno che aborre l'establishment; se ne serve, ma nulla gli concede, e quindi appare come lui stesso vuole apparire: il rottamatore, il rivoluzionario irrispettoso del sistema, l'uomo pratico che guarda ai problemi li mette in evidenza, spiega come si possono risolvere e saltando i tempi e i riti che l'establishment impone va diritto alla meta. Parlando semplice, tra l'altro, il che in questo mondo mediatico è arma vincente, alla portata di tutti. E' il leader che buca lo schermo e che, piacendo, può portare i voti anche di coloro che culturalmente non sono in grado di penetrare problemi e le loro soluzioni e che quindi scelgono per simpatia. Come Berlusconi, come Grillo, ma non fuori dal sistema, bensì dentro con il sistema stesso a lui asservito.
Scelgo Renzi come plausibile riformatore, perché se si vuole cambiare in fretta è l'unica realistica proposta che il panorama offre. Lo scelgo perché ciò che si sa di ciò che vuol fare lo condivido. Condivido le priorità che mette in fila e mi aspetto che le scelte dei collaboratori al governo del Paese siano quelli che io stesso sceglierei. Scelgo Renzi con senso pratico e convinto che gli schematismi frusti di "sinistra" "destra", "centro" non abbiano più alcun senso, mentre ha senso trovare in fretta le soluzioni possibili (che spesso non offrono alternative) ai sempre più pressanti problemi e sempre più sulle spalle dei più deboli.
Cuperlo e Civati hanno il diritto-dovere di presentare proposte caratterizzate dalle loro distinte visioni (e Renzi ha la convenienza di ascoltarle), ma non credo che sia per loro conveniente uscire dal partito per affluire in un arcipelago di partitini di sinistra e perdersi con loro in un'opposizione infruttifera, rispetto all'opzione di influenzare le scelte permanendo all'interno del partito.
Se tutto ciò sarà vero, lo verificheremo presto e pur sperando ardentemente di non sbagliare, mi rassegnerò al peggio se i fatti non seguiranno le tante parole fin qui espresse.
Oh, Adam, meno male che siamo in due a sperare che Renzi riesca dove i nostri campioni designati non sono mai riusciti.
Io non ho votato Renzi, per il quale ho un diffidenza antropologica insormontabile, ma non ho pregiudiziali ideologiche e mi auguro con tutto il cuore che riesca, nel modo rozzo dei parvenus, a non farsi imbrigliare nelle cerimonie iniziatiche che ti inglobano nella tribù, per impedirti di far danni.
Se riesce a rimuovere parte delle anormalità di sistema che bloccano il paese, vorrà dire che sarebbe bastato volerlo con decisione e coraggio per ottenerlo, e questo deporrà ancor più a sfavore di chi non ci ha neppure provato per tanti anni.
Taddei e Barca, della squadra di Civati, si sono messi a disposizione di Renzi per quanto riguarda le loro competenze, anche loro evidentemente confusi quanto me, ma decisi a cogliere l’occasione insperata di incidere veramente sui problemi.
Certo, che diamine, non si ha alcun rispetto per i riti, come sospira Vendola, sorpreso qualche tempo fa a solidarizzare sguaiatamente col portavoce dei Riva, che è un rito abbastanza incomprensibile per chi avverte che la forma è sostanza.
Lara- Messaggi : 198
Data d'iscrizione : 10.04.13
Re: A' la guerre comme à la guerre
Sarà bello ricordare tra qualche tempo le dichiarazioni d'amore a Renzi, dopo aver appena tradito Civati.
In fondo, come diceva un amico, con Craxi incominciò proprio così.
Chi sa se qualcuno di quelli che vedono bene Renzi oggi, fosse craxiano anche allora. La storia spesso si ripete, per pigrizia, ma si ripete.
In fondo, come diceva un amico, con Craxi incominciò proprio così.
Chi sa se qualcuno di quelli che vedono bene Renzi oggi, fosse craxiano anche allora. La storia spesso si ripete, per pigrizia, ma si ripete.
einrix- Messaggi : 10607
Data d'iscrizione : 10.04.13
Età : 82
Località : Bergamo e Rimini
Re: A' la guerre comme à la guerre
Lara ha scritto:
Oh, Adam, meno male che siamo in due a sperare che Renzi riesca dove i nostri campioni designati non sono mai riusciti.
Io non ho votato Renzi, per il quale ho un diffidenza antropologica insormontabile, ma non ho pregiudiziali ideologiche e mi auguro con tutto il cuore che riesca, nel modo rozzo dei parvenus, a non farsi imbrigliare nelle cerimonie iniziatiche che ti inglobano nella tribù, per impedirti di far danni.
Se riesce a rimuovere parte delle anormalità di sistema che bloccano il paese, vorrà dire che sarebbe bastato volerlo con decisione e coraggio per ottenerlo, e questo deporrà ancor più a sfavore di chi non ci ha neppure provato per tanti anni.
Taddei e Barca, della squadra di Civati, si sono messi a disposizione di Renzi per quanto riguarda le loro competenze, anche loro evidentemente confusi quanto me, ma decisi a cogliere l’occasione insperata di incidere veramente sui problemi.
Certo, che diamine, non si ha alcun rispetto per i riti, come sospira Vendola, sorpreso qualche tempo fa a solidarizzare sguaiatamente col portavoce dei Riva, che è un rito abbastanza incomprensibile per chi avverte che la forma è sostanza.
Con te non ho avuto occasione di dialogare di persona, con Adam si, in ogni caso vi considero due persone preparate ma soprattutto intelligenti. Quindi puoi capire il motivo che mi fa essere stralunato quando leggo la tua, e di Adam, speranza nelle possibilità che Renzi riesca a sistemare almeno alcune delle molte magagne del Paese. Stralunato certo perché, al di là dell’affermazione di Adam che vorrebbe che “destra-centro e sinistra” siano ormai reperti archeologici-che io non condivido assolutamente-mi chiedo come possiate avere speranza nelle azioni di governo di un uomo, certamente furbo, certamente svelto, energico, intelligente, forse anche colto, ma che con la capacità di operare scelte di governo a favore dell’Italia presa come popolazione, non tanto come impresa o sistema, non c’azzecca niente, per intrinseca incapacità a vedere più in là di un democristianismo sociale.
Io guardo a un altro giovane, e parlo di Alexis Tsipras, che ha l’età, suppergiù, di Renzi ma che, diversamente da lui(e da Adam) pensa che la salvezza del mondo non è nelle idee, per Renzi-Letta-Franceschini et similia intoccabili, del neo-liberismo imperante ma ancora nelle teorie economiche, ovviamente modificate per adeguarle ai mutati tempi, che Marx ci ha lasciato. Renzi non solo non sarà mai un Alexis Tsipras ma nemmeno riuscirà a convincere i finti ex-berlusconiani alleati a fare qualcosa di veramente utile al Paese, perché questi (ricordiamo l’ostacolo IMU piazzato, per volere del delinquente, sulla strada di Saccomanni) hanno un elettorato fondamentalmente stupido, altrimenti non avrebbe creduto per vent’anni a un errore come Berlusconi, ed è a quello che guardano, non al Paese, che hanno anche loro contribuito ad affossare, oltretutto.
cireno- Messaggi : 1510
Data d'iscrizione : 10.04.13
Età : 124
Località : Milano
Re: A' la guerre comme à la guerre
Da qualche parte ho scritto, giorni fa, che alle europee voterò molto probabilmente la lista Tsipras - se riusciranno a realizzarla. La voterò perché le idee che Tsipras ha espresso per risolvere i problemi economici dell'Europa e, in particolare dei paesi in difficoltà di bilancio, sono perfettamente condivisibili, di stampo socialdemocratico e fortemente pragmatiche, quindi non orpellate con ideologia alcuna che non sia una lotta senza quartiere alla prepotenza dei paesi del Nord. Nemmeno più della famigerata triade, dalla quale il FMI si è - almeno nelle più recenti dichiarazioni - distinto, riconoscendo che le imposizioni del rigore sono la prima causa del declino inarrestabile dei paesi in difficoltà, ma dei paesi tedesco e satelliti chiusi nel loro egoismo miope, nel quale tral'altro ci sguazzano guadagnandoci a nostre spese.
Qui il neoliberismo poco ci azzecca: esso è una piaga da guarire, ma con realismo pragmatico, cioè non rivoluzionario, ma determinato a piccoli passi a legiferare in modo da estirpare questo cancro post moderno che affligge l'umanità e legiferare a livello globale, poiché l'iniziativa di un solo Stato o di pochi, non servirebbe ad altro che ad ulteriormente indebolirli.
I mezzi che Tsiprad propone per modificare lo stato di fatto sono una conferenza generale che, come nel '53 risolse i gravi problemi di bilancio che soffocavano la Germania riducendo e ristrutturando il debiti di guerra, così oggi affronti il problema dei debiti accumulati dagli Stati deboli, ristrutturandoli se del caso, ma sopratutto mutualizzandoli creando con la BCE un investitore di ultima istanza. Rimedi plausibili e materialmente possibili se si creerà una maggioranza capace di imporli. Per fare questo è necessario costituire un governo dell'economia e della finanza comunitario che abbia il primato su quelli nazionali, e ciò nell'interesse precipuo dell'Euro ossia dell'Unione Europea.
Per questo vorrei che la sinistra rappresentata da Tsipras nell'Assemblea di Strasburgo guadagnasse peso a sufficienza da divenire fulcro delle iniziative di cui si è detto, non certo per pensare che egli da (ex)comunista possa essere il leader rivoluzionario che il mio amico Cireno auspica. E lo vorrei in evidente contrasto con la sinistra rappresentata in Europa dal PSE, per il semplice motivo che questa unione di partiti di sinistra in vent'anni non hanno fatto altro che allinearsi con l'Establishment di marca teutonica.
Per tornare al thread, io non ho certezze sul destino di Renzi Presidente del Consiglio, ma buone speranze coltivate nel duplice orto della disperazione per mancanza di alternative, e nel fatto che l'Uomo Renzi mi pare dotato di giuste ambizioni e di mezzi personali adatti allo scopo. Poi, come sempre, chi vivrà, vedrà.
Qui il neoliberismo poco ci azzecca: esso è una piaga da guarire, ma con realismo pragmatico, cioè non rivoluzionario, ma determinato a piccoli passi a legiferare in modo da estirpare questo cancro post moderno che affligge l'umanità e legiferare a livello globale, poiché l'iniziativa di un solo Stato o di pochi, non servirebbe ad altro che ad ulteriormente indebolirli.
I mezzi che Tsiprad propone per modificare lo stato di fatto sono una conferenza generale che, come nel '53 risolse i gravi problemi di bilancio che soffocavano la Germania riducendo e ristrutturando il debiti di guerra, così oggi affronti il problema dei debiti accumulati dagli Stati deboli, ristrutturandoli se del caso, ma sopratutto mutualizzandoli creando con la BCE un investitore di ultima istanza. Rimedi plausibili e materialmente possibili se si creerà una maggioranza capace di imporli. Per fare questo è necessario costituire un governo dell'economia e della finanza comunitario che abbia il primato su quelli nazionali, e ciò nell'interesse precipuo dell'Euro ossia dell'Unione Europea.
Per questo vorrei che la sinistra rappresentata da Tsipras nell'Assemblea di Strasburgo guadagnasse peso a sufficienza da divenire fulcro delle iniziative di cui si è detto, non certo per pensare che egli da (ex)comunista possa essere il leader rivoluzionario che il mio amico Cireno auspica. E lo vorrei in evidente contrasto con la sinistra rappresentata in Europa dal PSE, per il semplice motivo che questa unione di partiti di sinistra in vent'anni non hanno fatto altro che allinearsi con l'Establishment di marca teutonica.
Per tornare al thread, io non ho certezze sul destino di Renzi Presidente del Consiglio, ma buone speranze coltivate nel duplice orto della disperazione per mancanza di alternative, e nel fatto che l'Uomo Renzi mi pare dotato di giuste ambizioni e di mezzi personali adatti allo scopo. Poi, come sempre, chi vivrà, vedrà.
Adam- Messaggi : 609
Data d'iscrizione : 10.04.13
Età : 92
Località : Roma
Re: A' la guerre comme à la guerre
Con tutte le mie riserve sul paese reale, l'impressione non è male: staremo a vedere.
http://www.unita.it/politica/renzi-colle-napolitano-quirinale-incarico-premier-totoministri-governo-fiducia-diretta-video-1.552146
http://www.unita.it/politica/renzi-colle-napolitano-quirinale-incarico-premier-totoministri-governo-fiducia-diretta-video-1.552146
einrix- Messaggi : 10607
Data d'iscrizione : 10.04.13
Età : 82
Località : Bergamo e Rimini
Re: A' la guerre comme à la guerre
cireno ha scritto:Con te non ho avuto occasione di dialogare di persona, con Adam si, in ogni caso vi considero due persone preparate ma soprattutto intelligenti. Quindi puoi capire il motivo che mi fa essere stralunato quando leggo la tua, e di Adam, speranza nelle possibilità che Renzi riesca a sistemare almeno alcune delle molte magagne del Paese.
Confermo, essendo persona informata sul fatto, che Lara corrisponde al tuo giudizio, e anche qualcosa in più.
Ma io voglio e devo parlare per me,anche se (o proprio perché) nella fattispecie non la penso molto diversamente da lei.
Non confido per nulla che Renzi, in quanto Renzi, risolva i problemi che abbiamo. O che li risolva nella direzione che io, tu, Lara e molti di noi, qui, vorremmo.
Faccio un passetto indietro, e ripropongo il discorso di Lara in estrema, e libera, sintesi.
La situazione politica italiana è allo stato di palude, di veti incrociati, parlamento bloccato, partiti in confusione, mancanza di idee, degrado personalistico.
Fino a questo momento il PD - unico partito al quale aggrapparsi, per la sua identità e la tradizione che bene o male rappresenta - ha fatto parte di questa situazione, e anzi ne è stato uno dei responsabili, sia pure in forme, in modi e per ragioni diverse dagli altri.
Le primarie che hanno portato Renzi alla leadership fanno parte del problema, non ne sono la soluzione. Ma prendiamo atto che Renzi c'è.
Cosa aspettarsi da Renzi, di positivo, in rapporto con quello che pensiamo di lui e con quello che ha mostrato/detto finora, data la situazione?
Risposta: che almeno dia una grande smossa alla palude.
Risposta subordinata, più speranza che previsione: che dia una mezza sistemata almeno a quei problemi che non richiedono una visione politica "di sinistra", ma solo buon senso.
Chi come me e te - per Lara il discorso è più complesso - avrebbe altre aspettative, di sinistra, solo questo giustifica l'eventualità di rimanere ancora aggrappati, o non del tutto alieni almeno spiritualmente, dall'attuale PD: l'idea, appunto, che possa fare comunque "qualcosa".
Se questo "qualcosa" appare incerto, criticabile, improbabile, non è colpa nostra, ma del PD - e di chi, aggiungo, negli anni ha sempre rigettato le critiche, per esempio sul valore da dare al mantra delle "primarie", decantate come trionfo della democrazia.
Rom- Messaggi : 996
Data d'iscrizione : 10.04.13
Re: A' la guerre comme à la guerre
Siamo almeno in tre: Adam e Lara mi riconosceranno di aver detto su Renzi già mesi fa cose simili a quelle che hanno entrambi così bene espresso.
Vargas- Messaggi : 526
Data d'iscrizione : 10.04.13
Età : 59
Re: A' la guerre comme à la guerre
Letta ha dovuto trattare con Berlusconi per fare il suo governo di scopo, visto il fallimento di Bersani sconfitto alle elezioni e che viene snobbato dal M5S. Allora nacque quel governo Letta che ha prodotto di buono la frattura del PdL. Governo che poi si è impantanato nella realtà del Parlamento, in cui ci sono forze che su molti temi cambiano alleanze. I partiti piccoli che non vogliono la legge elettorale dei partiti grossi e si riallineano: Casini con Berlusconi sulla faccenda Senato che deve costituirsi o meno, parte civile nel processo contro Berlusconi. Oppure sulle libertà di genere, o sulle droghe, o sulla nazionalità per i nati in italia. Sull'art. 18 che prima o poi rispunta fuori, e l'elenco potrebbe continuare.
Non è che Renzi, d'incanto trovi il terreno sgombero da questi intralci, e se ora nessuno ne parla, è perché c'è da spartirsi i ministeri. Quelle sono cose che si tireranno fuori dopo, come strumenti di trattativa sino al ricatto ed alla rottura. Insomma ci vuole qualche mese, ma la cosa più probabile è di ritrovarsi nelle stesse condizioni dell'ultimo giorno del governo Letta. In pratica, la situazione della politica nel medio periodo resta quella di oggi. C'è anche l'aggravante finto di Civati che dice che se non si coinvolge SEL lui il nuovo governo non lo vota. Finto, perché SEL a questo governo non ha intenzione di partecipare e se sarà necessario, Renzi glielo chiederà proprio per ricevere quel rifiuto formale da passare a Civati, che comunque può sempre tornare a fare il cento unesimo anche con Renzi.
Perciò di concreto vedo pochi cambiamenti per il futuro.
Anche questa volta, come per le altre, spero di sbagliarmi, ma ne dubito.
La sola cosa buona è che un qualsiasi Renzi nel PD può diventare segretario, e a trentanove anni essere capo di governo. Nel PdL una carriera simile può farla solo una figlia di Berlusconi, mentre negli altri partiti, neanche a parlarne, compreso SEL che ormai è Vendola dipendente. Chissà se questo la gente le vede. Io ne dubito molto, e forse tutto questo, seppure carico di pericoli, è il vero plus del PD.
Speriamo e vediamo come ne usciremo da questa storia; le novità non mancano.
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/02/17/ncd-alfano-berlusconi-irriconoscibile-e-circondato-da-inutili-idioti/266259/
Non è che Renzi, d'incanto trovi il terreno sgombero da questi intralci, e se ora nessuno ne parla, è perché c'è da spartirsi i ministeri. Quelle sono cose che si tireranno fuori dopo, come strumenti di trattativa sino al ricatto ed alla rottura. Insomma ci vuole qualche mese, ma la cosa più probabile è di ritrovarsi nelle stesse condizioni dell'ultimo giorno del governo Letta. In pratica, la situazione della politica nel medio periodo resta quella di oggi. C'è anche l'aggravante finto di Civati che dice che se non si coinvolge SEL lui il nuovo governo non lo vota. Finto, perché SEL a questo governo non ha intenzione di partecipare e se sarà necessario, Renzi glielo chiederà proprio per ricevere quel rifiuto formale da passare a Civati, che comunque può sempre tornare a fare il cento unesimo anche con Renzi.
Perciò di concreto vedo pochi cambiamenti per il futuro.
Anche questa volta, come per le altre, spero di sbagliarmi, ma ne dubito.
La sola cosa buona è che un qualsiasi Renzi nel PD può diventare segretario, e a trentanove anni essere capo di governo. Nel PdL una carriera simile può farla solo una figlia di Berlusconi, mentre negli altri partiti, neanche a parlarne, compreso SEL che ormai è Vendola dipendente. Chissà se questo la gente le vede. Io ne dubito molto, e forse tutto questo, seppure carico di pericoli, è il vero plus del PD.
Speriamo e vediamo come ne usciremo da questa storia; le novità non mancano.
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/02/17/ncd-alfano-berlusconi-irriconoscibile-e-circondato-da-inutili-idioti/266259/
einrix- Messaggi : 10607
Data d'iscrizione : 10.04.13
Età : 82
Località : Bergamo e Rimini
Re: A' la guerre comme à la guerre
... be', certo... quelli che dopo 20 anni continuano ancora a credere in Berlusconi sono certamente stupidi... ma chi dopo circa 2 secoli continua ancora a credere che le "teorie economiche" di Marx possano essere "adeguate" ai tempi odierni è quasi 10 volte più stupido... in effetti 20x10=200...
PS: chiedo scusa ai sostenitori delle teorie di Marx che hanno un po' più di rispetto per gli altri, è evidente che non mi riferivo a loro...
PS: chiedo scusa ai sostenitori delle teorie di Marx che hanno un po' più di rispetto per gli altri, è evidente che non mi riferivo a loro...
Amiter- Messaggi : 456
Data d'iscrizione : 10.04.13
Età : 28
Re: A' la guerre comme à la guerre
Le teorie di Marx si possono dividere in tre filoni: l'interpretazione della realtà, i metodi per modificarla ed il risultato finale di tali modifiche.
L'ultima parte la si può definire fallace, non essendosi verificato quanto previsto. La seconda parte ormai è quasi da tutti ritenuta superata o inattuabile, anche per le fallimentari esperienze pregresse.
Ma sull'interpretazione della realtà, non c'è niente da fare: la sua validità rimane in piedi anche a distanza di due secoli. Direi anzi che ogni giorno che passa la vede sempre più confermata...
L'ultima parte la si può definire fallace, non essendosi verificato quanto previsto. La seconda parte ormai è quasi da tutti ritenuta superata o inattuabile, anche per le fallimentari esperienze pregresse.
Ma sull'interpretazione della realtà, non c'è niente da fare: la sua validità rimane in piedi anche a distanza di due secoli. Direi anzi che ogni giorno che passa la vede sempre più confermata...
Arzak- Messaggi : 363
Data d'iscrizione : 10.04.13
Re: A' la guerre comme à la guerre
Le conosci tu Amiter le teorie economiche di Marx?
Le teorie economiche di Marx sono quelle che si sviluppano dal mille e quattrocento fino ai suoi giorni, e non le mette in discussione, anzi, le studia profondamente e ne diventa un buon conoscitore. Lui stabilisce dei principi di diritto: il plus valore non è detto che debba restare in mano al proprietario del capitale, della fabbrica, del terreno, ma quel bene intanto viene prodotto dal lavoro umano, ed in quella misura è merce possieduta dal lavoratore, prima che questi la ceda, la alieni, dandola al capitalista che lo ha assunto. Le sue sono teorie politiche, quando sostiene che i lavoratori possono rivendicare un ben diverso salario, o quando possono ottenere di difendere i loro diritti attraverso i sindacati e la rappresentanza politica.
E' sua anche la teoria che il capitalismo possa spingere le masse sfruttate alla rivoluzione, ma anche questa non è una teoria economica, è una teoria politica.
Non è successo dappertutto che ci sia stata una rivoluzione o un quarantotto, ma è successo. Quindi, per quegli anni, nel momento di massimo sviluppo del capitalismo e dello sfruttamento, era ragionevole che quello che pensava dovesse avvenire; aveva più che ragione e la storia è proprio li a dimostrarlo.
Poi, col passare del tempo si sono generati altri sviluppi legati alla politica (la democrazia, la rappresentanza sindacale) che hanno reso più complesso l'operare del capitalismo dei primi tempi, tanto da renderlo irriconoscibile. E non solo quello: l'interazione tra capitalismo e socialismo ha portato alla redistribuzione dei diritti e dei doveri, ma anche dei beni che venivano venduti in parte anche agli stessi lavoratori-consumatori. Oggi, però, superata la fase epica del capitalismo sfruttamento, e che siamo entrati nella fase del capitalismo-mercato, siamo tornati in una qualche misura, ai banchieri del mille e cinquecento, in era precapitalistica, ma comunque di colonizzazioni e di guerre che costavano e venivano finanziate dai possessori di capitali di quel tempo. Oggi, col post capitalismo e la democrazia, riviviamo gli effetti del mercato dei capitali globale, nelle nuove forme rese possibili da una assurda capitalizzazione virtuale (vedi i derivati), e da Internet. Nel 1500 inventarono le cambiali e le lettere di credito proprio per spostare capitali senza spostare oro e denari, oggi lo si fa come allora, ma alla velocità della luce, tanto che talvolta se ne perde persino il senso. Negli anni della rivoluzione industriale, il capitale immobilizzato nelle fabbriche aveva dei tempi di circolazione e ricapitalizzazione ben più lunghi.
Ecco in soldoni come stanno le cose, Amiter, e non disturbare Marx per parlare di Renzi od Alfano, che non è proprio il caso.
Le teorie economiche di Marx sono quelle che si sviluppano dal mille e quattrocento fino ai suoi giorni, e non le mette in discussione, anzi, le studia profondamente e ne diventa un buon conoscitore. Lui stabilisce dei principi di diritto: il plus valore non è detto che debba restare in mano al proprietario del capitale, della fabbrica, del terreno, ma quel bene intanto viene prodotto dal lavoro umano, ed in quella misura è merce possieduta dal lavoratore, prima che questi la ceda, la alieni, dandola al capitalista che lo ha assunto. Le sue sono teorie politiche, quando sostiene che i lavoratori possono rivendicare un ben diverso salario, o quando possono ottenere di difendere i loro diritti attraverso i sindacati e la rappresentanza politica.
E' sua anche la teoria che il capitalismo possa spingere le masse sfruttate alla rivoluzione, ma anche questa non è una teoria economica, è una teoria politica.
Non è successo dappertutto che ci sia stata una rivoluzione o un quarantotto, ma è successo. Quindi, per quegli anni, nel momento di massimo sviluppo del capitalismo e dello sfruttamento, era ragionevole che quello che pensava dovesse avvenire; aveva più che ragione e la storia è proprio li a dimostrarlo.
Poi, col passare del tempo si sono generati altri sviluppi legati alla politica (la democrazia, la rappresentanza sindacale) che hanno reso più complesso l'operare del capitalismo dei primi tempi, tanto da renderlo irriconoscibile. E non solo quello: l'interazione tra capitalismo e socialismo ha portato alla redistribuzione dei diritti e dei doveri, ma anche dei beni che venivano venduti in parte anche agli stessi lavoratori-consumatori. Oggi, però, superata la fase epica del capitalismo sfruttamento, e che siamo entrati nella fase del capitalismo-mercato, siamo tornati in una qualche misura, ai banchieri del mille e cinquecento, in era precapitalistica, ma comunque di colonizzazioni e di guerre che costavano e venivano finanziate dai possessori di capitali di quel tempo. Oggi, col post capitalismo e la democrazia, riviviamo gli effetti del mercato dei capitali globale, nelle nuove forme rese possibili da una assurda capitalizzazione virtuale (vedi i derivati), e da Internet. Nel 1500 inventarono le cambiali e le lettere di credito proprio per spostare capitali senza spostare oro e denari, oggi lo si fa come allora, ma alla velocità della luce, tanto che talvolta se ne perde persino il senso. Negli anni della rivoluzione industriale, il capitale immobilizzato nelle fabbriche aveva dei tempi di circolazione e ricapitalizzazione ben più lunghi.
Ecco in soldoni come stanno le cose, Amiter, e non disturbare Marx per parlare di Renzi od Alfano, che non è proprio il caso.
einrix- Messaggi : 10607
Data d'iscrizione : 10.04.13
Età : 82
Località : Bergamo e Rimini
Re: A' la guerre comme à la guerre
cireno ha scritto:
Con te non ho avuto occasione di dialogare di persona, con Adam si, in ogni caso vi considero due persone preparate ma soprattutto intelligenti. Quindi puoi capire il motivo che mi fa essere stralunato quando leggo la tua, e di Adam, speranza nelle possibilità che Renzi riesca a sistemare almeno alcune delle molte magagne del Paese. Stralunato certo perché, al di là dell’affermazione di Adam che vorrebbe che “destra-centro e sinistra” siano ormai reperti archeologici-che io non condivido assolutamente-mi chiedo come possiate avere speranza nelle azioni di governo di un uomo, certamente furbo, certamente svelto, energico, intelligente, forse anche colto, ma che con la capacità di operare scelte di governo a favore dell’Italia presa come popolazione, non tanto come impresa o sistema, non c’azzecca niente, per intrinseca incapacità a vedere più in là di un democristianismo sociale.
Io guardo a un altro giovane, e parlo di Alexis Tsipras, che ha l’età, suppergiù, di Renzi ma che, diversamente da lui(e da Adam) pensa che la salvezza del mondo non è nelle idee, per Renzi-Letta-Franceschini et similia intoccabili, del neo-liberismo imperante ma ancora nelle teorie economiche, ovviamente modificate per adeguarle ai mutati tempi, che Marx ci ha lasciato. Renzi non solo non sarà mai un Alexis Tsipras ma nemmeno riuscirà a convincere i finti ex-berlusconiani alleati a fare qualcosa di veramente utile al Paese, perché questi (ricordiamo l’ostacolo IMU piazzato, per volere del delinquente, sulla strada di Saccomanni) hanno un elettorato fondamentalmente stupido, altrimenti non avrebbe creduto per vent’anni a un errore come Berlusconi, ed è a quello che guardano, non al Paese, che hanno anche loro contribuito ad affossare, oltretutto.
In questi giorni stavo riflettendo sul fatto che io, e tanti altri elettori di centro-sinistra, ci siamo rifiutati di votare Renzi, proprio per quella inconsistenza ideologica che gli attribuivamo e per quell’attitudine sbrigativa da manager, senza intensità, senza quella passione antica e riconoscibile che presumiamo in una certa sinistra più trepida, ma anche più esangue.
E mi è venuto da riflettere in modo ancora più amaro su questa sinistra italiana, tutta chiacchiere e distintivo.
Gli alti lai lanciati per le parole e i fatti impudicamente liquidatori di Renzi non si sono mai levati nelle decine di casi ancor più scandalosi messi in atto dalla nostra destra affaristico-eversiva, proprio perché questa sinistra ha una vocazione innata a processare i propri e a subire in buon ordine tutti gli strali che vengano dall’esterno, per dirla con il buon Shakespeare, senza mai cercare di por loro una fine.
Questo rimandare all’infinito non dico la rivoluzione, ma una qualsiasi energica reazione, è diventata la maschera abituale di una sinistra, capace di scaldare i cuori, ma non di organizzare uno stato efficiente.
Perciò, un boy-scout ambizioso e sostenuto da una parte esasperata del mondo produttivo forse riuscirà a rimettere mano alle regole della concorrenza e a sgombrare il terreno dai mille recinti predisposti per un pugno di privilegiati, mentre la sinistra canonica non trova di meglio che cercare di stabilire se etichettare questi sforzi sotto il vessillo del liberalismo oppure no, come se non fosse evidente che la parità di trattamento è una nozione di base di qualsiasi dottrina egualitaria.
La pruriginosa indignazione per la defenestrazione di Letta mi pare eccessiva, specie se comparata con la ancor più penosa sensazione di inutile stallo che avremmo dovuto subire per chissà quanto altro tempo, accompagnata da una contemporanea riorganizzazione delle fila da parte di Berlusconi e da una ulteriore crescita dei grillini.
Ma, si sa, giocare d’anticipo è un azzardo sconosciuto a sinistra, per non parlare di immaginare iniziative e proposte che non si possano rifiutare, col rischio per gli altri contendenti di scornarsi davanti all’opinione pubblica.
Per Vendola è stata recentemente coniata la locuzione della “ sinistra narrativa”, e non ci siamo resi conto in questi ultimi anni che tutta la sinistra italiana si è limitata ad una continua narrazione, esagerando gli ostacoli, disegnando orizzonti auspicabili ma come ragionevolmente irraggiungibili, ferventi sacerdoti del futuribile che un destino cinico e baro costringe a rimanere tali, senza mai trasformarsi negli esecutori pratici delle loro idee.
Io ho un animo da cane sciolto, e mi sono sempre sentita imbarazzata dall’aria di conventicola che si stabilisce tra persone che professano le stesse idee. Perché le idee hanno questo di bello, che sono personali e interiormente screziate dalla propria individualità, anche quando si situano in una corrente collettiva. Ed è per me insensato ritenere che sia meglio aderire ligiamente alla corrente collettiva, piuttosto che rimanere fedele alle proprie sfumature di senso.
Dunque, non annetto nessuna rilevanza al fatto che certe riforme possano non essere intestate alla sinistra tradizionale, perché mi interessano le riforme, non il buon nome della sinistra, che pare intenta a voler difendere solo quello.
Capisco che criticare questo ventennio equivale non solo a rinnovellare la vergogna del berlusconismo, ma anche necessariamente a sottolineare l’inadeguatezza di una sinistra, che tuttavia pretende quasi il riconoscimento della sua testimonianza e della sua resistenza.
Dopo vent’anni e il sindaco- segretario, c’è ancora un partito che confonde le qualità del suo elettorato , cioè la testimonianza e la resistenza, con le modalità sufficienti della sua azione politica.
E devono anche farsi insegnare da un cattolico che lo stato si governa laicamente, prescindendo da qualsiasi pregiudiziale, proprio per quel principio di inclusione che è alla base della democrazia.
Naturalmente, tutto questo discorso risulterà vano se e quando scopriremo che anche la scheggia impazzita di Renzi, risultato letale e inarrestabile all’interno del PD, sarà depotenziato e annacquato nella palude esterna delle maggioranze ballerine. Questo riscatterebbe in parte la vecchia dirigenza, ma ci rigetterebbe nello sconforto di sempre.
Lara- Messaggi : 198
Data d'iscrizione : 10.04.13
Re: A' la guerre comme à la guerre
Lara ha scritto:Questo rimandare all’infinito non dico la rivoluzione, ma una qualsiasi energica reazione, è diventata la maschera abituale di una sinistra, capace di scaldare i cuori
...
Per Vendola è stata recentemente coniata la locuzione della “ sinistra narrativa”, e non ci siamo resi conto in questi ultimi anni che tutta la sinistra italiana si è limitata ad una continua narrazione
Magari fosse così.
Le belle bandiere, la narrazione, l'utopia sono una cosa seria, una cosa grande, nonostante i loro limiti evidenti: se - per scelta o per destino - non si costruiscono governi e organizzazioni, con le belle bandiere, le narrazioni e le utopie si possono costruire anime, idee, persone, orizzonti.Si costruisce una cultura.
Per costruire ciò che non è, bisogna prima immaginarlo e desiderarlo: una singola persona può essere capace di fare solo una delle due cose, ma in una società complessa le vocazioni di tutti si sommano e si integrano.
I "cuori" del popolo di sinistra, in questi anni, si sono scaldati per conto proprio, mentre tutto congiurava per raffreddarli.
Tutto quello che tu descrivi, con immagini disperate e amare, è un girare intorno a un vuoto, o più precisamente a quello che rimane della politica quando vengono meno le belle bendiere e le utopie.
Quando vengono meno non solo in un partito, ma nella società stessa alla quale il partito appartiene: te ne accorgi dalla scomparsa di certe parole, o dal fatto che certe parole diventano afone e prive di eco, diventano ottuse e condivise superficialmente da tutti quando per molto tempo erano state taglienti e discriminanti, e sottintendevano da sole un intero "programma" politico.
Quando la politica rimane vuota delle sue trascendenze, è solo amministrazione e compromesso, ambizione e tatticismi, visti nella loro nudità funzionale: chiamiamola pornografia politica, perché, come la pornografia, è fatta solo di azioni, intrecci e penetrazioni.
Rom- Messaggi : 996
Data d'iscrizione : 10.04.13
Re: A' la guerre comme à la guerre
Lara ha scritto:
In questi giorni stavo riflettendo sul fatto che io, e tanti altri elettori di centro-sinistra, ci siamo rifiutati di votare Renzi, proprio per quella inconsistenza ideologica che gli attribuivamo e per quell’attitudine sbrigativa da manager, senza intensità, senza quella passione antica e riconoscibile che presumiamo in una certa sinistra più trepida, ma anche più esangue.
E mi è venuto da riflettere in modo ancora più amaro su questa sinistra italiana, tutta chiacchiere e distintivo.
Gli alti lai lanciati per le parole e i fatti impudicamente liquidatori di Renzi non si sono mai levati nelle decine di casi ancor più scandalosi messi in atto dalla nostra destra affaristico-eversiva, proprio perché questa sinistra ha una vocazione innata a processare i propri e a subire in buon ordine tutti gli strali che vengano dall’esterno, per dirla con il buon Shakespeare, senza mai cercare di por loro una fine.
Questo rimandare all’infinito non dico la rivoluzione, ma una qualsiasi energica reazione, è diventata la maschera abituale di una sinistra, capace di scaldare i cuori, ma non di organizzare uno stato efficiente.
Perciò, un boy-scout ambizioso e sostenuto da una parte esasperata del mondo produttivo forse riuscirà a rimettere mano alle regole della concorrenza e a sgombrare il terreno dai mille recinti predisposti per un pugno di privilegiati, mentre la sinistra canonica non trova di meglio che cercare di stabilire se etichettare questi sforzi sotto il vessillo del liberalismo oppure no, come se non fosse evidente che la parità di trattamento è una nozione di base di qualsiasi dottrina egualitaria.
La pruriginosa indignazione per la defenestrazione di Letta mi pare eccessiva, specie se comparata con la ancor più penosa sensazione di inutile stallo che avremmo dovuto subire per chissà quanto altro tempo, accompagnata da una contemporanea riorganizzazione delle fila da parte di Berlusconi e da una ulteriore crescita dei grillini.
Ma, si sa, giocare d’anticipo è un azzardo sconosciuto a sinistra, per non parlare di immaginare iniziative e proposte che non si possano rifiutare, col rischio per gli altri contendenti di scornarsi davanti all’opinione pubblica.
Per Vendola è stata recentemente coniata la locuzione della “ sinistra narrativa”, e non ci siamo resi conto in questi ultimi anni che tutta la sinistra italiana si è limitata ad una continua narrazione, esagerando gli ostacoli, disegnando orizzonti auspicabili ma come ragionevolmente irraggiungibili, ferventi sacerdoti del futuribile che un destino cinico e baro costringe a rimanere tali, senza mai trasformarsi negli esecutori pratici delle loro idee.
Io ho un animo da cane sciolto, e mi sono sempre sentita imbarazzata dall’aria di conventicola che si stabilisce tra persone che professano le stesse idee. Perché le idee hanno questo di bello, che sono personali e interiormente screziate dalla propria individualità, anche quando si situano in una corrente collettiva. Ed è per me insensato ritenere che sia meglio aderire ligiamente alla corrente collettiva, piuttosto che rimanere fedele alle proprie sfumature di senso.
Dunque, non annetto nessuna rilevanza al fatto che certe riforme possano non essere intestate alla sinistra tradizionale, perché mi interessano le riforme, non il buon nome della sinistra, che pare intenta a voler difendere solo quello.
Capisco che criticare questo ventennio equivale non solo a rinnovellare la vergogna del berlusconismo, ma anche necessariamente a sottolineare l’inadeguatezza di una sinistra, che tuttavia pretende quasi il riconoscimento della sua testimonianza e della sua resistenza.
Dopo vent’anni e il sindaco- segretario, c’è ancora un partito che confonde le qualità del suo elettorato , cioè la testimonianza e la resistenza, con le modalità sufficienti della sua azione politica.
E devono anche farsi insegnare da un cattolico che lo stato si governa laicamente, prescindendo da qualsiasi pregiudiziale, proprio per quel principio di inclusione che è alla base della democrazia.
Naturalmente, tutto questo discorso risulterà vano se e quando scopriremo che anche la scheggia impazzita di Renzi, risultato letale e inarrestabile all’interno del PD, sarà depotenziato e annacquato nella palude esterna delle maggioranze ballerine. Questo riscatterebbe in parte la vecchia dirigenza, ma ci rigetterebbe nello sconforto di sempre.
Mi sono rifiutato di votare Renzi alle primarie perché mi credo ancora un uomo di sinistra e quindi, anche se sono costretto ad ammettere che il PD ormai è solo un partito di centro vagamente orientato a sinistra, con il mio voto a Civati ho almeno tentato di dare un minimo contributo a chi, nel PD, ancora mi sembra più vicino alle mie idee.
Poi è vero quello che scrivi-la sinistra italiana, tutta chiacchiere e distintivo-ma per onestà dovremmo anche interrogarci sui motivi che hanno portato a questo risultato per magari rendersi conto che la sorgenza dell’astro Grillo ha molto influito. E questa è la ragione per la quale io considero Grillo assolutamente strumentale al sistema perchè ha catalizzato la protesta, la rabbia anche, dei milioni di zombie che il neo-liberismo ha prodotto, protesta che sarebbe potuta essere ben più violenta e magari colorata di rosso se non ci fosse stata questa “valvola di sfogo” colorata più di populismo che di idee.. Un prova? chiediamoci come mai in Grecia Alexis Tsipras è riuscito a raggruppare qualche milione di persone intono alla sua bandiera rossa orgogliosamente sventolata e in Italia il mio Ferrero ballonzola tra l1,5 e il 3% dei voti?
Stanotte, mentre il mio naso assolutamente chiuso non mi lasciava dormire, ho pensato a un Renzi che ha sbagliato percorso: lui che non è di sinistra se anziché scegliere il PD fosse entrato in Forza Italia, alle elezioni sono certo che avrebbe conseguito un risultato mai visto in Italia, roba da Bielorussia, per il semplice motivo che lui è proprio quello che gli italiani sognano: piacione, svelto, energico, convincente, anticomunista. Che poi riesca a mettere ordine nel casino italiano potrebbe anche accadere, che anche i padroni del vapore forse, nella loro ottusa avidità, si stanno rendendo conto che l’elastico ormai è arrivato alla massima estensione, ma che ci riesca o meno, per un vecchio sognatore ormai irrecuperabile come me devo dire che importa poco. Perché non mi interessa se il cuneo fiscale modificato porterà gli stipendi da 1200 a 1330 euro, così come non mi interessa se il Senato sarà abolito e anche le province seguiranno (sarebbe meglio abolire le regioni, fra l’altro), perché con questi provvedimenti il Sistema non cambierà di una virgola e avremo sempre un futuro con sulla testa la spada di Damocle di nuove recessioni, di ulteriore impoverimento delle persone, di sempre più diffusa ingiustizia sociale, perchè questi drammi non potranno essere evitati, perchè sono nel DNA del Sistema, del quale, ripeto, fanno parte Renzi così come Letta, come Grillo e troppi altri attori della commedia politica italiana.
cireno- Messaggi : 1510
Data d'iscrizione : 10.04.13
Età : 124
Località : Milano
Re: A' la guerre comme à la guerre
Rom ha scritto:
Magari fosse così.
Le belle bandiere, la narrazione, l'utopia sono una cosa seria, una cosa grande, nonostante i loro limiti evidenti: se - per scelta o per destino - non si costruiscono governi e organizzazioni, con le belle bandiere, le narrazioni e le utopie si possono costruire anime, idee, persone, orizzonti.Si costruisce una cultura.
Per costruire ciò che non è, bisogna prima immaginarlo e desiderarlo: una singola persona può essere capace di fare solo una delle due cose, ma in una società complessa le vocazioni di tutti si sommano e si integrano.
I "cuori" del popolo di sinistra, in questi anni, si sono scaldati per conto proprio, mentre tutto congiurava per raffreddarli.
Tutto quello che tu descrivi, con immagini disperate e amare, è un girare intorno a un vuoto, o più precisamente a quello che rimane della politica quando vengono meno le belle bendiere e le utopie.
Quando vengono meno non solo in un partito, ma nella società stessa alla quale il partito appartiene: te ne accorgi dalla scomparsa di certe parole, o dal fatto che certe parole diventano afone e prive di eco, diventano ottuse e condivise superficialmente da tutti quando per molto tempo erano state taglienti e discriminanti, e sottintendevano da sole un intero "programma" politico.
Quando la politica rimane vuota delle sue trascendenze, è solo amministrazione e compromesso, ambizione e tatticismi, visti nella loro nudità funzionale: chiamiamola pornografia politica, perché, come la pornografia, è fatta solo di azioni, intrecci e penetrazioni.
cireno- Messaggi : 1510
Data d'iscrizione : 10.04.13
Età : 124
Località : Milano
Re: A' la guerre comme à la guerre
Le vostre sembrano "Le confessioni" di Rousseau.
einrix- Messaggi : 10607
Data d'iscrizione : 10.04.13
Età : 82
Località : Bergamo e Rimini
Re: A' la guerre comme à la guerre
cireno ha scritto:Poi è vero quello che scrivi-la sinistra italiana, tutta chiacchiere e distintivo-ma per onestà dovremmo anche interrogarci sui motivi che hanno portato a questo risultato per magari rendersi conto che la sorgenza dell’astro Grillo ha molto influito.
L'avvento di Grillo, però, è più conseguenza che causa.
Io ho cominciato a dire le stesse cose che dico adesso già negli anni '90, perché ne vedevo chiaramente i segni, al tempo dell'Ulivo, dell'Asinello, dei "sindaci d'Italia", e anzi già al momento dei referendum post-tangentopoli e poi dopo, quando si favoleggiava di "primarie", di bipolarismo e di maggioritario.
Le radici della crisi sono rintracciabili in quegli anni. Crisi ideologica e organizzativa, che ha smantellato un partito, senza essere capace di costruirne davvero un altro, annegando la propria confusione mentale in un mare di espedienti verbali.
La legislatura 2001-2006, di destra, ha separato due epoche, facendo sì che al suo termine emergesse un centro-sinistra in crisi manifesta, dopo aver corso sotterranea durante la grottesca parentesi berlusconiana: tutte le sue premesse, però, si collocano nel decennio precedente.
Le "primarie", per esempio, sono spacciate per legittimazione democratica e popolare, mentre in realtà si sono affermate come mezzo per scaricare sugli elettori la responsabilità di scelte che il partito non è in grado di fare, e per trasformare la politica in una competizione personale che maschera la dismissione della politica identitaria e programmatica.
Rom- Messaggi : 996
Data d'iscrizione : 10.04.13
Re: A' la guerre comme à la guerre
Mi piace tutta questa gente che ti dice: io l'avevo detto sin dagli anni '90 ed ora trova in Renzi comunque una soluzione a questi problemi. Renzi troverà né più ne meno le soluzioni che avrebbe trovato Letta, nonostante il suo agitarsi, perché tanto Alfano, Monti e Casini saranno suoi alleati come lo erano con Letta. Quel poco, anzi pochissimo che cambia con Renzi, era già cambiato con Letta: Berlusconi era fuori dalla maggioranza. Con Letta restava un governo di scopo, anche se scaricato dalla zavorra di Berlusconi, e quello di Renzi sarà un governo che se siamo fortunati porta a casa quello che si sarebbe portato a casa con Letta, Alfano permettendo - l'avete visto il filmato in cui lui Alfano grida ai suoi di voler fare con il governo Renzi, la vera rivoluzione liberale, non lo trovate esilarante?
Anche io nel novanta dicevo cose, ma oggi conta quello che dico adesso, non quello che dicevo allora. Quanto meno per non essere in ritardo sulla storia.
Chissà se tra le cose da fare nei primi cento giorni Renzi non mette la legge sul conflitto di interessi. Eppure per uno detto-fatto come lui dovrebbero essere quisquiglie.
Buona serata a tutti.
Anche io nel novanta dicevo cose, ma oggi conta quello che dico adesso, non quello che dicevo allora. Quanto meno per non essere in ritardo sulla storia.
Chissà se tra le cose da fare nei primi cento giorni Renzi non mette la legge sul conflitto di interessi. Eppure per uno detto-fatto come lui dovrebbero essere quisquiglie.
Buona serata a tutti.
einrix- Messaggi : 10607
Data d'iscrizione : 10.04.13
Età : 82
Località : Bergamo e Rimini
Re: A' la guerre comme à la guerre
einrix ha scritto:Le conosci tu Amiter le teorie economiche di Marx?
Le teorie economiche di Marx sono quelle che si sviluppano dal mille e quattrocento fino ai suoi giorni, e non le mette in discussione, anzi, le studia profondamente e ne diventa un buon conoscitore. Lui stabilisce dei principi di diritto: il plus valore non è detto che debba restare in mano al proprietario del capitale, della fabbrica, del terreno, ma quel bene intanto viene prodotto dal lavoro umano, ed in quella misura è merce possieduta dal lavoratore, prima che questi la ceda, la alieni, dandola al capitalista che lo ha assunto. Le sue sono teorie politiche, quando sostiene che i lavoratori possono rivendicare un ben diverso salario, o quando possono ottenere di difendere i loro diritti attraverso i sindacati e la rappresentanza politica.
E' sua anche la teoria che il capitalismo possa spingere le masse sfruttate alla rivoluzione, ma anche questa non è una teoria economica, è una teoria politica.
Non è successo dappertutto che ci sia stata una rivoluzione o un quarantotto, ma è successo. Quindi, per quegli anni, nel momento di massimo sviluppo del capitalismo e dello sfruttamento, era ragionevole che quello che pensava dovesse avvenire; aveva più che ragione e la storia è proprio li a dimostrarlo.
Poi, col passare del tempo si sono generati altri sviluppi legati alla politica (la democrazia, la rappresentanza sindacale) che hanno reso più complesso l'operare del capitalismo dei primi tempi, tanto da renderlo irriconoscibile. E non solo quello: l'interazione tra capitalismo e socialismo ha portato alla redistribuzione dei diritti e dei doveri, ma anche dei beni che venivano venduti in parte anche agli stessi lavoratori-consumatori. Oggi, però, superata la fase epica del capitalismo sfruttamento, e che siamo entrati nella fase del capitalismo-mercato, siamo tornati in una qualche misura, ai banchieri del mille e cinquecento, in era precapitalistica, ma comunque di colonizzazioni e di guerre che costavano e venivano finanziate dai possessori di capitali di quel tempo. Oggi, col post capitalismo e la democrazia, riviviamo gli effetti del mercato dei capitali globale, nelle nuove forme rese possibili da una assurda capitalizzazione virtuale (vedi i derivati), e da Internet. Nel 1500 inventarono le cambiali e le lettere di credito proprio per spostare capitali senza spostare oro e denari, oggi lo si fa come allora, ma alla velocità della luce, tanto che talvolta se ne perde persino il senso. Negli anni della rivoluzione industriale, il capitale immobilizzato nelle fabbriche aveva dei tempi di circolazione e ricapitalizzazione ben più lunghi.
Ecco in soldoni come stanno le cose, Amiter, e non disturbare Marx per parlare di Renzi od Alfano, che non è proprio il caso.
no, non le conosce. Però conosce bene il modo di provocare le persone. Quelle che accettano la provocazione, perchè si può anche farsi solo una risata...............
cireno- Messaggi : 1510
Data d'iscrizione : 10.04.13
Età : 124
Località : Milano
Re: A' la guerre comme à la guerre
einrix ha scritto:Mi piace tutta questa gente che ti dice: io l'avevo detto sin dagli anni '90 ed ora trova in Renzi comunque una soluzione a questi problemi. Renzi troverà né più ne meno le soluzioni che avrebbe trovato Letta, nonostante il suo agitarsi, perché tanto Alfano, Monti e Casini saranno suoi alleati come lo erano con Letta. Quel poco, anzi pochissimo che cambia con Renzi, era già cambiato con Letta: Berlusconi era fuori dalla maggioranza. Con Letta restava un governo di scopo, anche se scaricato dalla zavorra di Berlusconi, e quello di Renzi sarà un governo che se siamo fortunati porta a casa quello che si sarebbe portato a casa con Letta, Alfano permettendo - l'avete visto il filmato in cui lui Alfano grida ai suoi di voler fare con il governo Renzi, la vera rivoluzione liberale, non lo trovate esilarante?
Anche io nel novanta dicevo cose, ma oggi conta quello che dico adesso, non quello che dicevo allora. Quanto meno per non essere in ritardo sulla storia.
Chissà se tra le cose da fare nei primi cento giorni Renzi non mette la legge sul conflitto di interessi. Eppure per uno detto-fatto come lui dovrebbero essere quisquiglie.
Buona serata a tutti.
- Quando Renzi ha dichiarato di voler prendersi le redini del governo, mandando a casa Letta, bravissima persona ma con qualche sbandata governativa di troppo, io ho scritto in questo forum che Renzi stava seguendo una strategia che ho spiegato: lui mostrerà agli italiani di avere un determinato programma per trasformare il Paese; ovviamente il NCD, collegato nonostante gli scambi di insulti, con FI di Berlusconi, cercherà di mettere ostacoli sulla strada e quindi, quando proprio si mostrerà chiaramente che quel programma dichiarato lui, Renzi, non lo potrà portare a compimento, rimetterà il mandato mostrando agli italiani che lui non lo ha potuto svolgere per colpa degli ostacoli di Alfano e dei suoi finti berlusconiani separati. E svolgerà tutta la sua campagna elettorale, perché a quel momento si andrà alle elezioni, nei panni di chi avrebbe potuto fare ma non gli è stato permesso di farlo.
Troppo facile ora, dopo le prime consultazioni, dire che probabilmente ci avevo visto giusto, basta guardare le prime dichiarazioni, che poi sono GROSSI OSTACOLI EFFETTIIVI, di Alfano. Eccole qua
-sia chiaro che il NCD non vuol sentire parlare di patrimoniale, una cosa che perfino la Confindustria per bocca di Squinzi ha detto pubblicamente che sarebbe giusta
-sia chiaro che il NCD non vuole un magistrato al ministero di giustizia, ma un politico garantista (provate a chiedervi perché)
Ecco, per un politico di centro-sinistra questi due "ricatti" sono nei fatti ostacoli allo svolgimento della politica di governo renziana.
Ora non ci resta che aspettare: la commedia è appena cominciata
cireno- Messaggi : 1510
Data d'iscrizione : 10.04.13
Età : 124
Località : Milano
Re: A' la guerre comme à la guerre
einrix ha scritto:Anche io nel novanta dicevo cose, ma oggi conta quello che dico adesso, non quello che dicevo allora. Quanto meno per non essere in ritardo sulla storia.
Ma tu ci fai o ci sei?
Faccio conto che ci sei, e con santa pazienza ti spiego. Segui il labiale.
Cireno accennava al ruolo avuto da Grillo nella crisi del PD, datando con ciò questa crisi negli anni più recenti.
Io gli rispondevo che, per me, la crisi ha radici più antiche e cause che non dipendono da Grillo: e indico a quali periodi mi riferisco, su quali argomenti e con quali scelte si è manifestata.
Quindi affermare che questa valutazione non è retrospettiva, ma poteva essere fatta già nei momenti in cui la crisi si preannunciava, è pefettamente funzionale al discorso: cioè che non dipende dalle contingenze sopravvenute in questi ultimi anni.
Ecco perché la mia auto-citazione ha un senso, strettamente legato al discorso attuale.
Per non fare tardi sulla storia, ti converrebbe intanto non perdere tempo a fare osservazioni inopportune.
E, già che ci siamo, diccelo subito se intendi continuare il penoso tormentone su Pasolini, che hai deciso di cominciare, infilandolo da tutte le parti.
Rom- Messaggi : 996
Data d'iscrizione : 10.04.13
Pagina 1 di 4 • 1, 2, 3, 4
AreaForum :: Civismo e pensiero :: 1
Pagina 1 di 4
Permessi in questa sezione del forum:
Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.