AreaForum
Vuoi reagire a questo messaggio? Crea un account in pochi click o accedi per continuare.

Le mie città

5 partecipanti

Andare in basso

Le mie città  Empty Le mie città

Messaggio Da Arzak Mar 04 Mar 2014, 14:40

Le mie città  Citta11
Sull'onda dello spunto introdotto da Cireno su NY, e sulle suggestioni mirabilmente aggiunte da Rom, provo ad aprire questo spazio, in cui chi lo desidera può aggiungere le proprie impressioni sulla città che ama (o che odia...).
Arzak
Arzak

Messaggi : 363
Data d'iscrizione : 10.04.13

Torna in alto Andare in basso

Le mie città  Empty Re: Le mie città

Messaggio Da Arzak Mar 04 Mar 2014, 15:24

GENOVA


E' strano come la canzone che a mio avviso meglio rappresenta il mistero di questa città sia stata scritta da un foresto.  Ad onta delle celebrata scuola genovese, che a parte i bozzetti un po' oleografici di Fabrizio poco ha detto sulla madrepatria, è stato proprio un piemontese a coglierne lo spirito. Parlo di Genova per noi di Paolo Conte.


I genovesi sono selvatici, ma tengono nell'armadio vecchie lavande. Odorano l'aroma salmastro della maccaia, quel vento che si insinua nei vicoli trasudanti umidità, che parla loro di Africa, di terre al di là del mare... Mare che però temono, come i loro confinanti, quel mare che si muove anche di notte, splendida suggestione che evoca la presenza inquieta di un gigante sommesso ma sorprendentemente insonne. 
Ed è altrettanto curioso che la principale caratteristica della città, alla quale è stato legato il destino commerciale della repubblica, sia estranea   a molti suoi abitanti. Per anni il mare è stato separato dal corpo della città, e molti genovesi addirittura lo considerano con un timore ancestrale: diversi non sanno nemmeno nuotare, e per capire il loro animo basta recarsi in qualche vecchia chiesa, le cui pareti sono costellate da quadri ex-voto che rappresentano decine di naufragi di vecchi velieri.

Le mie città  Ex-Voto_di_Camogli_34_TERESA-OLIVARI_brigantino_a_palo_Dipinto_da_Angelo_Arpe_1888

Genova è malinconia, culto del passato, un guardarsi dentro che è l'accettazione prematura di una rinuncia per non volere o non saper più osare. Colpisce anche la sorte del concittadino più famoso, costretto a cercar fortuna all'estero. La statua di Cristobal Colon a Barcellona fronteggia il porto e guarda verso il Nuovo Mondo, quella di Cristoforo Colombo a Genova contempla desolata i sordidi vicoli dell'angiporto senza nemmeno riuscire a cogliere un frammento di orizzonte.


Ultima modifica di Arzak il Mar 04 Mar 2014, 18:21 - modificato 1 volta.
Arzak
Arzak

Messaggi : 363
Data d'iscrizione : 10.04.13

Torna in alto Andare in basso

Le mie città  Empty Re: Le mie città

Messaggio Da Rom Mar 04 Mar 2014, 17:11

Tu capisci: offrire a un romano l'occasione, legale, per parlare di Roma è una mossa incauta.
Ma, mentre aspetto di vedere stasera La grande bellezza, c'è un pensiero di pochi minuti fa che si incastra perfettamente in questo discorso, compreso il tuo accenno ai piemontesi, dei quali ce ne sono com'è ovvio di tutti i tipi.

La Fiat coglie al volo l'appiglio del film e confeziona un video con Sorrentino e la nuova 500: "vi siete mai chiesti qual è il bello dell'Italia?", il sonoro.
Il film corre sulla linea Roma-Napoli. La Fiat non è nemmeno più italiana, e comunque, sarebbe semmai torinese: di quella Torino padana che Roma e Napoli le disprezza e spesso le strumentalizza per i propri interessi.
Cosa rimane da spremere ancora, da parte della Fiat, dell'Italia e di Roma? La bellezza, grande o piccola, fragile o eterna che sia.
Dispiace che Sorrentino si sia prestato a questo gioco sporco
Rom
Rom

Messaggi : 996
Data d'iscrizione : 10.04.13

Torna in alto Andare in basso

Le mie città  Empty Re: Le mie città

Messaggio Da Arzak Mar 04 Mar 2014, 18:07

E' la nostra grande bellezza, bellezza. Quella decaduta e mercenaria, che nemmeno ricorda i tempi in cui interrompere i film per la pubblicità era considerato un sacrilegio e gli attori rifiutavano di abbassarsi a quel vile mercimonio per non incrinare il proprio prestigio.

Parlando di città, la prima cosa che mi ha colpito entrando a Berlino Est è stata l'assenza totale di pubblicità. Ma come poteva esistere una società senza quella risorsa, anche estetica, mi chiedevo. Poteva. Risparmiando ai propri cittadini la tassa clandestina che da noi rincara ogni prodotto, e di cui nessuno si lamenta pur andando ad arricchire nel modo clamoroso e pacchiano che conosciamo solo alcune tasche. Ringraziando anche, perchè questo ci ha finalmente permesso di ammirare il sedere delle cocottes che fanno parte di quel giro.

Poteva, lasciando inoltre le città al loro crudo ma reale aspetto, senza il cerone che oggi le deturpa. Perchè da noi non conta l'essere, ed oggi nemmeno più l'avere. Ma il sembrare.
Arzak
Arzak

Messaggi : 363
Data d'iscrizione : 10.04.13

Torna in alto Andare in basso

Le mie città  Empty Re: Le mie città

Messaggio Da Adam Mer 05 Mar 2014, 13:46

E come può un torinese che vive a Roma da più anni di quanti non ne abbia trascorso a Torino dalla nascita, non reagire alla provocazione del romano che detesta molto più i torinesi di quanto essi non detestino i cittadini della Città Eterna. E, infatti, reagisco.

L'errore grave è identificare la FIAT con la proprietà della stessa. Oggi - lo dico con cognizione di causa - nell'animo dei torinesi e dei piemontesi in genere, le due cose sono separate: c'è una proprietà, una famiglia che da troppo tempo ha rinnegato le origini della sua fortuna e che quindi non gode più di alcuna simpatia da parte della popolazione. Dei sudditi, dovrei dire, visto che per anni e anni, la dinastia degli Agnelli ha goduto di un alone principesco inadeguato ai fatti reali che hanno disseminato il periodo che va dalla fondazione della Casa alla sua internazionalizzazione, subdola prima, esplicita e conclamata ora.
E c'è la "fabbrica", l'istituzione non solo industriale, ma nelle varie branche, anche sociale. La Juve, per dire o la Fondazione Agnelli. C'è il potenziale della creatività oggi frenata, ma ieri prodiga di innovazioni tecniche. Ci sono gli uffici studi, e la partecipazione a istituzioni importanti per la Città, come il Politecnico. Ci sono gli operai in cassa integrazione che aspettano di tornare nelle nuove linee che faranno macchine di eccellenza. Impiegati e operai che nonostante le parole che dicono, o i sacrifici che fanno, covano l'orgoglio di appartenere ad una precisa realtà industriale, come lo mantengono vivo le migliaia di pensionati FIAT, anche se sono diventati scarsi i residui di privilegi (benefit)rispetto agli altri.

Insomma, voglio dire, la FIAT anche se oggi si chiama FCA "è" a Torino e a Torino ho il sospetto rimarrà sia pur solo nel ricordo, anche quando avverse condizioni dovessero chiudere tutti gli stabilimenti oggi sopravvissuti.
Adam
Adam

Messaggi : 609
Data d'iscrizione : 10.04.13
Età : 92
Località : Roma

Torna in alto Andare in basso

Le mie città  Empty Re: Le mie città

Messaggio Da Admin Mer 05 Mar 2014, 16:13

Cancellati due messaggi goliardici col consenso dei loro autori.
Le mie città  977590602 

Circa il disturbo segnalato da Adam qualche giorno fa (size con numerini), ho studiato la cosa facendo qualche esperimento. Sembra si tratti di un bug del codice BBC (una risorsa che fa più danni che benefici, esistendo già altri linguaggi più efficienti). Ha il comportamento di un virus, ma è del tutto innocuo. Pare manifestarsi quando viene impostato il carattere corsivo, per cui consiglierei per il momento di evitare tale uso. Se la cosa prosegue ricorrerò ai gestori della piattaforma, che di solito non rispondono nemmeno... 
Le mie città  2938734515 
Admin
Admin

Messaggi : 519
Data d'iscrizione : 10.04.13

Torna in alto Andare in basso

Le mie città  Empty Re: Le mie città

Messaggio Da Lara Gio 06 Mar 2014, 00:57

VIENNA
 
 
Io, come dice Rom, sono una specie di apolide. Non ho neanche un dialetto, ma sono condannata all’italiano senza inflessioni degli stranieri. Parli come Wollemborg, dice Rom, quando vuole sfottermi.
Ho cercato di capire quale fosse la mia città, ma Roma, per quanto amata, non lo è. Né lo è il posto dove sono nata, un paesello montano tra il lago di Como e l’Adige. Né il posto dove sono cresciuta, le calde spiagge ioniche della Calabria.
Ho sentito un fremito di appartenenza dopo un funerale in Montenegro, quando con i miei fratelli ci siamo messi a passeggiare tra le pietre sconnesse di una fortezza in riva al mare, aspirando una pace totale, come in un ventre materno.
Quindi, a parte Roma, ho solo capitali d’elezione, vissute come ospiti premurose e intriganti, ma non familiari.
Se avessi potuto scegliere, avrei voluto essere napoletana, proprio per bilanciare quella che a me pare una colpevole carenza di vitalità, per imparare la nonchalance,  e l’arte di rivestire di commedia ogni tragedia.
Ma non sono napoletana, quindi sono sempre stata attratta dalla vecchia Mitteleuropa, da Thomas Mann, Canetti e Musil, quindi da Vienna.
Vi giunsi in solitario, sulla soglia dei trent’anni, e presi a figurarmi immaginari vicini di tavolo intenti a parlare dell’essere e della bellezza. Tra le vecchie boiseries dei caffè viennesi , inseguivo le tracce di quel lontano stordimento postimperiale, una nostalgia d’ordine, e la coscienza di essere  sopravvissuti ad un’epoca.
Vienna rappresenta per me un testimone segreto dell’accumulazione della storia, una cripta dei pensieri e delle esaltazioni che, morendo, sopravvivono nell’aria viziata del mondo.
Non come Roma, così esposta, eternamente bella e sguaiata.
Sopravvivono nei parchi, nel Musik Verein, nelle passeggiate sulla Graben, il decoro borghese che, in un certo periodo della storia, aveva  riempito le esistenze e le aveva smosse,  fornendo loro tanti strumenti di riflessione e introspezione.
Ne “La Montagna incantata”, il protagonista discute con il suo amico italiano che, dall’alto della sua razionalità mediterranea,  rimprovera il giovane tedesco per quel suo attaccamento alla bella signora russa, portatrice di  un oscuro sentimentalismo slavo, anzi scita.
Vienna, col suo impero multietnico, è stata proprio la levatrice di una naturalezza barbarica in seno allo spiritualismo teutonico, generando anche mostri, visibili e invisibili.
E’per questo che a me fa l’effetto che Borges  descriveva, parlando però di Roma: la sensazione di esserci sempre stato, un ritorno alle tante origini delle nuove e più complesse forme di esistenza  umana.
Lara
Lara

Messaggi : 198
Data d'iscrizione : 10.04.13

Torna in alto Andare in basso

Le mie città  Empty Re: Le mie città

Messaggio Da Rom Gio 06 Mar 2014, 10:28

Adam ha scritto:L'errore grave è identificare la FIAT con la proprietà della stessa.

Torino = Fiat = Agnelli: transizioni arbitrarie, approssimative, scorrette. Ma è un destino comune a tutte le città, quando si cerca il quid che le le riassume.
E' anche il destino dei luoghi comuni, che sono a un primo sguardo comodi, a un secondo insulsi, ma che a un terzo esame si scopre che sono una fiala di verità sciolta in un mare di contraddizioni.
Tu mi parli di quello che Torino è. Io posso dire soltanto quello che Torino sembra essere, da un certo punto di vista.
Per esempio, ho sempre pensato che il Piemonte intero è un pezzetto di Francia, che accetta malvolentieri di far parte dell'Italia - una Francia provinciale, che non s'identifica nemmeno con lo spirito metropolitano e cosmopolita di Parigi, scomposto e magmatico come  ogni grande capitale.
Le vicende della storia, però, hanno fatto sì che Torino sia stata comunque una capitale, prima di un regno regionale, poi dell'Italia unita, della quale è stata in qualche modo levatrice: un'Italia composita, frammentata, che si allunga in un Mediterraneo così remoto e alieno rispetto alla corona alpina dei paesaggi torinesi. Tutta la storia risorgimentale è segnata da una visione più o meno esplicitamente egemonica e coloniale a parte del Piemonte - del suo governo e della sua monarchia sabauda - verso la penisola italiana.
Torino - così mi sembra - sente di essere una grande capitale, o almno una grande capitale spodestata, di una piccola nazione.
L'Italia, l'altra, vede Torino come la piccola capitale decaduta d'una nazione fatta di grandi storie, tutte molto più grandi di quella torinese: la Sicila greca, romana e normanna, la Campania felix, la Firenze dei Medici, di Dante e Machiavelli, la Serenissima, la Milano longobarda di Alboino e Rotari, e degli Sforza. E Roma.
Un conflitto difficilmente sanabile, che l'egemonia economica e industriale targata Fiat-Agnelli non ha certo contribuito a rendere meno acidulo, al di là (o forse proprio a causa) del paternalismo dai toni blandamente aristocratici della famiglia, che hanno costretto gli italiani a scegliere tra una fascinazione da sudditi e un atteggiamento indipendente, ipercritico.

Va be', poi c'è il fattore-Juve, che da solo basterebbe con l'avanzo.
Rom
Rom

Messaggi : 996
Data d'iscrizione : 10.04.13

Torna in alto Andare in basso

Le mie città  Empty Re: Le mie città

Messaggio Da Arzak Gio 06 Mar 2014, 11:01

Lara ha scritto:E’per questo che a me fa l’effetto che Borges  descriveva, parlando però di Roma: la sensazione di esserci sempre stato, un ritorno alle tante origini delle nuove e più complesse forme di esistenza  umana.
Hai colto un aspetto fondamentale della questione, che diventa uno spunto illuminante. La "mia" città è ovviamente il posto in cui si nasce, ma non solo. Lo diventano tutti i luoghi in cui si ha la sensazione di "esserci sempre stati". Ma cosa crea questa sensazione?
Nel mio caso credo di poter dire che nasca da un eco di quelle irripetibili emozioni provate nell'infanzia, o nella prima adolescenza, che inconsciamente tendiamo a voler rivivere nel corso dell'intera esistenza. E distinguo scientemente le due fasi: l'infanzia è un mondo di sensazioni primitive, quali la luce, il calore, la poppata di un seno, l'affetto materno e la sicurezza che infonde, il sonnecchiare tranquilli in un mondo in cui sogno e realtà non sono ancora ben distinti. Quando più avanti nella vita, per una concorrenza di fattori, riusciamo a provare emozioni del genere, e le leghiamo alla situazione in cui siamo al momento, ecco che che quel posto diventa quello in cui "pare di esserci sempre stati", quasi per una risonanza viscerale col nostro stato d'animo.
Ho descritto in altre pagine qualcuno di questi posti, ma non avevo ancora riflettuto sulle ragioni per cui mi diventavano misteriosamente familiari pur essendo geograficamente lontani ed oggettivamente estranei alle mie esperienze. Possedevano però quell'indefinibile richiamo emotivo che evocava dal subconscio lontane emozioni, e mi ci crogiolavo come nel ventre materno.

Diversa ma analoga l'evocazione delle esperienze adolescenziali. In questo caso si tratta di un richiamo più elaborato, sovrastrutturale, ossia mediato da suggestioni cinematografiche e letterarie. Rivivere le storie raccontate da Verne, Salgari, Kipling, Melville, Stevenson e Conrad, e scoprire nei luoghi visitati gli stessi dettagli e le stesse sensazioni provate nel leggerli mi ha nuovamente dato l'impressione di conoscere già quei luoghi facendomeli nuovamente amare. E non per un esotismo di maniera, come mi è stato amabilmente rimproverato, ma perchè nel provare la tranquillità che infonde un ambiente "conosciuto", tornavo nella mia stanzetta di bambino quando abbracciato al mio mattone termoforo (era l'unico riscaldamento consentito al tempo) navigavo con Yanez sulla Perla di Labuan alla luce di un abat jour su cui mio papà aveva disegnato Bambi...
Arzak
Arzak

Messaggi : 363
Data d'iscrizione : 10.04.13

Torna in alto Andare in basso

Le mie città  Empty Re: Le mie città

Messaggio Da Rom Gio 06 Mar 2014, 16:04

Nostalgia, il dolore della lontananza, lo smarrimento di un luogo e di un tempo che sono la nostra casa, l'ambiente che sentivamo come estensione di noi stessi.
Non sempre si smarrisce il passato. Qualche volta capita che a fuggire sia ciò che non è mai stato: un mondo, un luogo, un sogno, che ci sembravano possibili e reali.
Il ritorno all'isola che non c'è, il ricordo di una vita ancora da vivere.
Non posso continuare: posso scrivere, pensare no. Sento che non sarei sincero.
Rom
Rom

Messaggi : 996
Data d'iscrizione : 10.04.13

Torna in alto Andare in basso

Le mie città  Empty Re: Le mie città

Messaggio Da Adam Gio 06 Mar 2014, 17:44

Ho vissuto più o meno continuativamente a Torino per metà della mia vita, poi sono passato da Genova e Milano per pochi anni, per finire quel che resta qui a Roma che sento mia dopo i 42 anni di permanenza fin qui vissuta, senza rinnegare, però le radici piemontesi alle quali mi sento ancora profondamente legato. Credo che queste esperienze, mi mettano in condizione di esprimere un giudizio abbastanza obiettivo sulla mia terra natale.

Dico subito che la Torino che Rom immagina, come appendice della Francia savoiarda o provenzale, era ancora abbastanza vera, nelle classi agiate della società, sino alla generazione di mio padre, che, tanto per dire, usava normalmente parole o interiezioni in lingua francese, come mercì, pardon, s'il vous plait, pour boire ecc. Oggi questo senso di vaga appartenenza non esiste letteralmente più. Rimane, invece, nonostante l'immigrazione abbia stravolto usi ed abitudini, un modo di essere e di intendere che risente del passato. Passato che vide alla corte dei Savoia un popolo di agricoltori, soldati ed impiegati del regno, oltre ad una modesta borghesia (alla quale apparteneva la famiglia Agnelli) asservita mentalmente alle istituzioni allora esistenti. Può darsi che ciò abbia comportato l'interpretazione della disciplina, per esempio, o del rigore in modo certamente più pedissequo e meno disinvolto di altre popolazioni, e tale da fare definire i piemontesi chiusi e ottusi molto più di quanto non lo siano in realtà, ma certamente chiusi e riservati rispetto alla sfacciataggine di altre regioni anche confinanti, come i lombardi, per esempio. 
Penso che questa differenza derivi essenzialmente dalla scarsa attività di scambi che il commercio comporta, attività che non furono certamente primarie per anni nel Regno piemontese.

Forse residui di orgoglio per il regale passato sono rimasti nella mia generazione, ma che Torino si senta ancor oggi una capitale decaduta non è vero. C'è l'orgoglio - in parte mortificato dall'incapacità di proporsi - dell'essere una città e una regione bellissima e non solo agli occhi miei, ma oggettivamente bella, specie oggi con i miglioramenti di cui ha goduto il rilevante patrimonio architettonico e museale.

Oggi come oggi, questi sentimenti sono sovrastati dalla crisi economica che ha annichilito pressoché tutti gli strati della popolazione, e l'aggrapparsi alla realtà industriale chiamata FIAT (FCA credo che per anni non la chiamerà alcuno) è un modo per coltivare la speranza, specie se vellicata dai progetti di diventare la capitale dell'auto di alto livello, e guardare al futuro e senza alcun rimpianto per la dinastia che a Torino pare essere solo più rappresentata dalla Juve, il che vuol dire sopportata da una metà della popolazione e detestata dall'altra che ovviamente mi include.
Adam
Adam

Messaggi : 609
Data d'iscrizione : 10.04.13
Età : 92
Località : Roma

Torna in alto Andare in basso

Le mie città  Empty Re: Le mie città

Messaggio Da Contenuto sponsorizzato


Contenuto sponsorizzato


Torna in alto Andare in basso

Torna in alto

- Argomenti simili

 
Permessi in questa sezione del forum:
Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.