La mia città - Roma
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La mia città - Roma
Ma come faccio a parlare di Roma?
A parlarne come città, voglio dire: quando ci ha provato Orazio, ha scritto una delle sue opere più fredde e, diciamolo pure, più brutte.
E poi, prima di arrivare a cominciare, bisogna tagliare, tagliare, tagliare una jungla di luoghi comuni, di falsità tutte vere e di false verità: prima di toccare la pelle di chi legge.
Lascio questo compito insano, di eliminare le scorie, a uno che più romano non si potrebbe. Uno che che a Roma ci sputa sopra, e ci siamo levati il pensiero.
A parlarne come città, voglio dire: quando ci ha provato Orazio, ha scritto una delle sue opere più fredde e, diciamolo pure, più brutte.
E poi, prima di arrivare a cominciare, bisogna tagliare, tagliare, tagliare una jungla di luoghi comuni, di falsità tutte vere e di false verità: prima di toccare la pelle di chi legge.
Lascio questo compito insano, di eliminare le scorie, a uno che più romano non si potrebbe. Uno che che a Roma ci sputa sopra, e ci siamo levati il pensiero.
Rom- Messaggi : 996
Data d'iscrizione : 10.04.13
Re: La mia città - Roma
Aah, abbiamo ripulito il giardino. La chiesa al centro del villaggio, direbbe qualcuno che ci sta piacendo di questi tempi.
Allora, una settimana fa sono tornato a Roma dopo molti mesi. Entrando dalla via Ostiense, mi sono fatto tutto il lungotevere, fino a Castel Sant'Angelo. Meravigliosa, naturalmente, ma questo è un dettaglio che bastano due euro, una cartolina, a rappresentare.
Anzi, basta un click su Google Earth e con un minimo di fantasia potete correre anche voi su quel lungotevere.
La mia Roma sono andato a visitarla allungando di qualche centinaio di metri il percorso, deviando dall'Ostiense per passare dal piazzale dei Partigiani: uno spazio largo, davanti a quella stazione fatta per accogliere Hitler in visita al Duce, che da bambino mi sembrava larghissimo, sconfinato. Da piccolissimo abitavo letteralmente a due passi da lì, e ci andavo a vedere gli appassionati di modellini di aerei a motore, che volavano in cerchio tenuti da un lungo filo di acciaio, come aquiloni meccanici. Mi piaceva soprattutto l'odore della benzina mescolata all'olio bruciato.
Ancora adesso questa zona è fatta di spazi larghi, dominati dalle mura di Porta san Paolo e dalla piramide Cestia: la mattina ci passavo vicino, andando al mercato di Testaccio con una delle donne di casa, e alla sera si passeggiava in gruppo, sull'asfalto ancora bollente, per un gelato o una fetta di cocomero - del cocomero, più che il sapore, mi stupiva il profumo, che riuscivo a sentire da lontano.
Qui, in questo quartiere c'è stata la seconda infanzia, fatta soprattutto di donne. Oltre a quelle di stretta pertinenza familiare, c'erano le ragazze del laboratorio di maglieria, tenuto da mia zia: ne ricordo qualche nome, Ines, Wilma, e il profumo di lana e sapone, di capelli, di rossetto. Mi prendevano in braccio, giochicchiavano con me, mentre parlavano tra loro, ridendo o mormorando qualche confidenza, e io ne approfittavo per mettere la mano dentro la scollatura della camicetta, accarezzando tutte le morbidezze e e i tepori disponibili. Le ragazze non ci facevano caso, tutt'al più qualche risatina. Ripensandoci, anni dopo, mi sono convinto che le loro confidenze non riguardassero solo il film visto la sera prima.
Già, i film. Quelli dell'Ostiense sono gli anni del cinema visto di riflesso, raccontato, immaginato. Solo qualche volta riuscivo a sedermi in platea, con un sacchetto di bruscolini in mano, in uno dei locali della zona, l'Induno, il Vittoria, il Tirreno, in compagnia di una delle donne di casa o delle ragazze: una collezione di Via col vento e roba del genere, con tanto di lucciconi agli occhi e labbra socchiuse, in trance romantica. Appena pochi anni più tardi, da solo, diventai un frequentatore del più scalcinato dei tre, il Tirreno: finalmente, Rio Bravo, Machinegun Kelly, Il cavaliere della valle solitaria, Giungla d'asfalto, Sentieri selvaggi e tonnellate di liquirizia, mosciarelle, noccioline, fusaie, bruscolini, olive dolci e castagnaccio.
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Allora, una settimana fa sono tornato a Roma dopo molti mesi. Entrando dalla via Ostiense, mi sono fatto tutto il lungotevere, fino a Castel Sant'Angelo. Meravigliosa, naturalmente, ma questo è un dettaglio che bastano due euro, una cartolina, a rappresentare.
Anzi, basta un click su Google Earth e con un minimo di fantasia potete correre anche voi su quel lungotevere.
La mia Roma sono andato a visitarla allungando di qualche centinaio di metri il percorso, deviando dall'Ostiense per passare dal piazzale dei Partigiani: uno spazio largo, davanti a quella stazione fatta per accogliere Hitler in visita al Duce, che da bambino mi sembrava larghissimo, sconfinato. Da piccolissimo abitavo letteralmente a due passi da lì, e ci andavo a vedere gli appassionati di modellini di aerei a motore, che volavano in cerchio tenuti da un lungo filo di acciaio, come aquiloni meccanici. Mi piaceva soprattutto l'odore della benzina mescolata all'olio bruciato.
Ancora adesso questa zona è fatta di spazi larghi, dominati dalle mura di Porta san Paolo e dalla piramide Cestia: la mattina ci passavo vicino, andando al mercato di Testaccio con una delle donne di casa, e alla sera si passeggiava in gruppo, sull'asfalto ancora bollente, per un gelato o una fetta di cocomero - del cocomero, più che il sapore, mi stupiva il profumo, che riuscivo a sentire da lontano.
Qui, in questo quartiere c'è stata la seconda infanzia, fatta soprattutto di donne. Oltre a quelle di stretta pertinenza familiare, c'erano le ragazze del laboratorio di maglieria, tenuto da mia zia: ne ricordo qualche nome, Ines, Wilma, e il profumo di lana e sapone, di capelli, di rossetto. Mi prendevano in braccio, giochicchiavano con me, mentre parlavano tra loro, ridendo o mormorando qualche confidenza, e io ne approfittavo per mettere la mano dentro la scollatura della camicetta, accarezzando tutte le morbidezze e e i tepori disponibili. Le ragazze non ci facevano caso, tutt'al più qualche risatina. Ripensandoci, anni dopo, mi sono convinto che le loro confidenze non riguardassero solo il film visto la sera prima.
Già, i film. Quelli dell'Ostiense sono gli anni del cinema visto di riflesso, raccontato, immaginato. Solo qualche volta riuscivo a sedermi in platea, con un sacchetto di bruscolini in mano, in uno dei locali della zona, l'Induno, il Vittoria, il Tirreno, in compagnia di una delle donne di casa o delle ragazze: una collezione di Via col vento e roba del genere, con tanto di lucciconi agli occhi e labbra socchiuse, in trance romantica. Appena pochi anni più tardi, da solo, diventai un frequentatore del più scalcinato dei tre, il Tirreno: finalmente, Rio Bravo, Machinegun Kelly, Il cavaliere della valle solitaria, Giungla d'asfalto, Sentieri selvaggi e tonnellate di liquirizia, mosciarelle, noccioline, fusaie, bruscolini, olive dolci e castagnaccio.
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Rom- Messaggi : 996
Data d'iscrizione : 10.04.13
Re: La mia città - Roma
Di Roma ricordo un episodio dal sapore felliniano. Visitando San Pietro a Natale vedo un gruppo di turisti che si rivolge al sacrestano chiedendo quando ci sarà la messa cantata.
- Ma mo' ve la canto io! - fa quello.
E rompendo il sacro silenzio del tempio del cattolicesimo, intona a voce spiegata:
- Tu scenni dalle stelle o re der cielo...
Poi noto un fiasco di vino, di quelli impagliati di rafia, seminascosto in un angolo di un confessionale. Vin santo, immagino. Le vie del Signore sono infinite.
- Ma mo' ve la canto io! - fa quello.
E rompendo il sacro silenzio del tempio del cattolicesimo, intona a voce spiegata:
- Tu scenni dalle stelle o re der cielo...
Poi noto un fiasco di vino, di quelli impagliati di rafia, seminascosto in un angolo di un confessionale. Vin santo, immagino. Le vie del Signore sono infinite.
Arzak- Messaggi : 363
Data d'iscrizione : 10.04.13
Re: La mia città - Roma
... sai, Rom... anch'io abitavo abbastanza vicino a Ostiense... e tra un gelato e 'na fetta de cocommero qualche volta ci scappava pure una grattachecca... come si chiamava la signora del chiosco su via del Porto Fluviale all'angolo via delle Conce?... ci sono rimasto di un male quando passandoci mi sono accorto che quel chiosco non c'era più...
Invece al cinema Induno, ora da molti anni Sala Troisi, credo di averci visto la maggior parte dei film della mia vita...
Invece al cinema Induno, ora da molti anni Sala Troisi, credo di averci visto la maggior parte dei film della mia vita...
Amiter- Messaggi : 456
Data d'iscrizione : 10.04.13
Età : 28
Re: La mia città - Roma
Amiter ha scritto:... sai, Rom... anch'io abitavo abbastanza vicino a Ostiense... e tra un gelato e 'na fetta de cocommero qualche volta ci scappava pure una grattachecca... come si chiamava la signora del chiosco su via del Porto Fluviale all'angolo via delle Conce?... ci sono rimasto di un male quando passandoci mi sono accorto che quel chiosco non c'era più...
Invece al cinema Induno, ora da molti anni Sala Troisi, credo di averci visto la maggior parte dei film della mia vita...
Via dei Conciatori, e la limitrofa via delle Conce, stanno esattamente di fronte a via Matteo Ricci, la stradetta della casa di mia nonna dove ho passato gli anni che ho raccontato. Ma stavano dall'altra parte dell'Ostiense, il che da ragazzino significava che erano al di là di un confine più invalicabile di quello che divide uno stato straniero.
Quindi non conoscevo la grattacheccara del chiosco. In compenso conoscevo bene il baretto all'angolo tra la stradetta e l'Ostiense, che faceva anche da latteria: la padrona, che stava anche al banco del latte, era una signora anzianotta, ma bella tirata, coi capelli biondi raccolti in una crocchia elaborata e rossetto scuro, che aveva i modi spicciativi e la cordialità mannara d'una maitresse. Le donne di casa, che avevano una buona parola per tutte le damazze della zona, la chiamavano la Befana, e io con loro.
Befana o no, era indistruttibile. Nei tanti anni successivi, ripassando da quelle parti mi fermavo sempre per un caffè, e lei era sempre lì, sempre uguale, con i capelli biondi ossigenati, il rossetto scuro e l'oro addosso come una madonna pellegrina.
Poi un giorno ci ho trovata un'altra, dietro il banco. Non ho chiesto niente, ma da allora non mi sono più fermato per un caffé.
Ma dicevo che quelli sono stati anni di donne. Diversa dalla lattaia era la giornalaia, del chiosco che stava dentro la stazione dei treni per Ostia. Severa, alta, coi capelli neri tirati all'indietro, spagnolesca come una Carmen, anche lei di mezza età portata con fierezza, era una donna gentilissima, che parlava un romanesco da film, con una voce squillante che fermava i treni.
Io ci andavo per comprare gli albi dei fumetti, e ci passavo intere mezz'ore a spulciare i giornaletti, alzandomi sulle punte dei piedi, mentre Carmen faceva finta di non vedere.
Una volta ho fatto tutti i marciapiedi che separavano la stradetta dalla stazione, trotterellando e stringendo strette nel pugno le venticinque lire per comprare il giornaletto, ma quando arrivai all'edicola mi accorsi che m'erano sfuggite dalla mano: rimasi di sasso, con una faccia che fece ridere Carmen, che capì al volo la situazione e mi diede il giornaletto senza pagare. Che donna, raga'.
Rom- Messaggi : 996
Data d'iscrizione : 10.04.13
Re: La mia città - Roma
Dei miei zii abitavano invece in via Giuseppe Acerbi, una stradina tra via del Gazometro e via del Commercio.
Ad ogni modo, come ti dicevo, conosco abbastanza bene questa zona di Roma, dato che abitavo sulla Portuense verso largo La Loggia, quindi a circa 2 o 3km di distanza, cioè da dove per me lo skyline caratteristico di Roma non poteva non comprendere il gazometro... immagino che questa foto ti piaccia particolarmente...
Uno dei ricordi più vecchi che ho... credo fosse il 1970 o al massimo il 1971... ricordo che passando su via del Porto Fluviale in macchina con mio padre, subito dopo il ponte di ferro sulla sinistra ci stava un accesso allo scalo di Ostiense... bene, ci fermammo perché ci attraversò, proprio davanti a noi, una vecchia sbuffante locomotiva a vapore, che credo stesse terminando il suo ultimo viaggio... mentre io il mio lo avevo iniziato solo pochi anni prima...
Ricordo che la guardai con la bocca e gli occhi spalancati, manco stessi vedendo un'astronave...
... ecco, credo che questa sia stata presa da piazza della Radio all'imbocco di via del Porto Fluviale... ora la ferrovia non c'è più...
Invece la grattacheccara all'incrocio più avanti con via dei Conciatori, più tardi, era divenuta l'ultima chance delle nostre squattrinate serate... scendevamo in macchina dalla Portuense, mettendo a folle all'altezza del forte, e si riusciva ad arrivare quasi a piazza della Radio, poi in terza fino al ponte di ferro e poi ancora a folle... dato che spesso si doveva scegliere se fare benzina o comprare le grattachecche... anche se il rischio era quello di tornare a piedi.
Ma quella zona l'ho anche vista "crescere" negli anni '80 con i suoi locali anche notturni, dall'Alpheus di via del Commercio, dove a suo tempo ci ho anche suonato, ai locali che via via sono sorti attorno al Monte dei Cocci...
Ad esempio l'Alibi, nei pressi dell'ingresso della "vecchia ammazzatora", divenuto poi, credo, il primo locale esclusivo per gay. Questa cosa mi ha sempre fatto venire in mente la famosa battuta del grande Gigi Magni nei confronti di quegli esseri superiori che sono i milanesi... "quando voi ancora stavate sull'arberi, noi qui a Roma già eravamo froci!"
Più avanti, dopo il ristorante Checchino, su via Galvani, l'Aldebaran, uno dei più caratteristici american bar di Roma aperto da un abilissimo barman abruzzese Luigi che mi insegnò molti dei trucchi per la preparazione dei cocktail.
Quindi il Caffè Latino dall'altra parte del monte, sotto la scuola di musica, e poi diversi altri, tanto da far divenire quel posto uno dei più interessanti centri della movida romana.
Ad ogni modo, come ti dicevo, conosco abbastanza bene questa zona di Roma, dato che abitavo sulla Portuense verso largo La Loggia, quindi a circa 2 o 3km di distanza, cioè da dove per me lo skyline caratteristico di Roma non poteva non comprendere il gazometro... immagino che questa foto ti piaccia particolarmente...
Uno dei ricordi più vecchi che ho... credo fosse il 1970 o al massimo il 1971... ricordo che passando su via del Porto Fluviale in macchina con mio padre, subito dopo il ponte di ferro sulla sinistra ci stava un accesso allo scalo di Ostiense... bene, ci fermammo perché ci attraversò, proprio davanti a noi, una vecchia sbuffante locomotiva a vapore, che credo stesse terminando il suo ultimo viaggio... mentre io il mio lo avevo iniziato solo pochi anni prima...
Ricordo che la guardai con la bocca e gli occhi spalancati, manco stessi vedendo un'astronave...
... ecco, credo che questa sia stata presa da piazza della Radio all'imbocco di via del Porto Fluviale... ora la ferrovia non c'è più...
Invece la grattacheccara all'incrocio più avanti con via dei Conciatori, più tardi, era divenuta l'ultima chance delle nostre squattrinate serate... scendevamo in macchina dalla Portuense, mettendo a folle all'altezza del forte, e si riusciva ad arrivare quasi a piazza della Radio, poi in terza fino al ponte di ferro e poi ancora a folle... dato che spesso si doveva scegliere se fare benzina o comprare le grattachecche... anche se il rischio era quello di tornare a piedi.
Ma quella zona l'ho anche vista "crescere" negli anni '80 con i suoi locali anche notturni, dall'Alpheus di via del Commercio, dove a suo tempo ci ho anche suonato, ai locali che via via sono sorti attorno al Monte dei Cocci...
Ad esempio l'Alibi, nei pressi dell'ingresso della "vecchia ammazzatora", divenuto poi, credo, il primo locale esclusivo per gay. Questa cosa mi ha sempre fatto venire in mente la famosa battuta del grande Gigi Magni nei confronti di quegli esseri superiori che sono i milanesi... "quando voi ancora stavate sull'arberi, noi qui a Roma già eravamo froci!"
Più avanti, dopo il ristorante Checchino, su via Galvani, l'Aldebaran, uno dei più caratteristici american bar di Roma aperto da un abilissimo barman abruzzese Luigi che mi insegnò molti dei trucchi per la preparazione dei cocktail.
Quindi il Caffè Latino dall'altra parte del monte, sotto la scuola di musica, e poi diversi altri, tanto da far divenire quel posto uno dei più interessanti centri della movida romana.
Amiter- Messaggi : 456
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Re: La mia città - Roma
Se mi permettete una piccola intrusione crosstopic, ecco qui la stessa locomotiva, la GR 835, che circola per le strade di una Genova degli anni 50 coperte di neve, per portare frutta dallo scalo di Terralba al vicino Mercato Orientale, dove anch'io dieci anni dopo la vedevo ancora passare con gli occhi spalancati per la meraviglia.
E' stata successivamente usata come locomotiva da manovra nello scalo di Genova Brignole fino agli anni 70. Ma ancora oggi circola regolarmente, anche se sporadicamente, come attrattiva turistica sulla linea La Spezia-Parma
E' stata successivamente usata come locomotiva da manovra nello scalo di Genova Brignole fino agli anni 70. Ma ancora oggi circola regolarmente, anche se sporadicamente, come attrattiva turistica sulla linea La Spezia-Parma
Arzak- Messaggi : 363
Data d'iscrizione : 10.04.13
Re: La mia città - Roma
Amiter ha scritto:Dei miei zii abitavano invece in via Giuseppe Acerbi, una stradina tra via del Gazometro e via del Commercio.
Ad ogni modo, come ti dicevo, conosco abbastanza bene questa zona di Roma, dato che abitavo sulla Portuense verso largo La Loggia, quindi a circa 2 o 3km di distanza, cioè da dove per me lo skyline caratteristico di Roma non poteva non comprendere il gazometro... immagino che questa foto ti piaccia particolarmente...
Ma quella zona l'ho anche vista "crescere" negli anni '80 con i suoi locali anche notturni, dall'Alpheus di via del Commercio, dove a suo tempo ci ho anche suonato, ai locali che via via sono sorti attorno al Monte dei Cocci...
Ad esempio l'Alibi, nei pressi dell'ingresso della "vecchia ammazzatora", divenuto poi, credo, il primo locale esclusivo per gay.
Er gazzometro: un mostro alieno, che, visto dalle stradine che s'incrociano dietro l'Ostiense, era come King Kong del film, che giganteggia in mezzo ai palazzi.
Quella parte del quartiere - che hai raffigurato molto bene con quelle foto - fa coppia con un'altra zona di Roma che conosco, il Casilino, a rappresentare una città in bianco e nero, una città di guerra dove il tempo sembra essersi fermato il giorno dopo un bombardamnto, o un minuto prima delle sirene d'allarme che lo preannunciano.
Roma è cambiata, si sono trsformate le archietetture e i colori, dappertutto meno che lì: le strade del gazometro, la via Casilina del Pigneto, che costeggia il vecchio istituto Serono e il Mandrione, sono incolori e sperdute, come quando erano percorse da qualche rara Balilla impolverata e dai ladri di biciclette.
Alla fine degli anni '80 ho assistito alla metamorfosi delle strade di di Testaccio, intorno al monte dei cocci, coinvolto per non so più quale motivo nell'arredamento di localini particolari, con marmi lavorati e altre chicche architettoniche. Il fenomeno mi colpiva particolarmente, perché via Marmorata, che di quelle strade è la vetrina e l'antefatto urbano, è la via in cui sono nato, e avevo nel subcosciente l'idea che dovesse rimanere per sempre intatta e uguale a se stessa. In effetti, di tutto il quartiere solo via Marmorata è rimasta uguale, sanpietrini e buche compresi.
Rom- Messaggi : 996
Data d'iscrizione : 10.04.13
Re: La mia città - Roma
Tu dici che Roma è cambiata... forse neanche più di tanto... non è certo quella che si può ritenere una città dinamica... forse diversamente non sarebbe nota come città eterna...
Ti risulta che le sirene che da ragazzino sentivo puntualmente a mezzogiorno erano ancora le sirene di guerra?
Uno di quei miei zii che ti dicevo mi parla da sempre ripetutamente di questo edificio all'imbocco di via Pellegrino Matteucci sulla sinistra provenendo da via del Porto Fluviale...
... che lo ricorda distrutto da un bombardamento... gli deve essere rimasto particolarmente impresso...
Però ad Ostiense negli ultimi 20 o 30 anni è sorto anche qualche altro "mostro alieno"... tipo questi, ad esempio...
... entrambi molto vicini a quell'incrocio...
Ti risulta che le sirene che da ragazzino sentivo puntualmente a mezzogiorno erano ancora le sirene di guerra?
Uno di quei miei zii che ti dicevo mi parla da sempre ripetutamente di questo edificio all'imbocco di via Pellegrino Matteucci sulla sinistra provenendo da via del Porto Fluviale...
... che lo ricorda distrutto da un bombardamento... gli deve essere rimasto particolarmente impresso...
Però ad Ostiense negli ultimi 20 o 30 anni è sorto anche qualche altro "mostro alieno"... tipo questi, ad esempio...
... entrambi molto vicini a quell'incrocio...
Amiter- Messaggi : 456
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Re: La mia città - Roma
Ah, mi sono dimenticato di presentare i due mostri...
Il primo era l'air-terminal di Ostiense, realizzato negli anni '80 per essere il terminal per l'aeroporti di Fiumicino... un vero e proprio flop perché nessuno lo utilizzava...
Il secondo un ponte che scavalca la metro B per snellire il traffico tra la Cristoforo Colombo e viale Marconi... ma quest'ultimo collegamento non è ancora stato fatto... è tutto quello che so, perché essendo stato inaugurato un paio di anni fa non ci sono ancora mai passato...
Il primo era l'air-terminal di Ostiense, realizzato negli anni '80 per essere il terminal per l'aeroporti di Fiumicino... un vero e proprio flop perché nessuno lo utilizzava...
Il secondo un ponte che scavalca la metro B per snellire il traffico tra la Cristoforo Colombo e viale Marconi... ma quest'ultimo collegamento non è ancora stato fatto... è tutto quello che so, perché essendo stato inaugurato un paio di anni fa non ci sono ancora mai passato...
Amiter- Messaggi : 456
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