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Un'analisi del FARE del governo Letta, ovvero come affidarsi ad un repertorio consolidato

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Messaggio Da Montalbano Sab 15 Giu 2013, 11:34

Un'analisi del FARE del governo Letta, ovvero come affidarsi ad un repertorio consolidato 292285641Un'analisi del FARE del governo Letta, ovvero come affidarsi ad un repertorio consolidato 292285641Un'analisi del FARE del governo Letta, ovvero come affidarsi ad un repertorio consolidato 292285641

Questo governo è uno spasso, per chi ha ancora voglia di ridere. Dopo il nulla compresso di questi mesi, adesso arriva una svolta, il decreto del fare. Ma fare che? Ben, udite udite, 500 milioni di risparmio per le bollette, abbiamo svoltato. Con i dieci euro risparmiati, potremo andare al bar a farci un camparino, anzi, meglio ancora, una bottiglia di whiskio maschio con il fischio, quello mitico dello spot di Proietti in Febbre di Cavallo. Se qualcuno sopravvive, può darsi una ulteriore botta di vita con l'ormai leggendario congresso del pd, in cui il ticket Renzi-Veltroni si proporrà per la guida del paese, avendo di fronte il nulla compresso che più compresso non si può. E vai col tango!!!

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Messaggio Da einrix Sab 15 Giu 2013, 15:23

Lo sappiamo che questo governo può fare molto poco. Qualsiasi governo può fare molto poco, visto che tutti i governi dell'area europea sono in difficoltà, e se noi lo siamo più di loro è perché abbiamo un debito più grande.
La spinta la potrebbero dare solo gli imprenditori ed i lavoratori se facessero un patto per la ripresa, ma è difficile anche per loro fare di più di quello che stanno facendo, perché il di più, occorre saperlo fare, non basta volerlo fare.
Toccare il welfare è controproducente per il clima sociale, considerando che stiamo scivolando verso la povertà con ampi strati di ceto medio basso declassato. E' vero, è "mercato" statale, ma è pur sempre PIL e mercato, e in più è redistribuzione del reddito come nient'altro è capace di fare.

Spero solo che questo governo tenga la barca fuori dai gorghi e faccia una nuova legge elettorale, e se è possibile, il monocameralismo. Tutto il resto è impossibile con il Parlamento che hanno voluto gli italiani con queste elezioni.

Dobbiamo solo aspettare che passi la nottata. Le altre, quando non siano chiacchiere, sono promesse da marinaio.
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Messaggio Da freg53 Sab 15 Giu 2013, 15:27

se fosse vero sarebbe una buona notizia,5 miliardi per le piccole imprese e 500 milioni per ridurre la bolletta della luce.almeno questi ci provano,mentri quelli che dovevano cambiare l'italia sono impegnati in scissioni e amenità varie.
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Messaggio Da einrix Sab 15 Giu 2013, 15:46

Sperare nel governo, in un buon governo, che ci sia la ripresa, è come avere fede in San Gennaro. Un cattivo governo può pure fare peggio, ma un buon governo non può fare quello che tocca agli imprenditori ed ai lavoratori. Se si pensa pure che gli imprenditori sono senza soldi (ma allora sono o non sono capitalisti) ne viene che oltre a non saper fare i nuovi prodotti, non ci sono neppure le risorse private per nuovi investimenti.
Poi ci sono i finanzieri, quelli che le imprese le comprano, le vendono, ma non le reggono, non le gestiscono, non le finanziano, semmai le spremono per avere più profitti. Ecco, i governi, ma non uno solo, potrebbero tagliargli le unghie. Peccato che gli USA e la GB, certi personaggi se li coccolino, perché pompano bottini rapinati da bucanieri, sulle piazza di Londra e NY. La stessa Cina, con abbondanti riserve in $$, se ne guarda bene dal creare difficoltà.

Se Bersani avesse avuto la maggioranza, qualche cosa in più l'avremmo vista, proprio in quel lavoro di cucitura internazionale contro la speculazione, nell'integrazione europea, nella concertazione tra lavoro e imprenditoria, insieme a qualche lenzuolata che avrebbe sciolto i nodi delle caste professionali ed avrebbe favorito la concorrenza. Ma così, per tornare alla patristica, neppure con un governo retto da San Gennaro e con dentro Alfano o Grillo, si potrebbe sperare qualche cosa.
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Messaggio Da Montalbano Sab 15 Giu 2013, 17:34

Sapreste dirmi una proposta di Bersani per spuntare le unghie al grande capitale? Solo per curiosità, perchè io non me le ricordo, ma si sa che sono un malpensante. Grazie.

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Messaggio Da freg53 Dom 16 Giu 2013, 05:59

il grande capitale.ma avete mai visto il grande capitale? abbiamo le imprese più indebitate del mondo,le pubbliche amministrazioni al collasso,le famiglie in difficoltà e si cerca il grande capitale.
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Messaggio Da Ospite Dom 16 Giu 2013, 07:07

freg53 ha scritto:il grande capitale.ma avete mai visto il grande capitale? abbiamo le imprese più indebitate del mondo,le pubbliche amministrazioni al collasso,le famiglie in difficoltà e si cerca il grande capitale.
Azz! mi son distratto un attimo e non mi sono accorto che il capitalismo non c'è più.

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Messaggio Da freg53 Dom 16 Giu 2013, 07:34

in italia il capitalismo sicuramente non c'è.c'è sicuramente il sistema delle banche che tiene in piedi la baracca  con la saliva.i capitalisti liquidi e autosufficienti si contano a poche unità,almeno questo dicono le statistiche che vengono periodicamente diffuse.
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Messaggio Da rikkitikkitavi Dom 16 Giu 2013, 09:14

abbiamo tagliato le unghie a equitalia! sarebbe a dire?
dunque, vediamo un po'.
la prima casa non è più pignorabile, ma solo se uno non ha altro, e comunque l'ipoteca si iscrive sempre. e che si iscrive a fare?
le rateizzazioni potranno essere fatte in dieci anni invece che in sei. grande! un po' come la storia dell'allungamento dei mutui del creativo tretonti: festa grande per tutti, fino a quando non si è scoperta la differenza di interessi che si andava a pagare.
la differenza vera sarebbe stata un ribasso delle sanzioni o degli interessi: quest'ultimo quasi doveroso, visto l'attuale tasso base praticato dalla bce.
ma poi bisogna mettersi d'accordo su una cosa: o equitalia svolge un'azione giusta e doverosa e fa bene a sanzionare chi, per qualsiasi motivo, non ha fatto il suo dovere di cittadino, o equitalia travalica i suoi compiti e invece di recuperare il giusto dovuto, compie delle vere e proprie vessazioni in danno dei cittadini.
nel primo caso l'allungamento dei tempi di rateazione è una misura ingiusta, nel secondo caso è inutile.
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Messaggio Da Amiter Dom 16 Giu 2013, 09:42

Montalbano ha scritto:Sapreste dirmi una proposta di Bersani per spuntare le unghie al grande capitale? Solo per curiosità, perchè io non me le ricordo, ma si sa che sono un malpensante. Grazie.

... ovviamente la risposta non ce l'hanno... anche perché si sono persino dimenticati che a ridurci come siamo ridotti è stato un governo di incapaci... almeno così dicevano un anno fa...
Ma ora non lo possono più dire, perché non possono dimostrare che il governo dei curatori della Bocconi abbia prodotto qualcosa di buono (in effetti anche alcuni degli stessi suoi componenti lo negano :readpaper:)... e cominciano a mettere le mani avanti su ciò che di buono questo governo NON farà...

L'ho sempre detto, io... innamorarsi di un'ideologia può essere anche una cosa buona...
Brutta cosa, invece, innamorarsi di un partito...
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Messaggio Da Condor Dom 16 Giu 2013, 10:00

freg53 ha scritto:in italia il capitalismo sicuramente non c'è.c'è sicuramente il sistema delle banche che tiene in piedi la baracca  con la saliva.i capitalisti liquidi e autosufficienti si contano a poche unità,almeno questo dicono le statistiche che vengono periodicamente diffuse.
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Verissimo freg!
In cambio però abbiamo gli stipendi - con relative pensioni - più alti al mondo per moltissimi funzionari pubblici; conduttori di programmi della televisione pubblica (vedi Vespa, Fazio, Floris ecc) con remunerazioni, tanto che sono alte, da far rabbrividire anche i defunti – per non parlare del loro posto ormai divenuto fisso, in barba al concetto di pubblico -; abbiamo, tra i paesi occidentali, il più alto e costosissimo numero di "serbatoi elettorali": consorzi, enti, comunità, istituti, agenzie ecc.
Hai sentito del milione di euro del TFR rivendicato dagli eredi di Andreotti, in qualità di senatore a vita? Vedremo come si comporteranno: Mr. Ciampi, Mr. Monti e il Presidente Napolitano con i loro TFR (Cossiga ha rinunciato lasciandolo nelle casse dello Stato).
I soldi pubblici che sono stati sconsideratamente elargiti, oggi sui conti bancari di noti privilegiati politici e non, andrebbero recuperati con una pesantissima tassazione.
Non è concepibile, in uno Stato in cui la povertà inizia a dilagare, che certa ricchezza passiva continui ad essere tenuta immobilizzata nei forzieri delle banche – riversata nell'economia finanziaria - e non messa in circolazione a beneficio dello sviluppo nazionale.
Un tale provvedimento potrà anche sembrare poca cosa in termini di capitali recuperati, ma è pur sempre un grande segnale di cambiamento, tanto atteso da chi desidera rimboccarsi le maniche per rimettersi a produrre.
Si potrebbe considerare utopia la mia visione di recuperare un po' di ricchezza da certi privilegiati, un'utopia, però, che in passato ha prodotto non poche rivoluzioni.
L'elenco dei mali dell'Italia che strangolano l'iniziativa privata è lunghissimo, non lungo.
In queste condizioni, mi si dica chi imprenditore penserà mai di intraprendere in Italia; sarebbe come il caso di un agricoltore che pur sapendo di un campo infestato da cavallette, testardamente decida comunque di coltivarlo . Solo un pazzo può prendere tali fallimentari decisioni.
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Messaggio Da Montalbano Dom 16 Giu 2013, 11:02

Dite a freg che l'Italia è un concentrato del peggio del grande capitalismo, tra oligopoli, capitalismo finanziario a scapito della produzione (da manuale il caso Fiat) e sistema bancario che foraggia solo le grandi imprese, strangolando le piccole. Fatelo voi, perchè a me viene da ridere e da pensare, stranamente, ai limoni...

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Messaggio Da rikkitikkitavi Dom 16 Giu 2013, 12:56

sapete, non è che freg abbia proprio tutti i torti. il capitalismo c'è, è vero: ma in italia non è capitalismo vero, è lumpenkapitalismus.
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Messaggio Da freg53 Dom 16 Giu 2013, 14:02

il capitalismo italiano ha cessato di esistere da oltre trenta anni.ora abbiamo capitalisti senza soldi,il mitico turi li gresti,l'altro milanese tronchetti provera e i vari immobiliaristi sono gli esempi più vistosi di un sistema che ha fatto fallimento.guardando l'indice MIB forse solo della valle e del vecchio hanno  quattrini veri da impegnare.la cosa sconvolgente  è che molti di questi signori continuano a comandare con i soldi degli altri.
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Messaggio Da Montalbano Dom 16 Giu 2013, 16:09

E certo, c'è chi li fa comandare...

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Messaggio Da einrix Dom 16 Giu 2013, 20:31

Bessarione scrive: Azz! mi son distratto un attimo e non mi sono accorto che il capitalismo non c'è più.

E' persino ridicolo, ma nessuno può chiamare capitalisti degli imprenditori che sudano insieme con la loro famiglia, per far quadrare i conti di aziende che danno impiego ad un sacco di gente.

Capitalisti sono i Riva, gli Agnelli che per anni, facendosi aiutare dai Romiti o dai Fresco, si sono voluti disfare delle loro imprese per trasformale in denaro contante da potersi godere in qualche paradiso fiscale, e se sono rimasti invischiati nell'industria è perché non è così facile uscirne fuori, una volta che ci finisci dentro; perché l'industria, con le sue maestranze ha un certo spirito di sopravvivenza che evoca come estrema ratio il: muoia Sansone e tutti i filistei. Con l'Ilva e la Fiat siamo arrivati molte volte vicini al fallimento, ma il "lavoro" e la massa degli operai hanno permesso di superare le fasi critiche.

Ed ora tocca agli Squinzi di rimboccarsi di un altro giro le maniche, per far fare al paese quel balzo, senza il quale, si resta al di qua del fosso della crisi.

Il governo, per quanto abbia messo un po di fieno, non ha potuto fare gran che, e ce da temere pure che in qualche caso abbia ecceduto anche nella deregulation, come nel caso dell'edilizia. 

Non è un caso che i partiti di estrema sinistra ormai siano scomparsi insieme ai loro capitalisti di riferimento. Questo, se si vuole guardare alla realtà con gli occhi e la testa e non solo con la testa rivolta al passato.
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Messaggio Da Ospite Dom 16 Giu 2013, 20:54

allora, aiutatemi a raddrizzare la testa: il capitalismo è morto da 30 anni, il socialismo non c'è, figuriamoci il comunismo, il feudalesimo mi pare un po' obsoleto.
Ma in che caz di regime produttivo siamo?

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Messaggio Da Guya Dom 16 Giu 2013, 20:57

Bessarione13 ha scritto:allora, aiutatemi a raddrizzare la testa: il capitalismo è morto da 30 anni, il socialismo non c'è, figuriamoci il comunismo, il feudalesimo mi pare un po' obsoleto.
...

dio è morto.. e anche io non mi sento troppo bene (cit.)



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Messaggio Da einrix Dom 16 Giu 2013, 22:30

E' uno strano mondo, Bessarione, a cui non eravamo abituati. Qualcosa di simile era il mondo greco e romano, ma solo di simile, nel senso che la produzione la facevano gli schiavi. Oggi gli schiavi sono stati sostituiti da pochi operai, in gran parte stranieri, che lavorano nelle fabbriche e nelle campagne. Per il resto sono le macchine che producono, dai trattori ai robot. A quel tempo non si parlava di disoccupazione, ed il tempo lo si passava un po come adesso nel terziario iper avanzato. Insomma, ci stiamo avviando verso un mondo in cui vale l'inconfessabile detto: lavorare meno - divertirsi di più, e se non si fa attenzione, sino a morire di fame.
A generare tutto ciò è stata la scienza e la tecnica che ha moltiplicato la produttività del lavoro in una maniera incredibile. Il giorno che fabbriche automatizzate producessero robot per soddisfare le nostre esigenze vitali, faremmo un altro salto verso un futuro in cui la nostra esistenza ed i rapporti sociali ci apparirebbero sempre più incomprensibili, ed aumenterebbero le differenze, non si sa neppure fino a che punto. Anzi, più che sociali, potrebbero essere differenze antropomorfiche.

Quello che sta succedendo ora, è solo un assaggio del futuro.

Ho esagerato? Beh! fate la cresta a quello che ho detto, riducete i concetti alla metà della metà, ma tenete certe idee come guida, e magari, qualche barlume, vi potrà pure baluginare nella mente. In fondo, il medioevo è quando un certo sistema produttivo e sociale raggiunge il suo asintoto, in attesa di nuove idee e nuove scoperte (anche di interi continenti) per un Rinascimento, poi ci si siede ancora per qualche secolo ed arriva l'illuminismo, scatenato dalla scienza e dalla nascente industria del vapore, dell'elettricità. Adesso, per un verso ci stiamo sedendo dopo la corsa alla informatizzazione, ma presto potremmo scoprire che è in gestazione l'automazione definitiva che possiamo chiamare robotica, vi può essere una corsa nello spazio. I robot, basta farli più intelligenti di noi, cosa non difficilissima ed impossibile, e quello può essere il futuro dei nostri nipoti.

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Messaggio Da Ospite Lun 17 Giu 2013, 06:12

Veramente affascinante, Einrix, l'excursus storico che disegni fino a proiettarti nel futuro, non privo di una sua poetica venata di nostalgia, come quando ricordi l'infanzia nel mondo greco romano.
Io purtroppo sono però molto più terra terra e ancora non ho capito: in che caz di regime economico siamo, chi è il padrone dei robot e degli schiavi, chi comanda?.

Adesso vado a fare una passeggiata, asintoticamente sotto i pini ed il frinire delle cicale.

P.S. I robot più intelligenti delle persone, almeno di certe persone, già li hanno inventati.

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Messaggio Da cciappas Lun 17 Giu 2013, 06:48

il mondo andava meglio quando le imposte le pagavano solo i ricchi e in maniera pesante... avevano le leve dell'economia e si davano da fare per guadagnare di più perchè ciò che rimaneva loro sembrava sempre poco.. ora con le agevolazioni, l'evasione, i salari di fame, hanno accumulato tanto che sono sazi,,  non hanno più voglia di accumulare altro e tirano i remi in barca, lasciando i loro capitali vengano gestiti dai manager delle borse per speculare sul grano , sul rame e sul petrolio.

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Messaggio Da Vanni Sandro Lun 17 Giu 2013, 08:14

Come ho già scritto più volte mi intendo poco, anzi pochissimo di economia, per questo il mio è più una riflessione a voce alta che una posizione politica.

Concordo con Freg.  In Italia non mancano i ricchi, mancano i capitalisti, ovvero i padroni del vapore.

Quei pochi rimasti, nel tempo, non hanno investito nella ricerca, nell'innovazione e nella produzione, ma nella  finanza.

Ora si trovano in mano aziende non al passo con i tempi e non competitive.  Vere e proprie zavorre che producono loro meno ricchezza di quanto non facciano le speculazioni finanziarie.

Paradossalmente questi "capitalisti" sono corresponsabili del crollo del loro sistema di sviluppo.  Del resto lo avevano creato per loro, non certo per la società.  

E' per questo che il capitalismo, anche sul piano teorico, non può essere il modello sociale che può risolvere i problemi del mondo.  Tantomeno quelli italiani, dal momento che i nostri "padroni della ferriera" sono sempre stati provincialotti, a rimorchio di quelli europei e d'oltre oceano.

Per tornare all'oggetto del topic, non credo che un governo, anche avendo a disposizione più risorse, possa sostituirsi agli imprenditori.   Iprenditori che devono iniziare a camminare con le proprie gambe e smettere di campare a spese della collettività.

Non possono continare a chiedere di privatizzare le rendite e collettivizzare le perdite.
In Germania gli imprenditori (veri) hanno sempre preteso un sindacato forte, capace di essere garante di accordi anche pesanti. 
Quando è stato il momento di tirare la cinghia i sindacati hanno accettato di convincere i lavoratori a farlo, ma quando è venuto il momento delle vacche grasse hanno potuto chiedere ed ottenete la divisoone di parte degli utili.

In Italia gi industriali hanno sempre lavorato per dividere i sindacati, per poter arraffare il più possibile.
La speranza è che il recente accordo sulle rappresentanze segni un'inversione di rotta.
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Messaggio Da einrix Lun 17 Giu 2013, 10:19

Allora usiamo qualche altro strumento, e vediamo se così può essere più chiaro:

Trovo estremamente interessante  un articolo di Roberto Perotti scritto per il Sole 24 Ore del 15 c.m.. Vediamo alcuni punti chiave...

1. un aumento della domanda estera favorita da svalutazioni e deprezzamenti, in alcuni casi enormi, che non sono attuabili dai paesi dell'Eurozona.
- La svalutazione agisce sul valore della moneta sull'estero, quindi sposta l'equilibrio della bilancia favorendo l'esportazione di merci e manufatti e rende più difficile l'importazione di analoghe merci, materie prime ed energia, che aumentano di prezzo. Non capisco invece cosa siano i deprezzamenti ed a cosa si riferiscano.

2. una forte riduzione dei tassi di interesse nominali, che partivano da livelli molto alti, mentre oggi sono vicini allo zero.
- Ciò significa che ridurre i tassi è una leva che permette di accelerare l'economia reale, ma che arrivati a zero, ha finito il suo effetto.

3. politiche dei redditi, che ora non sono più attuabili per motivi politici e culturali, e che in ogni caso si dimostrarono di breve durata.
- Le politiche dei redditi se sono solo atti di concertazione a tema, durano il tempo necessario a superare una contingenza, una crisi, ma il Welfare è politica dei redditi di lungo periodo, ed il sistema produttivo-redistributivo : è intonato proprio su di esso.

4. Il fatto che l'austerità non faccia bene non significa che \i siano sempre alternative migliori e praticabili.
- Si tratta di capire in che tempi e in che condizioni scatta l'austerità. L'Europa in generale sta perseguendo politiche di austerità, ma  diverso è ciò che essa produce in Germania da ciò che genera in Grecia. Austerità significa stabilizzare i consumi o ridurli? Significa stabilizzare il Welfare, oppure ridurlo? Insomma, quale deve essere la finalità dell'austerità? Si potrebbe pensare che essa possa essere finalizzata ad una redistribuzione interna delle risorse produttive dell'area euro. E allora non sarebbe più giusto, tanto per fare un esempio, che i tedeschi si riposassero di più producendo meno, e che fossero i greci a lavorare di più? L'Europa potrebbe redistribuire le risorse produttive all'interno dei paesi dell'eurozona, favorendo quelli in cui è minore l'occupazione. Oppure con i suoi surplus produttivi potrebbe finanziare il Welfare delle regioni meno sviluppate, considerando che quelle sono pur sempre un loro mercato interno. L'Europa non può essere solo un matrimonio per amore, se vi è interesse all'unità, allora si paga un prezzo alla Grecia.

4.1 Si potrebbe per esempio chiedere al contribuente tedesco di pagare ancora di più, come nel caso degli Eurobond. Ma non succederà. L'austerità di bilancio nel caso greco era probabilmente inevitabile.
- Infatti, è cosi che sta andando a finire, ed entro certi limiti, se la Grecia non muore, potrà pure fortificarsi, ma tutto dipende proprio dalla resistenza degli stati, che possono farcela, oppure possono rompere al limite della loro sopportabilità. Non a caso stanno crescendo i movimenti anti europeisti e contro l'Euro, proprio perché i contribuenti dei paesi più ricchi non vogliono pagare il prezzo dell'unità che può essere fatta con l'Europa reale, del Portogallo, della Spagna, della Grecia e dell'Italia, e non soltanto della Danimarca o della Svezia o della Germania. E vogliono lasciare l'Europa e l'Euro, sia quelli che non vogliono pagare che quelli che non possono crescere.

5. Probabilmente per i limiti mentali propri dei «Bocconi boys», alcuni di noi però faticano a vedere il nesso con la tragedia molto concreta della Grecia attuale. Ma immagino che questo sia dovuto alla cecità provocata dai nostri limiti culturali, dalla nostra idolatria del profitto, dal nostro egoismo personale, e dalla nostra innata insensibilità per le sofferenze altrui, per non parlare degli interessi occulti che rappresentiamo.
- Si, è proprio quella la ragione, è il liberismo da Tea Party che viene sponsorizzato dall'alta finanza, che è quella stessa che ha provocato la crisi, con l'intento di ripartire con un Mondo dei diritti ridimensionato, secondo le loro volontà ed i loro bisogni, ma credo che questo sia il momento di mettere il focus sulla formazione dei capitali nei paesi sviluppati, per comprendere quali sono i meccanismi che consentono a fiumi di denaro di scivolare via senza lasciare traccia, in un sistema carsico di economia che devia i propri flussi, che al contrario dovrebbero essere controllati e diretti secondo le volontà dei popoli al fine di soddisfare le esigenze, al livello dei tempi. Una certa idea la da anche Federico Rampini quando parla di superélite globale, che di fatto trasforma - per riprendere una immagine di Eugenio Scalfari utilizzata in altro contesto - la nostra apparente Democrazia aristotelica, in una più reale Repubblica platonica. E lo fa scrivendo su La Repubblica di qualche anno fa (27 Gennaio 2011): "La superélite globale che si riunisce come ogni anno al World Economic Forum è rimbalzata alla grande, verso un nuovo boom. Già nel  2009, ancora nel mezzo del tunnel della crisi, in America gli unici che ebbero un aumento dei redditi furono il 5% dei più ricchi, mentre il resto della nazione s’impoveriva. Ma questa diseguaglianza crescente, stridente, esagerata, insinua un dubbio e un allarme nel summit mondiale sui monti svizzeri. L’eccesso di “hubris” dei ricchi può provocare l’inizio della loro fine? Sarà la miccia per l’esplosione di conflitti sociali gravi? Gli organizzatori del Forum quest’anno hanno chiamato qui uno studioso indiano, l’economista Ragharam Rajan che insegna all’università di Chicago. Lui ha cominciato a studiare la “deriva oligarchica” in paesi emergenti come l’India, la Russia: in proporzione sul loro Pil, hanno la più alta percentuale di miliardari del mondo. Ma poi si è accorto che l’America sta diventando sempre più simile: anche lei si avvia ad essere plutocrazia? Robert Liebermann della Columbia University dimostra che “la quota del reddito nazionale Usa che va all’un per cento della popolazione più ricca era l’8% del totale negli anni Sessanta, oggi supera il 20%”. La scoperta di questo World Economic Forum è questa: la diseguaglianza che conta ha cambiato dimensione. Non è più quella tra il G7 e gli altri, o tra il Nord e il Sud del pianeta. Anzi, proprio mentre il boom delle nazioni emergenti andava riducendo quel tipo tradizionale di diseguaglianza mondiale, è all’interno di ogni singola società che la distanza tra i ricchi e gli altri ha preso a correre in modo forsennato".

Adesso è più chiaro, e si vede un qualche barlume di capitalismo che riesce a trascendere le leggi umane, ma non quelle del potere e dell'economia?
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Messaggio Da einrix Lun 17 Giu 2013, 10:35

cciappas ha scritto:il mondo andava meglio quando le imposte le pagavano solo i ricchi e in maniera pesante... avevano le leve dell'economia e si davano da fare per guadagnare di più perchè ciò che rimaneva loro sembrava sempre poco.. ora con le agevolazioni, l'evasione, i salari di fame, hanno accumulato tanto che sono sazi,,  non hanno più voglia di accumulare altro e tirano i remi in barca, lasciando i loro capitali vengano gestiti dai manager delle borse per speculare sul grano , sul rame e sul petrolio.

Non è male questa tua sintesi, cciappas. Direi che un po è anche così, ma da come ho scritto sopra c'è anche di più, dato che non pesa solo l'economia, ma anche le scelte politiche che la condizionano.
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Messaggio Da einrix Lun 17 Giu 2013, 10:43

caro Vanni, non sei andato molto distante dal senso politico della cosa.
Vorrei rispondere un po meglio a questo concetto:
"In Germania gli imprenditori (veri) hanno sempre preteso un sindacato forte, capace di essere garante di accordi anche pesanti.  
Quando è stato il momento di tirare la cinghia i sindacati hanno accettato di convincere i lavoratori a farlo, ma quando è venuto il momento delle vacche grasse hanno potuto chiedere ed ottenete la divisone di parte degli utili."

Gli azionisti puri, vogliono dividendi, ma se sono gli operai della fabbrica ad essere anche loro, in parte azionisti, allora chiedono anche lavoro, ed il lavoro lo si ottiene con gli investimenti, non con il profitto. Per questa ragione loro si riducono lo stipendio, quando è il caso, purché quei soldi non finiscano in dividendi, ma in investimenti.

Il fatto che in Germania sia nato un azionariato operaio, ha favorito proprio questa tendenza al consolidamento dell'impresa, che in tempi lontani poteva anche non essere immediatamente visibile. Allora il sindacato voleva entrare nel Consiglio di Amministrazione per poter controllare le scelte, ma in periodo di crisi, si è accorto che così si può tentare di superare la crisi, ed è in questa "cosa" il trucco che fa la differenza, tra aziende che chiudono, altre che delocalizzano ed altre ancora che investono nel futuro della propria gente.
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Messaggio Da Ospite Lun 17 Giu 2013, 10:51

Einrix ha scritto:Adesso è più chiaro, e si vede un qualche barlume di capitalismo che riesce a trascendere le leggi umane, ma non quelle del potere e dell'economia?
No, anzi.
Ma questo benedetto capitalismo non era morto 30 anni fa a mia insaputa?
E, torno a chiedere, i beni che che acquistiamo e utilizziamo quotidianamente in che sistema produttivo vengono creati?

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Messaggio Da einrix Lun 17 Giu 2013, 11:20

Caro Bessarione, mi fai morir dal ridere quando dici: "E, torno a chiedere, i beni che che acquistiamo e utilizziamo quotidianamente in che sistema produttivo vengono creati?"

O nel tuo personale sistema produttivo (scegliti il ruolo che vuoi), o in quello di qualcun altro. Ce lo hai oggi un sistema produttivo che in qualche modo ti appartenga o che sia legato da contratto a te? Io un tempo ce lo avevo. Adesso, essendo in pensione, posso fare solo con quello che resta di quell'antico sistema, che non mi sono certo portato a casa, e che lo stato mi garantisce solo in parte.

In Italia, gli unici sistemi che prevedono forme di cogestione sono le cooperative, ma non hanno avuto il successo che meritavano. Con loro questi problemi non ci sarebbero stati.
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Messaggio Da Ospite Lun 17 Giu 2013, 11:52

caro Einrix, son contento di provocare la tua ilarità (ma non, spero, fino al condurti nell'oltretomba) così come tu provochi la mia con i tuoi tentativi di svicolamento.

Freg ha sostenuto che il capitalismo è morto da 30 anni e tu ti sei dichiarato d'accordo. Io ho chiesto con cosa sia stato sostituito.

Hai risposto con un bel racconto di storia e fantascienza ed io, che non sono portato a voli di fantasia, ho riproposto la domanda di quale fosse il regime economico in cui viviamo, chi detenga e possa disporre dei mezzi diproduzione; domanda su cui ho insistito (lo so, son monotono oltre che fomentatore di riso) dopo un tuo trattato economico, dotto, ma muto sulla domanda.

Adesso te ne esci con una relica che equivoca i termini della mia domanda ed introduci l'esca diversiva della cogestione e delle cooperative.

Se non si sa rispondere a una domanda, non è più semplice ammetterlo e, come ha fatto freg, tacere?

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Messaggio Da freg53 Lun 17 Giu 2013, 12:33

il capitalismo italiano è morto perché i capitalisti italiani impegnano capitali di rischio in misura assolutamente insufficiente rispetto alla media europea.piccole srl con 20.000 euro di capitale sociale risultano spesso affidate per centinaia di migliaia  di euro.diciamo che il capitalismo italiano è un capitalismo assistito.
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Messaggio Da einrix Lun 17 Giu 2013, 13:34

Caro Bessarione, se c'è una cosa che non mi piace, è svicolare, e tanto meno che uno mi dica che svicolo. L'unico modo che concepisco di svicolo è chiudere la discussione, e se sono qui a discutere non è certo per svicolare.

In quanto a quello che dice freg sul capitalismo che lui dice morto da trent'anni, non mi sono accorto d'avere scritto d'essere d'accordo. Almeno, così in termini perentori. Il capitalismo è più che vivo, ma non è più quello del padrone delle ferriere, ma di chi possiede banche d'affari, semmai. Ho solo ironizzato dicendo che non ci sono più i capitalisti di una volta (ma stavo parlando di Squinzi), visto che non hanno soldi propri e per lavorare chiedono soldi alle banche.

Incominci a capire adesso? Ti si apre un piccolo lumicino dal fondo della caverna in cui ti ritrovi? Ecco, se quel lumicino lo vedi, è proprio così: un imprenditore che da lavoro a svariate persone, gestendo attività complesse, e chiedendo soldi alle banche per lavorare, non lo si può definire un capitalista di una volta, specie se rispetta le leggi, i contratti, se paga le tasse e se non vuole modificare l'articolo 18. 

Soros o Agnelli sono altri capitalisti. Soros è uno che ti specula anche a costo di affamarti, e Agnelli vorrebbe essere Soros, e se ancora non lo può essere è perché ha ancora sul gobbo ciò che resta della gestione della FIAT o della Chrysler, che vorrebbe ben togliersi di dosso. Insomma Agnelli è ancora nella fase di capire come trasportare dall'altra parte del fiume, cavolo, lupo e agnello, sapendo che la sua barca può trasportare solo uno alla volta, ma vedrai che prima o poi ce la farà. Soros, molto tempo fa, ha portato al di la del fiume solo il lupo, che gli serve per azzannare le prede deboli ed in difficoltà.

Certo che è dura farsi capire: E le equazioni, no! e i brain storming, no!, e le parabole no! Mi sento Chisciotte 

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